Paradossalmente avevo più possibilità di reinserimento come carcerato

Perché non considerare lavoratori svantaggiati anche quelle persone che hanno appena lasciato il carcere e iniziano il loro cammino nella società?

 

di Marco Rensi, settembre 2006

 

Sono uno delle migliaia di detenuti appena scarcerati per effetto del provvedimento di indulto. Dopo aver trascorso 15 anni in giro per varie carceri, l’ultimo periodo di carcerazione l’ho passato alla Casa di reclusione di Padova, dove ho trovato una situazione davvero migliore: un buon lavoro, grazie a una cooperativa, e la possibilità di impegnare proficuamente il mio tempo in occupazioni formative, di indubbio valore per la vita di una persona.

Pagato il mio debito con la giustizia, ora devo riprendere un posto in società. Le cooperative sociali, uniche ad offrire opportunità lavorative, si interessano ai reclusi in quanto tali, cioè in stato di detenzione. I detenuti-lavoratori sono richiesti per lavori da eseguire all’interno delle carceri, oppure per attività esterne, da farsi in regime di semilibertà o di affidamento ai servizi sociali. Infatti, sgravi fiscali sono previsti per l’assunzione di lavoratori svantaggiati. Ma l’ex detenuto non è più soggetto interessante perché è escluso da questa normativa.

Paradossalmente avevo più possibilità di reinserimento come carcerato. Tra poco sarò libero e così ho paura che avrò minori opportunità di trovare lavoro: a 46 anni, sprovvisto di referenze, la faccenda si fa ardua. Si aggiunga la mancanza di abitazione e la revoca della patente di guida, così il quadro è completo. L’indulto apre le porte a migliaia di persone nelle mie condizioni: non tutti avranno un posto dove andare o un lavoro che li aspetta. Le strutture di accoglienza, gestite soprattutto dal volontariato, sono subissate da richieste di aiuto per le più elementari esigenze: mangiare, dormire, lavarsi. Perché allora non considerare lavoratori svantaggiati anche quelle persone che hanno appena lasciato il carcere e iniziano il loro cammino nella società? Magari farli rientrare in questa categoria per l’anno successivo alla scarcerazione, così da poter accedere alle offerte di lavoro delle cooperative sociali.

L’ex detenuto, una volta uscito, altrimenti si trova a perdere anche quelle possibilità che aveva quando si trovava rinchiuso tra le quattro mura della galera. Il  termine “ex”, unito al sostantivo “detenuto”, da una parte dovrebbe indicare il superamento di una condizione sgradevole come è quella di chi sta in carcere, ma dall’altra rischia di trasformarsi in un pesante marchio.