Lettera aperta ai parlamentari

 

Giornata di studi "Carcere: salviamo gli affetti"

L’affettività e le relazioni famigliari nella vita delle persone detenute

(La giornata di studi si è tenuta il 10 maggio 2002 nella Casa di Reclusione di Padova)

Lettera Aperta a Deputati e Senatori

 

E’ possibile una proposta di legge sul diritto all’affettività per i detenuti?

 

Onorevoli Senatori, Onorevoli Deputati,

stiamo costituendo un Gruppo di Lavoro per elaborare un testo, che possa servire da base per una proposta di legge, finalizzata ad agevolare i detenuti nel mantenimento dei propri rapporti familiari e affettivi.

 

Vi chiediamo di leggere con attenzione questa lettera aperta e, se siete interessati ai suoi contenuti, di dichiarare la vostra disponibilità a una iniziativa parlamentare sul diritto dei detenuti all’affettività in carcere.

 

La Costituzione, all’articolo 27, stabilisce che le pene non possono essere contrarie al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato: ai detenuti devono essere garantiti tutti i diritti inviolabili dell’uomo e quello di intrattenere rapporti affettivi e sociali è, senza dubbio, tra i più importanti. Peraltro, la moderna criminologia ha dimostrato che la possibilità di vivere e consolidare le relazioni affettive ha un ruolo insostituibile nel difficile percorso di recupero sociale dei detenuti.

 

A fronte di questo, abbiamo un sistema penale che produce effetti disastrosi sui rapporti familiari dei detenuti. I trasferimenti in luoghi lontani da quello di residenza, le poche ore di colloquio possibili ogni mese, i luoghi privi della minima intimità dove avvengono questi incontri, finiscono per disgregare gli affetti e le relazioni che costituiscono l’aggancio primario con la società. Senza parlare della penalizzazione che devono subire persone che non hanno altra colpa che quella di essere figli, genitori o congiunti di un recluso. Il risultato paradossale di questa situazione è che il percorso di risocializzazione, che dovrebbe reinserire nella società la persona che ha commesso un reato, finisce col renderla ancor più sola ed emarginata.

 

Riconoscere alle persone detenute il diritto alla sessualità e all’affettività in carcere con i loro familiari, come già avviene in molti altri paesi europei (Svizzera, Spagna, Olanda, Danimarca, Svezia, etc.), permetterebbe quindi di agevolare il reinserimento nella famiglia e nella società attraverso la valorizzazione dei legami personali.

 

Nella Casa di Reclusione di Padova, il 10 maggio prossimo, si svolgerà una Giornata di Studi dal titolo "Carcere: Salviamo gli affetti", dedicata alla discussione di questo tema. In tale occasione verrà costituito un tavolo di lavoro, dal quale dovrebbero uscire alcune indicazioni per una proposta di legge in materia: vi invitiamo da ora a partecipare, se possibile, e in ogni caso a comunicare se siete disponibili a portare avanti una iniziativa parlamentare su questo tema.

 

Padova, 8 aprile 2002

 

Centro di Documentazione Due Palazzi 

Conferenza Nazionale Volontariato Giustizia

Casa di Reclusione di Padova

 

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