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Egregio
signor ladro... I nostri due mondi non devono essere completamente separati, altrimenti voi rimarrete sempre ladri e noi sempre derubati Lo “strano” carteggio che pubblichiamo ha due protagonisti: un cittadino onesto, o meglio, come preferisce definirsi lui, un “cittadino incensurato” la cui casa è stata più volte visitata dai ladri, e un detenuto della nostra redazione, che si definisce un “ex ladrone fornito di coscienza”. È una corrispondenza nata per caso, un giorno che il cittadino incensurato è approdato nel nostro sito, e gli è venuta la curiosità di scriverci. Pubblichiamo le tappe di questo scambio, compreso il testo di una intervista del ladro al derubato, e le risposte del derubato stesso, perché ci sembra che se iniziasse un dialogo così franco e aperto tra il mondo “fuori” e quello “dentro”, tutti ne avrebbero da guadagnare, gli onesti e i ladroni, i cittadini “regolari” e quelli che hanno scelto l’illegalità.
La Redazione
Girovagando
sulla rete mi sono imbattuto nel
sito “Ristretti”, l’ho visitato in ogni angolo, credo che sia un sito tra
i più interessanti del web, complimenti per la professionalità, ma anche
grazie. Grazie
per avermi aperto gli occhi su una parte della nostra società che non avevo mai
preso in considerazione, che esiste e che non può essere lasciata sola a se
stessa. La
mia casa è stata visitata 4 (quattro) volte dai ladri, non vi nascondo che se
ne avessi sorpreso uno avrei reagito in modo molto negativo, ma oggi lo
guarderei in modo diverso e come reazione al furto accenderei il computer e gli
farei leggere “lettere dal carcere”, forse non cambierebbe vita ma… Mi
abbonerò alla vostra rivista ma mi piacerebbe (se fosse possibile) un rapporto
epistolare con qualche detenuto che lo desiderasse, magari proprio con uno di
quelli che hanno svaligiato la mia casa. Potrei
così ascoltare le sue esperienze e potrei riferirgli i problemi che affliggono
gli “uomini liberi” e come li risolvono (quando ci si riesce). Vi auguro serenità.
Alberto Verra
Egregio
signor ladro, permettimi di darti del tu, anche perché dopo quattro visite che
tu hai fatto a casa mia sei quasi uno di famiglia, vorrei proporti alcune
riflessioni che ho fatto in merito alla tua attività. Senza dubbio alcune volte
ti sarà andata bene, avrai guadagnato qualche cosa, ma poi lo avrai dilapidato
in fretta perché non si dà valore a ciò che non si suda, forse oggi che ti
devi sudare la libertà potrai capire meglio il valore delle cose, sì perché
senz’altro ti avranno preso, li prendono tutti sai, tutti si credevano e
alcuni si credono ancora più furbi, migliori degli altri, più furbi di quelli
che si alzano alle 5 del mattino e rientrano a casa alle 20 di sera, le galere
sono piene di questi furbi. Io sono tra i fessi che alla sera vanno a dormire
presto perché sono scoppiati dal lavoro e forse a volte ho pensato veramente
che voi foste più furbi, ma furbi si nasce, e quindi continuo ad alzarmi presto
al mattino e arrivare tardi alla sera, ma perlomeno non devo domandare a nessuno
se voglio telefonare a mia madre. Certamente
ora tu mi dirai che sei stato sfortunato, che la vita ti ha portato su delle
strade che ti hanno travolto, per carità tutto vero, ma sai le scuse sono come
le dita, tutti ne abbiamo almeno dieci. Tutti ci sentiamo vittime del sistema,
se tu potessi parlare in confidenza con il tuo magistrato di sorveglianza
scopriresti forse che anche lui si sente vittima, che dopo anni di sacrifici,
studi, concorsi, forse ha dovuto accettare quel ruolo per stare vicino a casa
mentre i raccomandati magari sono capo della procura. Come vedi ognuno di noi ha
le sue buone ragioni per interpretare il ruolo di vittima; la vita è sopratutto
sacrificio, dolore e sconfitte, qualche volta mezze vittorie, cercare
scorciatoie non ha senso, ed inoltre se tu potessi vedere gli effetti che
queste scorciatoie (e sto parlando di banali furti in casa) hanno sulle vittime
sono sicuro non le prenderesti più. Non scaglierò mai né la prima né
l’ultima pietra, poiché non sono senza peccato, e cercherò per quel che
posso di reinserirti tra i fessi, ma per favore cerca anche tu di essere un
fesso autentico come me. “Ladri e prostitute vi precederanno nel regno dei cieli” sono parole di chi è più grande di noi, se tu camminando camminando dovessi risalire la china fino a tal punto ricordati di me, ti aspetto fuori libero di consumarti le ossa a furia di lavorare e fesso da pagare una montagna di tasse.
