Convegno "Carcere e territorio"

Percorsi di recupero e di reinserimento sociale delle persone detenute

Galliera Veneta (Pd) - 28 novembre 2003

 

Vittorio Casarin, Presidente della Provincia di Padova

 

Dopo il 1975 con il nuovo Ordinamento Penitenziario viene introdotto il principio del finalismo Rieducativo della pena, secondo il quale il detenuto non è più solo un soggetto che deve essere tenuto isolato, ma un componente della società che deve essere riabilitato nell'interesse suo e dell'intera società. L'indispensabile e giusta preoccupazione dello Stato per la sicurezza dei cittadini spesso tende a un inasprimento sanzionatorio. Tuttavia le politiche di "tolleranza zero" non garantiscono efficacia ed efficienza al sistema penale: già Beccaria metteva in guardia dall'inutilità delle recrudescenze sanzionatorie.

La più accreditata dottrina penalistica e criminologica segnala come la sicurezza non si ottenga attraverso le pene, ma agendo nei confronti dei fattori criminogeni attraverso adeguate politiche sociali, educative, occupazionali, migratorie. Ossia i cittadini sono più sicuri, non quando qualcuno è trattenuto dal commettere reati dalla minaccia di una pena severa, bensì quando deliberatamente sceglie di non delinquere. Il fattore importante è, perciò, che il carcere oltre a garantire la sicurezza dei cittadini separando dalla società soggetti pericolosi, sappia fornire le adeguate motivazioni e gli adeguati strumenti perché chi vi è detenuto scelga di non commettere altri reati in futuro. Tuttavia va considerata la grande complessità del fenomeno in questione.

Il mondo delle carceri è afflitto da problemi ormai noti: primo fra tutti una situazione di cronico sovraffollamento delle strutture carcerarie (dati riferiti al giugno 2003 indicano una popolazione carceraria di 56.403). In Veneto a fronte di una capienza "regolamentare" di 1542 posti, sono detenute nelle varie strutture carcerarie 2560. A Padova sono detenute 685 persone a fronte di una capienza "regolamentare" di 421 persone. Vi è una costante tendenza all'aumento delle presenze di persone che non possono essere affidate a pene alternative perché prive di residenza fissa. Vi è una carenza di strutture per ammalati: molto spesso le problematiche droga - Aids e carcere sono strettamente collegate: si calcola che i detenuti tossicodipendenti siano circa il 28% del totale. Circa il 40% dei detenuti non ha la terza media e un altro 37% ha solo la terza media (dati Min. giustizia 2001). La maggioranza dei detenuti ha quindi un basso livello di scolarizzazione.

Possedere una scolarità avanzata continua perciò a costituire un importante fattore preventivo nel coinvolgimento in episodi di criminalità. Storicamente, poi, i gruppi sociali a maggior rischio di povertà ed emarginazione sono anche quelli che hanno affollato in modo più significativo le carceri. Gli stranieri risultano una categoria di detenuti fortemente emarginata anche perché non dispone di una rete di sostegno all'esterno del carcere. In particolare la mancanza di alloggio e di riferimenti stabili all'esterno ostacola l'accesso degli stranieri alla concessione delle misure di semilibertà, affidamento ai servizi sociali, arresti domiciliari.

Una situazione così complessa genera problemi di difficile soluzione. Il carcere da solo non è in grado di limitare la tendenza agli atti criminosi: si calcola che circa il 70% dei detenuti sia recidivo, torni in carcere, cioè, dopo aver scontato la prima pena. Manca il personale, non solo di polizia, ma soprattutto quello che opera in ambito educativo e sociale. Spesso perciò il carcere tende a ripiegarsi su se stesso, nel suo isolamento, divenendo luogo di esclusione e di rifiuto e non di recupero. È assolutamente importante, perciò, che vengano sviluppate attività che favoriscano il lavoro all'interno e all'esterno del carcere, raccordandosi con tutte le realtà di volontariato.

È necessario che vengano potenziate le iniziative sociali per aumentare le opportunità abitative e di accompagnamento al reinserimento, sostenendo le famiglie, sperimentando, in particolare, azioni di gestione della pena senza passare dal carcere. La Provincia di Padova ha collaborato all'organizzazione di un corso di formazione professionale del Fondo Sociale Europeo (Decorazione e restauro nell'edilizia), rivolto ai cittadini detenuti nel Carcere di Padova. Il corso ha coinvolto 14 carcerati per 900 ore, 800 di teoria, 100 di stage. Alla fine del corso un partecipante è stato assunto e altri potranno essere inseriti in azienda quando usciranno dal carcere. Il corso è un esempio di come le istituzioni possano contribuire a migliorare la vita carceraria, avvicinandola a quella funzione di riabilitazione sociale spesso difficile da raggiungere. I detenuti hanno dimostrato di poter tornare cittadini liberi ed importanti per tutta la società.