In-Veneto: notiziario settimanale sul carcere

realizzato nell'ambito del Progetto "Dal Carcere al Territorio"

Notiziario n° 17, del 10 aprile 2010

Notizie da Padova

I detenuti incontrano le scuole, ma anche un Consiglio comunale dei ragazzi

Ristretti Orizzonti nel carcere di Torino a parlare di affetti

Notizie da Venezia

Progetti e attività dell’Associazione "Il Portico"

Notizie da Verona

La storia di Khaled: un fine pena solo per morire

Gli studenti informano i detenuti in uscita

Ora il carcere pensa alla giustizia ripartiva

Entro il mese i materassi nelle celle e poi il via ai lavori nella palestra

Notizie da Vicenza

Corso di formazione per "Tutori legali di minori d’età"

Appuntamenti

Verona: incontro "L’elogio della diversità"

Vicenza: incontro "L’immigrazione e le sue regole"

Notizie da Padova

 

I detenuti incontrano le scuole, ma anche un Consiglio comunale dei ragazzi

 

Non si placa il ritmo con cui il progetto "Il carcere entra a scuola. Le scuole entrano in carcere" prosegue. Anche questa settimana sono entrate in carcere a incontrare la redazione di Ristretti Orizzonti 4 classi del Liceo Curiel di Padova, 2 classi del Liceo Cotta di Legnago e due classi dell’Istituto d’arte Munari di Vittorio Veneto, suddivise in 4 incontri di circa 50 persone l’uno.

Giovedì 9 aprile i detenuti hanno incontrato gli studenti delle 4 classi terze, nella scuola media inferiore Giovanni XXIII di Pianiga, Venezia. È il secondo anno che Il Granello di Senape va in questa scuola peraltro molto attiva anche su altri fronti. Il Professor Riccardo Abati ci ha infatti raccontato che per la seconda volta la scuola è stata invitata al Quirinale dal Presidente della Repubblica per i vari progetti che ha portato avanti: la prima volta, 2 anni fa, per un lavoro importante sulla Shoa, la seconda, quest’anno, per un percorso sulla Giornata della Memoria in cui gli studenti hanno potuto incontrare un internato a Buchenwald, Berlino, Siegen-Weidenau e dal loro percorso hanno prodotto poi uno spettacolo teatrale.

Tra gli studenti che hanno incontrato i detenuti alla scuola media Giovanni XXIII ci sono gli eletti al Consiglio Comunale dei Ragazzi, istituito già da alcuni anni e molto attivo sul fronte delle proposte formative. Le domande sono state molte, i ragazzi chiaramente sensibilizzati e preparati dai loro insegnanti, ma il momento più toccante dell’incontro è stato quando un lungo applauso è scrosciato per "festeggiare" il primo permesso di un detenuto presente, uscito dal carcere per la prima volta dopo otto lunghi anni proprio in occasione di questo incontro. Gli studenti hanno percepito l’importanza di questo momento e, a un certo punto, gli hanno chiesto che cosa provava: da questo si è capito qual era il grado di coinvolgimento di questi giovani che hanno dimostrato una grandissima sensibilità.

 

Ristretti Orizzonti nel carcere di Torino a parlare di affetti

 

Il nuovo numero di Ristretti Orizzonti parla proprio degli affetti negati, non solo ai detenuti, ma soprattutto negati ai famigliari dei detenuti, vittime innocenti di cui però non si tiene alcun conto. La direttrice della rivista redatta in carcere, Ornella Favero, e una delle redattrici sono state invitate dall’Università della Strada del Gruppo Abele a intervenire a un corso di formazione rivolto a un gruppo di operatori penitenziari - educatori, assistenti sociali dell’Ufficio di Esecuzione Penale Esterna, U.E.P.E. - e volontari sulla questione degli affetti in carcere. L’Università della Strada con il progetto "Liberare gli Affetti" ha infatti organizzato un percorso di formazione e riflessione sulla genitorialità in carcere, suddiviso in 9 incontri nell’arco di tutto l’anno.

