Editoriale

 

Salvare la legge Gozzini,

e pensare a una grande riforma che parli di diritti dei detenuti

 

Non è facile, il tema di apertura di questo numero, e senz’altro richiede ai nostri lettori un di più di attenzione, di concentrazione, di voglia di mettersi a studiare. Tra le tante leggi con cui si trova ad avere a che fare chi compie reati e viene condannato, sicuramente quella più ricorrente è l’Ordinamento penitenziario, la grande riforma entrata in vigore nel 1975 e completata nel 1986 con la legge Gozzini, e che oggi è pesantemente messa a rischio da leggi come la Fini-Giovanardi sulle droghe e la ex-Cirielli, che non sono altro che un tentativo, portato avanti a colpi di fiducia o comunque con provvedimenti blindati, di annullare la logica che, negli anni 80, aveva ispirato la Gozzini.

Allora bisogna pensare a salvare quella logica, magari avviando una riflessione su un testo complesso e importante come la proposta di riforma dell’Ordinamento penitenziario elaborata da quel magistrato, che è stato anche uno dei padri della prima grande riforma, Alessandro Margara. Ed è discutendo in redazione con lui, e con Francesco Maisto, sostituto procuratore del Tribunale di Milano, che abbiamo pensato che chi, come noi, si occupa da anni di carcere, di disagio sociale, di leggi che si abbattono come macigni sulla sorte di chi ha a che fare con la Giustizia, forse è ora che non faccia soltanto battaglie difensive, ma sostenga con forza una nuova, vera riforma.

E a chi dice che è utopistico, in un momento in cui sembra che in tanti vogliano, pezzetto per pezzetto, distruggere la legge Gozzini, pensare a una “riforma  Margara” che parli finalmente di diritti delle persone detenute, rispondiamo che anche trent’anni fa sembrava pura utopia ipotizzare coraggiosi percorsi di reinserimento che riducessero l’uso della carcerazione attraverso le misure alternative.  E allora cominciamo anche noi, detenuti, volontari, operatori sociali a pensare a qualcosa di più della semplice abrogazione della legge ex Cirielli, che pure è un obiettivo immediato da porsi: studiamo, discutiamo, modifichiamo se necessario la proposta di riforma di Alessandro Margara, diamole forza, diffondiamola con un capillare lavoro di informazione.

Siamo certi difatti, e l’esperienza della redazione di Ristretti Orizzonti lo testimonia con chiarezza soprattutto negli ultimi anni, che quando alle persone viene proposta un’informazione dal volto umano, fatta di lealtà, messa in discussione, obiettività, correttezza, ma soprattutto possibilità di conoscenza diretta, scambio e messa a confronto, anche tante posizioni del cosiddetto “uomo comune” cambiano ed assumono fortunatamente i connotati dell’interesse profondo e critico verso la realtà del carcere e del disagio sociale.

Ed è proprio l’informazione il secondo tema a cui diamo molto spazio su questo numero di Ristretti Orizzonti: perché, in giro per le carceri d’Italia, c’è un grande sforzo di mettere l’informazione al centro di tutte le iniziative tese a “ridurre i danni” che la galera provoca. Ed è nell’ambito dell’informazione che le persone detenute possono avere un ruolo importante, riprendendosi in mano la propria vita, la difesa dei propri diritti, la consapevolezza, appunto, che la carcerazione non deve significare, come succede sempre più spesso nelle nostre carceri sovraffollate, fine di ogni rispetto della dignità della persona.

Ma l’informazione è fondamentale anche per rompere l’isolamento delle nostre galere, ed è quindi importante imparare a comunicare con “il resto del mondo” e a “smontare” quelle notizie che vengono usate come clave sulla testa di chi tenta, faticosamente, di avviare un percorso di reinserimento nella società. È per questo che è nata la Federazione dell’Informazione dal carcere e sul carcere, con la consapevolezza che ogni notizia che riusciamo a dare con tempestività, onestà e chiarezza è una piccola vittoria nei confronti di tanta “grande” informazione spesso superficiale, parziale, piena di luoghi comuni.

 

 

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