“Angelo cosa fai qui?”.

Una storia personale, la storia di tanti (troppi)

 

di Angelo Z., aprile 2005

Testimonianza pubblicata su L’Eco di Gorizia

Giornale scritto dalle persone detenute

nella Casa circondariale di Gorizia

 

Sono un uomo di 44 anni che per l’ennesima volta entra in carcere. Ho trascorso un’infanzia tristissima e infelice tra miseria e botte. Ora sono molto confuso e senza speranze. Rientrando con tanto disagio, gli agenti vedendomi esclamavano: “Angelo, cosa fai ancora qui?”.

Questa esperienza mi ha fatto sentire tra persone amiche perche ho avuto la sensazione che provassero dispiacere nel rivedermi. Sono rientrato perché avevo commesso nuovi reati. Ma vi assicuro che la mia vita non sempre è stata un disastro. Ho imparato il mestiere di piastrellista e mi arrangio in muratura e altro di attinente.

Durante l’ultima carcerazione, causata da altri reati che non voglio ricordare per non essere ripetitivo, ero seguito da una carissima assistente sociale del Sert che capì il mio stato e mi aiutò moltissimo. Mi trovò un lavoro. Con il provvedimento di semilibertà iniziai a lavorare. Il titolare mi diede fiducia.

È stata dura perchè dovevo rispettare degli orari abbastanza stretti con la struttura carceraria ed ero sempre di corsa. Mi sentii sereno i primi mesi poi sono iniziati i problemi con i soldi. Il titolare ha dovuto sospendere dei lavori per mancati pagamenti. Non percepii neanche la cassa edile per mancato versamento dei contributi, però il titolare mi tenne lo stesso in carico affinché non venissi rinchiuso.

Ma col tempo mi esaurii a tal punto che dopo una discussione me ne andai trovandomi ancora senza lavoro e soldi. Lavoravo in  nero e la mia testa non funzionava più. Ripresi a bere e così mi rinchiusero. A fine pena l’ex titolare mi riprese con una borsa lavoro però dovevo sempre rincorrere il denaro che mi serviva per vivere e per quattro mesi non percepii quasi niente. Anche questa volta mi è andata male. Mi consigliarono per i mancati pagamenti, di rivolgermi ad un avvocato per tentare una riconciliazione. Mi recai dai sindacati ma solo per la tessera mi chiesero dei soldi. Non capisco che giustizia esista! Ci sono persone che possono!! E persone povere che devono pagare sia in termini di denaro che di carcere.

Così dopo due anni, per così dire, puliti ho ripreso a fare reati e sono finito sul giornale. La conseguenza sempre la stessa: il carcere! Ho fatto molti errori, lo riconosco, però nuocendo solo a me stesso. Ho pagato regolarmente e pago con la detenzione.

Vorrei che i giudici considerassero la mia vita vissuta, prima di vedermi come un delinquente, anche se rubavo e rincorrevo la droga. Sarei un bravo operaio, il problema è sempre lo stesso il “soldo e la fiducia in me stesso”. Per questo, non reggo allo stress della vita, di ogni giorno.

Devo ringraziare il volontariato che sempre mi ha dato una mano. So, di aver sempre tradito le loro aspettative e questo mi pesa molto e continuamente mi tormenta la coscienza. Ora sono qui a scontare la mia condanna. Quando uscirò cosa sarà di me?