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Il
pensiero di uscire mi spaventava un po’,
Una donna al primo permesso dopo sette anni di carcerazione
di Svetlana
È difficile dire se nelle carceri femminili ci sia più solidarietà, più complicità tra le donne, ma certo un clima come quello che abbiamo respirato il 6 marzo, quando Svetlana è uscita in permesso dopo 7 anni, è stato trionfale: un applauso lunghissimo, baci e abbracci come se dovesse andare a sposarsi o partisse per un lungo viaggio, e non per quattro piccolissime ore di permesso premio. Glielo dovevamo, comunque, di pubblicare il racconto delle sue emozioni, lei è una "colonna portante" della redazione di Ristretti Orizzonti e se lo merita.
La Redazione
Ci speravo ma non ci credevo...
Quando ho saputo che la mia richiesta era stata accolta, praticamente, ho ricevuto un colpo al cuore. Non sapevo se era la felicità o la paura. L’educatrice mi parlava, ma io sinceramente non capivo nulla. L’unica cosa che pensavo era di correre dalle mie compagne e dare loro la notizia. Non sentivo niente, tutto buio. Sono corsa verso la mia stanza. Ho incontrato le mie compagne, pensavo di mettermi ad urlare dalla gioia, invece no. Ho detto loro, con un sussurro di voce, che finalmente andavo in permesso. E lì sono crollata. Ho pianto dalla gioia ed in un attimo la stanza era affollata da tutte le compagne a me più vicine che volevano condividere con me la gioia. Ho continuato a fare le cose di tutti i giorni, anche se il mio pensiero volava e mi sentivo strana. La notte prima del giorno di permesso non ho dormito per niente e al mattino mi sono svegliata con gli occhi gonfi. Il pensiero di uscire mi spaventava un po’, avevo paura delle mie reazioni. Come per esempio: fare la figura della stupida davanti a cose nuove; trovarmi in un ambiente diverso e con persone che non conoscevo, lasciarmi paralizzare dal pensiero di esprimermi male (perché il mio linguaggio ormai è… carcerario… e limitato nei termini). Questo pensiero mi tormentava, perché il permesso mi è stato concesso per poche ore e per partecipare, come componente della redazione di "Ristretti Orizzonti", ad un convegno organizzato dalla redazione del nostro giornale, dall’Associazione di volontariato penitenziario "Il Granello di Senape" e dal Comune di Venezia, il tema riguardava le donne in carcere, detenute, ma anche operatrici e volontarie. Io avevo molte cose da dire, proprio perché riguardava me e le mie compagne, sia come donne, che come detenute, ma quella mattina ero vuota… La mia preoccupazione era proprio quella di non riuscire ad aprire bocca. Alle 15.30 stavo risistemandomi ed ero nervosissima; quando mi hanno chiamato ho trovato quattro volontarie, invece che una, che erano passate a prendermi, perché temevano che fossi sola il momento in cui uscivo. Così alle sedici siamo arrivate davanti alla guardiola e lì c’erano tutte le mie compagne che mi aspettavano, quando l’agente mi ha detto: "Andiamo", tutte le mie compagne hanno cominciato a baciarmi e a salutarmi e nel momento che mi è stata aperta la porta c’è stato un applauso lunghissimo. Io ero imbarazzata e mi ricordo solo di aver detto: "Ragazze … ma verso le otto io sono già di ritorno!". Quando sono stata fuori la prima cosa che ho visto è stato il canale, e poi le barche e il cielo aperto, ho respirato profondamente e mi sono detta "sono libera". Mi sentivo strana e continuavo a sentirmi diversa e stavo sempre meglio. Quando sono entrata nel vaporetto pieno di gente mi sono sentita invece un pesce fuor d’acqua. Era la prima volta che ci salivo e per me era bellissimo, vedere il mare, sentire l’aria nel viso, sentirmi libera, sentirmi anche amata perché capivo che ci sono molte persone che mi vogliono bene, sia i volontari che le mie compagne. Mi sentivo… ricca… La cosa più strana è che improvvisamente, camminando da sola, ho sentito il bisogno di avere qualcuno stretto a me per ricevere sicurezza, ed ho preso sottobraccio Annalisa per sentirmi più a mio agio. Dopo