In-Veneto: notiziario settimanale sul carcere

realizzato nell'ambito del Progetto "Dal Carcere al Territorio"

Notiziario n° 14, del 19 marzo 2010

 

Notizie da Padova

La Cooperativa AltraCittà da Padova a "Fa’ la cosa giusta!

Anche Ristretti Orizzonti è intervenuto a Fa’ la cosa giusta

Festa del papà anche per figli dei detenuti

Progetto scuole-carcere

Notizie da Rovigo

Polesine Innovazione e il progetto LA.TE.R.R.A.

Notizie da Verona

Abdel e il lavoro in carcere

Un incontro con Silvio Masin, coordinatore di servizi di mediazione penale minorile

"Carceri e pene" all’Università delle terza età

A Verona contro il razzismo

Appuntamenti

Verona: assemblea di "Verona Città Aperta"

 

Notizie da Padova

 

La Cooperativa AltraCittà da Padova a "Fa’ la cosa giusta!

 

Il 12, 13 e 14 marzo la Cooperativa Sociale AltraCittà ha partecipato per la prima volta a Fa’ la cosa giusta!, la più grande mostra mercato in Italia dedicata all’economia sostenibile e solidale.

Nata su idea dell’Associazione Terre di Mezzo nel 2004 a Milano, Fa’ la cosa giusta! è il luogo d’incontro e di costruzione di reti relazionali e commerciali tra aziende (piccole e grandi), associazioni e istituzioni, impegnate nella costruzione di un nuovo sviluppo economico fondato sulla sostenibilità ambientale e sociale.

In particolare, la mostra mercato era suddivisa in 14 sezioni, una delle quali dedicata al carcere: Sprigioniamoci - Economia carceraria. Progetti, cooperative di servizio e di produzione, associazioni di promozione culturale, realtà di volontariato che operano nel mondo carcere.

La Cooperativa AltraCittà ha esposto in quest’ultima sezione i suoi prodotti, che sono stati molto apprezzati per la qualità e l’originalità - in particolare hanno avuto successo le borsette fatte con la carta di giornale -. Un’artigiana che collabora con la Cooperativa ha inoltre realizzato dei laboratori di "carta rinata", per insegnare a creare carta riciclata, a cui hanno partecipato bambini e ragazzi di varie scuole e altre persone interessate.

L’esperienza è risultata molto stimolante, in quanto erano presenti diverse realtà impegnate in ambito penitenziario e nella produzione ecologico-artigianale dal carcere, in particolare:

- Associazione Il girasole Onlus, che svolge attività di volontariato in ambito penitenziario a Milano.

- Associazione Amici di Carte Bollate, che sostiene e partecipa alla realizzazione e pubblicazione del bimestrale del carcere di Bollate (Milano), fatto da oltre 20 detenute e detenuti che comunicano fuori e dentro il carcere i loro problemi, speranze e riflessioni.

- Associazione Bambinisenzasbarre, di Milano, impegnata in ambito penitenziario nel sostegno psicopedagogico alla genitorialità in carcere.

- Associazione Opera Liquida, una compagnia teatrale con attori reclusi "comuni" del Carcere di Milano Opera.

- Banda Biscotti, ovvero il marchio legato alla produzione di deliziosi biscotti, realizzati interamente all’interno del laboratorio di cucina presente nel carcere di Verbania.

- Cascina Bollate, un vivaio di fiori, piante erbacee perenni e rose antiche nel carcere di Bollate (Milano).

- Cooperativa sociale Alice, che si occupa di reinserimento lavorativo di donne detenute ed ex- detenute, grazie a una sartoria artigianale, le cui attività si svolgono in tre laboratori, di cui due interni agli Istituti Penitenziari milanesi di S. Vittore e Bollate, e uno esterno al carcere.

