Il colloquio

 

Tratto da Anagramma

Espressione periodica del carcere a custodia attenuata di Lauro (AV)

Anno 4 – numero 8 – giugno 2006

 

 

di Enrico Bianco

 

Il tempo leopardiano, il tempo dell’attesa. Al di qua del muro, il tempo ha un’altra dimensione: è la

dimensione dilatata fino all’inverosimile. Rumori insoliti, gesti ripetuti e… l’attesa… che il tempo passi, secondo dopo secondo, minuto dopo minuto, ora dopo ora. È un tempo insensato quello della prigione. Partecipazione alle cose da fare, qualche frammento di lavoro, un corso di formazione, il dialogo con gli operatori… distrazioni per… far passare il tempo.

Un appuntamento importante, il più importante, a cadenza settimanale: il colloquio con le persone care! È l’attesa! Un giorno, due, tre… fino al settimo, e arriva anche il giorno del colloquio! Dopo aver aspettato tanto, il mio giorno di colloquio arriva la mattina stabilita. Mi preparo contento! La doccia, il vestito più bello, mi rado la barba sperando di cancellare i tempi dell’attesa, i giorni squadrati della prigione.

Penso ai miei familiari che si sono svegliati anch’essi col pensiero del viaggio da fare, li posso vedere mentre prendono un mezzo, due, tre, qualche volta la macchina. Nel cuore una scommessa: rivedere il più sfortunato della famiglia. Li “vedo” mentre preparano le cose da portare a colloquio: i vestiti, qualcosa di buono da mangiare, tutto infilato nei bustoni del supermercato.

L’ultimo tratto per arrivare al carcere lo fanno a piedi, coi bustoni in mano e nel cuore  l’inquietudine. Io sono ancora in cella, preparato ed in attesa. Verranno? Non verranno? L’ora si avvicina ed io affino l’udito. Non mi perdo un rumore della prigione, con la speranza che… da un momento all’altro arriva la guardia per dirmi: “Sono arrivati!”. Posso reggere qualche ora in quest’attesa incredibile, dove i minuti non passano mai e le ore sono interminabili.

È una tensione strana che s’impadronisce di me, mi agito, m’inquieto, il cuore è pronto ma… non succede nulla! All’orario che solitamente arrivano, non sto più nella pelle, mi passano brutti pensieri per la testa, dettati da una voce nemica. Poi, finalmente, una voce amica dice: “Bianco… preparati!”, e improvvisamente cade di colpo la tensione, ridivento sereno come per magia.

Mentre cammino verso la sala colloqui è come se camminassi sull’acqua, anzi è come se non toccassi nulla sotto i piedi, come se volassi. Non ho orecchie né occhi, né pelle per null’altro. Con la testa e col cuore sono già dentro la sala e invece sto ancora camminando, tra un cancello e l’altro, corridoi interminabili, vorrei correre, ma temo che non sarei compreso ed a fatica mantengo il passo normale esercitando un grande controllo sulle gambe che vorrebbero correre all’impazzata.

Entro nella stanza dove ci sono tanti familiari di altri detenuti, sono seduti attorno ai tavolini, parlano tra di loro tutti insieme, l’eco confuso rimbomba, non si capisce nulla. Cerco con lo sguardo i miei cari, appena vedo la mia cara mamma, gli occhi mi si gonfiano di lacrime e il cuore è colmo di gioia. L’avvicino, l’abbraccio, stringendola forte forte e la riempio di baci, zeppi di bene.

Mi siedo vicino a lei, le prendo la mano per portarmela al viso. Mi faccio accarezzare dalle sue mani stanche, mani che mi hanno sostenuto e accarezzato quand’ero piccolissimo, ma anche dopo, via via che crescevo; ora voglio godermi ancora le sue carezze, per recuperare quelle perse, ma il tempo passa inesorabilmente.

Lei mi domanda: “Come stai?”. Io rispondo: “Mamma, ti voglio tanto bene e ogni volta che ti penso sto bene”. Quando la guardo, mi sento molto in colpa perchè per causa mia, lei invecchia più in fretta. Ho una mamma meravigliosa. La voce amica, fino a quel momento, all’improvviso dice che è ora di uscire. Bacio la mia cara mamma e sorella. Avevo trascurato mia sorella alla quale pure voglio un mare di bene, ma è un’altra cosa, la mamma è la mamma! “Il colloquio è finito” e, io… cerco di star bene fino alla settimana prossima, per un altro colloquio. Tra un colloquio e l’altro, tra una settimana e l’altra, scorre lento il tempo del cuore…