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Giornata di studi "Carcere: salviamo gli affetti" L’affettività e le relazioni famigliari nella vita delle persone detenute (La giornata di studi si è tenuta il 10 maggio 2002 nella Casa di Reclusione di Padova)
Anna Maria Pensa (Telefono Azzurro)
A Roma c’è l’area verde di Rebibbia, che fa parte del "Progetto delle cento piazze di Roma". È uno spazio bellissimo, organizzato con criteri di vivibilità veramente interessanti. Abbiamo visto che questa è un’opportunità importante per i detenuti, che incontrano le proprie famiglie e pranzano con loro. Anche lì abbiamo dovuto adattarci allo spazio che avevamo, perché non abbiamo l’opportunità di avere le scatole di giochi della ludoteca. Però facciamo giochi di animazione con i bambini e prepariamo dei piccoli bricolage insieme a loro, lavori che poi hanno un grande piacere di regalare al papà, scrivendoci sopra delle letterine.
Ornella Favero (Coordinatrice di Ristretti Orizzonti)
Il problema delle aree verdi, o di questo tipo di colloqui, non è un problema che riguardi la normativa. È possibile farlo. È un problema che riguarda il rapporto con l’amministrazione penitenziaria e la disponibilità o meno di personale. A Padova c’è l’area verde, ma non sempre viene utilizzata: sarebbe sufficiente, ma spesso manca spesso il personale. Quindi il problema è che in molte situazioni esistono le aree verdi, ma sono sotto utilizzate. Invece volevo segnalare un problema che mi hanno sottoposto le detenute madri della Giudecca. Lì c’è l’area verde e c’è la possibilità di fare colloquio con i figli, però quando un figlio diventa un poco più grande, quando comincia ad avere 14 - 15 anni, è come se non esistesse più. Se ancora il bambino ha qualche diritto, il ragazzo più grande ne ha ancora meno. Faccio un esempio: una madre mi ha chiesto di dire che lei è potuta venire alla festa del papà con la figlia di 12 anni, ma non con il figlio di 15 anni, perché il figlio di 15 anni è quasi un adulto.
Giovanni Anversa
Altre testimonianze? Prego.
Intervento dal pubblico
La suora, questa mattina, ha chiesto se era opportuno far entrare in carcere i bambini da zero a tre anni. Io penso che al bambino, fin da quando nasce, si dà la gioia e l’affetto, s’insegna l’esperienza della vita. Pertanto io non trovo negativo che il bambino, accompagnato da una madre o da un familiare, entri in carcere e stia con il proprio papà. È così negativo per un bambino da zero a tre anni entrare in carcere a trovare il suo papà? Datemi una risposta.
Giovanni Anversa
Allora chi vuole rispondere?
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