Papa
Francesco e l’ergastolo
L’ergastolo è una pena di morte “nascosta”
Se a definire l’ergastolo una “pena di morte viva” era Carmelo Musumeci, ergastolano, si poteva anche non avere voglia di ascoltarlo, ma se a parlare di “pena di morte nascosta” con ancora maggior determinazione è Papa Francesco, allora forse ci sarà qualcuno in più, per lo meno tra i credenti, che si porrà delle domande e si farà venire qualche dubbio su una pena, che non potrebbe essere più disumana perché uccide la speranza. Le testimonianze che seguono sono di Carmelo Musumeci, ergastolano, e del suo compagno di cella, che fra circa due anni la pena l’avrà scontata tutta: certo, i reati che hanno commesso sono diversi, e nessuno pensa che uomini che hanno ucciso nell’ambito di organizzazioni criminali non debbano scontare una pena adeguata alla loro responsabilità. Ma la pena dovrebbe credere nella possibilità di cambiamento delle persone e non dovrebbe ammazzare la speranza, e il simbolo di quella speranza è un calendario: il detenuto con un fine pena ce l’ha, e cancella ogni giorno un pezzettino di pena, l’ergastolano non ce l’ha, e moltiplica all’infinito giorni sempre uguali e sempre più privi di umanità. Con quel piccolo sadismo in più delle istituzioni, che sui certificati di detenzione scrivono: fine pena 31.12.9999.
a cura della Redazione
Papa
Francesco: No alla Pena di Morte Viva, una pena del diavolo
Anime disumanizzate/Sguardi duri/ Visi nascosti/Volti celati/Sorrisi spenti/ Occhi malinconici/Un inutile giorno/ Dietro l’altro/Un giorno dopo l’altro/Voci invisibili/Pensieri tristi/Amori emarginati/ Ricordi umiliati/Il giorno prima/Il giorno ancora prima/ il giorno dopo ancora. (Diario di un ergastolano www. carmelomusumeci.com)
di Carmelo Musumeci, Ristretti Orizzonti
Francesco,
grazie delle tue parole che ci hai mandato tra le sbarre delle finestre delle
nostre celle: L’ergastolo è una pena di morte nascosta. In Vaticano, da poco
tempo, nel Codice penale del Vaticano, non c’è più, l’ergastolo. Molti
delle persone del mondo dei vivi al di là del muro di cinta probabilmente non
le ascolteranno. Non ha poi così importanza perché le tue parole hanno fatto
bene soprattutto agli uomini ombra (cosi si chiamano fra di loro gli ergastolani
ostativi).
Francesco,
non ti nascondiamo che molti di noi se potessero scegliere preferirebbero morire
subito, adesso, in questo momento, piuttosto che nel modo orribile,
progressivamente e infinitamente spaventoso di morire tutti i giorni. Basti
pensare che il codice penale francese del 28 settembre 1791, pur prevedendo la
pena di morte, aveva abolito l’ergastolo, ritenuto, molto più della pena
capitale, disumano, illegittimo, inaccettabile nella misura che rende l’uomo
schiavo, realizzando di fatto una ipotesi di servitù coatta, legittimata in
nome di una pretesa superiore ed inviolabile ragione di Stato.
Francesco,
grazie che hai ricordato pubblicamente che in Italia patria del Diritto Romano e
della Cristianità ci sono uomini condannati ad una pena infinita, ad una morte
vera, una morte ad occhi aperti come l’ergastolo ostativo a qualsiasi
beneficio penitenziario. Una vera pena del diavolo, crudele, inumana e
degradante perché trasforma la persona in una statua di marmo.
