Ti prego, scrivimi presto

 

di Gianni, novembre 2005

 

Lo sai, per noi le lettere sono l’unico modo per comunicare con gli amici e le persone care. 

Credo che fuori, gli altri, non si rendano conto di come la posta sia importante per noi. Io qui non parlo con nessuno dei miei problemi veri, gli altri sono amici ma non fino in fondo, sono in realtà degli estranei con cui mi sono trovato per forza a dividere la vita. Tu lo sai che io sono sempre allegro, io scherzo sempre, ma solo perché non voglio far sapere agli altri quello che ho dentro, e soprattutto le mie paure, le mie tristezze e i miei rimorsi; a te posso dire quello che non dico a nes­suno. Le tue lettere sono molto importanti per me. Tutti noi siamo sempre in attesa dell’agente addetto alla distribuzione della posta. Chi é fuori non si rende conto che quel momento é così importante e nello stesso tempo così penoso; siamo come quei cani affamati che aspettano che qualcuno gli getti un boccone di pane. Così anch’io e tanti miei compagni di sventura siamo sem­pre ad aspettare una mano amica che ci scriva e sfami la nostra speranza e il nostro cuore.

Quando arriva una lette­ra, uno la legge e rilegge tante volte, di giorno, ma anche di notte, e si finisce per saperla a memoria, parola per parola, punti e virgole compresi. Quando ancora c’era la mia donna che mi scriveva, stavo sempre ad aspettare le sue lettere e alla sera, a letto, quan­do ricevevo la sua lettera tanto attesa, me la ripetevo tante volte, soprattutto dove mi diceva che mi voleva ancora bene; e poi mi ricordavo di tante cose, rivivevo tutto e mi sembrava che la cella non ci fosse più, non mi sentivo più solo. Poi lei mi ha lasciato: la capisco, aveva troppo da aspettare, per me la vita era ferma mentre per lei correva. E parlare solo per lettera era difficile, perché tra una lettera e l’altra passava sempre del tempo, ed era difficile spiegare certe cose, si è finito per non capirsi più. A un certo punto non arriva più la posta e capisci che è tutto finito. Ci speri ancora, per giorni stai ad aspettare i passi dell’agente che si avvicinano e speri di sentire chiamare il tuo nome, ma poi si allontanano senza averti detto niente e tu capisci, ma fai finta di non capire. E così per giorni, finché alla fine devi mettere il cuore in pace e imparare a distrarti proprio in quel momento, per non soffrire troppo. Adesso nessuno mi scrive più, tranne tu, e il passo dell’agente ha di nuovo importanza…