- E.S.T.I.A. - Cooperativa Sociale Onlus, nata dall’incontro di differenti professionalità che da più di 10 anni svolgono attività culturali, lavorative e formative nelle carceri milanesi. Ambiti di attività: falegnameria, service audio luci, cucina biologica, una residenza teatrale stabile.

- Extraliberi scs, una Cooperativa Sociale nata nel 2007 per offrire concrete opportunità di crescita professionale all’interno della casa circondariale "Lorusso e Cotugno" di Torino. Il laboratorio di serigrafia realizza stampe per le più svariate tipologie di articoli: t-shirts e borse in cotone, polo, felpe, cappellini e abbigliamento sportivo.

- Ferro&Fuoco Jail Art and Design, una linea di prodotti di design per interni realizzati in ferro all’interno della Casa di Reclusione di Fossano.

- Made in Carcere - Manufatto di Valori, il marchio creato dalla Cooperativa Sociale Officina Creativa s.c.s. di Lecce, che utilizza materiali di scarto e riciclati, per offrire un’altra chance alle detenute e una doppia vita a tessuti e oggetti.

- Partinverse, Cooperativa Sociale Onlus di Mantova, che si occupa di progetti socioculturali destinati a persone svantaggiate, famiglie, studenti, anziani, detenute, diversamente abili ed educatori, operando con strumenti espressivi teatrali, musicali, artistici.

- Puntozero, una scuola di teatro di Milano, che utilizza teatro e cinema da oltre quindici anni per combattere il fenomeno della devianza/disagio giovanile.

- Rio Terà dei Pensieri, una Cooperativa Sociale capace di portare formazione e lavoro nelle carceri veneziane e che negli anni è riuscita a creare una realtà economica importante.

La mostra mercato quest’anno ha registrato 65 mila visitatori (il 30% in più rispetto all’anno scorso): ciò dimostra il successo di un’economia vitale, nonostante la crisi, che sa fare i conti con l’efficienza e la redditività, ma anche con le dimensioni sociali dell’agire economico.

 

Anche Ristretti Orizzonti è intervenuto a Fa’ la cosa giusta

 

Ristretti Orizzonti è intervenuto a Fa’ la cosa giusta, partecipando in particolare a un dibattito sul lavoro in carcere "Il valore del lavoro: potenzialità, esperienze e risultati delle attività lavorative nell’esecuzione penale", promosso in collaborazione con "ArticoloVentisette", Agenzia Regionale per la Promozione del Lavoro Penitenziario presso il Prap Lombardia.
L’incontro aveva come scopo anche di far conoscere ai media, al pubblico e alle imprese e cooperative interessate, le opportunità esistenti nel campo dell’economia penitenziaria e di lanciare il marchio di qualità "Sigillo", nato dal lavoro in rete degli Istituti femminili a livello nazionale, coordinato dall’Ufficio Detenuti e Trattamento del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria.
Al dibattito hanno partecipato Nanda Roscioli, responsabile della sezione "Detenzione femminile" nell’ambito della Direzione Generale Detenuti e Trattamento del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, Francesca Valenzi e altri operatori responsabili dell’Agenzia per il Lavoro Art. 27, Giacinto Siciliano, Direttore della Casa di Reclusione di Milano Opera, Roberto Bezzi, Responsabile dell’Area Pedagogica della Casa di Reclusione di Milano Bollate e, per Ristretti Orizzonti, Ornella Favero. Il dibattito è stato coordinato da Elena Parasiliti - Direttore di Terre di mezzo.

 

Festa del papà anche per figli dei detenuti

 

La festa del papà nella Casa di reclusione si è svolta martedì scorso a partire dalle ore 10.30.