Mentre
in quasi tutti i paesi nel mondo, anche dove esiste la pena di morte, il
condannato alla pena dell’ergastolo ha la speranza o una possibilità di poter
uscire, in Italia, chi è condannato con l’ergastolo ostativo con la
motivazione di avere agevolato l’associazione mafiosa, (divieto di concessione
di benefici: art. 4 bis L. n. 354 del 1975), non potrà mai uscire se non
collabora con la giustizia, quindi, se al suo posto non ci mette qualcun altro,
rendendo in aggiunta tragicamente difficile e pericolosa la vita delle proprie
famiglie. Non più coercizione e punizioni corporali come ai tempi
dell’inquisizione nel Medioevo, ma delazione. Non più l’uso della tortura
fisica per estorcere la verità, ma solo la tortura del tempo e dell’anima
molto più dolorosa di quella fisica. Francesco, in Italia ci sono molti umani
che tengono chiusi cambia in una cella altri umani da più di 30 anni e in
alcuni casi da 40 anni e più, contro qualsiasi diritto comunitario ed
internazionale.
In
Italia ci sono molti giovani ergastolani che aspettano di invecchiare e vecchi
ergastolani, stanchi e ammalati, che invece aspettano di morire per finire la
loro pena. Francesco grazie di avere ricordato che una pena senza fine non potrà
mai essere né giusta e né umana.
Francesco
ti mando un abbraccio fra le sbarre.
Non
si apprende unicamente dalle virtù dei santi
di Çlirim Bitri, Ristretti Orizzonti
Oggi
ho letto il discorso che Papa Francesco ha fatto all’Associazione
Internazionale di Diritto penale e sono veramente commosso, sono commosso perché
è da qualche mese che divido la cella con un condannato con “la pena di morte
nascosta”, come il Papa ha definito l’ergastolo, Carmelo Musumeci. Non so
dirvi chi è stato Carmelo al tempo della condanna, un ragazzo del sud emigrato
al nord in cerca di fortuna. Poi condannato per reati di mafia. Oggi però vedo
un uomo diverso di quasi 60 anni che sogna solo di poter giocare con i suoi
nipoti e pranzare con la sua famiglia. A
me mancano poco più di due anni per finire la mia condanna, mi sento in colpa
quando giro le pagine del calendario appeso alla parete ogni fine mese. E dentro
di me penso “un mese in meno”. E sogno che questi due anni che mi rimangono
passino in fretta. Poi però penso a cosa sognerà il mio compagno. E credo che
lui dovrebbe sognare la morte, perché solo cosi finirebbe la sua pena. Noi
della redazione di “Ristretti Orizzonti” da tempo sosteniamo che non c’è
grande differenza tra pena di morte ed ergastolo, che l’ergastolo dovrebbe
essere abolito perché una persona non può essere giudicata cattiva per sempre.
Il mio attuale compagno di cella in 24 anni è cambiato non è più il mafioso
condannato dalla legge, ha scritto libri sta studiando per la seconda laurea, se
una persona fuori dal carcere avesse questo percorso sarebbe considerata un uomo
di successo, ma Carmelo per la legge è il ragazzo di 24 anni fa. E non gli
viene data anche solo la possibilità di dimostrare che è cambiato.
Io
che vivo con lui più di 20 ore al giorno vi posso dire che Carmelo oggi è il
nonno che vorrebbe rincorrere i suoi nipotini al parco. Io spero che
l’ergastolo sia abolito ma se non ritenete giusto farlo, siate sinceri e
ammettete che anche in Italia esiste la pena di morte anche se nascosta,
l’ergastolo.
L’altra
cosa che mi ha colpito del discorso del Papa è “Non si apprende unicamente
dalle virtù dei santi, ma anche dalle mancanze e errori dei peccatori”. I
detenuti volontari di “Ristretti Orizzonti” ogni anno incontrano più di
6000 studenti e raccontano cosa li ha portato in carcere, e spiegano quanto è
difficile pensarci prima, e accettano di “mettere in piazza” la loro vita,
la loro responsabilità, le loro scelte sbagliate perché sperano che siano
utili ai ragazzi che li ascoltano, ora con le parole di Papa Francesco, “si può
apprendere anche dagli errori dei peccatori”, spero che progetti simili, che
oggi riguardano ancora pochissime carceri, si diffondano anche in tante altre
carceri in Italia, e il progetto di “Ristretti Orizzonti” sia aiutato ad
andare avanti perché questo è un modo efficace di prevenzione dei
comportamenti devianti. L’ha detto anche il Papa.
