Immigrazione settembre 2001

 

"E’ un giorno triste per la mia legge"

Parla Livia Turco, firmataria con Napolitano del testo modificato dal Polo

 

Il Manifesto, 15 settembre 2001

 

Per Livia Turco, ex ministro e firmataria con Giorgio Napolitano della legge che fino a ieri regolava i flussi migratori, "questo è un giorno molto triste».

 

In agosto, Bossi e Fini avevano fatto temere di peggio…

 

Comunque sono state introdotte modifiche gravi che porteranno a un unico risultato, quello di rendere più difficili gli ingressi regolari. il messaggio culturale che passa è molto grave: l’immigrato verrà considerato un lavoratore ospite e precario. Quanto alle urla di Bossi e ai proclami di Fini, se io fossi un elettore leghista non sarei tanto contento: restano in piedi tutta la parte relativa ai diritti della legge 40 e il meccanismo dell’intimazione a lasciare il territorio. In più, ci sono norme severe che ritengo inutili, perché di difficile applicazione.

 

Non le sembra che alcuni peggioramenti, come la prolungata permanenza nei centri di detenzione, si inseriscano in un solco tracciato proprio dalla precedente normativa?

 

Sono totalmente in disaccordo. Quella legge era la più avanzata in Europa e i centri di permanenza, che hanno superato la barriera dell’incostituzionalità invocata da alcuni magistrati, avevano lo scopo di contrastare l’immigrazione clandestina.

 

Tornando all’oggi, l’aspetto più insidioso del disegno di legge sembra essere il cosiddetto contratto di lavoro...

 

È il grimaldello che renderà più difficile gli ingressi per lavorare. La legge 40 già prevedeva il lavoro stagionale e a termine, mentre questa norma creerà solo problemi alle imprese che hanno bisogno di lavoro. E poi c’è l’aspetto simbolico: è come se la resistenza dello straniero non dipendesse più dallo Stato ma dal datore di lavoro.

 

Però anche la chiamata nominativa - cioè il fatto che la legge 40 permetteva di assumere solo stranieri che abitavano nel loro paese - non ha certo facilitato rincontro tra domanda e offerta e dunque la regolarizzazione di chi, già entrato in Italia, lavorava in nero e in clandestinità.

 

Ma non c’erano solo le chiamate nominative, c’erano le liste presso i consolati, e poi c’era lo sponsor, che non a caso è stato abolito da questo governo. Quello è il meccanismo che consente alle famiglie di poter costruire un rapporto diretto con lo straniero, che è fondamentale per regolare il lavoro di cura. E poi non dimentichiamoci che Bossi ha fatto una campagna elettorale contro i ricongiungimenti familiari, e ha fatto marcia indietro solo perché ha dovuto fare i conti con le direttive europee. Insomma, questa è una legge di destra.

 

Come contrastarla?

 

Dimostreremo con la nostra cultura di governo che le nuove norme del centrodestra sono inefficaci e sbagliate. Per contrastare questa deriva culturale, e per affermare fino in fondo il patto di convivenza tra italiani e immigrati, il centrosinistra presenterà alcune modifiche di legge per garantire il diritto di cittadinanza e affermare il diritto di voto alle amministrative per gli stranieri.

 

Sta succedendo il finimondo. Questo contesto non rischia di accentuare le pulsioni xenofobe che covano nel paese?

 

In un momento come questo è molto importante il rifiuto della violenza, la cultura del dialogo e del confronto e allo stesso tempo la lotta alla clandestinità. Oggi abbiamo un difficile compito in più: dimostrare che arabi e cultura musulmana non sono sinonimo di fondamentalismo.

 

Stranieri più di prima

Varata la nuova legge sull’immigrazione:
ingressi a termine, espulsioni più facili

 

I consiglio dei ministri ha varato nel tardo pomeriggio di ieri il nuovo disegno di legge sull’immigrazione, che ora passerà al vaglio della conferenza Stato – Regioni. Per il vicepremier è il frutto di "una piena intesa politica" delle forze governative.

In realtà, come è noto, il testo di legge è stato un parto sofferto per l’esecutivo. In parole povere il nuovo testo è la versione peggiorata della legge 40 (la Turco - Napolitano). Le polemiche interne al governo però non sono finite: l’annunciata mini-sanatoria per gli stranieri presenti in Italia, ma che lavorano al nero, è stata stralciata dal ddl.

"Se ne parlerà più approfonditamente in parlamento", ha riferito sorridendo a denti stretti il leader del Biancofiore Rocco Bottiglione

"Il governo non ha mai preso in considerazione una sanatoria - ha subito precisato Fini - gli stranieri che svolgono un lavoro continuativo, in nero o in chiaro, sono un numero irrilevante, il clandestino è chi vive ai margini della società. In questo senso non c’è sanatoria".

