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Prima c’erano contraddizioni e lassismo
Corriere della Sera, 27 luglio 2001 Alfredo
Mantovano, avversario di Massimo D’Alema a Gallipoli e ora sottosegretario
all’Interno, è uno dei padri della nuova legge. Anche se, tiene a precisare,
“su mandato del ministro Scajola e solo per gli aspetti che riguardano il
Viminale. Ma nel governo Berlusconi dovrebbe avere fra qualche giorno proprio la
delega per l’immigrazione. Già
dall’opposizione avevate promesso una nuova legge, più severa. Eppure la
“Turco - Napolitano” ha fatto crescere rispetto al passato il numero delle
espulsioni. “L’attuale
legge è contraddittoria: da una parte è lassista, dall’altra è rigida.
Basta pensare che recentemente ha fissato una quota zero per gli ingressi in
Puglia, come se non ci fosse bisogno per quella regione neanche di un
immigrato”. Inviandone
troppi al Nord? “Non
lo so, ma certamente troppo pochi in Puglia. La nuova normativa rimedierà a
queste anomalie: invece di dire che dovranno entrare mille albanesi e duemila
marocchini, fisserà il tipo di lavoratori di cui c’è necessità. Per fare un
esempio, prima diremo di avere bisogno di cento programmatori, poi stabiliremo
dove trovarli”. È
la logica di “un contratto, un lavoro”? “Sì,
siamo d’accordo con il ministro Maroni: il permesso di soggiorno deve essere
legato al lavoro”. Anche
la legge attuale lo prevede. “Sì,
ma insieme ad altre possibilità di ingresso, come quella legata agli sponsor.
Noi li elimineremo. Abbiamo infatti notato che la maggioranza di loro è
straniera. La cosa fa capire che dietro alle garanzie offerte per venire in
Italia potrebbero esserci traffici irregolari”. Tutti
da dimostrare. “Certo,
ma eliminando la possibilità si elimina anche il rischio”. Ci
sono però anche gli ingressi dei rifugiati e quelli di chi si ricongiunge alla
propria famiglia. “Per
quanto riguarda il diritto d’asilo ci impegneremo ad approvare al più presto
una nuova legge, ma per i ricongiungimenti dobbiamo rimproverare al governo che
ci ha preceduto di averne abusato: d’ora in avanti saranno limitati ai figli
minori e al coniuge”. Non
vi sembra una politica contraria all’integrazione? “Chi
entrerà in Italia per lavoro avrà tutte le garanzie”. Ma
sempre legate, appunto al lavoro: che cosa succederà agli immigrati che da anni
hanno un regolare permesso di soggiorno e che all’improvviso diventano
disoccupati? “Bisognerà
distinguere tra chi ha il contratto a tempo determinato e tutti gli altri. I
primi ovviamente dovranno andare via. Per i secondi, coloro che erano stati
assunti a tempo indeterminato, bisognerà verificare caso per caso. E comunque
il problema si potrà risolvere un giorno con l’acquisizione della
cittadinanza”. Sembra che il problema riguardi 150 mila immigrati: non si rischia di creare un allarme di vaste proporzioni? “Risolveremo
il caso approfondendo la problematica. Ma prima di tutto faremo chiarezza sulle
espulsioni”. In
che modo? “Noi
siamo per distinguere tra criminali e clandestini. Per i primi ovviamente basta
il codice penale, per i secondi occorrerà semplicemente maggiore severità: chi
non obbedirà all’intimazione del rimpatrio dovrà rispondere del reato di
immigrazione clandestina”. Cioè
andrà in carcere. Proprio quel provvedimento che nei giorni scorsi ha fatto
tanto discutere anche all’interno del centro destra. Vuol dire che si è
trovato un compromesso? “Nel gruppo di lavoro abbiamo trovato un accordo su questo tema. Un segnale chiaro sull’argomento dovevamo pur darlo”.
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