Alfio Bolzonello

 

È possibile pensare a una maggior collaborazione

tra il carcere minorile e il mondo del volontariato?

 

(Realizzata nel mese di febbraio 2003)

 

A cura di Marino Occhipinti

 

A Treviso, il Centro di Servizio per il Volontariato ci sta provando

 

Per facilitare i percorsi di recupero, per reinserire meglio i ragazzi, a Treviso è stato siglato un protocollo d’intesa tra il Centro di Servizio per il Volontariato e la direzione dell’Istituto Penale per i Minori, anche con lo scopo di sensibilizzare la cittadinanza e quindi avvicinare sempre di più il territorio, la società esterna, ai bisogni dei giovani, che sono complessi ed articolati e richiedono di mettere in campo tutte le risorse possibili.

Con Alfio Bolzonello, che del Centro di Servizio per il Volontariato della provincia di Treviso è il presidente, abbiamo approfondito questo argomento.

 

Ci spiega prima di tutto com’è strutturato il Centro di Servizio per il Volontariato della provincia di Treviso e com’è nato?

Il Centro di Servizio per il Volontariato della provincia di Treviso, così come gli altri analoghi Centri operanti in Italia, trova regolamentazione nell’art. 15 della legge 266/91 – legge quadro sul volontariato che obbliga le Fondazioni bancarie a versare 1/15° dell’utile annuo ai Fondi Speciali per il volontariato istituiti in ogni regione. Tali fondi servono, sempre per normativa di legge, ad avviare e gestire i Centri di Servizio a disposizione delle organizzazioni di volontariato, gestiti dalle stesse, con la funzione di sostenerne e qualificarne l’attività.

 

Quanti Centri ci sono in Veneto, che genere di attività svolgete e con quali finalità?

In Veneto, dalla primavera del 1997, sono stati avviati 7 centri, uno per ogni provincia. Le maggiori attività svolte sono quelle dell’assistenza amministrativa, fiscale, giuridica e legale, l’organizzazione di corsi di formazione per volontari e dirigenti di associazioni, la promozione di iniziative che coinvolgano più associazioni e che mettano in rete le risorse disponibili sul territorio. Un’importante parte di attività che vede impegnati i Centri del Veneto è il sostegno progettuale ed economico ad iniziative (progetti) promossi dalle associazioni di volontariato singolarmente o, meglio ancora, assieme.

Oltre a quanto sommariamente descritto, il Centro di Treviso ha avviato da tre anni il Laboratorio Scuola Volontariato, per promuovere la cultura della giustizia e della solidarietà e per proporre il tempo libero come tempo solidale nelle scuole e, più recentemente, ha avviato lo Sportello giustizia.

 

In cosa consiste, di cosa si occupa questo Sportello giustizia?

Gli obiettivi dello Sportello giustizia possono così essere riassunti:

1. Fare sinergia tra associazioni, gruppi, volontari che in qualche modo operano all’interno dell’Istituto penitenziario e del Penale per Minori presenti a Treviso.

2. Fare cultura, ovviamente non solo nel e tra il volontariato, sui problemi della giustizia, della realtà carceraria, delle condizioni di vita dei reclusi, delle necessità legate al reinserimento degli ex detenuti, etc.

Nell’avviare tale iniziativa ci siamo rapportati e ci confrontiamo periodicamente con il Centro Francescano di Ascolto di Rovigo, nella persona di Livio Ferrari.

 

Promuovere interventi per lo sviluppo di una sensibilità civica

 

Sappiamo che avete stipulato un protocollo d’intesa con la direzione dell’Istituto Penale per Minori della vostra città: ce lo vuole riassumere?

Il protocollo sottoscritto con il direttore dell’Istituto Penale per Minori chiude la fase sperimentale dell’attività avviata nel corso del 2001, che ha visto impegnate alcune associazioni di volontariato in iniziative culturali e ricreative all’interno della struttura e in servizi soprattutto di interpretariato e traduzione.

Superata la fase sperimentale con il protocollo l’I.P.M. di Treviso e il C.S.V. si impegnano a:

- scambiarsi una reciproca informazione riguardo ad atti, indirizzi, dati e a far conoscere e promuovere le rispettive programmazioni annuali delle attività a livello provinciale e nel Comune di Treviso;

- promuovere interventi con la comunità locale, per lo sviluppo di una sensibilità civica verso le diverse forme di disagio minorile;

- facilitare l’attività svolta dal volontariato all’interno dell’Istituto Penale e, in collaborazione con i Servizi sociali del territorio e del Dipartimento di Giustizia Minorile, a collaborare nei progetti finalizzati al reinserimento lavorativo e sociale dei minori e dei giovani adulti sottoposti a provvedimenti penali;

- promuovere e agevolare programmi e progetti proposti dal volontariato in proprio o di concerto con altre risorse locali;

- predisporre progetti, prevedere una gestione integrata e continuativa fra le parti firmatarie del protocollo, nonché una verifica congiunta;

- programmare percorsi formativi congiunti per gli operatori e i volontari coinvolti nelle iniziative in ambito locale di studi e ricerche sul disagio minorile;

- diffondere il protocollo d’intesa.

 

I volontari aderenti al C.S.V. seguono percorsi formativi, prima di accedere alle strutture detentive?

Ovviamente, ci sembra assolutamente necessario, infatti per i volontari che operano nell’Istituto Penale un corso di formazione si è tenuto a novembre 2002, ed analoga iniziativa è prevista per il 2003, e poi cerchiamo sempre di mettere assieme le disponibilità e le competenze di tutte le realtà associative disponibili.

 

C’è la necessità di riuscire a dire qualcosa di costruttivo sul carcere

 

Di cosa ci sarebbe bisogno, secondo la sua opinione, per cercare di migliorare e favorire il reinserimento, affinché gli ex detenuti non siano, di fatto, persone sempre più escluse dal contesto sociale?

C’è la necessità di riuscire a dire qualcosa di costruttivo sul carcere e sulla realtà carceraria, di restituire, come dice don Luigi Ciotti, a chi ha sbagliato le sue responsabilità e, allo stesso tempo, costruire le condizioni affinché chi è entrato nell’illegalità possa realmente uscirne. È assolutamente necessario attribuire un senso diverso alla pena, rivolto al cambiamento e capace di promuovere le persone anziché schiacciarle.

Discorsi che non sono facili da far comprendere, considerato anche il clima culturale dominante, ma proprio per questo ritengo che il volontariato possa e debba operare con sempre maggiori strumenti e convinzioni.

 

E per quanto riguarda la carenza di risorse, economiche ed umane, come può contribuire, e in quale maniera, il volontariato?

Penso che la risposta più efficace vada trovata nella capacità che possono (devono) avere tutte le realtà in qualche modo impegnate, operatori, volontariato, enti, nel fare rete. Nel mettere assieme le risorse (quelle economiche stanno diminuendo, ma quelle umane, esperienziali, quelle della volontà possono crescere) e le capacità per realizzare progetti comuni e per raggiungere, assieme, nuovi traguardi.

 

Centro di Servizio per il Volontariato

della provincia di Treviso

Via Roma, 2 - 31100 Treviso

 

 

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