Ferie di ferragosto… licenze sospese

La credibilità di un detenuto in semilibertà

 

di Sergio, febbraio 2006

(testo tratto da La voce nel silenzio

rivista della Casa circondariale di Udine)

 

Sono un detenuto in semilibertà; mi sento privilegiato quando mi paragono a quelli che non godono di questo beneficio, concessomi dal Tribunale di sorveglianza di Trieste un anno e mezzo fa. Ai detenuti in semilibertà l’equipe impone un programma di trattamento e delle regole. In questi anni ho maturato la consapevolezza che il ri­spetto di quelle regole è fondamentale per vivere una vi­ta onesta; per questo mi sono sempre fatto forza per non trasgredirle ed essere coerente con gli impegni assunti non solo con gli operatori, ma anche con le persone af­fettivamente vicino a me, che tanto hanno investito sulla fiducia nella mia persona. Recentemente ho vissuto un’esperienza che ha messo in serio dubbio la mia credibilità, con conseguenze dolorose per me. Essendo un ex-tossicodipendente, da un anno e mezzo sono periodicamente sottoposto a esami tricologici e delle urine, finora sempre con esiti negativi, per la ricerca di eventuali sostanze.

Ad agosto, l’amara sorpresa! Venni convocato dal medico referente, un’assistente sociale e una psicologa del SER.T per un improvviso colloquio. Appena entrato in ufficio, dalle facce di quelle persone, capii che qualcosa non andava. Il medico mi disse che l’esame tricologico risultava positivo all’uso di eroina. Rimasi sconcertato da quelle parole; fortunatamente ero seduto, altrimenti sarei cascato sicuramente a terra. All’improvviso smarrimento si aggiunse una forte rabbia, sapendo di non avere usato negli ultimi due anni nessu­na sostanza tossica. Addirittura, per maggiore precauzione e per evitare qualsiasi disguido, non assumevo neanche le pastiglie per il mal di testa. La rabbia provocata da quella notizia era molto forte, reagii d’impeto e, senza ascoltare nessuno, mi alzai e me ne andai.

Non avevo voglia di parlare: cercavo di capire come fos­se potuta succedere una cosa del genere! La mia confusione era tale da non farmi ragionare obiet­tivamente, e quel pomeriggio andai a lavorare con poca voglia. Pensavo a come risolvere questo problema e non trovavo una via d’uscita. Eppure, sapendo di non avere trasgredito in alcun modo, ebbi la forza di reagire, anche perché l’aiuto mi arrivò da diverse persone che erano po­co convinte di quell’esame. L’indomani feci subito un contro esame per dimostrare la mia buona fede; avrei dovuto aspettare un po’ per la rispo­sta, ma era l’unico modo per poter ritrovare la fiducia persa. Il sabato successivo fui chiamato all’ufficio matricola del carcere, mi fu notificato la revoca delle licenze premio dal magistrato di sorveglianza che, letto l’esito dell’esame, non poteva fare altro che provvedere a sospendere quei premi concessomi. Addio ferie!

Dovevo solamente avere pazienza, cercare di essere cal­mo e avere fiducia nelle persone che credevano in me. Nell’attesa della risposta cercavo di sapere qualcosa di più su questi esami, consultavo libri, andavo su internet e giorno dopo giorno imparai diverse cose sull’argomen­to. Seppi che in diversi stati del nord America questi esa­mi non hanno nessuno valore in quanto poco attendibili. Cercando ancora trovo che la morfologia dei capelli e pe­li è molto diversa. Devo precisare che a me furono prele­vati peli del torace, perché avevo pochi capelli, avendoli rasati. Tutto diventò chiaro quando parlai con un medico che mi disse che lui non avrebbe mai preso peli del tora­ce per fare un esame del genere. Infatti se il capello, con il taglio, si rinnova periodicamente, il pelo può rimanere sul corpo diverso tempo, addirittura, nella maggior parte dei casi, si può parlare di anni. Ormai ero sicuro che tutto si sarebbe risolto molto bene, dovevo solo aspettare ancora un po’ e avrei potuto dimo­strare la mia buona fede.

La risposta arrivò: l’esame questa volta era negativo, non c’erano tracce di sostanze stupefacenti, come del resto era logico. Le licenze premio mi furono ridate, tutto tornò alla normalità. Per concludere devo dire che ho raccontato questa vi­cenda che mi é capitata affinché una cosa del genere non succeda mai più. Penso di avere creato un precedente, voglio sperare che un domani la superficialità dimostrata, in questo caso, da determinate persone in que­sto caso serva di lezione, avendo rischiato di perdere i benefici, per incompetenza. Non accuso nessuno. Può accadere, quando non si co­nosce a fondo il proprio lavoro, di sbagliare; mi auguro che non accada più.