Hanno partecipato un folto numero di detenuti e i loro rispettivi nuclei familiari. I bambini erano parecchi e la festa si è tenuta in palestra. I volontari del Telefono Azzurro (organizzatori dell’evento) hanno animato la prima parte della festa coinvolgendo i bimbi in attività ludico-espressive; alle ore 12 sono entrati i volontari dell’Associazione Dottor Clown che hanno animato la seconda parte. I papà hanno potuto mangiare insieme alla loro famiglia la pizza, che è stata offerta dall’Associazione Piccoli Passi. La festa è terminata alle ore 16 ed è riuscita molto bene e tutti, soprattutto i papà, sono stati felici dell’occasione conviviale che è stata permessa dalla Direzione del Carcere.

 

Progetto scuole-carcere

 

Intensa continua l’attività del progetto "Il carcere entra a scuola. Le scuole entrano in carcere" portata avanti dal Granello di Senape Padova. Anche questa settimana siamo andati fuori provincia a incontrare, lunedì 8 classi di studenti dell’Istituto Veronese di Montebelluna suddivisi in 2 incontri di due ore con 4 classi ciascuno, e giovedì nella scuola media di Grisignano, in provincia di Vicenza. È già il quarto anno che andiamo al Veronese, ma ogni volta ritrovarsi in aula magna con 4-5 classi è emozionante. Notiamo che gli studenti danno importanza ad alcuni argomenti quali la "coscienza", la famiglia, il perdono, le colpe, ma anche il futuro dei detenuti nel dopo carcere, i sogni e gli obiettivi che chi finisce la pena ha. Una domanda particolare è uscita in uno dei due incontri: "Pensate che la pena che vi hanno inflitto sia giusta?", interessante perché si intuisce il desiderio di capire qualcosa in più sulla "lunghezza" delle pene nel nostro Paese, e sulla percezione che i detenuti hanno della punizione loro inflitta. Nella scuola media di Grisignano ci si è trovati di fronte dei ragazzi veramente giovani. Erano infatti presenti due classi seconde e due terze, per cui il linguaggio usato doveva essere più semplice e diretto, ma c’è da dire che con i ragazzi più giovani le domande sono tantissime, le curiosità da soddisfare sono davvero molte, le mani alzate una marea.

Alla fine non ci hanno lasciato andare dopo le due ore canoniche, e abbiamo dovuto attardarci per quasi un’altra mezz’ora. Alla fine dell’incontro, che per ragazzi di quell’età richiede uno sforzo di concentrazione immane, ci sono stati due lunghi applausi liberatori che hanno fatto percepire ai presenti quanto gli studenti fossero entrati in empatia con i detenuti.

Ma questa settimana sono continuati anche gli incontri con le scuole in carcere, nella redazione di Ristretti Orizzonti: martedì 16 con una classe del Liceo delle Scienze sociali Marchesi-Fusinato, impegnata in una ricerca sul tema dell’educazione e della rieducazione, e mercoledì con tre classi quarte dell’Istituto tecnico Einaudi di Montebelluna.

 

Notizie da Rovigo

 

Polesine Innovazione e il progetto LA.TE.R.R.A.

 

Polesine Innovazione è un’azienda speciale della Camera di Commercio di Rovigo, che opera dalla fine del 1986 a favore dello sviluppo delle imprese della provincia di Rovigo con un’attività di servizi di terziario avanzato e di ricerca applicata. Nel Consiglio di Amministrazione di Polesine Innovazione sono presenti le Associazioni di categoria Artigiane, Industriali, Agricole e Commerciali, due Istituti di credito e l’Amministrazione provinciale.
I settori in cui l’Azienda opera, attraverso i vari servizi, sono: formazione; supporto alla gestione del Centro Universitario di Rovigo; innovazione tecnologica; ambiente e sicurezza; ricerche di mercato.

L’anno scorso Polesine Innovazione, con il patrocinio della Regione Veneto, ha dato avvio al progetto LA.TE.R.R.A. (Laboratorio Tessile e Raccolta e Recupero), realizzato in collaborazione con la Casa Circondariale di Rovigo. Il progetto ha ottenuto buoni risultati ed è stato pertanto replicato anche nel 2010.

