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L’abbonamento Rai? Lo controllano i detenuti
Il progetto di "Trattazione integrata della corrispondenza e abbonamenti RAI" gestito da Getronics nelle carceri
A cura di Marino Occhipinti
In Italia, la prima esperienza carceraria significativa di telelavoro e teleformazione è nata un paio d’anni fa, grazie al protocollo d’intesa stipulato tra il Ministero della Giustizia e la Getronics, un’azienda che, con circa 23.000 dipendenti in oltre 30 Paesi ed un fatturato, per il 2002, di 3,6 miliardi di euro, è uno dei maggiori "fornitori di soluzioni e servizi ICT indipendente dai produttori", in parole meno complicate una multinazionale di tecnologia. Non per niente, tra i clienti di Getronics ci sono colossi finanziari, industriali e amministrazioni pubbliche del calibro di Monte dei Paschi di Siena, IntesaBci, Ministero dell’Interno… Ed ora, grazie alla disponibilità dell’azienda ed alla collaborazione di altri enti e cooperative, con in primo piano il Ministero della Giustizia, i detenuti di alcune carceri italiane lavorano, un lavoro vero che consentirà loro di avere una possibilità, concreta e reale, di reinserimento nel tessuto sociale. Per saperne di più, abbiamo intervistato il dottor Piero Serra, che della Getronics è il direttore delle relazioni esterne.
Dottor Serra, ci illustra il protocollo d’intesa che avete stipulato con il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, quali obiettivi vi siete posti con l’accordo e come nasce l’impegno di Getronics nei confronti del carcere? Getronics Italia ha ereditato gran parte di Olivetti Sistemi e con essa tutto un bagaglio, una vocazione al sociale, un ethos antropologico che l’ha contraddistinta a livello nazionale e transnazionale. C’è stato sempre, nel DNA del management di questa azienda, sulla scorta della traccia segnata dalla famiglia Olivetti, una spinta a vedere il destino di un’impresa legato sì alle ragioni del profitto, ma sempre tenendo ben presente la variabile legata al "fattore umano". Getronics ha fatto sue queste istanze e, anche in un mercato informatico che sta vivendo una congiuntura fortemente critica, sta promuovendo con coraggio una politica di sviluppo diffusa e distribuita su tutto il territorio italiano, in particolare nel Mezzogiorno, con aperture di laboratori, centri di competenza che innescano i relativi processi di assunzione di personale nei territori interessati e vanno ad arricchire la sua presenza già molto forte in Italia. È proprio in questo quadro che si colloca la proposta di Getronics di offrirsi come partner tecnologico per la realizzazione del progetto "Franchising della Solidarietà" che vede coinvolti, insieme a Getronics, il Ministero della Giustizia, alcune carceri pilota italiane e alcune cooperative sociali Onlus. Il progetto rappresenta un esempio di connubio tra l’interesse dei privati e quello delle cooperative che operano al fine di garantire l’inserimento nella società di ex carcerati. L’obiettivo è quello di creare per i detenuti, attraverso un’attività informatizzata svolta presso le carceri, i presupposti rieducativi per un loro reinserimento attraverso un’attività di servizio utile alla società, tutto questo sulla falsariga di quanto auspicato dal programma per la Giustizia presentato dal Ministro Castelli.
In cosa consiste esattamente il progetto, quanti detenuti sono stati assunti, in quali Istituti di Pena, insomma un po’ di informazioni generali… La prima esperienza nell’ambito del Franchising della Solidarietà è il progetto "Trattazione integrata della corrispondenza e abbonamenti RAI". Abbiamo iniziato con 80 detenuti delle carceri di San Vittore, Bollate e Le Vallette che lavorano nei laboratori informatici allestiti all’interno del carcere. Dopo un periodo di formazione di base - fornita dalle cooperative sociali - i detenuti si occupano di smistare milioni di documenti che la tv di Stato gestisce ogni anno: una montagna di bollettini postali, pratiche amministrative e corrispondenza da recuperare in forma digitale per una migliore fruizione del servizio da parte dei cittadini. Il progetto, che prevede l’archiviazione elettronica dei documenti, consentirà alla RAI di ottimizzare i costi di gestione documentale e, al tempo stesso, permette ai detenuti di lavorare regolarmente retribuiti. Un vero e proprio stage formativo utile per il reinserimento in società.
Ma in pratica cosa fanno i detenuti? I detenuti addetti alla gestione documentale si occupano della scansione dei documenti grazie a una particolare apparecchiatura che realizza una "fotocopia digitale" dei documenti. A quel punto, catturata l’immagine, si procede alla sua gestione inserendo a computer i dati identificativi del documento. Alla fine del processo di indicizzazione e archiviazione, attraverso la rete telematica di Getronics, tutte le informazioni vengono inviate al Data Center Getronics di Buccinasco e rese accessibili ai "cervelloni" della RAI.
Con quali enti avete lavorato per realizzare il progetto, ad esempio per la formazione e per l’allestimento dei laboratori informatici? Il training dei detenuti è a carico di alcune cooperative sociali (nel caso del progetto RAI sono la Out&Sider di Milano e la Eta Beta di Torino), mentre la creazione di spazi per operare all’interno delle carceri è stata di competenza del Ministero della Giustizia. Per quanto riguarda invece la preparazione tecnologica dei laboratori informatici all’interno degli istituti, dalla cablatura al collegamento delle linee esterne, dalla fornitura delle attrezzature informatiche alla loro connessione con i server situati nel Centro Getronics di Buccinasco, tutta la procedura, formale e materiale, è stata curata dalla stessa Getronics.
Una volta a regime quante saranno le persone coinvolte nel progetto e con quale retribuzione? A regime lavoreranno 120 detenuti suddivisi nei tre istituti penitenziari e la retribuzione prevista è di circa 720 euro netti al mese a persona, ma sono in via di definizione forme di distribuzione del lavoro per non creare rivalità con altri detenuti che lavorano senza o con scarsa remunerazione.
Il rapporto di lavoro è limitato all’interno delle strutture detentive oppure potrà proseguire in misura alternativa alla detenzione o anche una volta espiata la pena? Questo è uno dei punti più importanti, infatti i detenuti in regime di semilibertà hanno già la possibilità di proseguire fuori l’attività avviata in carcere, essendo lo scopo del progetto quello di consentire il reinserimento sociale attraverso una continuità lavorativa.
Il bilancio: siete soddisfatti dell’attività lavorativa dei detenuti e ritiene che il progetto possa ulteriormente ampliarsi? Siamo soddisfatti del lavoro svolto dai detenuti. Le difficoltà sono state prevalentemente di carattere organizzativo. Contiamo sicuramente di ampliare il progetto ad altri istituti di pena qualora se ne presentasse l’opportunità. L’accordo con il Ministero della Giustizia, infatti, prevede che altre carceri vengano coinvolte laddove vi fosse un cliente interessato.
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