Lo ha seguito a ruota il leader della Lega Umberto Bassi: "Un clandestino rimane un clandestino". Ha cercato una mediazione il braccio destro di Berlusconi, Beppe Pisanu: "Se è un problema il lavoro nero, basta che emergano".

La situazione è questa: c’è chi pensa (CCD, CDU) che la sanatoria debba riguardare tutti coloro che hanno avuto un qualsiasi permesso di soggiorno negli ultimi cinque anni e chi ritiene (AN, Lega) che si possa sanare soltanto chi, negli ultimi cinque anni, abbia avuto un permesso di lavoro.

La prova di presenza doveva essere fissata al 30 agosto 2001. A seconda della scelta, com’è evidente, il numero di stranieri da regolarizzare cambia. Comunque, nonostante la legge Bossi - Fini sia stata sostanzialmente cassata, i cambiamenti ci sono eccome.

"Il testo varato non solo non risolve i problemi posti dal centrodestra, ma se dovesse essere approvata vi sarà più clandestinità, meno integrazione e più lavoro nero", commenta il responsabile dell’immigrazione dei DS, Giulio Calvisi. Di certo la filosofia di fondo del ddl è inasprire la legge 40 e rendere più difficile la vita di uno straniero che decida di vivere in Italia. Vediamo come.

 

Espulsioni: L’espulsione è sempre esecutiva, tranne per le persone di cui sia impossibile accertare l’identità, alle quali verrà intimato di lasciare il paese entro 5 giorni. Al terzo tentativo di reingresso scatta la detenzione da 6 a 12 mesi. Uno straniero condannato a una pena inferiore ai due anni può commutare la detenzione in espulsione, ma se rientra, oltre a scontare la precedente pena, scatta la reclusione da 1 a 4 anni.

 

Centri di permanenza: la reclusione può arrivare, su richiesta del questore, fino a 60 giorni, il doppio dei 30 giorni attuali.

 

Ricorsi: lo straniero potrà fare ricorso soltanto dall’estero, tramite le autorità consolari. Questa norma è però molto controversa. Una disposizione simile, nel disegno di legge Dini, fu bocciata dalla Corte costituzionale.

 

Contratto di soggiorno: Il permesso di soggiorno per lavoro dipendente sarà legato a doppio filo alla possibilità di rimanere in Italia. I contratti a tempo determinato non potranno superare, complessivamente, i 2 anni.

Ma anche quelli a tempo indeterminato dovranno essere ricontrattati ogni 2 anni, condannando - di fatto - gli stranieri ad avere sempre e solo rapporti di lavoro "flessibili".

 

Assunzioni: prima di assumere uno straniero il datore di lavoro dovrà accertarsi che non ci siano disoccupati italiani disponibili. Se ne occuperanno gli uffici provinciali del lavoro, in 20 giorni, tramite internet.

 

Sponsor: i singoli cittadini non potranno più concedere la "prestazione di garanzia" a uno straniero. Gli unici privati ammessi saranno enti e associazioni.

 

Collocamento: la perdita del posto di lavoro non determina un’immediata espulsione, ma lo straniero potrà essere iscritto nelle liste di collocamento per un periodo non superiore ai sei mesi. Finora l’iscrizione coincideva con la durata del permesso di soggiorno "e comunque per un periodo non inferiore ai 12 mesi".

 

Carta di soggiorno: il periodo di permanenza in Italia per poterla ottenere (vale un periodo di dieci anni) sale da cinque (attuali) a sei anni.

 

Ricongiungimenti familiari: sono confermati anche ai genitori dello straniero (aboliti nella prima versione dell’agosto scorso), purché sia dimostrato che non hanno reddito. Scompare per i parenti di terzo grado disabili.

 

Nuove pene: i mediatori di immigrazione irregolare saranno puniti con una reclusione da 4 a 12 anni e con una pena pecuniaria che può arrivare a 30 milioni per ciascuno straniero. Gli imprenditori che assumono manodopera immigrata al nero rischiano da tre a 12 mesi di reclusione e un’ammenda di cinque milioni per ciascun straniero. Per chi favorisce l’ingresso di stranieri per il mercato della prostituzione sarà punito con una detenzione da 5 a 15 anni.

Migranti, "una brutta legge"

Molte le critiche al nuovo ddl: "precarizza i regolari"

 

Il Manifesto, 16 settembre 2001

 

Il giorno dopo l’approvazione del disegno di legge su1l’immigrazione, il ministro degli interni Scajola ha delegato all’avvocato Carlo Taormina "le materie relative alle libertà civili e all’immigrazione".