un po’ non mi sembrava di essere mai stata in carcere, mi sono anche fermata a guardare le vetrine e durante il percorso mi sentivo "una turista". Poi siamo arrivate al convegno, ed anche lì ho avuto molte gratificazioni e molti segni di solidarietà. Ho fatto pure un intervento ed anche se ero emozionatissima, con l’aiuto di tutti sono riuscita a "parlare" (pochissimo), perché la mia adrenalina non mi permetteva di più. Arrivato il momento del ritorno, sono tornata a piedi con i miei "Body Guard", cioè Annalisa e Gianni, ed è stata una passeggiata rilassante: non ero angosciata per il mio ritorno, anzi non vedevo l’ora di arrivare per raccontare alle mie compagne le mie emozioni, riassumere il dibattito a cui avevo assistito, parlare della disponibilità, espressa da tante donne del quartiere, di interessarsi ai nostri problemi. Non mi sentivo per niente stanca ed anzi avrei voluto camminare per ore e ore ancora. Quando sono arrivata davanti alla porta penso che i miei angeli custodi fossero più tristi ed emozionati di me. Sono salita in sezione e ho urlato "sono qua" e ho sentito la calorosa risposta delle mie compagne. In quel momento ho capito che il giorno dopo la mia giornata sarebbe stata intensissima perché… dovevo raccontare.
Dal diario di Manuela
Pezzi di una vita spezzata dalla droga, faticosamente ricostruita e poi di nuovo annientata dal carcere
di Manuela
Mi chiamo Manuela, e voglio provare a descrivere la mia vita. Non sarà semplice. Racconto i miei difficili 33 anni, anche se lo faccio stando ristretta in un carcere a Udine, mentre fuori la vita continua e qui è tutto fermo. I giorni e le notti sveglia mi scorrono via veloci in attesa del rito del mattino: fai la pipì, metti il maglione che qui si muore di freddo, preparati il caffè… Aspetto con gli occhi fissi sulle sbarre che arrivino le otto, che aprano ‘sto maledetto blindo, che mi arrivi il latte perché il caffè nero a me non piace, poi preparo le mie cose: la biancheria pulita, che odora però di galera perché la lavo e asciugo qua dentro, il bagnoschiuma (sempre quello) che ti costa un occhio della testa, per chi, come me, vive ai limiti della povertà! Alle otto e trenta subito fuori, perché la voglia di respirare ARIA dentro di me c’è ancora! Che faccio, prendo fuori dalla cella il walkman o no? Sono stufa, molto stufa di sentire tutti i problemi e le lamentele di tutte le altre detenute … io ho già i miei guai, e sono grossi…! Beh lo prendo! E poi… trovo quella che magari mi sta più a cuore, e ci parlo e allora devo spegnere, non posso vivere sempre ISOLATA, mi scoppia il cervello! Devo distrarmi, ma come? Qui non c’è nulla, almeno questa estate sfogavo la mia rabbia repressa giocando a calcetto, sto in porta e me la cavo! O.K. Sono al presente anche se il mio intento era di raccontarmi nella vita da quando ho aperto gli occhi, questi miei occhi, quasi un complesso, tutta la vita mi sento dire che belli, che belli, magari li avessi io, l’INVIDIA, io avrei preferito averli neri, ma la natura me li ha dati verdi il colore della speranza, quella che c’è’ in qualche angolo rinchiusa, anche lei, dentro ME, ma ho paura che questa mi abbandoni, sarebbe la fine !! Devo pensare che non devo MORIRE, ho un gioiello che mi aspetta, chiede MAMMA ogni giorno, e quante volte al giorno, è piccola di 2 anni, ed io sono con lei, non commetto reati da 4 anni sicuri … e proprio perché ho desiderato tanto Elisa, ma ora che va al nido e che pronuncia le prime parole, io non ci sono! Questa è la mia disperazione, pago reati di dodici anni fa, di sette anni fa! Bastardo pure l’avvocato, dovevo essere assolta, ma la Cassazione! Si è dimenticato…! Poverino! Con tutti i milioni che si prende sulla pelle di noi disgraziati…! Naturalmente non ho più lui! E non solo, prima pagavo! Ora con il reddito di mio marito ho il diritto al Patrocinio Gratuito e così è, anche se essendo definitiva, l’avvocato BRAVO che ho scelto non è mai fino ad ora venuto qui da me, avrei pure il diritto di ottenere un