L’ergastolo
ostativo è una morte a gocce
di Biagio Campailla, Ristretti Orizzonti
In
questi giorni Papa Francesco ha detto che l’ergastolo è una tortura nascosta
e tanti miei compagni mi ricordano però che il Papa non ha parlato delle
famiglie e degli affetti dei detenuti. Penso che quando una persona parla di
ergastolo, che è una tortura nascosta, parli di tutto, anche di
quell’ergastolo che subiscono le famiglie, per un solo motivo, che anche la
famiglia di un ergastolano è condannata, anzi a dover seguire il proprio caro
penso che sono più condannati del detenuto.
Mi
chiamo Biagio Campailla, sono condannato all’ergastolo ostativo, quel tipo di
ergastolo che non potrai mai avere nessun genere di beneficio, ti resta
solamente una morte a gocce, è come la tortura cinese, una tortura lenta, come
una goccia che lasci cadere e piano piano scava una fossa. Ma quella morte
dell’ergastolo ostativo non la subisci entro qualche giorno, al contrario, ti
tiene per anni e anni, e anche accettando di “essere torturato tutti i giorni
e murato vivo” mi chiedo: “Come possiamo accettare che vengano torturate le
nostre famiglie, le mogli, i figli, e i genitori”.
Per
anni sono rimasto nel regime di 41 Bis (Area riservata), dove potevo fare un
colloquio al mese di 40 minuti dietro ad un vetro, e gli ultimi dieci minuti mi
veniva consentito di farlo con i miei figli minori, fino a sotto i dodici anni,
non penso che sia una cosa umana, ma tuttora esiste, è che in tanti fanno finta
che non c’è questa realtà. Come può essere che ancora nel 2014 ci siano
figli che sono torturati? sono ferite che si porteranno per sempre nella loro
vita, che creeranno dei traumi. Questo è successo a due delle mie figlie, e una
oggi, madre a sua volta di figli, ha paura a venirmi a trovare, c’è in lei
costantemente quell’immagine di “quella divisa” degli agenti penitenziari,
si ricorda il rumore dell’apertura delle porte, e che veniva staccata dalla
madre per essere portata nella stanza accanto, per fare solo quel misero
colloquio di 10 minuti con il padre. Hanno,
le mie figlie, i ricordi di quei grossi vetri, i viaggi che affrontavano con
tanta difficoltà, a volte hanno avuto degli incidenti per strada, partivano dal
Belgio per arrivare fino al carcere dove ero stato trasferito, a volte mi
trovavo ad Ascoli Piceno, a Parma, e poi ancora, dopo qualche mese, mi ritrovavo
a Novara, o a Rebibbia, in Sardegna. Che
affetto si può creare tra detenuto e famiglia, tra famiglia e istituzioni cosa
potrà nascere? Solo odio.
La
mia famiglia è cattolica praticante, tante volte mi dicono: “Papà, tu non
c’eri nelle foto del mio battesimo”, poi ancora: “Papà, tu non c’eri
nelle foto delle mia Comunione, Papà, tu non c’eri nelle foto della mia
Cresima”. Anche l’ultima volta, ancora una domanda ed una affermazione:
“Papà desideravo tanto che il giorno del mio matrimonio fossi tu ad
accompagnarmi in Chiesa, perché non è andata così?”. Non mi è stato
concesso neppure questo. Ecco dove si insidia la tortura, la vendetta, una
tortura che presente tutti i giorni.
La
più recente ferita per me è stato il desiderio che non ho potuto soddisfare e
il lamento di mia figlia: “Quando ho partorito mio figlio desideravo che tu
papà mi fossi vicino e mi portassi delle rose”.
Oggi,
si ripetono le stesse cose di tanti anni fa. “Caro papà, oggi era il
battesimo di mio figlio, e tu non c’eri, quando ti potrò vedere in una mia
foto? Papà tu sei vivo, ma è come se non lo fossi!”. E io non so più cosa
rispondere.
