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Giornata di studi "Carcere: non lavorare stanca" 9 maggio 2003 - Casa di Reclusione di Padova
Anacleto Benedetti, dirigente del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria
Sono il dottor Benedetti, dell’Ufficio Detenuti dell’Amministrazione Penitenziaria, è da poco che sto al Dipartimento e innanzi tutto porto i saluti della mia Direzione Generale, Osservazione e trattamento. Una piccola premessa, se mi consentite: ho fatto il direttore di istituti penitenziari per quasi 25 anni e mi sono reso conto di un grosso difetto della nostra Amministrazione, che riflette quello che forse è uno dei mali peggiori della nostra società, che però non è considerato un crimine, e che è l’indifferenza. Ovviamente, quando si organizzano giornate di studi dal titolo, diciamo così, simpaticamente provocatorio, ma indubbiamente stimolante, vuol dire che stiamo cercando di rompere questo muro di indifferenza. La mia esperienza mi ha insegnato che coloro che stanno scontando una pena hanno un forte bisogno di certezze, perché la situazione di incertezza è una pena accessoria molto deleteria, che si aggiunge alla pena maggiore che è la perdita della libertà. Una di queste certezze, della quale io voglio farmi interprete presso il Dipartimento per il quale lavoro, è proprio quella di porci come obiettivo, per quanto rientra nelle nostre competenze, di migliorare la qualità della vita all’interno dei nostri istituti. Forse questa affermazione farà sorridere, ma è un obiettivo al quale noi cerchiamo di puntare con tutte le nostre risorse. Indubbiamente, in questo miglioramento della qualità della vita, rientra il lavoro. La condizione detentiva, per quella che è la mia convinzione, non è una situazione di rapporto passivo, ma è uno stato giuridico, quindi è un insieme di diritti e di doveri. Sicuramente uno dei diritti è quello al lavoro. Credo di avere l’obbligo di dare delle risposte concrete per quanto riguarda il finanziamento della legge Smuraglia. Io vi posso garantire, perché ho partecipato personalmente alla riunione che riguardava i fondi di bilancio, che abbiamo richiesto in sede di assestamento, quindi per questo esercizio finanziario del 2003, una integrazione di circa 17 milioni di euro. Ci è stata garantita una grossa copertura. Questo significa che, nell’ambito di queste risorse, cercheremo di rilanciare (nei modi che ora vi esporrò brevemente), o forse di lanciare effettivamente quella legge, che è stata chiamata in causa da subito, dal presidente Margara, che è la legge Smuraglia. È vi dirò di più, che per il prossimo esercizio finanziario si prevede (ma potrebbe essere previsto già in quest’anno) una rivalutazione delle mercedi… anche questa problematica è stata giustamente sollevata… pensate che sono ferme al 1993, cioè a 10 anni fa. La Commissione a ciò addetta "deve" riprendere i lavori e dico "deve", perché cercheremo di sollecitare le forze sociali che la compongono, il Ministero del Lavoro, i sindacati, gli enti che vi partecipano, a riprenderli entro questo mese, dopo che sono stati interrotti di recente. E vi posso garantire, perché l’ho fatto io stesso, che per il 2004 è stato richiesto uno stanziamento suppletivo del 25% rispetto al 2003. Per quanto riguarda l’applicazione della legge Smuraglia devo dire, con poca soddisfazione, che noi in data 16 aprile abbiamo convocato, ad opera del Consigliere Ardita e della dottoressa Giuffrida, che è il dirigente generale del mio settore, tutti i Provveditorati d’Italia, quindi 16 dirigenti generali, proprio per sottolineare la necessità di una puntuale verifica dell’adempimento della legge Smuraglia, dello stato di avanzamento delle varie convenzioni, delle varie posizioni lavorative che sono state attribuite in base allo stanziamento dei fondi, che come giustamente ha evidenziato il presidente Margara sono di circa 9 miliardi, quindi 4 milioni e mezzo di euro o poco più, che corrispondono a 712 posizioni lavorative, delle quali ne sono state impegnate soltanto 333. Quindi, da parte nostra, uno dei progetti, che noi chiamiamo Programma esecutivo di azione, per quest’anno e per la prima metà dell’anno prossimo, è quello di incentivare il più possibile tutte le forze sociali che debbono partecipare all’applicazione di questa normativa. Il nostro Programma esecutivo di azione per il corrente anno prevede la creazione di una rete di comunicazione permanente tra Camere di Commercio e Provveditorati dell’Amministrazione Penitenziaria. In questa sede saranno date reciproche informazioni tra l’offerta di lavoro e la domanda di lavoro, coinvolgendo le cooperative, le imprese che devono poi assumere i detenuti, o assumerli tramite i contratti di formazione, come prevede la normativa. Di più, stiamo cercando di affidare a terzi i servizi di confezionamento pasti negli istituti penitenziari. Questa è un’esperienza che si sta attuando presso la Casa Circondariale di Rebibbia, quindi l’affidamento a ditte esterne di servizi interni all’istituto. Altri spunti interessanti, sempre tesi ai principi che vi ho enunciato, espressi nella sede della riunione che vi ho detto, sono quelli di utilizzare la legge Smuraglia come strumento per una buona politica sul territorio, sia