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Ma in carcere lasciamo soli gli assassini
L’Arena di Verona, 6 marzo 2001
Fra Beppe Prioli, fondatore dell’associazione “La Fraternità”
La detenzione non risolve i problemi, però aiuta a riflettere e a placare i tumulti più profondi. È quando si prende coscienza di ciò che è accaduto che bisogna intervenire. Molti delitti, che mai possono essere giustificati, sono spesso un messaggio disperato di amore - disperazione perché la nostra società è ormai priva di punti di riferimento. Bisogna prevenire questo urlo disperato con il dialogo, la confidenza, il recupero dell’intimità. Chiedete ai vostri ragazzi se stanno bene, parlate con loro, non tagliate il filo della comunicazione sull’onda dell’amarezza o della delusione. Fate di più. Chiedete loro se stanno bene con voi, se hanno problemi, se potete aiutarli in qualche modo. E poi, che fare di questi giovani assassini? Il carcere non risolve i problemi ma aiuta a fermare il tempo, a riflettere, a placare i tumulti più profondi. Ecco, è proprio quando il carcere comincia a far pensare, a far prendere coscienza di quanto è accaduto, che bisogna intervenire. Dall’interno, con operatori preparati; dall’esterno, con il volontariato generoso e la necessaria assistenza spirituale. Bisogna educare alla verità coloro che si sono macchiati di una colpa grave, far loro capire quello che hanno commesso, invitarli alla riparazione, meglio se fuori dal carcere se possibile, con regole ed obblighi, magari proprio nei confronti di altri familiari. È così che inizia il lungo cammino del riscatto.
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