Spero
che almeno sia accolto questo messaggio del Santo Padre, che le istituzioni si
rendano conto che l’Italia è rimasta un Paese di torture: possibile che
nessuno voglia provare a dare, a esprimere un po’ di umanità anche a chi è
consapevole di aver “sbagliato”, possibile che non si voglia far nulla per
recuperarlo?
Dialogo
tra le sbarre di un uomo ombra con Papa Francesco
Sono
un “Senza Dio”. Ormai è da tanti anni che mi sono strappato di dosso Dio.
Tanto tempo fa l’ho mandato via da me. E lui se n’è andato. Tu Papa
Francesco lo stai facendo tornare. (Diario di un ergastolano: www.carmelomusumeci.com)
di
Carmelo Musumeci,
Ristretti Orizzonti
Sono
un uomo ombra (così si chiamano gli ergastolani ostativi fra loro) prigioniero
nell’Assassino dei Sogni di Padova (così i prigionieri chiamano il carcere)
condannato alla “Pena di Morte Viva” (così è chiamato l’ergastolo
ostativo che ti esclude qualsiasi possibilità di morire un giorno da uomo
libero). Mi hanno molto colpito alcune frasi di Papa Francesco prese dal Suo
discorso all’Associazione Internazionale di Diritto Penale di Roma del 23
ottobre 2014 ed ho deciso di scrivere alcune mie considerazioni.
Papa
Francesco: Viviamo
in tempi nei quali, tanto da alcuni settori della politica come da parte di
alcuni mezzi di comunicazione, si incita talvolta alla violenza e alla vendetta,
pubblica e privata.
Un
uomo ombra: Non
conosco l’amore di Dio, ma conosco l’odio degli uomini che mi tengono
prigioniero come un animale in gabbia.
Papa
Francesco: Populismo
penale, in questo contesto negli ultimi decenni si è diffusa la convinzione che
attraverso la pena pubblica si possano risolvere i più disparati problemi
sociali, come se per le più diverse malattie ci venisse raccomandata la
medesima medicina.
Un
uomo ombra: Le
prigioni, così come sono, sono fabbriche di odio ed è difficile migliorare le
persone con la violenza e la sofferenza. Il carcere in questo modo ci trasforma
in mostri perché qui non esiste l’amore esistono solo i disvalori. Se siamo
uomini non possiamo stare soli anni e anni chiusi in una cella, dovremmo stare
insieme ad altri uomini migliori di noi.
Papa
Francesco: Molti
giudici e operatori del sistema penale devono svolgere la loro mansione sotto la
pressione dei mezzi di comunicazione di massa, di alcuni politici senza scrupoli
e delle pulsione di vendetta che serpeggiano nella società
Un
uomo ombra: Sono
fortemente convinto che perdonare è più facile di essere perdonato. Il perdono
ti fa amare il mondo, la vendetta te lo fa odiare. Molti non sanno amare perché
non sono amati, altri hanno l’amore nel cuore e non lo sanno. Una
persona che ha infranto la legge di Dio e degli uomini per essere recuperata
avrebbe bisogno di essere amata come una persona libera, se non di più. E una
persona perbene per non essere disonesta deve imparare ad amare tutto e tutti,
perché chi ama fa innanzi tutto bene a se stesso.
Papa
Francesco: Tutti
i cristiani e gli uomini di buona volontà sono dunque chiamati oggi a lottare
non solo per l’abolizione della pena di morte, legale o illegale che sia, e in
tutte le sue forme, ma anche al fine di migliorare le condizioni carcerarie, nel
rispetto della dignità umana delle persone private della libertà. E questo, lo
collego con l’ergastolo. Nel Codice penale del Vaticano, non c’è più
l’ergastolo. L’ergastolo è una pena di morte nascosta.
