Sabrina Pallaro

 

Intervista a Sabrina Pallaro, conduttrice del laboratorio

di legatoria e cartotecnica all’interno del "Due Palazzi"

 

(Realizzata nel mese di agosto 2003)

 

A cura di Francesco Morelli

 

Un laboratorio di legatoria e cartotecnica che esce dal carcere per far conoscere i suoi prodotti anche nei piccoli comuni

 

Il carcere è guardato con diffidenza, se non con aperta ostilità, dalla gente che vive nel territorio circostante. Ma ci sono anche piccoli Comuni della provincia di Padova che si sono attivati per favorire l’inserimento dei detenuti e, più in generale, l’avvicinamento delle rispettive comunità al mondo della detenzione. A Galliera Veneta e San Giorgio in Bosco sono stati in particolare i detenuti del laboratorio di legatoria e cartotecnica a farsi conoscere dagli abitanti dei due paesi, vincendo la diffidenza e le naturali resistenze.

Di questa esperienza abbiamo parlato con Sabrina Pallaro, da due anni impegnata come conduttrice del laboratorio di legatoria e cartotecnica all’interno del "Due Palazzi".

 

Sappiamo che nei mesi scorsi avete potuto farvi conoscere ed apprezzare da un pubblico esterno. Come si sono realizzate queste occasioni di incontro?

La primavera scorsa, su iniziativa di Rosa De Marco, educatrice al Due Palazzi, abbiamo allestito una mostra dei nostri lavori a Galliera Veneta, un paese in provincia di Padova, dove già lavorano alcuni detenuti in misura alternativa. Subito dopo l’inaugurazione, il sabato mattina, abbiamo avuto la visita di alcune classi delle scuole elementari e i bambini sono rimasti entusiasti, tanto che, nel pomeriggio ed il giorno seguente hanno trascinato i genitori a vedere i nostri lavori e quella che loro hanno chiamato "la magia della carta": avevamo infatti allestito un mini-laboratorio, nel quale quattro detenuti in permesso mostravano le fasi fondamentali della creazione degli oggetti esposti.

Quindi l’occasione è stata importante anche perché, forse per la prima volta, i bambini hanno parlato con dei detenuti e per loro c’è stato questo contatto, positivo, con una realtà che non conoscevano, che senz’altro immaginavano diversa.

 

Oltre a questi risultati sul piano del rapporto con il territorio, l’iniziativa ha avuto anche un’attenzione da parte degli amministratori e dei mass media locali?

L’unico dei "mass media" che abbiamo potuto utilizzare è stato il parroco del paese, che ci ha fatto un po’ di pubblicità, e devo dire che il suo intervento ha funzionato, perché alla mostra sono venute tante famiglie di Galliera. Per quanto riguarda gli amministratori, erano presenti il Sindaco del paese, il direttore della Casa di Reclusione, il direttore del C.S.S.A. di Padova, e una rappresentanza del Comitato della biblioteca comunale.

 

Dal punto di vista economico, com’è andata?

La mostra, in realtà, è stata la riproposizione di un’esperienza che, già negli scorsi anni, aveva portato a Galliera dei prodotti artigianali e artistici realizzati dai detenuti. Quest’anno abbiamo voluto centrare l’attenzione sulla legatoria, raccogliendo anche una bella somma: in parte donazioni di privati e, in parte, del Comune, che oltre ad organizzare la manifestazione ha voluto, come contraccambio alla cessione di parte dei prodotti esposti, darci questa donazione.

Una parte dei fondi raccolti l’abbiamo accantonata, per provvedere all’acquisto dei materiali da utilizzare qui nel laboratorio del Due Palazzi… visto che quest’anno la fornitura dei materiali si fa attendere, e una parte è andata ai detenuti che hanno realizzato gli oggetti.

 

Quindi avete stabilito un buon rapporto con l’amministrazione comunale di questo paese. Non avete provato ad estendere l’iniziativa ad altri Comuni?

Il Comune di Galliera, come pure quello di Limena per altri aspetti, nella provincia di Padova è tra i più attivi nel cercare un contatto tra il carcere e il territorio: dà lavoro ad alcuni detenuti in misura alternativa e questo, assieme ad iniziative come la mostra, contribuisce a creare uno scambio, una comunicazione tra due mondi che di solito sono separati.

Al convegno "Carcere: non lavorare stanca" (che si è svolto nella Casa di Reclusione di Padova - n.d.r.), erano presenti alcuni sindaci della provincia: c’era il sindaco di Limena, accompagnato da quello di San Giorgio in Bosco che, in quell’occasione ha manifestato l’intenzione di fare qualcosa per il carcere, seguendo l’esempio del suo collega. Così è nata l’idea di partecipare, con un banchetto di prodotti del laboratorio, alla Festa delle Associazioni che si è svolta a San Giorgio in Bosco il 23, 24 e 25 maggio. La manifestazione era organizzata dalle Associazioni del Comune per raccogliere fondi destinati a tre diversi progetti di solidarietà: il primo in Romania, per la costruzione di una scuola per l’infanzia; il secondo in Brasile, in sostegno ad una Casa della Gioventù; il terzo a San Giorgio in Bosco, per il sostegno al lavoro dei mediatori culturali che sono impegnati, nell’Istituto Comprensivo, con i bambini stranieri. Ci hanno chiesto se eravamo interessati a partecipare a questa raccolta di fondi e quindi a devolvere, a favore dei tre progetti, l’eventuale ricavato. Ne ho parlato con gli artigiani del laboratorio, che hanno accettato.

Quindi la cifra raccolta è stata data per questi fini e mi sembra importante sottolineare che delle persone detenute, molto spesso loro stesse bisognose di solidarietà dal punto di vista economico, in quest’occasione l’hanno data ad altri. È la seconda iniziativa del genere, perché l’anno scorso c’era stata anche una raccolta di fondi per l’educazione dei ragazzi di strada in Brasile, con il Progetto Tamandarè.

 

 

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