Alberto Verra
Carissimo
Alberto, certamente l’apprezzamento per il nostro lavoro con il sito
www.ristretti.it fa sempre piacere, e riceverlo da lei, che in maniera diretta
ha subito gli effetti delle scelte sbagliate che portano giornalmente centinaia
di persone a commettere reati, ha un valore maggiore. Non sono certo uno dei
“visitatori” indesiderati della sua casa, fosse solo per questioni
anagrafiche e per il fatto che negli ultimi anni il tempo che ho trascorso fuori
dal carcere è molto esiguo. In passato ho commesso quel tipo di reato alcune
volte quando ero molto giovane, ma non c’era in noi ragazzi la consapevolezza
di come quel nostro intrometterci nella vita privata di una famiglia e trafugare
gli oggetti che noi ritenevamo più preziosi, volesse dire violare
quell’intimità, quella riservatezza che solo una casa può dare, non ci
rendevamo certo conto di violare tutto questo, lo ritenevamo un “semplice
asporto di oggetti di valore”. So bene che non è così. Mi
ha fatto sorridere l’idea di lei che sorprende il ladro in casa e gli mostra
il nostro sito. Certamente gli farebbe bene. L’intenzione è bellissima ma non
so quanto realizzabile. Quello che è importante è portare nei quartieri la
nostra esperienza, nelle scuole, come stiamo già facendo in piccola parte, ciò
significherebbe fare prevenzione sociale, significherebbe mostrare, e lei ha ben
intuito l’utilità di una simile iniziativa, gli effetti di scelte sbagliate,
mostrare le storie di famiglie disgregate a causa del carcere. Sarebbe molto
bello avere anche la testimonianza di una persona che ha subito dei furti, perché
pure i furti provocano danni e traumi di varia natura, spesso sottovalutati. Sarebbe disposto a rilasciarci un’intervista per il nostro sito e per il nostro giornale? Penso possa risultare molto interessante. Io le rivolgo alcune domande, spero che lei voglia rispondere in maniera estesa di modo da poterne trarre un buon articolo.
So che ad alcune domande non sarà forse facile rispondere, ma il fatto che il primo passo nei nostri confronti è suo mi fa ben sperare. La saluto con cordialità augurandole di cuore che non debba più subire furti. La ringrazio per l’incitamento a continuare il nostro lavoro… (di redazione, non di ladri…), con affetto e simpatia.