Un
uomo ombra: La
pena dell’ergastolo è una pena di morte a
gocce. È sbagliato dire che
assomiglia alla pena di morte perché è molto peggio, dato che la
pena di mortesi sconta da morto e la pena dell’ergastolo si sconta da
vivo. Con la pena di morte finisce la punizione e la vita…
invece con la pena dell’ergastolo inizia un’agonia che durerà per
tutta la vita. Gli ergastolani vivono distaccati ed estraniati da tutti
gli altri prigionieri nel nostro mondo di solitudine e ombra. Per noi
morire è la cosa più facile invece vivere è la cosa più difficile.
Sogno spesso di avere un fine pena per avere un calendario in
cella per segnare i giorni, i mesi e gli anni che passano.
Papa
Francesco: Una
forma di tortura è a volte quella che si applica mediante la reclusione in
carcere di massima sicurezza. Come dimostrano gli studi realizzati da diversi
organismi di difesa dei diritti umani, la mancanza di stimoli sensoriali, la
completa impossibilità di comunicazione e la mancanza di contatti con altri
esseri umani, provocano enormi sofferenze psichiche come la paranoia, l’ansietà,
la depressione e la perdita di peso e incrementano sensibilmente la tendenza al
suicidio. (…) Le torture ormai non sono somministrate solamente come mezzo per
ottenere un determinato fine, come la confessione o la delazione, pratiche
caratteristiche della dottrina della sicurezza nazionale, ma costituiscono un
autentico plus di dolore che si aggiunge ai mali propri della detenzione.
Un
uomo ombra: Spesso
sono stanco di fare battere il mio cuore fra quattro mura… prigioniero in
fondo agli abissi ferito da uomini dal cuore sporco e la fedina penale pulita.
Sono stanco di essere chiuso e solo senza speranza… seguendo sogni con occhi
aperti e spenti.
Sono
stanco di essere solo un’ombra che vive al buio e spera nella morte ma
continua a cercare la vita e la luce. Sono stanco di esistere… di ascoltare i
miei lamenti… che mi penetrano… mi lacerano… mi distruggono.
Papa
Francesco: Molte
di tali forme di criminalità non potrebbero mai essere commesse senza la
complicità, attiva od omissiva, delle pubbliche autorità.
Un
uomo ombra: La
grande criminalità organizzata, finanziaria e politica non potrebbe esistere
senza la complicità di una parte dei poteri forti.
Papa
Francesco: La
cautela nell’applicazione della pena dev’essere il principio che regge i
sistemi penali, e la piena vigenza e operatività del principio pro homine deve
garantire che gli Stati non vengano abilitati giuridicamente o in via di fatto,
a subordinare il rispetto della dignità della persona umana a qualsiasi altra
finalità, anche quando si riesca a raggiungere una qualche sorta di utilità
sociale.
Un
uomo ombra: Il
carcere è l’inferno, una terra di nessuno dove spesso sei da solo contro
tutti. Un luogo pieno di conflitti, di odio, silenzi, delatori, sofferenza e
ingiustizia ma anche di tanta umanità forse molto di più di quella che c’è
fuori o che un giorno potrai trovare in paradiso. E quando un detenuto si
suicida, è un po’ come se morissi anch’io. Molti dicono che togliersi la
vita è una scelta sbagliata, ma io non sarò sicuro fin quando non ci proverò.
Spesso in carcere ci si toglie la vita solo per smettere di soffrire, perché
per molti la vita in carcere è peggiore della morte.
Papa
Francesco presto, se non l’hanno già fatto, i nostri politici, governanti e
le persone con la fedina penale pulita che vanno a messa alla domenica
ingannando Dio e se stessi si dimenticheranno delle umane e illuminate parole
del tuo bellissimo intervento, ma non le dimenticheranno mai gli uomini ombra e
i detenuti di tutto il mondo.
Papa
Francesco la Comunità Papa Giovanni XXIII mi ha inserito nella lista del gruppo
di persone che il 20 dicembre 2014 nella Città del Vaticano t’incontrerà per
la beatificazione di Don Oreste Benzi (che ho conosciuto personalmente nel
carcere di Spoleto e mi ha lasciato un suo angelo).
