Convegno "Carcere e territorio" Percorsi di recupero e di reinserimento sociale delle persone detenute Galliera Veneta (Pd) - 28 novembre 2003
Giorgio Cuccia ASL n° 15 - Ser.T. Camposampiero
Porto ai presenti al convegno i saluti del dr. Carlo Scapin, Direttore dei Servizi Sociali dell'ASL 15, che si rammarica di non poter essere presente, per un imprevisto impegno. Sono il coordinatore della sede Ser.T. di Camposampiero, un servizio, quello delle tossicodipendenze, a contatto diretto con le problematiche del carcere essendo risaputo che circa il 40% della popolazione carceraria è formato da tossicodipendenti. All'interno dell'ASL oltre al Ser.T. si occupano di persone con problemi giudiziari anche l'Unità di Psichiatria ed il Servizio Sociale Professionale. Queste tre Unità operano mantenendo i contatti regolari con le strutture carcerarie al fine di valutare la situazione del recluso, programmare il reinserimento sociale, formulare programmi di recupero in alternativa alla detenzione e una volta ottenuti questi benefici verificare l'andamento del programma stabilito. AI momento il nostro impegno in questa area si può così riassumere: n° 2 persone sono detenute nell'ospedale psichiatrico giudiziario e seguiti con visite dall'Unità di psichiatria dei Cittadella. Mentre sono complessivamente 33 i soggetti di tossicodipendenti o alcolisti con problemi penali seguiti dal Ser.T.: 14 per il Distretto di Camposampiero e 19 per quello di Cittadella. In genere i provvedimenti sono dovuti principalmente allo spaccio di sostanze stupefacenti e secondariamente a reati di piccola criminalità (scippi, lesioni in famiglia, rapine). Entrando nel dettaglio, sui 33 casi: 8 sono quelli propriamente reclusi; 4 sono quelli appellanti in attesa di giudizio, gli altri usufruiscono di misure alternative e precisamente 7 sono in affidamento ai servizi sociali (3 direttamente al Ser.T. e 4 in CT) altri 4 sono agli arresti domiciliari (1 in CT), 5 sono in sospensione pena. Il Servizio Sociale Professionale di base negli ultimi cinque anni ha seguito una decina di persone sottoposte a provvedimenti alternativi al carcere. Al di là dei numeri, che pure hanno la loro importanza, va sottolineato l'impegno che ciascuna di queste situazioni richiede ai Servizi sia per le caratteristiche individuali dei soggetti sia per la rete istituzionale interessata a loro. Si tratta a volte di soggetti multiproblematici perché privi di una adeguata rete familiare o sociale di supporto oppure perché deteriorati o con disturbi di personalità e per i quali i Servizi debbono elaborare programmi specifici. La rilevanza degli aspetti legali comporta una maggiore attenzione dei Servizi nelle procedure di presa in carico e anche una accentuazione dei loro compiti di controllo sul comportamento dell'individuo. La pluralità di strutture interessate (ASL, Giudice, CSSA, Amministrazioni Comunali, Privato Sociale) comporta il continuo collegamento e confronto sulla attuazione del programma definito. Su quest'ultimo punto, va apprezzata la collaborazione instauratasi tra le Pubbliche Amministrazioni interessate a coloro che sono sottoposti a provvedimenti giudiziari. Infatti il carcere è aperto agli operatori dei Servizi che possono così offrire consulenza e aiuto agli utenti reclusi, il Giudice generalmente valuta positivamente le proposte di recupero formulate dai Servizi, con il CSSA vi è concordanza di intenti sia nei programmi sia nella loro verifica, le Amministrazioni Comunali intervengono attivamente nel reinserimento con sostegni economici e lavorativi congiuntamente alle cooperative del privato sociale. Proprio da questa fattiva collaborazione e integrazione tra Amministrazioni, Servizi e volontariato emergono nuove necessità e proposte per migliorare le risposte ai bisogni di questi utenti. Il Servizio Sociale Professionale propone che le dimissioni dall'Ospedale Psichiatrico Giudiziario siano comunicate in un tempo sufficientemente utile ad attuare un percorso progettuale di reinserimento che permetta anche di ricucire una rete familiare piuttosto disgregata. Il Ser.T. lamenta i tempi lunghi di attesa per l'affidamento. Trascorrono alcuni mesi tra la richiesta del detenuto di affidamento con formulazione da parte del Servizio di un programma, che tra l'altro comporta l'attivazione di varie risorse, e la risposta della Camera di Consiglio. Alcuni detenuti ottengono nel frattempo la sospensione della pena, senza quindi l'obbligatorietà del trattamento, mettendo in difficoltà il Servizio quando il Giudice dalla Camera di Consiglio, per pronunciarsi sull'affidamento, chiede l'andamento del programma terapeutico-riabilitativo. Non sono molte le Comunità Terapeutiche disponibili ad accogliere tossicodipendenti agli arresti domiciliari. Sarebbe opportuno che il Ministero della Giustizia stabilisse accordi specifici con le strutture del privato sociale ( e rivedesse le rette). È pure opportuna una politica locale che favorisca il sorgere di cooperative sociali che si prendano cura dell'inserimento lavorativo di persone con problemi penali e dipendenti da sostanze. Questo vale pure per l'attivazione di strutture di accoglienza per le persone che una volta uscite dal carcere si ritrovano prive di risorse, sole, emarginate e senza casa. La procedura di accesso degli operatori alla Casa Circondariale è facile, lo è meno, da circa un anno, quella di accesso alla Casa di Reclusione (penale): tempi lunghi e limiti nel mantenimento del rapporto con l'utente detenuto, rischiano di comportare un rallentamento delle relazioni con l'utente. Sarebbe opportuno ricostituire un coordinamento a livello provinciale tra operatori dei vari Servizi coinvolti nella gestione delle situazioni penali, quali: Ser.T., CSSA, Carcere, Cooperative Sociali, U.F. del Carcere di Padova. Ritengo che questo possa essere uno dei compiti di cui investire il Dipartimento delle Dipendenze della nostra stessa Azienda. Per sottolineare l'importanza del reinserimento per i detenuti voglio citare le parole di una lettera inviata questa settimana all'Assistente Sociale del Ser.T. da un ragazzo recluso: "Franca, sembra che ci siano i presupposti per un mio inserimento da qui (dal carcere) e me lo auguro di cuore, perché io non sono intenzionato a chiedere l'indultino, ho paura di ritrovarmi fuori senza lavoro, abitazione e quindi sappiamo che ricadrei subito (nell'eroina) e non è nelle mie intenzioni". Concludo affermando che solo dal confronto tra Pubbliche Amministrazioni e privato sociale possono nascere strategie di intervento più adeguate alle necessità di questa area di sofferenza e per questo vanno apprezzate le occasioni offerte da incontri come questo, dov'e il dialogo tra Enti diversi può facilitare la comprensione e la soluzione dei problemi. |