Come l’alcool ha rovinato la mia vita

 

di Giorgio Bettin, aprile 2005

 

Sono un quarantenne attualmente detenuto nella Casa Circondariale di Udine; mai avrei pensato di finire qua dentro. Comincio la mia triste storia dicendo che ero felicemente sposato dal 1990 e con una figlia di dodici anni, un lavoro, una casa mia, praticamente una vita più che normale. Le cose andavano più che bene nel senso che non avevo nessun tipo di problema particolare; anche se dal 1989 soffrivo di “sindrome ansioso depressiva” e di conseguenza facevo e faccio tuttora uso di psicofarmaci per assoluta necessità. Con il passare del tempo questi farmaci non mi davano più il sostegno morale di cui avevo bisogno, così associavo qualche bicchiere di vino o birra (moderatamente) che assieme agli psicofarmaci mi facevano stare bene.

Tutto ciò andò avanti per qualche anno, ma la situazione mi sfuggiva di giorno in giorno di mano, anche se la mia psichiatra di fiducia mi aveva modificato la terapia che già prendevo, in una più forte. Quindi io, senza quasi accorgermene, aumentavo le dosi giornaliere di alcool. A causa di ciò non riuscivo più a mantenere un posto di lavoro fisso. Cominciarono così i primi problemi familiari e svariati incidenti automobilistici cui seguì la separazione consensuale da mia moglie, che non ne poteva più di vedermi in certe condizioni e il conseguente allontanamento di mia figlia.

A livello psichico tutto questo non ha fatto che peggiorare la mia situazione ed io bevevo sempre di più. Con l’aiuto di mio padre, infine, ci siamo rivolti al Sert.T. di Codroipo perché da solo non ce la facevo più in tutti i sensi. È seguito un ricovero in una comunità durato circa un mese dopo il quale sono stato dimesso con l’impegno di iniziare a prendere l’Antabuse (farmaco antagonista dell’alcol) e frequentare il club di alcolisti in trattamento del mio paese. Ho seguito le indicazioni per circa un anno e mezzo mentre parallelamente continuavo la cura di psicofarmaci per i miei problemi mentali. Purtroppo a causa della mia eccessiva sicurezza ho deciso di lasciare il club convinto di farcela tranquillamente da solo, invece dopo cinque o sei mesi ha ricominciato ad assumere alcol, pian piano sempre di più, fino ad arrivare ad assumere gli psicofarmaci con il vino.

Questo fisicamente mi faceva sentire un leone ma mentalmente ero senza controllo. Ho sperperato tutti i miei soldi facendo debiti nei bar, ho perso gli amici e le persone a me più care oltre che la mia dignità di uomo. Nei confronti di mio padre e della mia compagna, oltre al dolore che procuravo con il mio comportamento, più di una volta ho usato violenza, praticamente senza rendermene conto. Ora mi ritrovo qui richiuso per aver commesso un omicidio di cui non ho alcun ricordo se non un buco nero in testa. Ora ho solo il sostegno della mia compagna, di mio padre e di mia sorella, e soprattutto della fede.

Dal mese di gennaio del 2004, mese in cui sono stato arrestato, fino ad oggi non ho più fatto uso di alcol, ma dico la verità, ne sento la mancanza e cerco di non pensarci tenendo sempre il mio tempo occupato. Cari lettori, spero che la mia esperienza sia un modo per far capire come l’alcol piano piano possa distruggere una persona e non pensate, come ho fatto io, di uscirne da soli! Se avete questo problema non esitate a chiedere qualsiasi tipo di aiuto: Ser.T., club e associazioni di aiuti per problemi alcol correlati. Una volta intrapresa la strada della disintossicazione non abbandonatela mai perché anche se pensiamo di essere forti in realtà siamo molto deboli e a rischio di continue ricadute.