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Carceri: il governo sparge sale sulle
ferite Liberazione, 17 luglio 2008 Le
denunce degli esperti non sfiorano i piani alti di Palazzo Chigi. Il Governo, di
fronte dell’emergenza carceraria e del sovraffollamento crescente, guarda e
passa. Non solo da più parti si ribadisce l’intenzione di costruire nuove
carceri, ma si preparano leggi destinate ad aumentare il numero dei detenuti. È
al vaglio del Parlamento il ddl n. 623 a firma dei parlamentari del Pdl Filippo
Berselli e Alberto Balboni, recante “modifiche alla legge 26 luglio 1975, n.
354, e al codice di procedura penale, in materia di permessi premio e di misure
alterative alla detenzione”. In pratica la maggioranza vuole scardinare le
leggi Simeone-Saraceni e Gozzini, quelle che concedono benefici ai detenuti e lo
sconto della pena in strutture diverse dalle galere: affidamento ai servizi
sociali, domiciliari, semilibertà. Il
testo del centrodestra raddoppia da dieci a vent’anni il periodo di pena che
deve essere espiata da un condannato all’ergastolo che abbia tenuto condotta
meritoria prima di poter accedere al permesso premio. Viene alzata da 70 a 75
anni l’età per accedere per motivi di anzianità alla detenzione domiciliare,
si allungano i tempi per ottenere la semilibertà (in alcuni casi si chiede di
espiare in carcere almeno i 3/4 della pena), viene soppressa la liberazione
anticipata. Misure che secondo le stime degli operatori penitenziari
porterebbero a un surplus di detenuti dietro le sbarre pari a 20mila unità. Abolire la Gozzini, per quale idea
di carcere? In-Veneto, 17 luglio 2008 “Se
l’obiettivo del carcere è la morte civile di chi ha sbagliato, la legge
Gozzini è senz’altro abrogabile. Se invece quello a cui mira è rieducare le
persone, si tratta di una legge fondamentale per le misure alternative che
prevede in agevolazione di tale percorso”. Stefano Schena, Direttore del Centro Polifunzionale Don Calabria di
Verona, ha le idee chiare su quali siano i punti di partenza da cui iniziare
a interrogarsi su eventuali modifiche alla legge Gozzini. Da
un lato una prospettiva sociologica che risponda alla domanda “a cosa serve il
carcere e quali sono le sue finalità?”, dall’altro dati oggettivi su cui le
diverse forze in causa (Magistratura, Forze dell’ordine, direzioni delle
carceri e associazioni) possano basare una revisione seria e scrupolosa. Continua
Schena: “è evidente che se il carcere intende solo contenere le persone
considerate pericolose per la società, indipendentemente dalla pericolosità
del reato, allora non c’è motivo per cui non venga abolita. Ma la Gozzini
dovrebbe essere il punto di partenza di un’analisi critica e oggettiva, che
restituisca al problema del carcere un’importanza prioritaria nel senso del
recupero della persona: un aspetto senz’altro più globale e comprensivo
rispetto a quello del quanto e come si sta in carcere”. Secondo
Schena oggi si assiste a un aumento della percezione della mancanza di
sicurezza. Mancanza che viene imputata alla società multietnica, alla pelle
dell’altro, agli atteggiamenti di persone considerate diverse, a stranieri con
situazioni non stabili e magari clandestini. “Abolire
la Gozzini - conclude il Direttore del Don Calabria - significa assecondare
questa percezione e non avere una visione critica dei risultati ottenuti con
l’applicazione di tale legge”. Intervento di Rebecca
Mantelli (Uepe Genova, Savona, Imperia) Vi
scrivo in qualità di Assistente Sociale, nonché RSU dell’Uepe di Genova,
Savona ed Imperia.Nel ringraziarvi per l’iniziativa a sostegno della Legge
Gozzini, vorrei che tra le adesioni fosse inserita quella degli Assistenti
Sociali dell’Uepe dove lavoro. Tale adesione è uno degli esiti di una
riunione avvenuta in data di ieri sull’argomento. Seguirà, a breve giro, un
documento in fase di elaborazione da parte di alcuni colleghi, con osservazioni
e proposte che speriamo possiate pubblicare sul vostro sito. Adesioni all’appello
pervenute oggi Stefano
Schena (Direttore Centro “Don Calabria” di Verona) Rebecca
Mantelli (Assistente Sociale C1, Uepe Genova, Savona, Imperia) Chiara
Maria Cernaz (Studentessa Psicologia Sociale e del Lavoro di Padova) Giulia
Cella (Volontaria presso la Casa Circondariale “Dozza” di Bologna) Marco
Dotti (Educatore Professionale, Agente di Rete carceri di Brescia) Vittorio
Capecchi Armando
Reho
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