Quello dell’8 aprile, il sesto, recitava "Affetti detenuti: il diritto all’affettività per le persone detenute". Subito Ornella Favero ha "rovesciato" la questione ponendo l’accento sui famigliari e proponendo una visione che tenga conto soprattutto dell’affettività dei famigliari dei detenuti. Portando come esempio il percorso che la redazione di Ristretti Orizzonti ha compiuto a partire dal progetto con le scuole, che ha dato una grande spinta nel cammino di responsabilizzazione dei detenuti rispetto alle loro vittime - sia quelle dirette che quelle indirette tra cui spiccano appunto i loro famigliari. Una attenzione diversa agli affetti delle persone detenute da parte delle istituzioni, e quindi una maggior possibilità di "vicinanza" tra detenuti e loro cari potrebbe risultare un deterrente anche nei suicidi, grave emergenza delle nostre carceri. Telefonate più "libere", colloqui in situazioni differenti, ampliati e facilitati, rispetto a come si svolgono ora, permessi in famiglia più ravvicinati e concessi con degli automatismi per chi già accede a questo beneficio: tutto in funzione della ricomposizione dei legami famigliari, che, così com’è strutturato ora il contatto tra detenuto e famiglia, nella maggior parte dei casi si sfaldano e si sfasciano. All’uscita dal carcere, infatti, il ritorno a casa spesso diviene un incubo sia per chi ha finito di scontare la pena, sia per quelli che lo attendono a casa.

Nella mattinata che si è svolta all’interno dell’Ufficio Stampa della Casa Circondariale "Lorusso e Cutugno" di Torino si sono toccati vari argomenti che hanno a che fare con l’affettività e con il rapporto con la famiglia e soprattutto con i figli, anche con la testimonianza diretta della redattrice di Ristretti che ha affrontato il discorso della maternità in carcere cercando di sottolineare come essa sia cosa molto diversa dalla paternità, e come la difficoltà di re-inventarsi madri la si riscontri soprattutto al rientro in famiglia.

Si è insistito anche sul fatto di come ci sia bisogno di creare una rete tra chi fa attività in carcere sul tema degli affetti, che in questo momento di pesante sovraffollamento può almeno costituire una boccata di ossigeno, e si sono avanzate alcune proposte, fra le quali alcune riguardanti la possibilità di dar vita ad associazioni a sostegno dei famigliari dei detenuti, e altre riguardanti la sensibilizzazione della pubblica opinione su questi temi attraverso un lavoro sul territorio, soprattutto nelle scuole e nei quartieri.

 

Notizie da Venezia

 

Progetti e attività dell’Associazione "Il Portico"

 

"Il Portico" è un’Associazione di volontariato, che dal 1985 offre i propri servizi nel territorio della Riviera del Brenta e cerca di coniugare l’aiuto immediato e solidale alle persone in difficoltà con l’esigenza di rimuovere le cause del disagio e dell’emarginazione. Nata da un gruppo libero di giovani impegnati nel sociale, l’Associazione ha organizzato negli anni le proprie attività fino alla configurazione attuale, così articolata:

 

a) Animazione del tempo libero per persone diversamente abili ed emarginate

Con questo tipo di attività "Il Portico" occupa uno "snodo" importante per le persone in difficoltà, ponendosi tra la famiglia e il lavoro e operando soprattutto quando, o dove, altri servizi si fermano: l’Associazione si propone, infatti, di offrire momenti di incontro e socializzazione, occasioni esperienziali semplici e significative, che aiutino a "dare più senso" a quel "tempo libero" che spesso altrimenti per queste persone risulta difficile da gestire e "grigio".