affido (sono ex tossicodipendente), io dico ex, non tocco l’eroina da 4 anni, però quel marchio mi rimane tutta la vita! Era meglio quando non ero così matura! Perché ho desiderato e ci sono riuscita a cambiare vita, ho voluto fare una famiglia, avere figli, solo Elisa ora! Mi sono sposata con un uomo uguale a me con tanta sofferenza sulla schiena, SOLO come ME, insieme a me per amor mio è cambiato anche lui! Stavamo assieme in tutti gli istanti di ogni giorno, eccetto le sue ore di lavoro, e appena finiva lo aspettavo e insieme ce ne andavamo a casa, a casa, soli sempre e sempre soli, ci siamo sempre bastati! Non avevamo voglia di fermarci in giro, sempre lo stesso giro… magari ti può prendere la voglia, quando trascorri i tuoi anni dalla gioventù in poi e ti fai le pere, e bevi le bottiglie di birra, arrivi, io a 32 e lui a 43 anni, e chi conosci? Quali amici puoi avere, tutti continuano, ma noi NO! Per me, per lui e poi con l’arrivo della bimba, figurati! Io speravo di conoscere persone nuove con l’asilo della mia bimba, di legare con un’altra mamma senza problemi di questo genere, di andare alle giostre assieme con i nostri figli, conoscere poi suo marito e presentare il mio, ma sono qui impotente! E lui… viene a colloquio, è sobrio, però via da me, quando torna a Trieste dov’è che va? So che mi è fedele, con il sentimento e col sesso, però per il resto? Occhio non vede, cuore non duole…! Io non lo so. Tornando alla mia, solo mia, vita, che posso dire, ora devo uscire all’aria e devo interrompere il mio scritto, l’ispirazione si attenua, troppe voci adesso in giro mi distraggono! Ma scriverò, forse dopo, forse domani scriverò ancora.
Con la vita che ho fatto ho rischiato anche l’Aids, ho perso persone a me care per questa maledettissima malattia
Quale altro sfogo ho? … Ho ancora cinque minuti prima di suonare che mi aprano, e anzi uscirò alle nove, così di minuti ne ho 35, ora 34 ! Non c’è fretta qui, non devo andare via, prepariamoci, torno dalla mia doccia bollente, mi vesto e mi trucco un po’ ugualmente, è dal 12 luglio che continuo a farlo, non ho da mettermi in mostra, come le critiche dicono, ma io mi ci vedo, in quel piccolo specchio che ci è consentito acquistare, un po’ meglio se ho il mascara e il rossetto! Che mi frega delle stupide parole che fuoriescono da chi invece di reagire si lascia andare? Che magra! Peso 46 Kg, il mio peso minimo da quando sono adulta, prima ero 50 – 53 Kg!! È la tensione, l’ansia che non riesco a cacciare, mi consumo, mangio, mangio, mangio, ma non cresco nemmeno di un etto! Sono SANA grazie al cielo, e con la vita che ho fatto ho rischiato anche l’Aids, ho perso persone a me care per questa maledettissima malattia, morte! Ho guardato l’orologio, non sono ancora le nove, ho ancora un po’ di tempo che non so fare passare se non con questa mia penna! E allora riprendo, provo a descrivermi, nel carattere, fragile, certamente insicura, troppo altruista, cosa che mi nuoce, tutte qui abbiamo problemi, ma io riesco a piangere abbracciando una compagna che soffre! Sto male per lei, non per tutte ma per qualcuna che è più simile a me sì! Ho il mal di testa perché oltre a pensare come risolvere le mie disgrazie, cerco, ma non è che ci riesco, di pensare, consigliare chi mi sta a cuore. Sbagliato!, dice la psicologa. Ma provo a non farlo e mi è difficile. Ho messo a posto le mie cose, mi sono vestita e mi "rilasso" con un caffè leggero e una sigaretta! Aspetto il pranzo, così insipido, non ho voglia di cucinare da me, modestamente sono brava, ma è tutto così costoso che non me lo posso permettere. Scambio quattro parole con la mia coinquilina. Dopo essere stata in cella con le mie compaesane ho cambiato, e sto nella celletta piccola, io e lei, ragazza di un bel colore scuro. Non sa cos’è la tossicodipendenza (per sua FORTUNA) ma mi vuole bene! E cerca di capire perché sono nervosa, non dormo, corro al gabinetto! Sto attraversando la fine del metadone e sono a zero mg dal 17 ottobre ormai, sto bene con la testa! Fiera