"Accade che, sentendoci appagati alleggeriamo le nostre difese"

 

La dura testimonianza di un uomo che, dopo il carcere, non ce l’ha fatta a salvarsi dalla droga. Ma è riuscito comunque a fare cose buone per gli altri

 

La testimonianza che segue è tratta da un libro, "Uomo libero amerai sempre il mare", che raccoglie poesie e riflessioni di un detenuto del carcere di Terni, Ivo Manduchi. Un’associazione di donne combattive, il Club Soroptimist di Terni, ha deciso di pubblicare il libro, stampato dai detenuti del carcere di Spoleto, e, con i fondi raccolti, di contribuire all’acquisto di protesi per le persone mutilate dalle mine antiuomo. Dunque, Ivo sarà utile a tanta gente, ma alla presentazione del suo libro, avvenuta di recente nel carcere di Terni, lui non c’era, stroncato da un’overdose durante un permesso dalla comunità dove si trovava. Una fine triste, la sua, ma non una sconfitta: Ivo conosceva la sua debolezza, aveva paura del "dopo carcere", ma queste sensazioni, queste angosce le ha raccontate con tanta efficacia, che è riuscito davvero ad aiutare tutti noi a capire di più e ad avere più voglia di dare una mano a chi esce dalla galera.

 

Di Ivo Manduchi, agosto 2003

 

Non sempre è facile riuscire a sconfiggere i mostri interiori, i nostri pensieri distorti; l’insano, come un ragno, ha tessuto la sua ragnatela per noi. È più facile lasciarsi andare, per poi tardivamente accorgersi che siamo nuovamente nel pozzo della disperazione. Molto spesso crediamo di aver tagliato il traguardo, raggiunto la nostra meta di salvezza, perché dopo tanto impegno riusciamo a vedere una luce, ad ottenere qualcosa, ma basta una piccola scintilla, un flash della nostra combattuta personalità, un piccolo ritorno di fiamma per quel passato distorto, per ritrovarsi addosso una nuova sconfitta.

Accade che, sentendoci appagati, alleggeriamo le nostre difese. Questi sono invece i momenti in cui dovremmo triplicare le nostre forze, per non rischiare di cedere alla debolezza: quando ci lasciamo alle spalle la prospettiva del carcere e ci troviamo fuori tra la gente.

Un mondo che per mesi e anni viviamo soltanto per sentito dire, un mondo che aspettiamo e sogniamo giorno dopo giorno. In quell’istante ci sentiamo vincitori, inconsapevoli che proprio da lì deve iniziare la nostra vera lotta, quella per la vita. Dobbiamo cercare semplicemente di non sbagliare più, ma anche di evitare di rimanere ancorati al passato con la mente. Dobbiamo essere consapevoli che il tempo non si è fermato: la vita al di fuori, benché noi ne siamo esclusi, va avanti, continua ad un ritmo per noi inconcepibile, che non riusciamo a sostenere, avendo vissuto per lunghi periodi nell’apatia e nell’improvvisazione di arrivare soltanto a sera.

Invece fuori tutto è più reale, non esistono né sogni, né fantasia, tutto è più materiale, completamente al di sopra delle nostre abitudini e soprattutto delle nostre aspettative. Confrontandoti con la gente poi ti accorgi che non sei niente, non hai niente e ormai non avrai più il tempo per raggiungere il loro ritmo, il loro modo di vivere.

Non è facile ritrovare il senso della vita: ci vediamo come dinanzi ad uno specchio che riflette la nostra immagine confusa, annebbiata, l’immagine che ci siamo costruiti sui nostri castelli campati in aria.

Personalmente io difetto del senso di responsabilità, cado e ricado nelle stesse trappole di sempre, perdendo l’autocontrollo. Per adeguarmi alla vita esterna e proteggermi dalle insidie devo crearmi delle solide autodifese che mi consentano di vivere senza distruggermi, evitando anche di danneggiare il prossimo, in special modo le persone che mi sono vicine. Devo assumermi a tempo pieno la completa responsabilità di ogni mio gesto, di ogni mia parola, evitando di lasciarmi andare anche quando sono da solo.

Dopo tante esperienze devastanti, anni vissuti ai margini, certo non sarà facile, ma è importante lavorare in questa direzione, perché non dobbiamo pensare di essere al centro del mondo, ma di essere soltanto persone, persone anzi più deboli, più vulnerabili. Basta un attimo di smarrimento e ricadiamo, poi per poterci rialzare anni di rinunce, di sacrifici: tutte cose che potrei evitare cominciando già da qui a maturare e ad impegnarmi, costruendo una solida base sulla quale potermi difendere fuori... penso che ho ancora bisogno di un po’ di tempo per poter trovare il mio equilibrio all’esterno. Devo pormi un obiettivo e convincermi di esserne all’altezza.