IN-VENETO: INFORMAZIONE TRA IL CARCERE E IL TERRITORIO Edizione n° 35, del 4 settembre 2008
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Fondi regionali: ecco alcuni progetti
Già dalla scorsa settimana stiamo cercando di contattare le associazioni che quest’anno hanno ricevuto i fondi regionali con progetti indirizzati a iniziative socio-educative a favore dei detenuti e di persone in area penale esterna del Veneto. Questa settimana abbiamo contattato Ala ... della Cooperativa Orizzonti che si occupa ormai da anni di mediazione culturale all’interno della Casa Circondariale di Padova. Un’attività fondamentale, per dare assistenza agli stranieri che finiscono in carcere, fondamentale per capire come muoversi, o anche solo per riuscire a comunicare, visto che molti di essi non conoscono neppure la nostra lingua e che a volte finiscono in carcere per il fatto di essere clandestini e di non aver abbandonato il nostro Paese come gli era stato ingiunto. Abbiamo sentito anche l’associazione "La Gabbianella e altri animali" che svolge un lavoro importante per i bambini che stanno con le loro mamme detenute all’interno del carcere della Giudecca. Le volontarie ogni mattina portano i bambini al nido comunale, oppure, d’estate, quando gli asili sono chiusi, li portano in spiaggia o, quando ce n’è bisogno, li accompagnano a qualche visita specialistica. Questo per far sì che questi bimbi piccolissimi - tutti sotto i tre anni, visto che al compimento del terzo anno di età vengono poi staccati dalla madre con cui sono stati praticamente in simbiosi fino a quel momento - possano vivere un minimo di normalità. C’è stato inoltre un altro progetto che aveva già ricevuto un finanziamento dalla Regione per l’anno 2007/2008 il cui scopo è quello di rendere le mamme più consapevoli del loro ruolo materno, attraverso il contatto con figure professionali (pediatra, puericultrice, psicologa della relazione mamma-bambino) e attraverso attività culturali (pittura di un grande pannello decorativo appeso al muro del nido, invenzione e produzione di un libro con una favola , ecc..). Anche la cooperativa Rio Terà dei Pensieri ha visto approvato il suo progetto presentato, come ci ha raccontato il Presidente della cooperativa D’Errico, senza assolutamente immaginarsi che venisse preso in considerazione. Il progetto è quello di costruire all’interno dell’"Orto delle Meraviglie", nella Casa di Reclusione della Giudecca, un piccolo allevamento di galline ovaiole che diano un prodotto biologico di alta qualità, che verrà poi venduto al banchetto allestito ogni giovedì mattina all’esterno del carcere dove vengono venduti, ormai da anni, gli ottimi prodotti dell’orto e dei laboratori di fitocosmesi e di legatoria. Per quel che riguarda il carcere minorile, la dottoressa Catalano, educatrice nell’Istituto penale minorile di Treviso, ci ha parlato del progetto che la Uisp porta avanti all’interno dell’istituto. A parte le attività sportive con l’organizzazione di tornei di varie discipline, facendo entrare squadre sportive dall’esterno - creando così uno scambio tra i ragazzi "ospiti" e ragazzi "normali" - e l’aver attrezzato una palestra vera, il progetto prevede anche attività educative e ricreative legate ai percorsi scolastici, come il proiettare film che siano legati ad argomenti che i ragazzi stanno trattando a scuola.
Avvocato di strada torna…
È ricominciata a pieno ritmo l’attività di Avvocato di Strada, il servizio di consulenza e assistenza legale per i senza fissa dimora, i cui avvocati sono a disposizione tutti i lunedì pomeriggio, previo appuntamento. L’ufficio di segretariato non ha mai chiuso per la verità, a parte nei giorni festivi, perché i problemi delle persone non vanno certo in vacanza. Da lunedì 25 comunque ha riaperto anche lo sportello di via Vescovado e dal 18 settembre riprenderanno i corsi settimanali di formazione. Per chi ne avesse bisogno ricordiamo che per prendere appuntamento basta telefonare allo 049.8210745.