L’attività si articola in due laboratori, uno rivolto agli uomini e uno alle donne: il primo è centrato sulle tematiche della raccolta differenziata e delle energie alternative e prevede una parte di formazione teorica e una più pratica, con un laboratorio artistico e uno di informatica, per realizzare al termine del percorso un prodotto finale comune (l’anno scorso i detenuti hanno creato, utilizzando il PC, un calendario che raccoglieva tutte le loro opere).

Con le donne, invece, viene realizzato un laboratorio tessile, anch’esso composto di una parte teorica e una pratica, per arrivare a confezionare delle bambole di pezza di vario tipo (decorative, porta-sacchetti) e dei pupazzi ferma-porta. I laboratori si svolgono una volta a settimana per 3 ore e, nonostante nell’Istituto vi sia un alto turn-over, vi partecipano in media 15 persone detenute, italiane e straniere. La valutazione di questi percorsi è molto positiva e si è constatato come soprattutto la parte pratica permetta di acquisire competenze e di apprendere assieme, conoscendosi e superando possibili incomprensioni. I prodotti realizzati nei laboratori sono stati anche messi in mostra presso la bottega equo-solidale "La fionda di Davide" di Rovigo.

 

Notizie da Verona

 

Abdel e il lavoro in carcere

 

Prima di unirsi alla nostra redazione, Abdel ha avuto modo di lavorare molto nel carcere di Montorio. Grazie all’azienda Lavoro&Futuro, il suo tempo è trascorso un po’ più in fretta rispetto a quello di molti altri reclusi, in questo senso meno fortunati di lui. Nelle righe che seguono ci racconta la sua esperienza.

"Il lavoro mi ha aiutato sia economicamente che psicologicamente. Oltre a guadagnare un po’ di soldi per andare avanti, infatti, passando il tempo fuori dalla cella ho potuto incontrare altre persone, imparare e accumulare esperienze nel mondo del lavoro.

Sono stato fortunato. Ho iniziato a lavorare dopo 4 mesi dalla mia carcerazione e questa opportunità mi ha aiutato tanto ad affrontare la mia condanna. Lavorando per 6 ore al giorno capita di dimenticarsi dell’ambiente in cui si vive e si smette di trascorrere le giornate senza un programma e nulla da fare. Giornate interminabili che stancano il doppio, tese solo ad aspettare le due ore d’aria della mattina e le due del pomeriggio, con il pensiero fisso sempre fuori, con tante domande in testa a cui la maggior parte delle volte non si trovano risposte. E trascorse aspettando con ansia e nervosismo il giorno del colloquio.

Quando ho iniziato a lavorare tutto è cambiato, a partire dal mio stile di vita dentro. Ho cominciato ad avere più speranza e voglia di andare avanti. E, come detto, a programmare le mie giornate: sveglia, colazione, lavoro, pausa, pranzo, e ginnastica in cella per mantenere il fisico in buona salute. E poi ancora doccia, cena e un po’ di televisione per sapere cosa succede nel mondo. Così la mia giornata era scandita da ritmi serrati, che non avrei mai trovato senza avere la possibilità di svolgere un’attività lavorativa quotidiana.

Scontare la pena senza lavorare, poi, è ancora più duro per chi fuori non ha nessuno che lo possa aiutare anche economicamente. Con un po’ di soldi si può trovare un po’ di sollievo. Comprare qualcosa di cui si ha bisogno e fare una telefonata a casa. Per questo dico grazie alla ditta "Lavoro & Futuro", per l’aiuto e la possibilità che mi ha dato.

 

Un incontro con Silvio Masin, coordinatore di servizi di mediazione penale minorile

 

Esperienze vive e storie di persone in mediazione. Di questo si è parlato nell’ultimo incontro, e forse il più atteso, tra quelli in programma per il corso per volontari organizzato dall’associazione La Fraternità in vista dell’apertura del centro d’ascolto di fronte al carcere di Montorio.