Non
credo che mi lasceranno andare da te ed io non credo neppure ai miracoli, ma ci
spero. Intanto ti mando un abbraccio fra le sbarre.
Una
pena mostruosa
di
Angelo Meneghetti,
Ristretti Orizzonti
Il
nostro Paese è considerato uno stato civile e democratico, ma nel suo Codice
Penale esiste
La
cosa più brutale è il cosiddetto “ergastolo ostativo”, per cui si è
destinati a rimanere chiusi in una
Il
nostro è un Paese, che è contro la pena di morte, ma a sua volta applica la
pena di morte viva agli
Ogni
ergastolano nel suo certificato di detenzione ha come fine pena il 31.12.9999,
è un “fine pena”
Attualmente
l’ergastolano non ha nessuna speranza che in futuro potrà ritornare in libertà.
Gli ergastolani vivono infatti giorno dopo giorno senza speranza, e per la
maggior parte si augurano di
È
una pena mostruosa per chi la sta scontando, giorno dopo giorno. È una condanna
che ti uccide dentro, uccide i tuoi sogni, uccide il desiderio della libertà.
La libertà è il più grande dono che abbiamo ricevuto dalla vita. È il dono
concesso da Dio. Ma l’ergastolo uccide anche la speranza dei tuoi famigliari,
che in tanti casi sono anni che attendono che il proprio compagno, il figlio, il
fratello ritorni a casa. Ci sono poi anche tanti famigliari che dopo diversi
anni abbandonano il loro caro, lo lasciano al destino del “boia carcere”,
perché sanno che il compagno, il figlio o il fratello è destinato a morire in
una cella di una prigione.
Io
essendo stato condannato alla pena dell’ergastolo, e avendo già trascorso
venti anni di prigionia in diverse carceri del nostro Paese, cerco sempre di
tenere viva la speranza dei miei famigliari. I colloqui per un ergastolano sono
sempre squallidi, anche se ti fai vedere con il sorriso sulle labbra. A fine
colloquio, camminando per quel breve corridoio, per poi essere chiuso nuovamente
in quella triste cella, ho la vergogna che mi uccide dentro, a causa di quello
che racconto alla mia anziana madre. Per diversi anni le ho sempre detto: non
preoccuparti cara mamma, non ho fatto niente, non ho commesso quei reati per cui
sono stato condannato all’ergastolo, vedrai che l’anno prossimo sarò a
casa. Ovviamente sono trascorsi diversi anni, ad ogni colloquio che vedo mia
madre, la vedo sempre più piccola, anche per lei il trascorrere degli anni si
fa sentire, guardandola sembra che il tempo la stia divorando.
Tempo
addietro mia madre a un colloquio mi dice: “Figlio mio, sono trascorsi diversi
mesi e qualche anno, da quando sono venuti i carabinieri a casa, a chiedermi se
ero disponibile ad ospitarti qualche giorno (avevo inoltrato una richiesta di
permesso, in rari casi viene concesso) ma ugualmente non ti ho mai visto varcare
la porta di casa.
Tutti
i giorni guardo da quella porta, butto gli occhi sul cancello d’entrata per
vedere se riesco a vederti, per venire ad aprire e farti entrare in quella casa
che da tanti anni è vuota”.
Mentre
ascoltavo queste parole da mia madre, mentre la guardavo negli occhi, sentivo un
brivido di freddo dentro il mio corpo. Ovviamente sempre con il mio sorriso le
rispondevo: non ti devi preoccupare vedrai che per il prossimo Natale sarò a
casa per qualche giorno, ma di Natali ne sono trascorsi più di qualcuno. E qui
la vergogna che provo dentro è immensa, mi divora giorno dopo giorno.