Movimento, sport e formazione
Presso la Casa di Reclusione di Padova sta per concludersi un anno di attività motoria durante il quale l’associazione Movimento Veneto Sport e Solidarietà ha proposto ai reclusi diversi percorsi: Lezioni di fitness, esercizio fisico e ginnastica per spendere diversamente e in modo salutare le ore libere durante la giornata. Corso per arbitri durante il quale hanno formato 10 detenuti con rilascio di patentino per poter arbitrare una volta fuori, magari appoggiandosi all’associazione stessa. Campionato di calcio con una squadra per piano che sta ancora disputandosi e terminerà fra un mese. Da ottobre però l’associazione svolgerà la propria attività presso la Casa Circondariale di Padova proponendo diversi percorsi che approfondiremo durante l’anno: Corso di conoscenza dell’esercizio motorio in generale (parte teorica) e pratica su attrezzi (come cardio fitness, spinning ecc...) che verranno portati apposta all’interno e potranno poi essere utilizzati durante l’anno. Corso per istruttori specifici: ci sono alcune pratiche all’interno di una palestra per cui servono degli attestati per l’esercizio e l’intenzione è quella di formare diversi detenuti in modo da fornire una competenza specifica spendibile poi all’esterno anche per un futuro lavoro presso una palestra o un centro fitness. Corso, per chi fosse interessato a questo aspetto, di gestione di associazioni sportive per cui si creerà una competenza amministrativa e con l’aiuto dell’associazione si potrà affiancare un amministratore di qualche centro sportivo affiliato per un po’ di pratica sul campo. Buone proposte in linea col bando di finanziamento regionale di quest’anno che punta l’attenzione sugli aspetti educativi di tutte le attività che si svolgono all’interno degli istituti penali.
Notizie da Venezia
Il carcere alla Biennale Cinema...
Il Comune di Venezia in collaborazione con la Direzione degli Istituti di Pena Veneziani ha istituito uno stand in occasione della Mostra del Cinema di Venezia 2008, con il fine di far incontrare il carcere con il territorio. Il tentativo è quello di far sentire il carcere come una realtà del territorio e di valorizzare e dare dignità al lavoro dei detenuti, in modo che venga favorito un corretto e completo reinserimento nella comunità di coloro che per aver commesso reati ne sono stati estromessi. Il tutto è parte del Progetto Papillon al quale partecipano varie associazioni e istituzioni e ha lo scopo di "far entrare" eventi culturali, e di "far uscire" prodotti realizzati in carcere. Nello "spazio green" al Lido sono rappresentate tutte le realtà che hanno a che fare con le carceri veneziane: l’associazione Arte e fantasia, l’associazione Balamòs che si occupa di teatro, la cooperativa sociale Il Cerchio, soci lavoratori della quale sono tantissimi detenuti e ex detenuti, la Cinit - Cineforum Italiano -, la cooperativa sociale Co.Ge.S, reinserimento lavorativo, l’associazione "La Gabbianella e altri animali" che fa dei bimbi delle donne carcerate i loro "utenti", facendoli uscire dal carcere per portarli al nido comunale, al mare, o semplicemente fuori per una passeggiata, l’associazione Il Granello di Senape - Venezia -, attiva da 12 anni nelle carceri veneziane che si occupa di favorire la conoscenza della realtà penitenziaria nel territorio e consolidare il rapporto tra la città ed il carcere, attraverso un’informazione corretta e meno stereotipata, sostenere il reinserimento sociale delle persone detenute o sottoposte a misure alternative e aiutare i familiari. Ci sono inoltre la fondazione Querini Stampalia, la cooperativa Rio Terà Dei Pensieri, che si occupa di lavoro in carcere, la New Imagine Photo Studio, l’associazione sportiva Uisp. Presso lo stand, oltre alle informazioni sulle attività che le varie associazioni fanno in carcere, sono in vendita i prodotti creati all’interno degli Istituti veneziani dai soci delle cooperative.
