Per la morte sì per la vita no

Permessi di necessità: le contraddizioni dell’ordinamento penitenziario

 

di Cris, febbraio 2006

(Testimonianza tratta da La voce nel silenzio

rivista della Casa circondariale di Udine)

 

Sono diventato papà di un bellissimo Angelo di nome Sara, il 31 agosto del 2005. Tutto è andato bene, manca­vo solo io alla nascita della mia piccolina, solo io non ero presente nel giorno più bello della mia vita. La nascita di un figlio sono certo che sia la cosa più bella. Poter stare vicino alla persona amata in quel momento così dolce, fatto di dolore e felicità, frutto di aver trasformato l’amore in verità, di aver creato una cosa unica e di volerle trasmettere il meglio di una coppia. Ora mi chiedo: perché non c’è una legge che permetta l’uscita dal carcere in questi momenti di gioia? Parlo dell’articolo 30 dell’Or­dinamento Penitenziario che concede l’uscita dal carce­re solo per motivi gravi o di morte. Mi chiedo: perché negare questo dolce momento? Nella vita una persona può sbagliare, `quanti lo fanno! Avevo chiesto di andare all’Ospedale con la scorta o con l’assistente volontario; premetto che mi trovo in carcere per motivi finanziari e non sono socialmente pericoloso. Mi bastava anche un’o­ra solo per vedere venire al mondo la mia piccola Sara e per condividere quei momenti con la mia amata. La legge me lo ha negato.

In un certo senso quel momento è stato il più brutto della mia vita, pieno di paure e di ango­sce, di ansie: la paura di non poterla vedere, la paura di perderla, la paura che qualche cosa andasse male. Attimi che solo io in quel momento stavo provando. Sono pensieri normali per una persona che vive qua dentro e che non può vedere né sentire il suo Angelo venire al mondo. Quando poi mi hanno comunicato che il mio Angelo era venuto al mondo mi sono messo a piangere, sono crollato, mi sentivo vuoto. Io ero qua e non potevo darle il pri­mo bacio, la prima carezza e non poter tenere la mano alla mia amata e dirle: “amore grazie, vi voglio tanto bene”. II giorno più bello della mia vita si stava trasforman­do in un incubo; per grazia di Dio tutto è andato bene. In Italia fanno tante leggi per salvare le persone potenti e non si fanno delle leggi che farebbero felici tanti padri, come avrebbero fatto felice me se mi avessero fatto anda­re in ospedale. Per questo “ringrazio chi fa le leggi” per avermi strappato il giorno più bello della mia vita.