Convegno "Carcere e territorio"

Percorsi di recupero e di reinserimento sociale delle persone detenute

Galliera Veneta (Pd) - 28 novembre 2003

 

Michela Barichello, docente I.T.C.S. "A. Gramsci" di Padova

 

L'Istituto Tecnico Commerciale Statale "Antonio Gramsci" dal 1998 ha aperto una sezione staccata presso la Casa di Reclusione "Due Palazzi" di Padova. L'esperienza, iniziata con una sola classe, ne conta attualmente sei: un corso completo, dalla classe prima alla classe quinta, tra i detenuti comuni e una classe quinta nella sezione Alta Sicurezza. Gli studenti detenuti iscritti sono complessivamente 65, gli insegnanti coinvolti in questo anno scolastico sono 17, dei quali 10 lavorano esclusivamente in questa sezione: rappresentiamo in questo modo la maggiore realtà di scuola superiore all'interno di un carcere del Triveneto, sia come numero di iscritti, sia come numero di docenti. A giugno dell'anno corrente hanno ottenuto la maturità gli studenti che per primi erano entrati in questo progetto. La scelta di aprire una sezione di scuola superiore in carcere è stata dettata dalla necessità di concretizzare gli obiettivi generali del Piano dell'Offerta Formativa del nostro Istituto, che nei principi educativi si pone, tra gli altri, i compiti di: rafforzare, riorganizzare ed accrescere le conoscenze e competenze con particolare riferimento alle regole fondamentali della vita democratica; nel triennio far acquisire più approfondite conoscenze in ambito informatico e soprattutto economico finanziario e giuridico utili per l'ingresso nel mondo de lavoro o per il proseguimento degli studi universitari; aiutare gli studenti nella progressiva conquista dell'autonomia e nell'assunzione di responsabilità personali e sociali; arricchire la formazione culturale, umana e civile degli studenti; sviluppare la solidarietà verso tutte le differenze di carattere etnico, religioso e sociale; facilitare l'inserimento degli studenti stranieri. Accanto a questi obiettivi di carattere generale, l'I.T.C. "Gramsci" ha sempre avuto particolare attenzione per l'educazione degli adulti. In questa ottica e con la sensibilità verso i problemi sociali è stato quasi "naturale" incentivare la nascita di una sezione scolastica all'interno della realtà carceraria. I nostri studenti hanno un'età compresa tra i 25 e i 65 anni e per la loro formazione è stato adottato il Progetto Sirio, consistente in un percorso di studi flessibile che vuole valorizzare l'esperienza pregressa degli studenti e si basa sull'integrazione delle competenze culturali e professionali acquisite e sull'approccio del sapere in età adulta. È un progetto in genere adottato per gli allievi adulti dei corsi serali e prevede delle forme di intervento per il recupero della formazione di base e una didattica che risponde al maggiore nostro problema: l'estrema eterogeneità delle classi, in cui coesistono studenti di età diversa, di differente lingua, condizione sociale, provenienti dalle più disparate esperienze personali e con la più diversa scolarizzazione. La sezione carceraria dell'I.T.C. "A. Gramsci" è indipendente rispetto all'Amministrazione Penitenziaria con la quale esiste però una proficua collaborazione con tutte le sue componenti (Direzione, area socio pedagogica, area sicurezza, volontari). Il nostro intervento nella realtà carceraria, al di là del conseguimento del diploma, è finalizzato a creare un importante momento di valorizzazione dello studente-detenuto. Si cerca di ricostruire insieme con gli altri operatori un percorso di vita che recuperi le potenzialità individuali disattese o deviate. La Scuola è un'esperienza utile per i detenuti i quali vengono a contatto, molti per la prima volta, con le risorse del sapere, con persone disponibili, ma che nello stesso tempo li assoggettano a regole anche esigenti, dando loro la possibilità di acquisire una cultura generale, di confrontarsi con altre realtà diverse da quelle conosciute, in un continuo dialogo con gli insegnanti e con gli altri studenti. I rapporti con gli insegnanti sono in genere buoni e improntati al dialogo e all'ascolto, pur non perdendo di vista la meta finale del corso di studi. Le motivazioni per cui i nostri studenti si iscrivono ad una scuola superiore sono le più varie e vanno dalla possibilità di svolgere un'attività all'interno del carcere, a quella di ottenere una remunerazione