Un nuovo, inequivocabile segnale della strada imboccata dal governo su1l’immigrazione, L’avvocato Carlo Taormina, com’è noto, ha fatto spesso parlare di sé in questi mesi di governo: ha difeso, già sottosegretario, un detenuto accusato di reati di mafia; dopo il G8 ha difeso a spada tratta il capo del reparto mobile di Roma Canterini. Taormina si occuperà, quindi, dell’applicazione della nuova legge, delle norme sul diritto d asilo, nonché della "libertà di culto".

E il governo continua ad elogiare il ddl che, secondo Bossi "cambierà l’Europa". Domani, a Venezia, l’ultima fatica della maggioranza sarà festeggiata durante la manifestazione Devolution e libertà, a cui parteciperà anche l’entusiasta sindacato di polizia Lisipo.

Ma la nuova legge - sbandierata come ricetta per bloccare l’immigrazione irregolare - raccoglie più perplessi che sostenitori. Il presidente dell’Associazione nazionale magistrati, Giuseppe Gennaro, dichiara; "Le ragioni che spingono all’immigrazione clandestina sono molti forti e vanno ricercate nelle ragioni di vita che vi sono nei paesi di provenienza". Gennaro teme anche che si verificherà "un aumento del carico dei processi".

Ancora più esplicito il presidente di Magistratura democratica, Claudio Castelli, che rispetto all’introduzione del reato penale per chi rientra illegalmente dichiara; "L’esperienza ci dice che la sanzione penale non costituisce un valido deterrente per comportamenti di questi tipo". La decisione, sottolinea Castelli, cozza contro le promesse del governo che "giustamente dice di voler ricorrere alla depenalizzazione".

L’altro elemento di critica diffusa riguarda la vera novità del disegno di legge: il contratto di soggiorno. "Il ddl comporta una precarizzazione degli immigrati presenti regolarmente sul territorio italiano". Inoltre "una forte repressione dell’immigrazione clandestina che viola diritti costituzionalmente difesi è controproducente perché ostacola un regolare ingresso (per esempio l’abolizione dello sponsor) incentivando l’ingresso di lavoro irregolare", scrive l’Associazione di Studi giuridici sull’immigrazione.

E rincara uno dei componenti dell’ASGI, l’avvocato palermitano Fulvio Vassallo Paleologo: "Il raddoppio dei giorni di detenzione nei centri di permanenza è incomprensibile, i dati dimostrano che la metà degli immigrati rinchiusi dal ‘98 nei CPT rimane in Italia, perché non viene riaccettata dai paesi di provenienza".

Senza contare che, paradossalmente, il raddoppio dei giorni di permanenza renderà meno operativi i centri (già pieni) costringendo alla costruzione di nuove carceri per immigrati. Almeno due sono in via di completamento a Gradisca, in Friuli, e a Milo, vicino Trapani.

Molti evidenziano che la nuova legge nasce sul solco tracciato dalla Turco - Napolitano, come Fabio Parenti del NAGA di Milano: "Vedo un irrigidimento della legge che ha fatto il centrosinistra", anche se "ora la ricattabilità, che prima era riservata agli irregolari, viene indiscriminatamente estesa anche a chi è regolare".

Il riferimento è, ovviamente, al contratto di lavoro e all’obbligo, anche per chi ha un contratto a tempo indeterminato, di ricontrattare il soggiorno ogni due anni. Un meccanismo che, paradossalmente, potrebbe produrre "ancora più clandestinità", come osserva Tom Benettollo, presidente dell’ARCI, "la deregulation del mercato spingerà ancora più persone ad entrare in condizioni precarie". Benettollo critica anche "la decisione di approvare il ddl in un momento come questo, in cui è molto difficile aprire un dibattito nell’opinione pubblica".

Insoddisfatto anche il segretario generale della UIL, Luigi Angeletti, deluso dalla scarsa attenzione riservata alla Regioni nella decisione dei flussi d’ingresso.

Stesso appunto dal presidente della Regione Emilia Romagna, Vasco Errani che aggiunge: "Resta il problema rappresentato da una cultura della chiusura, arretrata e pericolosa".

E sul fatto che la nuova legge covi un approccio escludente nei confronti degli stranieri torna anche Giovanni Russo Spena, vicepresidente alla Camera di Rifondazione: "Questo mostro anticostituzionale e incivile nega ogni politica dell’accoglienza, creando persone usa e getta. In parlamento faremo le barricate.

Duro anche Fausto Bertinotti: "In questo momento c’è bisogno di dialogo e tolleranza. Una parte degli immigrati proviene dai paesi arabi, una misura di legge contro di loro è del tutto sbagliata e inopportuna. Stessa determinazione si raccoglie tra i Verdi, come dichiara Paolo Cento: "È un pericoloso passo indietro. Sarà battaglia".