Lo
so che sto raccontando solo bugie a mia madre, ma è solamente perché non
voglio che anche lei perda la speranza che un giorno possa vedermi varcare la
porta di quella casa vuota, in modo che quei giorni o anni che le restano da
vivere, almeno lei, abbia la possibilità di viverli con serenità e speranza e
che capisca che in tutto questo tempo, le bugie che le ho raccontato più volte
erano solo per farla vivere serenamente e coltivare la speranza di vedermi a
casa.
Lettera
di un uomo ombra a Papa Francesco
di
Carmelo Musumeci,
Ristretti Orizzonti
Francesco,
ho ascoltato e riletto la tua dichiarazione che l’ergastolo è una pena di
morte nascosta.
E
hai ricordato che in Vaticano, da poco tempo, nel Codice penale non c’è più
l’ergastolo.
Francesco,
ci sono dei giorni che mi sembra che i muri della mia cella mi stritolino il
cuore e ci sono dei momenti che non mi ricordo più come si vive da uomo libero.
Francesco,
non riesco a capire! A cosa serve e a chi serve che tanti “uomini ombra”
(così si chiamano fra loro gli ergastolani ostativi sicuri di morire in
carcere) dopo venti anni, trenta anni, alcuni molti di più, rimangono ancora
chiusi in una cella?
Francesco,
un “uomo ombra” ha poco tempo per pensare, perché è occupato tutto il
giorno a trovare buoni motivi per sopravvivere ad un giorno dietro l’altro.
Francesco,
come sono stupidi gli uomini “buoni”: invece di farci fare qualcosa di utile
fuori, ci tengono chiusi nelle celle come belve feroci senza fare nulla.
Francesco,
in certe notti non esiste nessun altro luogo dove trovare tanta tristezza come
nel cuore degli “uomini ombra”, perché non si può pagare il proprio
passato con tutta una vita.
Francesco,
non ho mai avuto paura dei cattivi, ci sono nato intorno a loro, piuttosto è da
tanto tempo che sono i buoni che mi fanno tanta pura.
Francesco,
per tutti il futuro è un mistero, ma non lo è per gli “uomini ombra” perché
noi sappiamo già come vivremo, dove vivremo e dove moriremo.
Francesco,
le lacrime degli “uomini ombra” non si vedono, perché pure quelle sono di
ombra. E non è vero che sperare non costa nulla perché una speranza andata a
male è più dolorosa di qualsiasi altro dolore.
Francesco,
i sogni vanno e vengono, i ricordi restano: per questo preferisco più ricordare
che sognare, perché neppure i cattivi possono vivere senza amore sociale, senza
futuro e senza speranza.
Francesco,
se Gesù fosse nato di questi tempi non lo avrebbero messo in croce, gli
avrebbero dato l’ergastolo ostativo, perché gli uomini buoni sono diventati
molto più cattivi di quelli di una volta.
Francesco,
anch’io vorrei morire come Gesù, ma i buoni non vogliono: dicono che sia
peccato, loro vogliono far giustizia così, per essere più cattivi di noi.
Francesco,
i buoni non fanno come i cattivi, loro le vite preferiscono spegnerle, farle
soffrire e distruggerle un po’ tutti i giorni.
Francesco,
spero che tu non senta mai tutto il dolore, l’angoscia e la tristezza degli
“uomini ombra”, perché noi respiriamo, ma non viviamo.
Francesco,
non capirò mai come persone “perbene”, probabilmente “buone”, mettono,
dicono non per vendetta ma per giustizia, la gente in prigione con una pena che
non finisce mai e in un posto brutto, schifoso e illegale come il carcere in
Italia.
Francesco,
te la posso fare una domanda? Valeva la pena che Gesù si faceva mettere in
croce per gli umani che sono così disumani?
Francesco,
valeva la pena che Gesù morisse per fare diventare i “buoni” così cattivi?
Non gli conveniva mettere in croce un altro al posto suo, come stanno chiedendo
a me per uscire dal carcere?
Francesco,
dopo ventitré anni di carcere mi hanno chiesto questo, ma se non l’ha fatto
Gesù che è così buono, perché lo devo fare io che sono così cattivo?
Francesco
ti mando un abbraccio fra le sbarre.