Le persone diversamente abili e/o sole, che frequentano le attività, hanno fragilità di diversa natura, con prevalenza di disagio mentale e psichico, determinato da situazioni emarginanti di vario genere. Il momento dell’accoglienza assume pertanto una particolare importanza e delicatezza: chiunque arriva deve sentirsi a proprio agio fin dal primo approccio col gruppo e tutti sono impegnati a mantenere il luogo di incontro come uno spazio in cui ognuno possa partecipare ed esprimersi liberamente.

Spesso chi è uscito da una situazione di difficoltà personale sceglie di operare come volontario nell’Associazione, e questa dimensione di reciprocità solidale rende difficile distinguere fra assistenti e assistiti, tra soci abili e "disabili". I volontari sono divisi in cinque gruppi: quattro si occupano delle uscite, mentre il quinto prepara le attività di animazione presso la sede (giochi, film, ecc.). Esiste, inoltre, una Commissione attività associative, coordinata da un responsabile, che programma tutte queste iniziative.

Il numero di coloro che partecipano con regolarità agli incontri oscilla dalle 30 alle 40 unità, a seconda dei giorni e del gradimento delle attività organizzate. I soci iscritti sono circa 330 persone, tra cui vi sono i 200 volontari (assidui ed occasionali) che si impegnano per l’Associazione; il gruppo allargato di amici, parenti, collaboratori e simpatizzanti si aggira invece attorno a 700 individui, che di solito si ritrovano nella festa annuale della seconda domenica di settembre.

 

b) Accoglienza ed ospitalità temporanea di persone in difficoltà

"Il Portico" ha a disposizione una comunità maschile, la Casa di Ennio, in cui vengono accolte persone con diverse problematiche (emarginazione, disagio psichico, assenza di una dimora, ex-detenuti), inviate dai Servizi Sociali dei Comuni di residenza, che necessitano di un supporto nei loro percorsi di reinserimento sociale.

Nella casa abitano attualmente cinque persone con varie difficoltà e tre volontari europei, che svolgono lì il loro servizio per un periodo continuativo di nove mesi.

La Commissione ospiti "Casa di Ennio", coordinata da un responsabile, e formata da operatori e volontari professionalmente preparati, gestisce l’ospitalità con l’intento di responsabilizzare e rendere autonomi i soggetti, secondo progetti di affiancamento e integrazione sociale individualizzati.

Per garantire un aiuto costante anche nelle ore notturne è stato organizzato un turnover di circa 30 volontari che dormono una volta al mese presso la sede dell’associazione e che garantiscono all’interno della casa un ambiente socializzante e stimolante per chi vi risiede.

 

c) Interventi e progetti di sensibilizzazione e coinvolgimento per la crescita di una cultura dell’integrazione e della giustizia sociale

Gli scopi che l’associazione persegue si sintetizzano nella volontà di autentica condivisione dei problemi vissuti dalle persone. Ciò significa, innanzitutto, la presa di coscienza delle cause che determinano l’emarginazione e quindi la volontà di rimuoverle, intervenendo a livello sociale e personale. Tali scopi vengono portati avanti sia a livello "personale", che "sociale", nella consapevolezza che seminando l’amicizia e abbattendo l’indifferenza, si costruisce una società migliore; viceversa, intervenendo nel tessuto politico contro leggi ingiuste, istituzioni molto spesso inadeguate e contro varie forme di violenza, si opera per il bene di ciascun individuo.

Da vari anni "Il Portico" lavora su progetti mirati. In genere essi vengono costruiti sulla base di attività che si stanno svolgendo in modo estemporaneo e che richiedono di essere ordinate, strutturate, ripensate e finanziate. Esse riguardano differenti settori di intervento: animazione, accoglienza, ospitalità, promozione, formazione, e hanno diversi referenti istituzionali e privati.

Alcuni progetti si sono conclusi, mentre altri definiscono le attività che continuano a caratterizzare l’impegno quotidiano o periodico dell’associazione.

