Marco Calgaro

 

Marco Calgaro

 

Io credo che il primo vantaggio che emerge da un convegno di questo tipo sia proprio l’occasione di riflettere su questo punto: la cosa più importante non è capire dove stanno torto e ragione, bensì cercare, con un po’ meno di rigidità e maggiore delicatezza, di salvare quante più persone è possibile dal dramma della tossicodipendenza.

Stiamo vivendo un momento nel quale, in tutto il nostro Paese, si assiste ad una reazione uniforme e diffusa quando si parla di tossicodipendenza, droga e disagio giovanile: pare che la cosa più interessante sia cercare di capire non tanto il contesto nel quale questi fenomeni si manifestano, ma un "colpevole", chi ha ragione e chi ha torto e, in genere, non manca mai "l’esperto", colui che sa tutto, cosa bisogna o non bisogna fare.

Quello che non emerge, purtroppo, è l’assoluta necessità di salvare quante più persone è possibile e, di conseguenza, adoperarsi per trovare il modo giusto per farlo.

lo credo che il primo vantaggio che emerge da un convegno di questo tipo sia proprio l’occasione di riflettere su questo punto: la cosa più importante non è capire dove stanno torto e ragione, bensì cercare, con un po’ meno di rigidità e maggiore delicatezza, di salvare quante più persone è possibile dal dramma della tossicodipendenza.

Vi ringrazio per questa riflessione alla quale portate tutti noi, le istituzioni, i partiti, le alleanze.

Sicuramente più Strada Facendo andrà avanti con il proprio lavoro su questi temi, più si renderà conto di quanto, oggi, la politica sia ancora inadatta a dare risposte adeguate a queste problematiche; purtroppo il percorso da fare è ancora molto lungo.

Da troppo tempo il discorso "droga" viene strumentalizzato, in politica come, più in generale nel mondo dell’informazione, e questo contribuisce a creare nell’opinione pubblica due diversi atteggiamenti: il primo è quello di chi non vive o non si cura del problema, il secondo è anche più discriminatorio e vede nei tossicodipendenti solamente delinquenti irrecuperabili. Per questo riconosco delle responsabilità anche ai mezzi di informazione: troppo spesso il loro unico interesse, laddove si trattano questi temi, è la contrapposizione fra posizioni di sinistra e di destra oppure fra le posizioni dei cattolici e quelle di qualcun altro. Da nessuna parte si legge però che sarebbe bene fermarsi a riflettere sul modo per salvare qualche vita in più.

Due riflessioni che ritengo importanti e che credo la città debba assimilare. Certo Torino porta avanti molti progetti rivolti ai giovani, relativi al problema del disagio giovanile, progetti che anche in futuro non verranno meno. Personalmente il primo passo che ho fatto come vicesindaco con la delega ai problemi dei giovani è stato quello di concordare con Torino Internazionale un nuovo filone di interventi. Paradossalmente, infatti, nel luogo in cui si elaborano le strategie per il futuro di questa città, si affrontava la questione dei giovani come un problema; i giovani erano ancora considerati una problema da risolvere e non una risorsa per il futuro. Oggi non è più così. I giovani, ne sono assolutamente convinto, sono la vera scommessa di questa città, la sua risorsa primaria e, certamente, non solo un problema.

È con questo spirito che vi dico che questa città deve arrivare alle Olimpiadi del 2006 non per far sfoggio di un bellissimo evento sportivo ma per riuscire adire che è cambiata, che è riuscita a coinvolgere tutti, anche le sue periferie, anche i suoi disagi. lo credo che, anche su questa strada, convegni come il vostro possano dare suggerimenti preziosi. Vi ringrazio di tutto questo. Mi fermo qui. Avrei altre cose da dire ma voglio lasciarvi lavorare. Buon lavoro a tutti e grazie davvero per quello che fate.

 

 

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