Il relatore, Silvio Masin, pedagogista, coordina servizi di mediazione penale minorile in Veneto e in Sicilia. Gli operatori di mediazione sono volontari, non retribuiti. I finanziamenti all’attività non provengono dal Ministero della Giustizia ma dagli Enti locali, secondo la loro sensibilità.

Il mediatore non è mai una persona sola, normalmente sono in tre; è importante la formazione a stare insieme, per conoscersi, stimarsi, avere reciproca fiducia. Chi fa i colloqui preliminari non fa poi la mediazione, per non essere influenzato ed utilizzare le informazioni acquisite in precedenza.

Il mediatore non si propone di cambiare le persone (non sarebbe imparziale) ma di offrire loro un’opportunità; spetta alle parti giocarsela. Gli strumenti della mediazione sono: fare lo specchio (dare un nome ai sentimenti); il silenzio (che costringe a dire qualcosa per riempirlo); la sintesi (per riassumere il già detto e andare avanti più in profondità). È regola la confidenzialità: nulla di quanto è detto viene riferito all’esterno. Nella relazione al Giudice si scrive solo il numero dei colloqui e l’esito. I reati minorili prevalenti, nell’invio in mediazione da parte del giudice, riguardano furti, danneggiamenti, lesioni.

Soprattutto in ambito minorile, la mediazione nasce per la vittima, non per il ragazzo reo che è già ampiamente tutelato nel progetto rieducativo. E’ alla vittima che nessuno ha mai chiesto come sta. Certo, con i tempi della giustizia, chiamarla dopo 1-2 anni, quando in vicinanza del fatto nessuno l’ha presa in considerazione, può sembrare una presa in giro.

È sempre la vittima del reato ad avere esitazioni, quando è invitata al percorso di mediazione. Perché ha paura di incontrare l’autore del reato, di rivivere i momenti dolorosi del fatto, di apparire conciliante come segno di debolezza. Alla vittima si indirizza prima una lettera, poi si fa una telefonata. Le sue risposte più frequenti sono: Ma cosa mi state chiedendo? Perché dovrei rivivere il male che cercavo di dimenticare? Si rende conto di cosa ho subito? Poi invece l’aspetto umano dell’incontro e della relazione che si instaura può addirittura diventare più forte del fatto avvenuto.

Nella messa alla prova (art. 28 DPR 22-9-88 n. 448) il ragazzo reo è portato fino alla riparazione sociale, manca però l’incontro diretto, il vedere in faccia la vittima. Condizioni perché possa entrare in mediazione sono la sua assunzione di responsabilità e la volontarietà. E’ facile convincerlo, perché in un primo tempo può considerare strumentalmente "utile" accettare l’approccio. Ma quando è seduto in ascolto, subentra la vergogna, ed è giusto che ci sia; il mediatore cerca che venga detta.

Avvengono colloqui preliminari separati e solo se da entrambe le parti si raccoglie la volontà di incontrarsi, si fa l’incontro. Eventualmente, ma raramente, se la vittima non è soddisfatta, si può fare un secondo incontro. Vittima e reo sono seduti fianco a fianco, e inizialmente non si guardano; il mediatore di fronte.

Durante l’incontro si parla poco del reato, più dei vissuti e dei sentimenti. Ogni volta le prime domande della vittima sono: Perché l’hai fatto? E perché proprio a me? Il ragazzo descrive il fatto come riguardasse solo l’oggetto fisico (quello che ha preso, che ha danneggiato); poi scopre la persona alla quale l’oggetto era riferito, e i sentimenti provocati.

La mediazione non dovrebbe essere riservata all’ambito penale, ma essere considerata un patrimonio sociale.

La mediazione sociale non è governata da norme, può sempre essere praticata non solo con chi ha subito o commesso un reato, ma in ogni altro conflitto. Il conflitto c’è, non si può pretendere di cancellarlo, ma si può viverlo in modo diverso, positivo Per esempio nei percorsi di mediazione scolastica si crea un gruppo di ragazzi mediatori, ai quali è rivolta la formazione; i genitori ne vengono messi a conoscenza, poi si istituisce lo sportello.