Tra quelli conclusi, vi sono:

- Il progetto Bruzzico (La luce prima dell’alba) è stato pensato per alcuni giovani ex-detenuti che, nel momento critico della libertà definitiva, si trovavano senza casa, senza relazioni costruttive o senza lavoro.

- Il progetto Passo Lungo (La distanza e il valico che separa dalla libertà) si proponeva di offrire accoglienza alternativa al carcere per detenuti con reati minori; grazie ad esso è stato creato un gruppo di avvocati disposti ad offrire consulenza e assistenza legale gratuita inerente le problematiche giudiziarie penali e civili delle persone accolte.

- Il progetto Akim (Accoglienza comunitaria immigrati) è stato costruito sull’esigenza di ospitare gli immigrati, in modo da favorire una reale integrazione proprio nel momento delicato del primo confronto con la cultura italiana.

I progetti in corso sono i seguenti (scaricabili dal sito www.il-portico.it):

- Il Sabato del Villaggio Solidale è un appuntamento culturale, ricreativo e solidale che impegna l’Associazione quasi tutti i fine settimana; esso è finalizzato a vivacizzare e incrementare la presenza della "città" all’interno dell’Associazione, richiamando presso la Casa di Ennio, adulti, giovani e famiglie, per un pomeriggio o una serata di incontro e svago, mediante attività diverse (concerti, feste, conferenze, tornei, giochi, sala-internet, messa a disposizione degli spazi per altri gruppi o persone, ecc.).

- I progetti Musichall (Armonia della solidarietà) e INCìDi, attività di promozione del volontariato giovanile nella Riviera del Brenta, attorno alla sala musica, alla saletta per la registrazione di CD e alla sala multimediale polifunzionale attive presso la sede dell’Associazione.

- Il progetto Origami (L’origine dell’amicizia nel "gioco"), finalizzato a costruire legami di amicizia in contesti ricreativi tra persone diversamente abili.

- A spasso per l’Europa (strettamente connesso allo sportello Eurodesk, descritto in seguito), progetto che facilita percorsi di approccio alle opportunità offerte dalla Comunità Europea ai giovani, alle loro associazioni ed altri protagonisti del mondo giovanile, con particolare riguardo a persone in stato di marginalità e svantaggio sociale.

- Attraverso il progetto "Laborattivi", finanziato dall’Agenzia Nazionale per i Giovani, nell’ambito del Programma Europeo "Gioventù in Azione 2007/2013 - azione 1.1", sono stati attivati alcuni laboratori (musica, cucina, treccine ed hennè), con il fine di far incontrare varie culture del mondo nell’area della Riviera del Brenta e del Miranese.

- Il progetto "Percorsi di Educazione non Formale" è stato pensato per la promozione nelle scuole superiori di opportunità per i giovani nell’ambito del Servizio Civile Nazionale e Regionale, del Volontariato Europeo e della mobilità internazionale.

- "Il Portico" studia e realizza progetti di Servizio Civile (nazionale e regionale) e Volontariato Europeo, studiati e realizzati con lo scopo di far compiere ai giovani, italiani ed europei, un’esperienza di relazione e condivisione con persone in difficoltà, includendoli nelle varie attività che l’associazione realizza.

- Il gruppo informale "Insieme per la Musica" realizza il progetto "SA.M.I.R" (SAle Musica In Rete), che viene sostenuto anche da "Il Portico", con risorse umane ed economiche. Tale progetto prevede la messa in rete delle sale prova non professionali presenti nelle aree territoriali della Riviera del Brenta, del Miranese e della Saccisica, effettuando contemporaneamente il primo vero censimento dei gruppi musicali giovanili presenti nei suddetti territori (sito web: samirweb.nig.com).

Presso la sede dell’associazione, negli anni, sono inoltre state allestite: una sala prove musicali, una saletta per la registrazione di CD e una sala multimediale polifunzionale.