Notizie da Verona
Il volontariato in ascolto dei nuovi giunti a Montorio
Sono ormai trascorsi all’incirca tre mesi da quando la Casa Circondariale di Montorio ha incrementato il numero dei volontari che hanno accesso alla struttura per accogliere e informare i nuovi detenuti che vi arrivano. L’iniziativa rientra nei provvedimenti di una circolare del Ministero della Giustizia della precedente legislatura che ha per oggetto "I detenuti provenienti dalla libertà: regole di accoglienza. Linee di indirizzo". Scopo del provvedimento quello di "attenuare gli effetti traumatici della privazione della libertà e di predisporre gli interventi a tutela della incolumità fisica e psichica conseguenti all’ingresso in Istituto". Una strategia che - specifica la circolare - "presuppone necessariamente l’attivazione di stabili raccordi tra carcere e territorio utili al successivo reinserimento della persona detenuta". A Montorio sono cinque le associazioni coinvolte: La Fraternità, La Libellula, Ripresa Responsabile, La Visitazione e Progetto Carcere 663. Le prime quattro si occupano dei colloqui di prima accoglienza; a Progetto Carcere il compito di fornire "pacchettini di sopravvivenza" (in sostanza viveri) per i nuovi giunti immatricolati durante gli orari di chiusura delle cucine. Spiega il presidente della Fraternità, Roberto Sandrini: "tra i volontari della Fraternità ve ne sono di nuovi che entrano ai colloqui insieme a chi ha già una certa esperienza. Si tratta di affrontare un momento molto delicato in cui bisogna fornire agli arrivati le principali informazioni per muoversi nella struttura, ma anche quel sostegno morale di cui molti necessitano". Al momento le associazioni sono presenti 6 giorni alla settimana ma, anticipa Sandrini: "il 9 settembre ci sarà una riunione per fare il punto della situazione con tutto il pool operativo (Direttore del carcere, responsabile dell’Area Educativa, responsabile dell’Area Sanitaria, Ufficio Esecuzione Penale Esterna e Unità Operativa Tossicodipendenti in Carcere). In quell’occasione la nostra associazione si renderà disponibile a coprire anche il giorno mancante per garantire la presenza di volontari pronti all’accoglienza 7 giorni su 7, sia nella sezione maschile che in quella femminile". I "nuovi giunti" - chi arriva dalla libertà o da altri istituti - dopo aver fatto il colloquio di primo ingresso con gli operatori del carcere, sono segnalati alle associazioni dalla direzione per il colloquio di sostegno, che si svolge in una stanza a disposizione nell’area trattamentale. In questo momento vengono fornite indicazioni di massima sul come muoversi in carcere (la gestione dei soldi, i pacchi, le telefonate, i colloqui con i famigliari, ecc.) e i volontari distribuiscono la "Guida per detenuti" redatta in varie lingue (inglese, francese, rumeno, italiano e , a breve, anche arabo). Mediamente il 50 % di chi utilizza questo sevizio conosce già la realtà del carcere perché recidivo o in arrivo da altre strutture penitenziarie. In ogni caso, la direzione informa tutti della possibilità di fare questi colloqui "aggiuntivi" e quasi tutti accolgono questa opportunità. Si tratta di una procedura che gode del pieno sostegno degli agenti penitenziari, che ne vivono in prima persona gli effetti positivi. Uno strumento in più, anche per loro, per iniziare a conoscere la persona appena arrivata, con cui dovranno interagire e convivere.
Servizio civile per il carcere: ultimi giorni per inoltrare la domanda
È fissato al 15 settembre il termine ultimo per aderire al servizio civile di una delle associazioni veronesi che operano nel carcere di Montorio. Due le possibilità in atto: quella offerta dell’associazione Progetto Carcere 663 con il progetto "Metti la testa dentro" e quella dell’associazione La Fraternità di "Ascolto, orientamento e comunicazione". Entrambe godono dell’opportunità fornita loro dal progetto Gioinvolo del Centro Servizi Volontariato di Verona, destinato a giovani tra i 18 e i 28 anni, con durata dal 1° di ottobre fino al 30 settembre 2009, per un minimo di 25 ore settimanali con un compenso netto annuale di 5,200 euro. Progetto Carcere 663 opera all’interno della Casa Circondariale di Montorio, dove promuove iniziative sportive tra i detenuti o tra quest’ultimi e volontari esterni, e organizza corsi di formazione per i detenuti (pasticceria, ginnastica dolce, yoga, lettura e scrittura). Inoltre, con il Progetto "Carcere e Scuola", offre la possibilità agli studenti delle classi quinte superiori delle Scuole della Provincia di Verona di avvicinarsi alla realtà carceraria attraverso incontri di calcio e pallavolo all’interno della struttura della Casa Circondariale. Svolge infine corsi di Educazione alla Legalità presso alcuni Istituti Superiori di Verona e Provincia. Chi volesse aderire al progetto Gioinvolo per affiancarsi all’associazione prenderà parte alla varie attività da essa portate avanti con l’obiettivo principale di migliorare l’integrazione dei detenuti sul territorio, creando occasioni di relazione con la società esterna e sviluppando un percorso di analisi del carcere attraverso un intervento concreto e diretto di indagine. Le domande vanno inviate a Progetto Carcere 663 - Acta non Verba, Via Tagliamento 8, 37125 Verona, oppure all’indirizzo di posta elettronica maurizioruzzenenti@libero.it. Chi fosse invece interessato a trascorre l’anno di servizio civile con l’associazione La Fraternità, si troverà ad avere a che fare con due attività uniche sul suolo veronese: la gestione del sito internet dell’associazione - e con esso dell’intero sistema informativo locale dedicato ai problemi della giustizia (effettuazione di inchieste, interviste, ritagli di stampa, per la raccolta di notizie e commenti di rilevanza locale sui temi della pena, la loro rielaborazione e diffusione informatica) - e la presenza attiva nel Centro d’Ascolto dell’associazione, che si propone di fornire informazioni e orientamenti sulle risorse e sui servizi del territorio, a quanti interessati a riceverle (in particolare detenuti in permesso o ex detenuti, familiari di detenuti, aspiranti volontari, etc.). In questo caso le richieste vanno inoltrate a segreteria@lafraternita.it, o contattando lo 045.8004960. Per maggiori informazioni: www.lafraternita.it.
