Convegno "Carcere e territorio"

Percorsi di recupero e di reinserimento sociale delle persone detenute

Galliera Veneta (Pd) - 28 novembre 2003

 

Silvano Sabbadin, sindaco di Galliera Veneta

 

L'Ente Locale nella prospettiva del reinserimento e dell'integrazione sociale del soggetto detenuto Occorre subito. dire che tra la fine del 1999 e gli inizi dell'anno 2000, quindi circa 3 anni e mezzo fa, quando l'Amministrazione Comunale di Galliera venne coinvolta dalla proposta dell'educatrice Rosa De Marco ed approvò la prima convenzione per l'utilizzo di alcuni detenuti, in regime di articolo 21 O.P., a fianco degli operatori ecologici del Comune per interventi di recupero del verde, manutenzione stradale, sorveglianza ecologica, prese una decisione che ora possiamo definire storica, coraggiosa e dalle conseguenze decisamente imprevedibili. Del carcere, delle persone che in questa struttura vi operano, dei diversi percorsi di recupero e di promozione sociali attivati e attivabili, della normativa, delle persone recluse, noi amministratori di Galliera, non sapevamo nulla. Purtroppo è molto probabile che questa ignoranza sia molto diffusa tra amministratori locali. La lontananza fisica da Galliera, della struttura "Due Palazzi"; il silenzio sociale a cui è relegato questo servizio svolto dallo Stato per il buon funzionamento della società; l'opinione diffusa che questi problemi non riguardino il cittadino, mantengono rispetto al tema, oggetto anche di questo convegno, una sorta di tabù per cui quasi nessuno ne parla. Del carcere e dell'universo di persone che ruota attorno ad esso si sente infatti parlare molto poco e quasi esclusivamente, purtroppo, in termini negativi. Saltuariamente si legge del problema del sovraffollamento, oppure di qualche forma di protesta dei detenuti, o in occasione dì qualche evasione eccellente o perché si apre qualche indagine per corruzione o per presunti maltrattamenti. La nostra società fa fatica ad affrontare con serenità e lucidità questo argomento e dico tutto questo anche per esperienza personale. Perché noi stessi amministratori di Galliera che abbiamo accettato di lasciarci coinvolgere su questo versante, abbiamo dovuto fare e stiamo ancora facendo uno sforzo personale, per superare le nostre diffidenze e le nostre paure. Dobbiamo riconoscere che nei confronti del carcere e delle persone detenute, i primi sentimenti che si provano sono la paura e la diffidenza per cui, in ogni caso, è meglio starci il più possibile lontani. Questo è un principio di realtà di cui occorre tener conto quando ci si interroga su questi argomenti. È uno stato d'animo non facile da superare e che forse non si abbandona mai del tutto, anche quando si intraprendono iniziative come questa. Quindi due aspetti tra essi collegati e che reciprocamente si condizionano: la mancanza di conoscenza, la paura e la diffidenza. È così. Allora un primo quesito che si pone ad una Amministrazione locale è quello relativo al: "Possiamo e vogliamo fare qualcosa che migliori questa situazione!" . Oppure ci sta bene così. Perché innanzitutto bisogna vedere se ci poniamo la domanda. Se non ci poniamo la domanda oppure ci sta bene così, il problema è risolto. Stiamo tranquilli, non ne parliamo, tanto ci devono pensare gli altri, ci deve pensare lo Stato con il suo ministero. Se succede qualcosa di nuovo, tanto da comparire negli organi di stampa o in TV, è colpa di Berlusconi o di Castelli che non fanno nulla, oppure di questi immigrati che portano la prostituzione, che spacciano la droga ai nostri giovani, che compiono i furti nelle case minacciando la nostra sicurezza; anzi, bisogna fare nuove carceri altro che indulto o clemenza. Questo se vogliamo stare tranquilli, in pace con le nostre idee ed in linea con quello che può pensare la maggioranza dei cittadini, il popolo. Se invece la situazione non ci sta bene, se riteniamo che il problema non debba essere affrontato e risolto solo dagli altri, allora anche l'Ente Locale può fare molto anzi moltissimo. Tre anni e mezzo di esperienza ci consentono di affermare con ragionevole certezza, che molti dei luoghi comuni che ho appena citato possono venire, almeno parzialmente, superati e che questa nostra società, se adeguatamente accompagnata, è matura e disponibile ad accogliere e sperimentare percorsi di recupero e di reinserimento delle persone che hanno sbagliato, delle persone che hanno infranto le norme che ci siamo dati per una ordinata e pacifica convivenza. Quindi la prima condizione è porsi l'interrogativo. A noi Amministratori di Galliera la sfida è venuta da una nostra concittadina. Essa ci ha stimolato ed aiutato e io voglio pubblicamente ringraziarla non solo per la sua simpatia, ma perché ha arricchito in umanità la nostra comunità civile. Una seconda condizione per intervenire, condizione che ritengo anche questa essenziale è la seguente: la decisione dell'Ente Locale di impegnarsi su questo versante deve essere sottratta il più possibile dalla contesa partitica. Occorre che le forze politiche rappresentate nei consigli comunali sia come maggioranza che come opposizione, non affrontino questo argomento come oggetto di scontro politico: se ci si impegna, ci si impegna perché crediamo nell'uomo, perché abbiamo comunque fiducia nella persona, perché crediamo che occorre cercare sempre il recupero, perché abbiamo speranza, e perché alla fin fine il recupero va comunque a vantaggio delle sicurezze