"Il Portico" mette poi a disposizione gli spazi della sua sede per incontri, conferenze, riunioni e feste di altre associazioni, gruppi e persone che lo richiedano, nella consapevolezza e nel rispetto delle finalità di integrazione sociale. Per l’utilizzo dei locali nelle ore serali è stato organizzato un turnover di circa 15 volontari che aprono, gestiscono e chiudono le sale (multimediale e musicali), attive ogni giorno dalle ore 10 alle 23 circa.

A seguito dell’afflusso di giovani generato da queste attività, nel dicembre 2005 è nata l’Associazione di volontariato socio-culturale Onlus Catarsi (web: www.myspace.com/ associazione_catarsi), che si prefigge l’integrazione sociale di persone emarginate, attraverso la creazione di attività culturali, con particolare attenzione alle proposte giovanili, nonché la realizzazione di scambi socio-culturali con giovani di altri paesi dell’Unione Europea.

 

d) Attività sociali nel territorio della Riviera del Brenta e del Miranese

Negli ultimi anni "Il Portico" ha investito molto nella creazione di reti e contatti con Enti pubblici e privati, permettendo la nascita di nuove e interessanti attività.

Dal 2004 l’Associazione è riuscita ad "entrare" nelle scuole superiori realizzando degli incontri con gli studenti (in particolar modo con le classi quarte e quinte), finalizzati a sensibilizzare i giovani sulle opportunità offerte dai progetti promossi dall’Associazione stessa (soprattutto di Servizio Civile e Volontariato Europeo).

"Il Portico" ha poi attivamente contribuito alla nascita della A.P.G. (Associazione Politiche Giovanili) Riviera del Brenta (www.apgrivierabrenta.it), proposta, e attualmente coordinata, dal Comune di Mira (Ve), che ha la funzione di creare un coordinamento per le attività in materia di politiche giovanili che si sviluppano nel territorio della Riviera del Brenta, mettendo assieme i Comuni rivieraschi, le scuole, le associazioni giovanili e i vari gruppi informali.

Tra l’ottobre 2006 e il 2009, "Il Portico" ha inoltre gestito il Progetto sperimentale Nuovi Con-t@tti, che ha previsto l’attivazione di 3 spazi aggregativi per giovani, coordinati e gestiti da 4 operatori professionalmente preparati, in cui si offrivano proposte educative e di intrattenimento alettanti, in particolare per ragazzi che utilizzavano occasionalmente droghe o alcol (inviati da servizi specialistici o di base). Contestualmente all’animazione, il progetto prevedeva la presenza di uno psicoterapeuta, che si dedicava a colloqui ed orientamento terapeutico, coordinato dalla Cooperativa Olivotti di Mira.

Da aprile 2007 l’Associazione è entrata a far parte della Rete Nazionale Eurodesk, la struttura del Programma comunitario "Gioventù in Azione" dedicata all’informazione e all’orientamento sui programmi in favore della gioventù promossi dall’Unione Europea e dal Consiglio d’Europa. Eurodesk fornisce informazioni e orientamento sui programmi europei rivolti ai giovani nell’ambito della cultura, della formazione, della mobilità, dei diritti e del volontariato. Da giugno 2007 "Il Portico" è uno dei Punti Locali Decentrati della Rete Eurodesk: lo sportello informativo viene gestito da un’operatrice appositamente formata ed è aperto, presso la sede, il mercoledì pomeriggio dalle 15 alle 20 ed il venerdì dalle 15 alle 20 dalle 9 alle 13 (euro desk@il-portico.it).

Un’altra collaborazione importante è quella tra "Il Portico" e il Tribunale per i Minorenni e l’Ufficio Esecuzione Penale Esterna di Venezia, rispetto alla misura della "messa alla prova": attualmente due ragazzi partecipano alle attività dell’Associazione un pomeriggio a settimana, impegnandosi in particolare nella manutenzione degli spazi e nella socializzazione con gli ospiti. Per i ragazzi questa è un’opportunità importante per conoscere da vicino un contesto diverso e rendersi utili per gli altri.