 

"Carceri e pene" all’Università delle terza età

 

Interesse e curiosità per la presentazione del libro Carceri e pene nella storia di Verona che si è svolta venerdì scorso nella sala civica di Palazzo Gamberoni a S. Martino Buon Albergo. L’iniziativa è stata rivolta all’Università della terza età e del tempo disponibile ed ha attirato oltre un’ottantina di persone. Pubblicato per conto dell’associazione La Fraternità e del Centro Turistico Giovanile e scritto da Francesca Viviani ed Erika Speri, il libro ripercorre la storia della città di Verona per guardare ai temi attuali della sicurezza e dell’intervento punitivo da una prospettiva ampia, che vada oltre la cieca vendetta e i pregiudizi più superficiali e sterili.

Dall’età romana ai nostri giorni - passando per le varie dominazioni e la dittatura nazifascista - un centinaio di pagine che attraversano la storia di Verona fotografandola da un’angolatura originale, scoprendo aneddoti su persone, vicende, modi di infliggere o subire le pene. Dal Torrazzo di Piazza Erbe, ritratto in copertina, fino agli Scalzi e alle carceri del secondo dopoguerra (il Campone e Montorio) per ritrovare aspetti insospettati e dettagli curiosi che stimolino a recarsi anche fisicamente nei molti luoghi che sono stati impiegati come carceri, accostando alla curiosità turistica una consapevolezza storico-sociale.

 

A Verona contro il razzismo

 

L’accoglienza sta sui mezzi pubblici. Saranno ancora una volta gli autobus di Verona, infatti, a portare in giro per la città il messaggio di apertura lanciato dalle oltre 50 associazioni del Cartello "Nella Mia Città Nessuno è Straniero". La campagna, ideata da alcuni giovani creativi e fotografi veronesi (Federico Galvani, Federico Padovani e Monica Tarocco) e sostenuta dal Centro Servizi per il Volontariato di Verona, è stata realizzata con la collaborazione delle associazioni del Cartello e di oltre 150 nuovi e vecchi veronesi. A partire dalla fine di marzo, si trasferirà all’interno dei mezzi pubblici, luogo di incontro tra veronesi di diverse età, provenienze, culture.
Ma, in occasione della settimana europea di azione contro il razzismo, il cartello ha in serbo anche altre iniziative per ribadire, ancora una volta, che Verona vuole essere aperta, tollerante e plurale.
Da lunedì 16 a sabato 20 marzo le associazioni propongono quindi una proiezione con dibattito del Film "Lezioni di cioccolato". Un’occasione per riflettere con la cittadinanza su come si possano aprire delle strade per la costruzione di un vero dialogo con l’altro inteso non come straniero, non come nemico, non come lavoratore ospite ma come essere umano portatore di una propria esperienza di vita, come cittadino a tutti gli effetti. Le proiezioni si terranno a Verona, Legnago, San Giorgio di Valpolicella, Villafranca in collaborazione con diverse associazioni del territorio provinciale.

 

Appuntamenti

 

Verona: assemblea di "Verona Città Aperta"

 

Lunedì 22 marzo alle 20,30 nell’Aula Magna Itis Ferraris in via del Pontiere, 42 (Tomba di Giulietta) incontro sui temi, tra gli altri, della convivenza e della cittadinanza. Sul primo interviene Matteo Danese del Cartello "Nella mia città nessuno è straniero". Di Cittadinanza si parlerà invece con Ioana Dunca dell’associazione mediatori culturali Terra dei Popoli.

 

Il Progetto "Dal carcere al territorio" è finanziato dall'Osservatorio Nazionale per il Volontariato - Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali - Direttiva 2007 sui progetti sperimentali delle Organizzazioni di Volontariato.

 

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