ed orgogliosa di essermi tolta la schiavitù dello sciroppo che da 8 anni prendevo protratto a 80 mg!!! Però il mio fisico si deve ancora assestare! Richiede zuccheri e ogni sera, quando guardo la TV, mi prendono le voglie dei dolcetti, ma sono così avari qui dentro, eppure in altri carceri, ma non in Italia, ti danno la colazione con pane burro e marmellata … Qui se non compri non mangi! Che tormento, sembra proprio che le lancette dell’orologio stiano ferme! Ma non è così! Aspetto sempre se viene l’avvocato, se viene il Ser.T. di Trieste … io avrei diritto ad una misura alternativa, facevo già i colloqui al Centro Servizi Sociali per Adulti, ho fatto la sospensione pena, la camera di consiglio. Tutti favorevoli a darmi il Beneficio. Cos’è che non ha funzionato? Il Ser.T., la fiducia! Avevano preparato per me un programma che faceva acqua da tutte le parti! Eppure io, Mamma e seriamente e amorevolmente Mamma, ero disposta e lo sono oggi ancora di più disposta a bere l’Antabuse (medicinale antagonista, per i miei problemi con l’alcool) e adesso che ho finito il Metadone, potrei prendere anche l’Antaxone (l’antagonista dell’eroina), ma non ho il fegato completamente sano! E questi farmaci sono deleteri, però per conquistare la fiducia, per potere vivere la crescita di mia figlia che domanda della sua mamma ogni giorno, lo posso fare!! Lo voglio fare!! Ma perché mi propongono solo di andare con la bimba in comunità? Sanno che amo anche mio marito, lo conoscono e non riescono a comprendere che non è giusto nemmeno per Elisa tenerci per un così lungo periodo lontani? Non ci sono risposte a queste mie domande e allora ancora mi chiedo … perché? Perché proprio a me, non ho fatto del male a nessuno, solo a me stessa, e la meravigliosa mia creatura cosa c’entra? Quando finirà la mia agonia? Stanca di vedere questi schifosi muri pieni di muffa, l’umido che ti penetra nel corpo, nelle ossa, ‘sta prigione di Udine che mai viene ristrutturata, nel 1994 è stata la prima volta che sono arrivata qui, e ritrovo ora gli stessi stipetti, addirittura in una cella ci sono ancora foto di attori e cantanti che ho attaccato sempre io. E poi… Donne, Donne, tutto tappezzato dai fogli di giornale con belle modelle, attrici, ma, penso io, così sarà di là nella sezione maschile, nella sezione femminile mi viene da pensare che sulle mura ci starebbero meglio i maschi! Io ho già tappezzato le pareti attorno alla mia branda fino a notte! Ho le fotografie di mia figlia e dell’uomo che amo, io sono stufa di vedere dei visi rifatti e corpi mezzi nudi, non ho pregiudizi ma non sono lesbica! Sono donna… È sabato, premetto che è da nove anni più o meno che non vado in discoteca, non mi piace ballare, però col mio walkman oggi ho lavato i panni dopocena cantando e muovendo il mio corpo! Sono allegra, una volta tanto, sto bene, non sono tutti i giorni uguali, non posso deprimermi chiusa e sotto le coperte, non è nel mio carattere, devo essere sempre in movimento e anzi proporrei un corso di ginnastica, ma poi chi ascolta la mia voce? Nel 1996 trovai la cyclette e il vogatore qui nella minuscola stanzetta della socialità… è durato poco, li hanno rotti e poi nessuno ha mai più riparato! Pedalavo volentieri, so che tanti ragazzi fanno ginnastica sempre, li conosco, escono bene, col fisico migliorato da flessioni e esercizi vari, e noi? Da sola non mi sento di fare nulla, non c’è lo spazio! E poi si suda, ma la doccia? Non la posso mica fare all’ora che voglio io! Ecco arrivato il momento del mio rito serale, camomilla per riscaldarmi, per mettermi la camicia da notte e poi andare a letto e guardare il giallo che ogni sabato trovi in televisione! E poi, dopo che mi chiuderanno il blindo, ancora un altro giorno è passato e cerco con le cuffie di dormire, domani alle cinque o alle sei sarò già sveglia, accenderò la mia prima sigaretta e tutto tornerà ancora così … ancor più lungo il tempo, è domenica domani, e io non so far altro che pensare a che ne sarà di me e della mia famiglia.