Di recente anche alcune scuole superiori della zona hanno iniziato una collaborazione con l’Associazione, inviando quattro ragazzi, che erano stati sospesi per un lungo periodo, in modo che facessero un’esperienza di volontariato in un certo senso "ripartiva".

"Il Portico", infine, partecipa alla programmazione territoriale dei Servizi Sociali, attraverso la presenza a vari tavoli tematici dei Piani di Zona servizi alla persona dell’Ulss 13 Mirano -Dolo, proponendo progettualità ed attività proprie. Per ulteriori informazioni e contatti: associazione@il-portico.it.

 

Notizie da Verona

 

La storia di Khaled: un fine pena solo per morire

 

Incapace di muoversi e in evidente stato confusionale. Con il corpo squamato e ricoperto di pustole dovute a una brutale psoriasi e per questo arrivato in ospedale completamente nudo. Sgraighina Khaled era un marocchino di 34 anni, fino a pochi giorni fa detenuto nel carcere di Verona. Il sabato prima di Pasqua aveva finito di scontare la sua pena e, dall’infermeria del carcere che lo aveva in cura, viste le condizioni, era stato direttamente trasferito in ambulanza al Pronto soccorso dell’ospedale di Borgo Trento. Dopo i primi accertamenti in neurologia (per un attacco epilettico avuto a poche ore dall’arrivo in ospedale) e nefrologia (per sospetta insufficienza renale), in serata era stato trasferito nel reparto di malattie infettive del policlinico di Borgo Roma. È lì che è morto lunedì scorso verso mezzogiorno. Se ne è andato solo, senza nessun familiare ad assisterlo e con ancora non del tutto chiari i motivi del decesso, su cui, dopo l’autopsia, si attendono gli esami di laboratorio per poi fare un consulto tra esperti. Arrivato da Milano dove viveva, Khaled era stato rinchiuso nel carcere di Montorio a marzo dell’anno scorso per un reato legato al traffico di droga e con una condanna di poco più di un anno. Non aveva mai ricevuto nessuno a colloquio né fatto telefonate a casa, anche se, a quanto risulta al direttore del carcere Antonio Fullone, in Italia ha una sorella con cui ora il cappellano del carcere sta cercando di mettersi in contatto. Ricoverato prima nell’infermeria del carcere, il 5 marzo Khaled aveva poi avuto il primo ricovero in ospedale.

Un detenuto ora in semilibertà che aveva avuto occasione di conoscerlo, dice: "Ricordo che ha iniziato a stare male dopo il ramadan, quindi verso la fine dello scorso settembre. Prima giocava a pallone con noi e più di una volta l’ho sfidato a carte. Era simpatico e raccontava un sacco di barzellette. Ma poi ha iniziato a stare male. Dopo un mese dai primi sintomi è stato ricoverato in infermeria. Ogni tanto lo rimandavano in cella ma ormai non era più lo stesso".

Dopo una serie di dentro e fuori dall’ospedale di Borgo Trento, il 24 marzo Khaled era stato rimandato nella struttura penitenziaria. Da qui la scelta della direzione di rivolgersi agli uffici della magistratura di sorveglianza per chiederne la sospensione della pena. Ma l’istanza non era stata accolta, e la magistratura aveva invece girato la questione al tribunale di Venezia con la richiesta di un differimento della pena. Il Tribunale non ha però nemmeno avuto il tempo di pronunciarsi, visto che il 3 aprile è arrivato il fine pena.

Khaled è morto libero, quindi, e, ironia della sorte, se ne è andato giusto in tempo per adempiere anche al decreto di espulsione con cui era stato rilasciato e che imponeva il suo rientro in Marocco entro 5 giorni dalla scarcerazione.