per la frequenza, non ultima l'opportunità di conseguire un diploma. La frequenza di una scuola superiore da parte di un soggetto detenuto presenta una serie di problematiche di non facile superamento: il percorso intrapreso dura cinque anni, è impegnativo e ha poche gratificazioni tangibili; l'applicazione allo studio personale non è facile in quanto molti sono costretti a convivere forzatamente in una cella di dimensioni minime, con compagni dagli interessi completamente diversi; si deve rinunciare molte volte all'ora d'aria per la sua sovrapposizione con gli orari di lezione; la scuola è incompatibile con lo svolgimento di altra attività lavorativa e tale scelta determina quindi la rinuncia ad un compenso maggiore; la difficoltà a riprendere gli studi dopo molto tempo e in una età non più adatta all'apprendimento e in condizione psicologiche non sempre ottimali; per gli studenti stranieri si aggiunge l'ulteriore peso di affrontare un corso superiore con notevoli carenze nella conoscenza della lingua italiana. Nonostante si cerchi di risolvere, con la l'Amministrazione Penitenziaria, questi problemi sia dal punto di vista logistico, sia economico (con borse di studio, acquisto libri, ecc.), sia didattico (corsi di sostegno), le difficoltà rimangono. Tutto questo spiega perché in questi anni le prime classi siano sempre numerose, mentre quelle di fine corso sono composte da un numero esiguo di studenti. Inoltre è necessario aggiungere che la dispersione scolastica in ambito carcerario è dovuta a motivi del tutto normali per la vita detentiva: trasferimenti, uscita per fine della pena, possibilità di accedere all'art. 21, la semilibertà. Tuttavia riscontriamo negli studenti che rimangono e frequentano, un impegno ed una motivazione, magari acquisiti strada facendo, non sempre così vivi tra gli studenti esterni. Per molti lo studio significa riscoprire le proprie risorse e capacità, dare un senso allo stare in carcere, avere una prospettiva diversa sia per gli anni di detenzione, sia per il dopo pena. Ci sono studenti che proprio per la serietà dimostrata a scuola, sono stati chiamati a svolgere all'interno del carcere stesso lavori interessanti con la possibilità di utilizzare le competenze acquisite come l'uso del computer. Cambiano quindi anche le relazioni con gli operatori del carcere, in modo particolare con gli agenti che operano nella sezione riservata alla scuola. Infine alcuni studenti usciti per fine pena si sono iscritti alla scuola serale per portare a termine il corso di studi. Un esempio degno di nota è quello di uno studente di origine tunisina che, scarcerato a pochi mesi dall'esame di Stato, ha voluto presentarsi come candidato privatista e concludere in modo brillante quanto intrapreso durante il periodo detentivo. Lo scopo del nostro Istituto è anche quello di far sì che la sezione carceraria offra, nei limiti del possibile, le stesse opportunità della scuola ordinaria; così accanto alla normale attività didattica si sono organizzati in questi anni: corsi di informatica corsi di recupero nelle diverse discipline sostegno di lingua italiana per stranieri incontri con operatori esterni attività sportive corso di pronto soccorso uscite didattiche visioni di film. Con questo modo di operare crediamo che la nostra Scuola, ma in genere tutto l'insegnamento in carcere, risponda alla nuova visione dell'Ordinamento Penitenziario, ispirato all' art. 27 della Costituzione, che pone al centro il soggetto detenuto e la sua possibilità di recupero umano e sociale. Tuttavia non è facile per noi insegnanti lavorare in un ambiente in cui siamo inseriti dal nostro Ministero senza corsi di formazione, dove almeno all'inizio non si conoscono le diverse figure che operano all'interno del carcere, dove spesso la sofferenza per la mancanza di libertà è tangibile ed è difficile rimanerne indifferenti. Un po' alla volta però con l'aiuto dei colleghi presenti da più tempo e degli operatori con cui si collabora, si riesce ad avere una visione più chiara di quello che stiamo facendo e dell'obiettivo da perseguire: aiutare una persona nel suo tentativo di ricostruirsi una nuova dimensione per il reinserimento nella società. Come gratificazione personale basta poco, è sufficiente che un allievo in un compito di italiano scriva "È vero che le aule avevano le sbarre alle finestre? Strano, io non le vedevo".