 

Immigrati spremi e getta nella nuova legge di Bossi

di Giovanni Palombarini, esponente di Magistratura Democratica

 

Mattino di Padova, 18 settembre 2001

 

Ci sono un paio di cose che sorprendono, a proposito del disegno di legge varato venerdì dal Consiglio dei ministri, nel corso di una riunione che alcuni quotidiani hanno definito turbolenta. In primo luogo, le dichiarazioni rese dagli esponenti dei partiti di governo: si tratterebbe di "un progetto che coniuga vigore e solidarietà".

Una formula di stile già usata in occasione di precedenti leggi, per la verità. Si trattava però di provvedimenti che, accanto alle norme che ribadivano la tradizionale filosofia della chiusura adottata a partire dall’inizio degli anni Novanta, contenevano qualche misura, qualche diritto in favore almeno degli immigrati regolari. Rimane invece misterioso in che cosa consista la solidarietà espressa con questo intervento. C’è poi un impegno programmatico, stando alle cronache (ne parla il quotidiano Avvenire), che davvero è un’espressione difficilmente eguagliabile da un lato dell’egoismo dei paesi del nord del mondo, dall’altro di un perdurante spirito colonialista.

Nei programmi di cooperazione bilaterale con paesi non dell’UE il governo terrà conto del loro impegno contro le partenze dei propri clandestini, stornando eventuali aiuti dai già esigui fondi per lo sviluppo in dotazione alla Farnesina in danno dei paesi che non si adegueranno alle aspettative. Che questo vada bene per i vari Fini, Pisanu e Bossi non sorprende. Ma cosa ne dice il ministro degli Esteri Ruggiero, generalmente considerato persona aperta e attenta ai problemi dei paesi poveri?

Per il resto, anche se i contenuti della proposta sembrano meno brutali di alcuni discorsi di agosto, tutto come previsto. Alla legge Turco - Napolitano, che già non era un gran che sotto il profilo dell’accoglienza, verranno apportati i correttivi promessi in campagna elettorale.

Così, in tutta coerenza con la logica dell’usa e getta e del nuovo criterio liberista, per cui tutti i lavori sono precari, si stabilisce che è il preventivo contratto di lavoro che consente l’ottenimento del permesso di soggiorno a durata variabile, alla cui scadenza si dovrà andare via; e che anche coloro che otterranno un lavoro stabile, dovranno ogni due anni dimostrare la permanenza del rapporto di lavoro. Secondo il Sole 24 Ore l’unica vittoria di qualche ministro moderato è che chi perderà il lavoro non verrà espulso il giorno dopo, ma potrà avere sei mesi di tempo per trovare un nuovo impiego prima di doversene andare.

Intorno a questa previsione di base, una serie di conseguenze. Intanto nessuna sanatoria, neppure quella ipotizzata da qualcuno del CCD per le colf e coloro che assistono anziani e malati (cioè per decine di migliaia di persone che sono in sostanza regolari, visto che già vivono nel proprio lecito lavoro), anche se entrati in Italia con un permesso poi scaduto; sono ben pochi gli italiani disposti a provvedere a questi lavori, ma il particolare è irrilevante per il governo. Inoltre, il periodo di detenzione nei cosiddetti centri di permanenza temporanea, già stracolmi di gente, viene raddoppiato: non più 20 giorni più eventualmente altri 10, ma 30 più eventualmente altri 30.

Poi, un restringimento delle possibilità di ricongiungimento familiare: una scelta logica, tutto sommato, visto che la prospettiva non è quella della stabilizzazione e dell’integrazione, bensì quella del ritorno nei paesi d’origine.

Quindi i reati: chi entrerà in Italia dopo essere stato allontanato, verrà arrestato, processato con rito direttissimo e condannato a una pena da sei mesi a un anno; se ci proverà una seconda volta, la reclusione sarà da uno a quattro anni. Infine, del diritto di voto amministrativo per chi vive regolarmente in Italia da cinque o sei anni, nessuno parla più, nonostante appena in gennaio il Consiglio d’Europa abbia raccomandato il diritto di voto attivo e passivo per i regolari residenti da almeno tre anni.

"L’Italia sta diventando un paese serio, il popolo non vuole l’immigrazione, questa legge cambierà l’Europa", ha commentato Umberto Bossi, un ministro che vive il rapporto con il mondo arabo come uno scontro di civiltà.

Stringe il cuore vedere dove sta arrivando appunto l’Europa, e con essa l’Italia, se solo si ricorda ciò che era scritto nella costituzione francese del 1793: "Ogni straniero d’età superiore a 21 anni che, domiciliato in Francia da un anno, viva del suo lavoro, o acquisti una proprietà, o sposi una cittadina francese, o adotti un bambino, o mantenga un vecchio, è ammesso all’esercizio dei diritti di cittadino".

 

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