Paolo Cafà

 

A Gela si va a lezione di legalità

 

Prevenire la criminalità partendo dalla scuola, con percorsi di cultura civica per i più giovani. Ma anche sostenendo quei minorenni che hanno già commesso un reato, oppure dando un’opportunità a quegli adulti che escono dal carcere e rischiano, più degli altri, di ricadere in una vita sbagliata

 

(Realizzata nel gennaio 2005)

 

A cura di Marino Occhipinti

 

Rifanno le strisce pedonali sbiadite, ne disegnano delle nuove, si occupano della manutenzione e della posa della segnaletica stradale. E non sono operai qualunque, bensì cittadini di Gela che hanno avuto problemi con la giustizia. Lo scorso aprile hanno iniziato a lavorare per l’Assessorato ai Servizi sociali della cittadina siciliana. Un progetto finalizzato all’inserimento lavorativo di detenuti ed ex detenuti, realizzato esclusivamente con fondi dell’amministrazione comunale, cominciato in forma sperimentale per tre mesi ma che, visti i buoni risultati, viene continuamente rinnovato.

D’altronde era stato chiaro, il sindaco di Gela Rosario Crocetta, parlando alle persone coinvolte nel progetto: “C’è la disponibilità a reiterarlo, a condizione che dimostriate impegno e serietà. Chi lavora viene pagato, chi non lavora e non rispetta quanto previsto dal progetto verrà escluso. Sono fiducioso che si possano raggiungere risultati soddisfacenti”.

Dal canto loro, gli ex detenuti si erano impegnati, dopo un simile attestato di fiducia da parte dell’amministrazione comunale, a dimostrare alla società la voglia di cambiare sfruttando l’occasione loro offerta. Conosciamo meglio il progetto grazie a un’intervista all’assessore alla Solidarietà sociale del Comune di Gela, Paolo Cafà.

 

La vostra amministrazione comunale sta assumendo parecchie persone che hanno avuto problemi con la giustizia, detenuti ed ex detenuti. Da cosa nasce questo impegno?

Con questo progetto, avviato da circa un anno, intendiamo favorire l’integrazione e il reinserimento sociale e lavorativo degli ex detenuti. Un’iniziativa che nasce da una convinzione: nella società civile è necessario ottenere il contributo umano e di esperienze di questa particolare categoria sociale. Anche perché il nostro ordinamento giuridico consente a chi ha espiato la pena di essere recuperato nei valori sociali e culturali, in armonia con i bisogni della società. In una realtà complessa quale è la società gelese, è fondamentale il tentativo di recuperare concretamente ai valori della civile convivenza coloro che hanno avuto disavventure giudiziarie, consapevoli del fatto che la riuscita di questi obiettivi servirà non solo a integrare gli ex detenuti, ma soprattutto a non farli ricadere nell’illegalità.

 

Chi può accedere a questi progetti di inserimento e quante assunzioni sono state finora effettuate?

Si avvalgono dei progetti d’inserimento socio-lavorativo tutti gli ex detenuti che ne fanno richiesta presso i tre centri sociali e di segretariato messi a disposizione dal Comune. Da quando abbiamo iniziato la sperimentazione, sono stati impiegati in attività socialmente utili circa sessanta detenuti per un periodo limitato a tre mesi e per un orario di lavoro differente, secondo le necessità dell’amministrazione comunale.

 

Ma perché il limite dei tre mesi?

È il regolamento del Consiglio comunale a stabilirlo: lo scopo è far lavorare e quindi reinserire quante più persone possibile. In pratica vogliamo dare questa opportunità a un numero maggiore di persone

 

Che tipo di lavoro svolgono queste persone e quali criteri retributivi applicate?

Gli ex detenuti vengono impiegati presso vari settori della pubblica amministrazione: la cura del verde pubblico, la viabilità urbana, la manutenzione, i lavori pubblici, l’urbanistica…

I criteri retributivi sono rappresentati dal contributo a cui avrebbe diritto l’ex detenuto al momento della domanda, utilizzando le tabelle Inps per ogni caso specifico, che a loro volta indicano l’entità della somma da erogare. Si tiene conto di criteri oggettivi quali il numero dei componenti il nucleo familiare, l’eventuale presenza o assenza di reddito all’interno della famiglia, lo stato di occupazione o disoccupazione dei familiari… Così facendo il Comune restituisce dignità all’ex detenuto, corrispondendo il contributo spettante a fronte di un’attività socialmente utile.

Avete iniziato “in prova”, per un solo trimestre, ma state andando avanti a ciclo continuo: se ne deduce che siete soddisfatti dell’esperienza.

Naturalmente l’esperienza si è dimostrata assolutamente riuscita. A ciclo continuo, alla scadenza di ogni trimestre, l’assessorato avvia all’integrazione socio-lavorativa tutti gli altri ex detenuti usciti dal carcere che hanno presentato domanda di inserimento, finanziando i progetti con i fondi comunali inizialmente previsti come contributi in favore di questa fascia sociale.

 

State sostenendo anche un altro progetto interessante, di cultura della legalità. Ce ne parla?

In passato il Comune di Gela ha compartecipato finanziariamente al progetto Orione, finanziato anche dal ministero della Giustizia. È una convenzione che si occupa delle famiglie dei minori caduti nella rete penale oltre che di questi ultimi, seguendoli quotidianamente in tutte le loro attività principali: recupero scolastico, educazione alla legalità, attività educativa, domiciliare e familiare. Dal 2003, poiché i fondi del ministero non erano più disponibili seppure il progetto si fosse dimostrato molto valido, abbiamo deciso di sostenerlo direttamente con le nostre risorse.

 

E avete iniziato a entrare anche nelle scuole, coinvolgendo per primi i docenti…

Per la prima volta, tramite questo assessorato, sono stati avviati presso l’istituto scolastico “E. Solito” della nostra cittadina dei corsi di formazione per docenti di scuole elementari e medie inferiori per l’affermazione dei valori della pace, della legalità e della solidarietà. A queste attività hanno partecipato parecchi docenti, e da questo abbiamo potuto apprezzare la buona riuscita degli obiettivi che l’amministrazione comunale si è prefissata.

 

Chi ha tenuto i corsi?

I corsi sono stati tenuti da docenti e scrittori, tra i quali i professori Savio e Barazza dell’istituto Sereno Regis di Torino, il professor Licciardello della facoltà di Magistero dell’Università di Catania, oltre a docenti locali come il dottor L Rosa del Ser.T. di Gela e il compianto professor Altamore.

 

Quali argomenti avete trattato per sensibilizzare al meglio gli studenti?

I corsi sono stati incentrati sulla cultura della pace, della non violenza, della legalità, della solidarietà. Abbiamo anche informato su problemi sociali come l’alcolismo, l’uso delle droghe, le relazioni tra i giovani e alcune discipline sportive. È da queste cose, che a volte ci sembrano semplici e scontate, che dobbiamo partire se vogliamo prevenire la criminalità.

 

 

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