Intervista all’avvocato Stefano Zanini, presidente Camera Penale di Verona
Che cosa ne pensa del disegno di legge proposto dal senatore di Alleanza Nazionale, Filippo Berselli, che prevede modifiche alla legge penitenziaria del 1975 e al codice di procedura penale, in materia di permessi premio e di misure alternative alla detenzione? L’Unione Camere Penali ha già preso posizione su questa proposta di legge, avanzando al riguardo non poche preoccupazioni. Si tratta di una proposta che, in nome della sicurezza, mira a introdurre restrizioni pesanti alle leggi in vigore, in una direzione che non potrebbe che portare a un ulteriore sovraffollamento delle carceri. Ad esempio, l’articolo 47 della legge n. 354 del 1975 prevede che se la pena detentiva inflitta non supera tre anni, il condannato può essere affidato al servizio sociale fuori dell’istituto per un periodo uguale a quello della pena da scontare. La recente proposta di abbassare da 3 a un anno il limite di tempo, non può che significare un aumento del numero dei detenuti.
Per quale motivo, secondo lei, questa paura delle misure alternative alla detenzione? C’è un malinteso di fondo, che fa apparire i benefici previsti dalla legge del ‘75 come regalati dalla Magistratura. Ma non è così: la Magistratura concede tali benefici con una certa parsimonia. In un articolo di Repubblica dell’8 agosto, Donato Capece, segretario generale del Sappe (sindacato autonomo di polizia penitenziaria) ha dichiarato che: a fine luglio i detenuti erano quasi 55 mila, mentre la capienza delle carceri è di 42.950 posti. Servono interventi strutturali a cominciare da una più ampia applicazione della misura alternativa dell’espulsione per i detenuti extracomunitari con pena sotto i due anni.
Da un lato viene avanzato un disegno di legge per ridurre la possibilità di applicazione di misure alternative, dall’altro chi lavora nelle carceri chiede che tali misure vengano utilizzate maggiormente per combattere il crescente fenomeno del sovraffollamento. Secondo Berselli ai magistrati che, in applicazione delle norme, riconoscono benefici ai detenuti si richiede una difficile prognosi sulla condotta che questi terranno. Ma questo non è vero perché i magistrati non danno i benefici senza criterio o con superficialità. I permessi premi non sono regalati ma concessi, e prevedono determinati comportamenti del detenuto, che non li riceve certo in maniera automatica.
Nessun rischio per la società, se vengono applicati tali benefici? Sono i dati stessi a parlare. Nel 2007, su 7 mila misure alternative concesse, le revoche ammontano allo 0,14%. Nel 2007 tra l’altro ne sono state concesse poche per effetto del post indulto che ha diminuito il numero dei detenuti che potevano godere di tali benefici, ma se si guarda al 2006, su 40mila misure concesse, le revoche sono state 66, pari allo 0,16%. Le recidive in misura alternativa sono pari allo 0,16%. Un dato irrisorio e importantissimo, di cui non si tiene conto. Non bisogna marciare sui pochi casi in cui chi godeva di un permesso premio ha commesso ulteriori reati. Si tratta di casi isolati, mentre i dati sono del tutto a favore della Gozzini.