In attesa dell’esame medico legale, la garante dei diritti dei detenuti, Margherita Forestan, coglie spunto dalla vicenda del giovane marocchino per una riflessione ampia. "Tra i tanti diritti non tutelati nel modo migliore a causa del sovraffollamento, quello alla salute è il diritto a più alto rischio". Bisogna interrogarsi se sia giusto che chi sta in infermeria da lungo tempo continui a scontare la sua pena in carcere. È un luogo in cui bisogna stare pochi giorni, non mesi, altrimenti diventa incompatibile".

Ancora scosso e incredulo Maurizio Mazzi, volontario della Fraternità che, appena saputo della scarcerazione di Khaled, si è precipitato in ospedale per assisterlo e valutarne le condizioni reali: "Non era in grado di intendere e di volere - dice - e non riesco a capire che senso avesse che stesse in galera. Di recente era stato in ospedale più di una volta, e poi riportato in carcere. Ma sorgono inevitabili un sacco di domande: Khaled è stato rimandato in carcere perché guarito e autosufficiente? Il carcere era in grado di gestirlo al meglio? Il suo caso è stato segnalato all’autorità sanitaria, giudiziaria e del carcere? che provvedimenti sono stati presi? Le autorità preposte avrebbero potuto programmare il suo fine pena garantendo le necessarie cure?"

 

Gli studenti informano i detenuti in uscita

 

Uno sportello per chi è ormai prossimo a lasciare il carcere, per indirizzarlo sulla sua nuova vita nella società esterna. Gestito da 8 studenti universitari, il nuovo sportello, che verrà attivato all’interno della struttura penitenziaria di Montorio, prenderà il via entro la fine del mese. L’obiettivo è di fornire informazioni concrete su possibilità lavorative ma anche su possibili aiuti e servizi del territorio, pronti ad accogliere chi è in uscita dal carcere. "L’episodio del ragazzo marocchino che, appena scontata la pena a Montorio, lunedì scorso è morto in ospedale, ci fa riflettere ancora una volta sull’importanza di offrire una rete di servizi a chi esce e non ha punti di riferimento", dice il direttore del carcere Antonio Fullone. "Khaled era malato, e per questo è stato trasferito in ospedale. Ma se fosse stato bene, sarebbe uscito senza nessun contatto sul territorio, privo di una rete sociale esterna pronta a indirizzarlo e accoglierlo. Dove possiamo mandare queste persone?". Lo sportello vuole essere proprio una risposta a questo interrogativo. Giovani studenti delle facoltà di scienze della formazione e di giurisprudenza si attiveranno quindi per fornire ai detenuti (con non più di 8 mesi ancora da scontare), tutte le indicazioni necessarie perché il carcere sia inteso sempre più anche come luogo in cui attivarsi per la prevenzione.

 

Ora il carcere pensa alla giustizia ripartiva

 

Un programma pedagogico che riserva un’attenzione particolare alle vittime di reato. È quello in progetto per il 2010 dalla direzione del carcere di Montorio, finalizzato a creare esperienze concrete di applicazione della giustizia riparativa. Il direttore della struttura Antonio Fullone ha le idee chiare sul fatto che il carcere non sia solo luogo di repressione. "Ci muoveremo in due direzioni - spiega. Una di riparazione sociale, con il coinvolgimento dei detenuti in lavori di utilità pubblica. L’altra di mediazione penale, con le vittime di reato. In questo senso, naturalmente, ogni caso sarà preso in considerazione singolarmente". L’auspicio è di poter iniziare i primi passi entro l’estate anche se - conclude Fullone - "sulla mediazione penale vi è ancora una grossa confusione anche a livello nazionale".

Intanto, a Verona, l’associazione di volontariato A.S.A.V. Associazione Scaligera Assistenza Vittime di Reato, nata all’inizio del 2008, è di recente entrata a far parte di quelle iscritte al Centro Servivi Volontariato di Verona. Lo scopo ultimo è di aprire uno sportello dove le vittime di reato possano trovare ascolto, informazioni sui propri diritti e indicazioni su quali enti o associazioni possano aiutarle ad affrontare la loro condizione di vittime.

