|
Castelli: "Le carceri sono una priorità impellente"
Il Tempo,11 settembre 2001
Ma non è tutto. A Cernobbio il ministro Castelli ha anche parlato della magistratura. «Sul misurare in qualche modo l'efficienza dei magistrati con dei parametri efficaci c'è totale accordo. Lo vuole il CSM, lo vogliono i magistrati, lo vuole il ministro» ha detto, aggiungendo che «quello di misurare l'efficienza è un problema che i magistrati stessi chiedono di affrontare. In particolare chiedono di non valutare la loro carriera esclusivamente sulla base dell'anzianità, come è stato fatto finora. Abbiamo più di 4 milioni di processi civili arretrati e dobbiamo liberarci di questa zavorra per rendere più efficiente la macchina della giustizia. E loro sono d'accordo». La
normativa applicata dai tribunali nei confronti dei minori, inoltre, non
convince il ministro della Giustizia che, soprattutto dopo i fatti di Novi
Ligure e, prima ancora, dell'omicidio compiuto da tre ragazze in Valtellina,
afferma che è necessario «guardare le normative e capire cosa si può fare».
Giudecca Incontro in carcere con politici e magistrati Le detenute sollecitano lo sportello per le famiglie
IL GAZZETTINO, 11 settembre 2001
Le detenute parlano e i politici ascoltano. Cambiano i ruoli, almeno per un giorno. Tema dell'incontro di ieri mattina, i rapporti tra le madri che stanno scontando una pena nel carcere della Giudecca e i loro figli. Così la visita della delegazione composta da volontari, assessori alla sicurezza sociale del Comune, Giuseppe Caccia, e della Provincia, Bruno Moretto, magistrati, fra cui il presidente del tribunale di sorveglianza, Stefano Dragone, si è trasformata in un colloquio plenario: le detenute hanno chiesto un maggiore sostegno dall'esterno attraverso l'istituzione - sull'esempio del carcere di Secondigliano - di uno sportello informativo per le famiglie che punti all'integrazione sociale e hanno sollecitato incontri più lunghi tra madri e figli, con la possibilità di pranzare assieme per ripristinare quel clima familiare impedito dalla cella. Tutte le detenute dell'istituto di pena femminile hanno avuto la possibilità di partecipare all'incontro-assemblea. Un'emergenza, quella che riguarda il rapporto tra madri in prigione e figli, testimoniata dalle cifre riportate in un'indagine svolta a livello europeo: il 30 per cento dei figli con genitori in carcere finisce a sua volta dietro le sbarre e in Italia sono ben 43mila i figli di detenuti. Proprio il Comune è stato sollecitato a istituire questo sportello di aiuto socio-economico. Dopo il pranzo in "famiglia", i bambini che si sono ricongiunti per una giornata con le mamme hanno potuto assistere a uno spettacolo di burattini. Nel carcere minorile. Dove un mese vale 4 colloqui Il direttore: chi entra spesso perde il senso del tempo
IL MATTINO, 7 settembre 2001
Quando
entrano fanno i duri. E quanto più è grave il delitto commesso, tanto più
sembrano inconsapevoli o indifferenti. Ma è solo l’impatto iniziale. Poi,
spiega Gianluca Guida, da cinque anni direttore del carcere minorile di Nisida,
«appena cominciano a conoscerci, questo atteggiamento di chiusura lascia spazio
a uno stato d’animo diverso. Ragazzi accusati di omicidio o tentato omicidio,
si sentono come in mezzo a un guado: da una parte c’è la voglia di cambiare,
dall’altra la consapevolezza di non poterlo fare, almeno non fino in fondo,
per le resistenze ambientali e familiari con le quali dovranno necessariamente
fare i conti». Dentro questo istituto affacciato su uno dei panorami naturali
più belli del mondo, i fatti di cronaca che stanno sconvolgendo la città e la
provincia acquistano contorni più nitidi, diventano facce, sguardi, storie.
Oggi Nisida ospita trentotto reclusi, fra i quali tre ragazze. Ventidue, quindi
ben più della metà, sono dentro per rapina aggravata. Tre per «reati contro
la persona». E c’è anche un condannato per associazione camorristica. I
numeri dicono inoltre che i minori coinvolti in omicidi e tentati omicidi sono
in aumento, mentre contemporaneamente si abbassa l’età media dei
responsabili.
|