Paolo Sollecito

 

Paolo Sollecito

 

Il nostro è un progetto che si occupa di intervenire negli ambiti di consumo. È un progetto che interviene nei locali ufficiali, ma soprattutto negli illegal rave, all’interno delle scuole, all’interno dei luoghi di aggregazione in genere. Le modalità sono quelle comuni, che abbiamo anche sentito oggi. Tuttavia non è per il progetto che rappresento che sono qui ora, ma per raccontare molto brevemente cosa sta accadendo all’interno soprattutto dei rave illegali riguardo il pill testing. Faccio soltanto una brevissima considerazione su un termine che continuo a sentire e che anch’io utilizzo alcune volte erroneamente: i giovani, lo credo che sia una categoria che dobbiamo smettere di usare: se vogliamo parlare di consumo di sostanze, non parliamo più di giovani, perché non è una questione riducibile alla categoria dei giovani: il consumo di sostanze è assolutamente trasversale per età, per sesso e per categorie sociali. Dobbiamo, forse, incominciare a parlare di "persone" (che mi piace), o di "cittadini" (che mi piace ancora di più), perché in qualche modo il cittadino rappresenta un soggetto che dovrebbe essere portatore di diritti, cosa che invece non è, soprattutto per alcune categorie come i giovani, o come gli anziani, ma questo è un discorso che meriterebbe un maggior approfondimento.

Torniamo al pill teshng: in cosa consiste questa analisi delle sostanze? Innanzitutto, come si può fare? Ci sono due modi: in primo luogo, ci sono delle modalità "veloci", cioè dei test che si possono fare immediatamente e che può fare chiunque di noi: poi ci sono delle apparecchiature molto costose, che ci dicono ovviamente molto di più. Queste apparecchiature sono in mano oggi a Polizia, Carabinieri, Guardia di finanza e ad alcuni servizi, ma non c’è la possibilità legale in Italia di fare questo tipo di analisi, se non da pane di coloro che sequestrano le sostanze (i quali tendono a tenere riservate queste inforn1azioni). È accaduta però una cosa.

Molti consumatori all’interno dei rave illegali stanno attuando l’analisi delle sostanze nel primo modo, cioè con i test "usa e getta". Questi sono test che si comprano con facilità nel Nord Europa, servono per riconoscere alcune sostanze principali tra le metanfetamine, ma oggi ci sono molti più kit che in qualche modo analizzano le sostanze: abbiamo kit per l’analisi della cocaina, abbiamo kit per l’analisi dell’hashish, abbiamo kit che sempre di più allargano il range rispetto alle metanfetamine, ne sono state sintetizzate quasi 280, tutte diverse l’una dall’altra, con dei livelli di tossicità incredibili.

Per farvi un esempio: se una dose media di MDMA è fra i 60 e i 120 mg., una dose media di 2CB, che ha un effetto più allucinogeno, è intorno ai 16-17 mg.: questo vi dà la dimensione anche della differenza del quantitativo di principio attivo e non soltanto dell’effetto. Perché allora i test analizzano la 4MTA e non analizzano l’MDMA? Perché sono due sostanze molto simili, ma hanno dei livelli di tossicità estremamente diversi: la 4MTA, soprattutto nel Nord Europa, è stata responsabile di alcuni decessi, sempre in combinazione con altre sostanze, perché, a oggi (è bene ricordarlo, senza per questo minimizzare i rischi connessi all’uso di queste droghe), di persone morte per aver consumato solo pastiglie di ecstasy, ce n’è stata solo una.

Allora, chi ha attuato questi test? Sostanzialmente persone legate a gruppi inforn1ali come quelli dei centri sociali. Ce ne sono due in Italia, che stanno all’interno di una rete che si chiama "MDMA", cioè movimento di massa antiproibizionista: il "Livello 57" di Bologna e il "Gabrio" di Torino. Vanno ai rave e fanno quest’analisi delle sostanze. Perché vi parlo di questo? Perché è interessante capire che cosa è successo. Innanzitutto all’interno dei rave illegali la qualità delle sostanze negli ultimi due anni è decisamente migliorata, fino a due anni fa parlavamo del rischio delle pastiglie - pacco, delle pastiglie tagliate male, delle pastiglie con il piombo.

L’analisi dei test ha portato ad un miglioramento della qualità delle sostanze, on sarà molto per alcuni, io invece credo che sia tantissimo, perché quella famosa ragazzina che aveva preso una pastiglia (si diceva di ecstasy) con gravi danni per il fegato, aveva preso si una pastiglia, ma aveva avuto un avv-elenamento da piombo: l’analisi delle sostanze permette a chi vuole consumare MDMA, di consumare MDMA, non solo: questo tipo di analisi ha portato a una sorta di auto-organizzazione tra i consumatori che passa attraverso la relazione, perché in questo modo i consumatori parlano tra loro della sostanza, ma poi parlano anche di molto altro: dell’utilizzo della sostanza, delle loro esperienze.

Quello che noi abbiamo osserv-ato è che, laddove questi test vengono fatti abitualmente, laddove abitualmente vengono fatti gli spazi chill out, laddove vengono attuate certe politiche (che secondo me sono assolutamente efficaci e che, anche se oggi difendiamo il termine "riduzione del danno", sono molto oltre la "riduzione del danno") c’è un miglioramento oggettivo, c’è molta meno gente che sta male, ci sono sostanze più pure, c’è un’attenzione maggiore rispetto ad esse.

Questa relazione fra i consumatori credo che sia la vera cosa da stimolare, perché noi abbiamo sicuramente competenze, noi abbiamo sicuramente una serie di capacità, abbiamo anche finanziamenti, ma credo che soltanto un lavoro in concerto, soltanto un lavoro diretto con i consumatori ha la possibilità di far crescere la consapevolezza e diminuire i rischi. Per finire: questi test sono facilmente reperibili, per cui noi ci siamo presi la briga di dire dove si possono comprare, indicare i siti, stimolarne l’acquisto. Che cosa possiamo fare come operatori rispetto a questo mondo? Innanzitutto difendere queste esperienze, cioè dire che sono cose diverse - anche dalle cose che facciamo noi - ma che sono esperienze importanti, Credo che la legge anti-rave in Francia abbia dimostrato che la repressione non può impedire che decine di migliaia di giovani percorrano vie e facciano esperienze diverse da quelle che vorremmo.

Il nostro tipo di lavoro non è solo un lavoro di prevenzione, non è soltanto un lavoro legato alla questione sanitaria, ma è un lavoro da cittadini, quindi da persone che lottano per i diritti propri e per quelli degli altri.

 

Precedente Home Su Successiva