 

Entro il mese i materassi nelle celle e poi il via ai lavori nella palestra

 

Ormai è fatta. I 700 materassi nuovi per i detenuti di Montorio saranno posizionati nelle celle entro la fine del mese, accompagnati da altrettanti guanciali. Grazie all’impegno della garante dei diritti dei detenuti del Comune di Verona, Margherita Forsetan, la fondazione Cariverona ha infatti finanziato la spesa per i nuovi giacigli, oltre che per il materiale di tinteggiatura degli spazi interni (per ora quelli comuni, al più presto le celle) e, spesa ben più consistente, per il rifacimento della palestra. "Abbiamo i soldi per i lavori di ristrutturazione e messa a norma della palestra - spiega la garante. Adesso si procederà con l’assegnazione dell’appalto e, con maggio, ci auguriamo possano prendere il via vero e proprio i lavori".

 

Notizie da Vicenza

 

Corso di formazione per "Tutori legali di minori d’età"

 

L’Ufficio Regionale di Protezione e Pubblica Tutela dei Minori e l’Università degli Studi di Padova, in collaborazione con l’Azienda Ulss 6 Vicenza, Ulss 4 di Thiene e le relative Conferenza dei Sindaci, hanno organizzato il "Corso di formazione per tutori legali di minori d’età" che si svolgerà nel Complesso S. Felice - Sala Polifunzionale - in Corso SS. Felice e Fortunato 229 a Vicenza. Si tratta di un ciclo di 5 incontri finalizzati a fornire ai volontari le informazioni di base sulla tutela legale, sui compiti del tutore e sulla rete di protezione del minore. La partecipazione è gratuita previa iscrizione che dovrà essere effettuata entro il 9 aprile 2010. Info e iscrizioni: direzione.servizisociali@ulssvicenza.it o servioaffidi@comune.vicenza.it o telefonando 0444.753112/2506 - 0444.222526/2565.

 

Appuntamenti

 

Verona: incontro "L’elogio della diversità"

 

Venerdì 16 aprile alle 20.45 nella sala Pastore della sede Cisl di Verona in Lungadige Galtarossa, 22 "L’elogio della diversità", dialogo tra don Andrea Gallo, prete e cittadino di Genova, e Giampaolo Trevisi, scrittore e vicequestore di Verona. Introduce Massimo Castellani (Segretario Cisl di Verona) e coordina l’incontro Sandro Benedetti (giornalista di TeleArena). A seguire buffet interetnico.

 

Vicenza: incontro "L’immigrazione e le sue regole"

 

Il 19 aprile alle 20.30 al cinema Teatro dei salesiani in via Marconi 14, a Schio (VI), incontro "L’immigrazione e le sue regole: come disciplinare la mobilità umana senza diventare incivili". Relatore Maurizio Ambrosini, docente di Sociologia dei processi migratori all’Università di Milano e direttore della rivista "Mondi migranti". L’appuntamento fa parte del ciclo primaverile di conferenze organizzate dal centro culturale Cardinal Elia Dalla Costa.

Venerdì 23 aprile alle 20,45 nel Palazzo delle Opere Sociali di Vicenza in Piazza del Duomo incontro sul tema: "Le mafie esistono (anche al nord)". Interverranno: Don Luigi Merola, parroco per 7 anni della chiesa di Forcella (Napoli); Luciano Violante, ex presidente della Camera e della Commissione Antimafia; Giovanni Impastato, fratello di Peppino. Modera: Ario Gervasutti, direttore del "Giornale di Vicenza". Iniziativa promossa dai Giovani Democratici e dalla Rete degli Studenti Medi.

 

Il Progetto "Dal carcere al territorio" è finanziato dall'Osservatorio Nazionale per il Volontariato - Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali - Direttiva 2007 sui progetti sperimentali delle Organizzazioni di Volontariato.

 

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