Crede che sarà accolta la proposta del senatore di An? Il disegno di legge di Berselli potrebbe fare presto a essere presentato in aula, ma si spera che si tratti di una boutade. Si tratta di una proposta inaccettabile. Non fosse che per il fatto che mira a una totale soppressione della scarcerazione anticipata (al momento di 45 giorni per ogni semestre trascorso con una buona condotta per un totale massimo di 90 giorni all’anno). La scarcerazione anticipata è uno strumento che porta i detenuti a serbare una buona condotta, a evitare risse e scontri con gli altri reclusi e con gli agenti penitenziari. Sopprimere questo beneficio rappresenta un passo del tutto ingiustificato, oltre che un oltraggio alla stessa Costituzione italiana secondo cui il fine della pena è di essere rieducativa. I 45 giorni insegnano al detenuto che un buon comportamento è un modo per iniziare quell’inserimento sociale cui la pena deve tendere.
Perché questa proposta di legge? In nome di una necessità della sicurezza ingigantita e ingiustificata. L’emergenza sta più nei 1.200 morti all’anno sul lavoro (con costi per l’Inail di 45 miliardi di euro annui) e nei 5.500 morti sulle strade, che nell’ingiustificata necessità di garantire il carcere a persone con pene brevi. Il nuovo pacchetto sicurezza ha introdotto modifiche al comma 5 dell’articolo 656 del codice di procedura penale, che prevede la sospensione entro 30 giorni per condanne brevi non superiori a tre anni (esclusi determinati reati come associazione a delinquere di stampo mafioso, violenza sessuale, etc.). Il nuovo pacchetto sicurezza prevede che la sospensione non avvenga nemmeno per furti aggravati e incendi o reati commessi da persone di diversa nazionalità. Ciò significa che le carceri saranno sempre più piene di stranieri, con furti equiparati a violenza sessuale e schiavismo, reati per i quali attualmente non opera la sospensione dell’ordine di esecuzione. Un provvedimento di facciata che non tiene conto dei dati concreti.
E quali sono i dati concreti? Le carceri sono sovraffollate e il sistema delle misure cautelari è da rivedere. Su 55mila detenuti oltre 20 mila sono in attesa di processo. 20 mila persone in custodia cautelare rappresenta senz’altro un’anomalia, un dato che stride anche con la presunzione di innocenza. Inoltre il 38% dei detenuti passati per la detenzione preventiva vengono poi prosciolti. In Italia c’è un uso massiccio della custodia cautelare che rappresenta un grande costo (32mila euro all’anno per detenuto contro i 24mila della Germania). Dal 2001 è stato istituito l’uso del braccialetto elettronico del quale però non viene fatto uso. Perché non iniziare a usare di più la misura degli arresti domiciliari? Dosando meglio le misure cautelari si può concretamente ridurre il sovraffollamento, senza sacrificare le esigenze cautelari. In un articolo uscito Sul Corriere della Sera del 21 agosto, è stata fatta luce su un altro aspetto fondamentale: il ricambio degli imputati stranieri in prigione arriva al punto che nei primi cinque mesi del 2008 ne sono entrati oltre 9.000, ma l’85% sono rimasti dentro meno di una settimana. L’articolo prosegue riportando l’ultima relazione del Dap (Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria) al ministro, in cui è scritto: "Il fenomeno si presenta come realmente dirompente per l’organizzazione penitenziaria, occorre chiedersi se una permanenza così breve per un numero così alto di detenuti soddisfi le esigenze processuali e quelle di difesa sociale sottese all’applicazione di misure cautelari, in considerazione, anche, dell’assenza di una procedura effettiva di espulsione".
Si parla di costruire nuove carceri per combattere il sovraffollamento. Cosa ne pensa? L’ipotesi di nuove carceri prevede la spesa di molti soldi per la struttura e per il personale, in un momento in cui il bilancio del Ministero della Giustizia è sempre più magro, a cominciare dai tagli di 300 milioni di euro in tre anni disposti con il decreto Bersani del 2006.