per l’immissione lavorativa, sia per la formazione professionale. Per far diventare le lavorazioni realmente produttive è necessario che siano affidate a chi le sappia gestire con criteri di economicità e profitto, ovvero esponenti qualificati del mondo imprenditoriale e degli enti locali in grado di sfruttare al meglio i fondi pubblici stanziati e disponibili. Perché, come vedete, pure nelle difficoltà economiche in sede di bilancio, i fondi non sono stati utilizzati tutti, anzi se avete notato per quanto riguarda la legge Smuraglia meno del 50%. La legge è un mezzo importante per stimolare il mercato del lavoro e rendere appetibile il lavoro penitenziario, che di norma non lo è, come ben sappiamo, purtroppo. Essa, infatti, nasce con l’obiettivo di aumentare e professionalizzare il lavoro all’interno, mediante un forte richiamo per le aziende, consistente in sgravi fiscali e agevolazioni retributive. Proprio in questi giorni stiamo approntando il nuovo decreto di attuazione della legge Smuraglia, quello che scade il 31 maggio, relativo agli sgravi fiscali. Il suo ruolo specifico è quello di far incontrare la domanda e l’offerta di lavoro dentro gli istituti, quindi va stimolata una attività di diffusione creando una fitta rete di conoscenze sul territorio. Di qui la sensibilizzazione nei confronti delle Camere di Commercio, degli Ordini professionali, delle categorie artigianali e industriali. È stata rilevata anche la necessità di proporre progetti credibili (come quello che ho detto prima, del confezionamento pasti) con istituti che sono all’avanguardia per quanto riguarda il trattamento, per cercare di aumentare la produzione delle lavorazioni penitenziarie e i relativi posti di lavoro all’interno degli istituti. Quando noi parliamo di lavorazioni penitenziarie, molto spesso, soprattutto per le lavorazioni industriali, c’è anche il grosso problema dell’adeguamento alla normativa sulla sicurezza del lavoro, alla famosa 626, la quale impone degli stanziamenti finanziari molto forti. Ma questo non vuol dire che non sarà fatto, perché pensate che nella bozza di Convenzione, che citava il presidente Margara all’inizio del convegno, è previsto che sarà a carico della società, o della impresa cooperativa, l’adeguamento dei locali ai sensi della normativa sulla sicurezza del lavoro. Quindi vedete che queste sono problematiche che sono state affrontate, ovviamente sulla carta, però noi stiamo creando un sistema capillare di controllo, tramite i Provveditorati regionali. Ci sono poi altre iniziative della direzione generale, che vi assicuro stanno in corso d’opera, perché altrimenti non le direi in questa sede e non sarei neanche autorizzato a dirle: la prima con il Ministero del Lavoro, per favorire l’impegno dei Centri per l’Impiego, e sollecitare e attivare il mondo dell’imprenditoria ad interessarsi del lavoro penitenziario. Qui ho sentito già dei discorsi molto positivi, quindi saranno esperienze che sarà mio compito, oltre che mio dovere, riportare all’attenzione dei vertici del Dipartimento. Poi, come già ho accennato, un Protocollo d’Intesa con l’Unioncamere, al fine di sensibilizzare le imprese in tutto il territorio nazionale. Questa Direzione Generale sta pertanto attivando una serie di rapporti finalizzati alla stipula di Convenzioni e, in tale ambito, è stato istituito un tavolo permanente con il Ministero del Lavoro, a cui partecipo anch’io, essendo necessario che l’amministrazione centrale rivitalizzi e si faccia carico delle politiche sul lavoro penitenziario. Io mi ricordo che abbiamo sempre accusato l’Amministrazione Penitenziaria di una scarsa progettualità, per quanto riguarda in particolare le attività trattamentali e soprattutto per quanto riguarda le attività inerenti al lavoro penitenziario. Io spero di poter assicurare un rilancio di questo, se non addirittura un lancio che prima non c’è mai stato. Si sta quindi incentivando la collaborazione con il territorio e si sta procedendo al controllo più efficace della corretta applicazione della legge Smuraglia. A noi, al centro, non arrivano dati certi sulla applicazione della legge Smuraglia, ecco perché c’è questa discrepanza tra posizioni lavorative che sono state poi retribuite e altre che invece ancora non si sa a che punto stanno. Poco meno di un mese fa abbiamo fatto una prima convocazione di tutti i dirigenti del PRAP, per sensibilizzare tutti i Provveditori a diramare alle direzioni dei distretti di competenza quelle che sono state le nostre disposizioni per l’attuazione concreta della legge Smuraglia e, quindi, chiamare le direzioni degli Istituti a rispondere con esattezza e a sforzarsi di prendere quanto più possibile contatti con le realtà sociali. Infine, si sta approntando, proprio in questi giorni, un appunto legislativo per dirimere i dubbi emersi in merito all’interpretazione dell’applicazione della legge stessa. Questi sono appunti presi da cose che si stanno facendo in concreto. Io mi auguro che, nei termini più brevi possibili per quella che purtroppo è ancora la nostra elefantiaca burocrazia, di poter dare delle risposte concrete per adempiere il dettato costituzionale, di cui troppo spesso si parla a sproposito.
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