Nicola Sansonna
Ciao
Nicola, accetto volentieri il tuo invito. Sono un uomo di 44 anni con un tenore
di vita medio, lavoriamo sia io che mia moglie. Abito in un paese di una
provincia lombarda. Non avendo figli e avendo la casa di proprietà posso dire
che non mi manca nulla, anzi ho persino più del necessario. Francamente
non avevo mai pensato di essere un potenziale obiettivo di ladri
d’appartamento, sapevo che queste cose succedevano ma pensavo solo agli altri. Alla
scoperta di un furto in casa la prima reazione è stata di stupore, non capivo
bene ciò che era successo, i danni materiali sono stati sempre di media entità
(occorre fare una distinzione anche tra questi ultimi, perché la refurtiva vera
e propria si aggira sul 60% dei danni materiali), non cifre particolarmente
elevate, si possono avere cifre più elevate con una rottura dell’autovettura,
ma i danni maggiori sono quelli psicologici, quando ti frugano tra le tue cose,
ti mettono a soqquadro la casa, danneggiano una parte di te, poi tua moglie ha
sempre paura di rientrare in casa da sola ed emergono sentimenti patetici di
rabbia e vendetta. Certamente ho preso contromisure, ho messo una porta
superblindata e ho preso un cane, anche se quest’ultimo è molto corruttibile,
basterebbero due bocconi deliziosi e immediatamente passerebbe dalla parte dei
ladri, quindi è un deterrente psicologico più che altro, ma efficace
più della porta blindata. La
prassi è questa: si telefona ai
carabinieri che vengono a fare un sopralluogo, poi si va in caserma e si stende
la denuncia, che è comunque sempre pro forma non essendo assicurato, e qui
viene il bello. A te sembra caduto il mondo addosso (almeno la prima volta) e ti
accorgi in realtà che per l’istituzione è quasi una banalità, ti sfoghi un
po’ col povero carabiniere di turno, una pacca sulle spalle e via. “Appena
sappiamo qualcosa le telefoniamo”, ovviamente nel tempo ti rendi conto che
l’Arma non poteva fare di più, ma la delusione nell’immediato è notevole. Leggendo
i vari articoli sul vostro sito, mi sono reso conto che esiste un mondo
completamente a parte del quale tutti hanno una conoscenza limitata, quasi si
trattasse di una cosa per extraterrestri di cui si devono occupare soltanto
operatori penitenziari e giudici. Le frasi che si sentono tra la gente sono del
tipo “Stanno bene, hanno tutto, la televisione, il mangiare, le coperte”,
addirittura quando qualcuno è stufo del posto in cui lavora dice “Vado a fare
domanda a San Vittore, sto meglio che qua”, e forse qualche volta anch’io ho
parlato in questo modo, ma oggi mi rendo conto che le cose non stanno così.
Quello che mi ha spinto a mettermi in contatto con voi è stata la presa di
coscienza che questi due mondi non devono essere completamente separati, ma in
qualche modo comunicanti, altrimenti voi rimarrete sempre ladri e noi sempre
derubati. Trovo scandaloso a questo proposito che nel 2004 voi (o almeno alcuni
di voi) non possiate avere un telefonino (magari con limitazioni sui numeri da
chiamare o ricevere) per comunicare con le vostre famiglie, col vostro avvocato
e per non recidere completamente i legami col mondo esterno.
Quanto
alle misure alternative, penso che debbano essere concesse solo a chi ha capito
il proprio errore, viceversa possono dare l’idea che si può farla franca,
preparando la strada a situazioni ancora più negative. La pena (non la custodia
cautelare, che non dovrebbe essere una pena) la vorrei molto più breve ma molto
più dura, e con possibilità di comunicare di più con l’esterno proprio la
durezza stessa della pena. La legge deve assomigliare a un maglio che entra in
contatto per breve tempo con il ferro ma lo piega alla sua volontà. Immagina
un detenuto che debba scontare per esempio 10 anni, che avesse la possibilità
di scontarne solo due ma in un carcere dove vige una terribile disciplina
cento volte peggio di quella militare, e alla sera avesse come conforto 5
minuti con la sua famiglia, fidanzata o chi vuole lui al telefono. Dopo due anni
