Lavori di
pubblica utilità per i detenuti e i cittadini padovani in difficoltà
È
partito a Padova un progetto che potrebbe portare parecchi detenuti a lavorare
per il Comune
a
cura della Redazione
Aiutare
i detenuti ad inserirsi è una questione di sicurezza per la società, e i
sindaci che ne sono consapevoli hanno deciso di investire sui lavori di pubblica
utilità per le persone che dal carcere possono iniziare un percorso graduale di
“ritorno alla libertà”. La promozione di un “Programma di attività per
lo svolgimento del lavoro di pubblica utilità da parte di soggetti in stato di
detenzione in favore della comunità locale”: è questo il tema al centro del
Protocollo di intesa firmato di recente dall’ANCI (Associazione Nazionale
Comuni d’Italia) e dal Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria. Il
sindaco di Padova ha incontrato detenuti e volontari della redazione di
Ristretti Orizzonti e il direttore della Casa di reclusione di Padova per
cominciare a dare “gambe” al progetto, di cui è uno dei più convinti
promotori. Le persone detenute ci sperano davvero, in una politica degli enti
locali che parli di sicurezza in modo nuovo, e pensi a costruirla anche a
partire dalle carceri e da chi vi abita e vi lavora.
Il
sindaco di Padova, Flavio Zanonato, spiega il progetto
L’idea
è semplice: quella di poter utilizzare i lavori socialmente utili di cui si
potrebbero avvantaggiare i Comuni ma anche altre entità, per i detenuti che
possono usufruire della semilibertà o di altre misure alternative. Il metodo
che potrebbe funzionare con facilità è quello dei voucher Inps. Cosa sono i
voucher? Sono dei buoni che si comprano e che si danno direttamente alla persona
che fa l’attività lavorativa, valgono 10 euro l’uno, ma rendono alla
persona che lavora sette euro e mezzo, perché due euro e mezzo vanno in
previdenza e in assicurazione. (I buoni lavoro o voucher rappresentano un
sistema di pagamento che i datori di lavoro possono utilizzare per remunerare
prestazioni di lavoro accessorio, cioè quelle prestazioni di lavoro svolte al
di fuori di un normale
Immaginiamo
di dover riordinare una biblioteca, mica si riordina una biblioteca tutti i
giorni, quello è un lavoro di pubblica utilità che non ha un carattere
continuativo. Fare un lavoro di sgombero di macerie nelle zone terremotate non
sarà un lavoro che dura per sempre, quindi ha un carattere di non continuità
ed è di pubblica utilità. Adesso per noi il problema è trasformare le
intenzioni in azioni concrete, per esempio dare i voucher a una serie di
associazioni che già esistono e con cui avete già un’intesa e una capacità
di collaborare, per cui sono collaudate, o associazioni nuove ma che sono
interessate a occuparsi di questa questione seriamente. E vedere con loro che i
soggetti detenuti che possono fare questa attività entrano in un gruppo di
lavoro, e magari finita una fase detentiva restano, vincolano un rapporto,
un’amicizia che consente di trovare li o in un altro posto una occupazione.
Quindi stiamo già parlando di questo e io conto di riuscire a fare questa
operazione con tutti quei detenuti che il direttore ci metterà a disposizione,
e con i disoccupati, i giovani in cerca di lavoro e chi non riesce a trovare un
lavoro perché ha un’età avanzata.
La
testimonianza di un detenuto:
Un
lavoro per noi sarebbe un nuovo inizio
di
Santo Napoli
Oggi
in carcere abbiamo discusso del protocollo d’intesa tra l’ANCI e il
Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria che prevede di far lavorare
all’esterno in misura alternativa un certo numero di detenuti in attività
socialmente utili. Per esperienza personale posso affermare che qualcosa di
simile esisteva in Piemonte, precisamente nella Casa di Reclusione di Saluzzo,
in provincia di Cuneo, da dove provengo, perciò per me non è del tutto una
novità. Il sindaco di Padova ci ha illustrato la proposta condivisa con gli
altri sindaci sull’opportunità di cominciare a reinserire le persone detenute
nella società facendo loro svolgere un lavoro socialmente utile, remunerato con
un sistema di voucher per non più di 5000 euro l’anno. Dal mio punto di vista
vedo questa cosa come un’opportunità di reinserimento alla vita e l’inizio
di una nuova esistenza, che però dovrebbe riguardare tutta la popolazione
detenuta, tutti dovremmo avere l’opportunità di metterci in discussione. So
che il mio sbaglio non è di quelli leggeri, tuttavia se uno deve essere
reinserito nella società è anche vero che se non gli viene data la possibilità
di dimostrare di aver preso coscienza dei propri errori questo reinserimento non
avverrà mai, o è già avvenuto per qualcuno di noi che però non può
dimostrarlo perché non gli viene data l’occasione di farlo. Io non dimentico
che sono una persona che ha sbagliato, però sto cercando di recuperare un
rapporto di fiducia, con le istituzioni innanzi tutto, e di conseguenza con la
società, ed in particolar modo con i miei familiari e con le persone che mi
conoscono e mi vogliono bene. Penso che se questa occasione ci verrà data
dovremmo coglierla come un nuovo inizio, il nuovo punto di partenza. Io la
prenderei al volo, anche perché prima o poi avverrà il ritorno nella società
e Il Protocollo è uno strumento che permette ai Comuni di far svolgere ai
detenuti lavori socialmente utili I detenuti verranno pagati con voucher Il
carcere predispone una lista di detenuti che potrebbero andare rapidamente a
lavorare all’esterno (la modalità più rapida è l’articolo 21, che viene
deciso dal direttore) I detenuti inseriti nella lista è bene che
detenuto di trovare un lavoro più solido per migliorarsi e non dover più tornare a delinquere per vivere. La novità sta proprio qui, fare in modo che la persona condannata sia protagonista della propria risocializzazione. Questo significa ottimizzare la proposta in modo che il detenuto che esce dal carcere per lavorare possa davvero ricostruirsi il futuro attraverso il lavoro, gli affetti, le relazioni sociali.
Appunti della Redazione di Ristretti
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