Sembra che ci sia un po’ di confusione. Con proposte politiche non sempre aderenti alla realtà. Tutte contraddizioni che verranno affrontate nel dibattito parlamentare. In ogni caso la Gozzini è una legge del ‘86, in vigore da 22 anni. In Italia è una rarità che una legge rimanga intatta per così tanto tempo, il che non può che significare che è sempre stata considerata una buona legge. Non si tratta di essere buonisti a tutti i costi, ma di fare i conti con bilanci e scopi di Stato. Bisogna garantire la sicurezza ai cittadini. E lo si fa anche garantendo un trattamento sanzionatorio umano e rieducativo in vista di un benessere generale. In questo modo è tutta la società a guadagnarne. Se si pensa solo a una pena afflittiva è più probabile ottenere la delinquenza. Mentre il detenuto deve avere la possibilità di predisporre il terreno per quando uscirà, con la ricerca di un lavoro, di una casa, e di quella serie di contatti e punti di riferimento fondamentali per non tornare a delinquere una volta fuori.
Notizie da Rovigo
Palloni e maglie in carcere
Lunedì 25 agosto i volontari del Centro Francescano di Ascolto hanno consegnato, nella locale Casa Circondariale, due palloni e 20 casacche, 10 rosse e 10 verdi, offerte dal Calcio Rovigo per i detenuti delle sezioni maschile. Il presidente Sannia e il signor Patresi hanno voluto, attraverso l’apporto di una delle associazioni di volontariato da anni impegnata, dare un segno di attenzione e solidarietà nei confronti della popolazione carcerata che vive in condizioni precarie a causa del sovraffollamento e del caldo che ha segnato l’estate 2008. Hanno consegnato il tutto al direttore dell’istituto penitenziario Fabrizio Cacciabue gli operatori volontari e Livio Ferrari, fondatore del Centro Francescano di Ascolto, ha ribadito che "questo segno vuole inserirsi in un augurio che ogni soggetto del territorio sappia superare le distanze culturali e i personalismi, per essere più uniti che mai nel difendere strenuamente i diritti dei più deboli, mantenendo quel ruolo illuminato e profetico che possa segnare il progresso dell’umanità, ultimo bastione di un comune desiderio di liberazione, per costruire insieme quelle alternative di pace alle tragedie mai completamente debellate ed ancora in essere come: i campi di concentramento, le armi nucleari, i genocidi, la schiavitù, l’apartheid, etc., per arrivare alle carceri e ai centri di permanenza temporanei nostrani. Riappropriamoci della nostra capacità di indignazione, lontani da interessi strumentali, per costruire insieme una società dove i luoghi del possibile diventano reali, per dirla con San Francesco "contrapponendo la gioia di essere alla miseria del potere".
Appuntamenti
Verona: Chi sbaglia merita amore?
Venerdì 5 settembre a Soave. Chi sbaglia merita amore? Testimonianze dal carcere. Questo il titolo dell’incontro che si svolgerà alle 20.30 nella Chiesa di Santa Maria dei Padri Domenicani a Soave. La serata è organizzata dalla Fondazione Ettore Russo, la quale opera da alcuni anni attraverso iniziative di alto contenuto di solidarietà sociale e morale, per rendere omaggio alla memoria dell’uomo generoso di cui porta il nome. Saranno presenti - oltre al presidente della Fondazione, Giovanni Salvagno - il sindaco Lino Gambaretto, il parroco don Claudio Tezza e fra Beppe Prioli, fondatore dell’associazione La Fraternità, che da 40 anni opera nel mondo del carcere.
Verona: Festa del volontariato provinciale
Domenica 7 settembre. "Dal cuore di Verona al cuore della gente". La manifestazione, organizzata dal Centro Servizi Volontariato di Verona, si terrà in piazza Bra dalle 10 alle 19, con la presenza di oltre 50 stand informativi di associazioni di volontariato veronesi. Un’importante occasione per farsi conoscere e raccogliere fondi per le proprie iniziative, in uno spirito di festa, di accoglienza e disponibilità. Anche La Fraternità sarà presente alla giornata per offrire a veronesi e turisti l’opportunità di ammirare ed eventualmente anche acquistare le varie produzioni di artigianato e pittura realizzate da detenuti e detenute della Casa Circondariale di Montorio. Saranno in vendita anche tutte le pubblicazioni della Fraternità. Direttore: Ornella Favero Redazione: Chiara Bazzanella, Francesca Carbone, Livio Ferrari, Vera Mantengoli, Paola Marchetti, Maurizio Mazzi, Francesco Morelli, Riccardo Munari, Franco Pavan, Paolo Pasimeni, Jaouhar Redouane, Daniele Zanella.
Iniziativa realizzata nell'ambito del Progetto "Il Carcere dentro le Città", realizzato grazie al contributo del "Comitato di Gestione del Fondo speciale per il Volontariato del Veneto" |