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Guai all’Istituto Penale Minorile di Treviso Il rischio di diventare la "discarica" giovanile di un bacino che abbraccia l’intero Triveneto
di Graziano Scialpi
Scarsità di personale sia dell’area pedagogico-amministrativa che di polizia penitenziaria, strutture inadeguate, i contratti per gli ex Lavori socialmente utili in via di scadenza senza possibilità di ulteriori proroghe con la conseguente impossibilità di applicare pene alternative alla detenzione. Non è certo roseo il futuro che si prospetta per l’Istituto penale minorile di Treviso, che al momento ospita circa una ventina di ragazzi. La novità, però, è che questa volta l’allarme è stato lanciato non dal mondo carcerario, ma da quello sindacale. Lo scorso 19 settembre, infatti, il coordinatore regionale del Veneto della Cgil-Funzione Pubblica ha inviato al Capo del Dipartimento della Giustizia Minorile una lettera nella quale, oltre a denunciare la precaria situazione dell’istituto trevigiano, ha chiesto un incontro per trovare una soluzione ai problemi che, secondo il sindacato, rischiano di portare alla paralisi delle sue attività. La Cgil non si limita però a puntare il dito contro quelle che sono ormai strutturali carenze del sistema penale minorile. Gravissima è, secondo il sindacato, la tendenza che negli ultimi tempi ha visto ridurre drasticamente e accorpare tutti quei servizi degli Enti locali che dovrebbero affiancare e integrare l’azione degli operatori della Giustizia minorile. Un distacco dal territorio e una perdita di contatto con la popolazione che di fatto finirebbe col vanificare qualsiasi attitudine alla prevenzione del disagio giovanile. La conseguenza di questa centralizzazione dei servizi sociali, denuncia la Cgil, sarebbe una crescente presenza di soggetti deboli sia all’interno dell’Ipm che del Centro di prima accoglienza, con tempi di permanenza sempre più lunghi e senza possibilità di usufruire di opportunità di risocializzazione. In questo modo la scarsità di risorse umane e finanziarie finisce con il rendere la residualità del carcere, sancita dal procedimento penale minorile, una mera enunciazione di principio e a fare le spese di questa situazione sarebbero soprattutto nomadi, extracomunitari, tossicodipendenti e disagiati psichici, per i quali le uniche risposte possibili sembrano essere l’esclusione sociale e la coazione. L’aumento della risposta detentiva, inoltre, starebbe sortendo un effetto preoccupante sull’Ipm di Treviso, che è dotato di strutture e spazi fisici assolutamente inadeguati per farvi fronte, soprattutto se si considera che rischia di divenire, se le attuali tendenze non subiranno un’inversione, la "discarica" giovanile di un bacino che abbraccia l’intero Triveneto. Va però sottolineato che, a fronte di questa situazione desolante, gli operatori dell’Ipm di Treviso non si sono certo arresi. Negli ultimi mesi sono state numerose le attività e gli interventi avviati e portati felicemente a termine. A settembre si è concluso il primo percorso di video-teatro realizzato in Ipm. Nel corso di sette mesi i ragazzi, perlopiù stranieri, con la guida di un aiuto regista e di un’animatrice teatrale hanno creato e girato delle situazioni ideate da loro stessi, che poi sono state montate in filmati. Il progetto, finanziato dall’Assessorato alle Politiche sociali della Regione Veneto, è stato presentato dal coordinamento "Fratelli d’Italia" di Treviso, che si occupa di favorire l’integrazione dei cittadini extracomunitari. Stimolanti sono anche i corsi per ragazzi detenuti organizzati con l’Asl n.9 di Treviso, che riguardano l’educazione alla salute e, per la prima volta, l’educazione sessuale. Due temi di grande importanza in un contesto adolescenziale e multiculturale dove spesso affettività e sessualità vengono negate. L’Ipm di Treviso ha inoltre siglato un protocollo di intesa con il Centro di Servizio per il Volontariato – Sportello Giustizia Minori, che raccoglie diverse associazioni presenti nel territorio di Treviso. L’iniziativa, la prima del genere in Italia, dovrebbe rafforzare la collaborazione tra le associazioni esterne e l’Ipm e allargare il numero dei volontari che intendono operare all’interno dell’istituto. Per quanto tempo ancora potranno essere portate avanti queste iniziative? Difficile dirlo. Ma considerato il crescente disinteresse verso le problematiche della Giustizia, e in particolare quella minorile, i tagli di bilancio e reiterate richieste di inasprimento delle pene da parte di alcuni settori politici, sulle attività rieducative dell’I.P.M di Treviso sembrerebbe gravare una seria ipoteca.
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