avremmo una persona attentissima alle regole, sottomessa all’autorità, che ha
perso però solo 2 anni della sua vita, sarebbe spersonalizzata ma non
consumata, negli 8 anni seguenti avrebbe tutto il tempo di ricostruirsi una sua
personalità nella legalità, al termine dei 10 anni il confronto con un
detenuto “normale” sarebbe vincente. Fare
incontrare la vittima con il reo potrebbe essere dannoso o anche doveroso,
dipende dalle persone in causa, dal momento e dal reato. In linea di principio sì,
se la vittima lo vuole può essere vantaggioso per entrambi. Infine,
a una persona che per risolvere i suoi problemi economici volesse rubare,
rapinare, spacciare, truffare, gli direi che sta scegliendo il modo più veloce
per diventare povero, è un illuso che rimarrà deluso, perché le uniche cose
che hanno valore sono quelle che si sudano e più si sudano più hanno valore,
poi certamente la vita è sofferenza ma o è così o è peggio. Ma
più di quello che posso dire io conta quello che puoi dire tu, che per
esperienza diretta puoi parlare, per questo è molto importante che tu possa
comunicare, speriamo che lo capisca anche il Ministero di Giustizia, spaventare
è più economico che punire. Dai per favore questo messaggio da parte mia ai detenuti: io non so se le sofferenze che state passando siano meritate o meno, solo Dio conosce il cuore di un uomo, ma dobbiamo essere noi i più inflessibili giudici di noi stessi, perché arriverà il momento in cui non si potrà più bluffare con nessuno. Che la misericordia di Dio ci aiuti tutti. Ciao.
Alberto Verra
Anche Loredana, che ha fatto parte della “categoria” dei ladri, e ora sta scontando una pena nel carcere della Giudecca, ha deciso di rispondere ad Alberto, il “pluriderubato”
I ladri come me sono “ladri di polli”
Caro
amico Alberto, vorrei rispondere alle tue lettere. Faccio parte della redazione
femminile di “Ristretti Orizzonti” che si trova alla Giudecca a Venezia. Ti
scrivo, perché durante una riunione di redazione abbiamo letto la tua lettera,
indirizzata ai ladri, categoria di cui ho fatto parte. Prima
di tutto, permettimi di darti del tu, quella passata da casa tua potrei essere
io, come uno qualsiasi dei miei “colleghi”. Voglio
essere onesta con te, tante volte mi è andata bene, ma posso contarle sulle
punte delle mie dieci dita, comunque mediamente una su dieci, ma ne ho pagate
nove. I
ladri come me sono “ladri di polli”. Voglio
farti capire, e non è una scusante, che molti non lo fanno solo per il gusto di
rubare, no, e nemmeno per lusso. Ma tu hai mai pensato che molti lo fanno solo
per il bisogno? Forse per poter sfamare molte bocche, o, per chi è
tossicodipendente, per comprarsi la sua “dose”, anche perché il tossico
senza la sua dose non è nessuno. Poi
ci sono quelli che nella loro vita non hanno mai lavorato, che non sanno cosa
sia alzarsi al mattino presto, avere una giornata ripetitiva. Forse fare il
ladro per loro è più facile! Ma solo al momento, non si pensa mai al dopo. Per
quel che mi riguarda, il mio unico guadagno, nel caso di questa mia ultima
carcerazione, è di pagare furti non commessi (e molti altri casi che riguardano
i miei colleghi), solo perché ho già un’etichetta. Purtroppo,
quando ho deciso di mettermi a posto, erano circa sei anni che non commettevo
reati, lavoravo tredici ore al giorno, e il risultato del mio lavoro qual è
stato? Dove mi ha portato? Ancora in galera. Come già detto, è un’etichetta
che ci terremo addosso per sempre. Il
fatto di essere ladra in passato era per me motivo d’orgoglio, lavorare quindi
è stata una vittoria sul mio orgoglio. A ripensare al momento in cui rubavo ora
mi sento la più grande sconfitta, altro che orgoglio, ora provo vergogna e
basta. Adesso
voglio salutarti, dicendoti che quel furto nel tuo appartamento, facciamo finta
che lo stia pagando io, al posto di qualche mio ex collega. Se vorrai rispondere sai dove trovarmi.
Loredana
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