collettive. Su questo come su altri importanti argomenti per i quali è necessario e doveroso che la politica dia delle risposte, occorre anche a livello locale trovare un punto di raccordo, un terreno condiviso, un comune denominatore, che permetta di prendere anche decisioni coraggiose. Ci sono moltissimi argomenti su cui ci si può dividere a livello locale, sull'urbanistica, sui lavori pubblici, sul bilancio, sull'ambiente, ma non bisogna cadere nella tentazione di usare questo argomento per fare carriera politica o per demonizzare ed abbattere un avversario politico. In carcere ci sono persone che hanno sbagliato, persone che ora devono essere recuperate, è questo che occorre mettere bene in luce tenendo conto che questo recupero è vantaggioso a tutta la società. Occorre molta maturità politica, perché la strumentalizzazione é un rischio sempre presente e tutti ne possiamo essere vittime. Ciò non significa che bisogna per forza essere tutti d'accordo, ci mancherebbe, ma che almeno chi desidera impegnarsi possa farlo senza essere continuamente criticato per questo. È molto importante questo perché le forze politiche, che influenzano le opinioni della gente, hanno al riguardo delle grosse responsabilità. Riassumendo quindi: primo porsi la domanda, secondo evitare la strumentalizzazione politica, terzo costruire la rete. E qui entriamo nel concreto delle funzioni e del metodo. L'esperienza ci suggerisce, che l'accoglienza e l'inserimento delle persone detenute va preparata, sostenuta, socializzata. Abbiamo detto che esiste a monte una decisione; ma la sua pratica applicazione deve essere continuamente spiegata, chiarita, accompagnata ed adattata al contesto locale. In primo luogo un efficace lavoro deve essere rivolto ai dipendenti comunali, in particolare nei confronti di coloro i quali collaboreranno con i detenuti. Non bisogna trascurare questo passaggio o darlo comunque, per acquisito. I dipendenti comunali rivestono un ruolo essenziale nel quotidiano. È con loro che i detenuti intesseranno le relazioni più significative. È naturale che inizialmente possano trovarsi impreparati, pieni di dubbi, portati a rifiutare l'esperienza proposta; quindi occorre far sì che siano supportati e si sentano sostenuti e valorizzati per il loro buon senso ed equilibrio. Se i dipendenti comunali rappresentano il secondo nodo di questa rete, il terzo è rappresentato dalle Associazioni e dalle Parrocchie. Questi attori, protagonisti, non possono essere altrimenti chiamati, del nostro benessere sociale, se coinvolti e disponibili, possono intervenire sia per momenti di collaborazione pratica: mettere a disposizione la mensa della scuola materna parrocchiale, predisporre la palestra per il convegno, collaborare per il pranzo come è avvenuto oggi; sia nella diffusione di uno spirito di accoglienza che coinvolga via via strati sempre più ampi e profondi della nostra società. Questo passaggio non va trascurato. L'esperienza non deve essere avulsa ed isolata dal contesto sociale in cui si realizza. Un mutamento profondo e duraturo del nostro approccio necessita di tempi lunghi e di esperienze tangibili. In tal senso più degli amministratori sono credibili gruppi e/o persone che poco o nulla hanno a che vedere con la decisione politica. Oltre al volontariato proprio, a cui va la mia stima ed apprezzamento e che ha scelto di occuparsi concretamente di questi temi io mi voglio riferire alle associazioni dei paesi: alle Pro Loco, alle associazioni culturali, alle Biblioteche, ai comitati di quartiere. Nel concreto l'esperienza del Comune di Galliera si è sviluppata in questi 4 anni su due grandi filoni: Il primo è costituito dall'impiego dei detenuti in articolo 21 O.P.. Dal 2000 ad ora ne sono transitati oltre una ventina con professionalità diverse: manutentori, dipintori, giardinieri. Per la quasi totalità l'esperienza si è conclusa. positivamente e sono essi quindi transitati a forme di trattamento con maggiori spazi di libertà personale. Per alcuni di costoro le relazioni interpersonali .costruite a Galliera hanno permesso loro di scegliere il nostro Comune come luogo dove svolgere l'attività risarcitoria nei confronti della società. L'intervento successivo al mio spiegherà proprio questo aspetto nell'ambito del percorso di recupero della persona. Ma per Galliera questo è veramente un grande risultato di cui siamo tutti, giustamente fieri. Il secondo finalizzato a far conoscere alla popolazione di Galliera la realtà del carcere e le iniziative che l'Amministrazione penitenziaria attiva per il recupero del detenuto. Nel concreto: un convengo con l'allora Direttore dell'Amministrazione penitenziaria dottor Giancarlo Caselli sul tema: "Carcere e territorio, carcere e sicurezza"; una mostra di oggetti artistici realizzati dai detenuti: pittura, scultura, incisioni; una mostra di prodotti realizzati dai laboratori di legatoria; il Convegno odierno. È stato un argomento che ci ha impegnato molto, ci ha fatto conoscere molte persone ed un tema ignoto ci ha fatto crescere. Ne è valsa la pena, credetemi. Io voglio ringraziare di cuore e tanto, tutti coloro che hanno sostenuto questa iniziativa, coloro che hanno avuto fiducia, coloro che ci hanno fatto compagnia in questa avventura. Ritengo sia una esperienza che possa ,essere esportata in altri comuni e naturalmente siamo disponibili per coloro che volessero conoscere più da vicino ed in dettaglio questa iniziativa.