Sesso,
amore e fantasia…
di Svletana, Gena, Licia e Sandra
Sulla sessualità negata in carcere, e sugli effetti di questa negazione, si parla e si teorizza molto. Gli uomini in carcere però non ne vogliono tanto parlare, le donne invece non si negano niente, neanche il coraggio di lavorare con la fantasia, là dove la realtà è troppo squallida da sopportare. Per una volta abbiamo deciso di non fare un articolo "riflessivo" su questo tema, di non raccontare esperienze e sofferenze, di lasciare via libera ai sogni… sogni del primo giorno… primo giorno del dopo carcere.
Per noi gli uomini sono belli, dolci. Mi ricordo la pubblicità che diceva qualcosa del genere: che ci cascasse addosso una bottiglia di champagne! Invece noi diciamo, che ci cascasse addosso un uomo… La bottiglia di champagne è caduta, qui un uomo non lo abbiamo mai visto cadere. E intanto viviamo di fantasie.
Quando uscirò come sarà la mia prima notte? La stanza deve essere illuminata solo dal lume delle candele, con sottofondo di musica soft, le lenzuola di seta verde perché porta speranza, l’uomo deve essere bellissimo, dolcissimo, coccolissimo. Forse non lo guarderò negli occhi, forse sarò la prima a baciarlo ed accarezzarlo, ma mi piacerebbe che l’iniziativa la prendesse lui. O forse non facciamo niente, forse saremo imbarazzati, o forse la passione avrà il sopravvento.
Quando uscirò con chi sarà la mia prima notte? La mia prima notte sarà sicuramente con Raul Bova, anzi, mi piacerebbe che fossero in due, il secondo George Clooney. Stavo pensando a chi dovesse essere il primo, penso Raul Bova, ma ho qualche dubbio, perché è sposato. Ma chi se ne frega… mica sono gelosa. Con lui, visto la sua predilezione per l’acqua, mi piacerebbe farlo… nel mare, magari facendo prima un giro in pedalò, stavo pensando anche a cosa mangiare, ma non me ne importa niente, ho passato anni in cucina… Dopo quattro o cinque ore con lui, mi piacerebbe parlare… un po’ con George, perché lo ritengo molto spiritoso. Con lui sicuramente farei di tutto, forse lo porterei anche a mangiare, poi sopra il biliardo del bar…
Quando uscirò voglio un uomo sensibile, che mi conquisti con la dolcezza. Prima una cenetta, qualche carezza e poi un po’ di champagne per sciogliere la situazione. Deve farmi sentire ancora valida… perché è un po’ di tempo che mi sento in…valida. Al lato materiale voglio arrivarci piano, piano; i preamboli devono durare alcune…ore… poi quando deciderò io… mi concederò… OK è stata un’avventura, non voglio legami duraturi, per troppo tempo sono stata… legata ad una unica relazione e situazione… ora voglio la varietà.
La prima cosa che farò quando uscirò è un bagno lungo in una vasca piena di schiuma, devo avere birra, vino, qualcosa da mangiare e musica.. Poi… un uomo, anzi il mio uomo, perché andrò a casa sua (visto che ha la vasca). Per prima cosa da lui voglio dei massaggi sulla schiena… poi… lascio a voi immaginare. Il tutto deve durare almeno tre-quattro giorni… ho dell’arretrato.
Quando uscirò voglio un uomo tutto per me e che duri finché la luna non tramonta di giorno ed il sole non tramonta di notte.
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