Direttore: Ornella Favero

Redazione: Padova, Via Citolo da Perugia 35

Telefax 049.654233. Mail: redazione@ristretti.it 

Sito internet: www.ristretti.org  

 

Notiziario quotidiano dal carcere

--> Rassegne Tematiche <--

Edizione di venerdì 7 marzo 2025

di Raffaella Calandra

Il Sole 24 Ore, 7 marzo 2025 Settemila nuovi posti nel piano del commissario all’edilizia; sul lavoro, fermo il ddl del Cnel come la cabina di regia per la salute penitenziaria. C’è un pezzo di Repubblica dietro quelle alte mura. Ed è lì che siamo andati. Al di là di cancelli, pregiudizi e slogan. Tra vecchi edifici e improvvise eccellenze; tra brucianti bisogni, nuove emergenze e princìpi inattuati; ma anche tra “generosi operatori” e preziosi volontari, che si adoperano per bilanciare la sicurezza con la funzione costituzionale della pena. Consapevoli che “tutte le istituzioni e tutti i corpi sociali - secondo il richiamo del Presidente della Repubblica - sono chiamati a fornire collaborazione per quanto avviene dentro gli istituti penitenziari”. Lì dove Papa Francesco ha aperto la seconda Porta Santa del Giubileo con un appello a “non perdere la speranza”.

 

di Filippo Biafora

Il Tempo, 7 marzo 2025 La popolazione penitenziaria conta 62.132 persone contro una disponibilità di 46.910 posti. Una strage silenziosa è quella che si consuma da anni nelle carceri italiane. Dal 2020 a oggi sono 1.118 í detenuti morti in carcere e di questi sono stati 361 i detenuti suicidi. Il carcere romano di Regina Coeli detiene il triste primato per numero di suicidi nello stesso arco di tempo: 15. A riportare i dati è il report del Garante dei detenuti del Lazio “Un silenzio assordante sul carcere”. Il 2024 è stato l’anno nero, partendo dal 2020, con 248 morti fra i carcerati ma nel primo bimestre del 2025 si è già a 54. Numeri in linea con quelli del 2022 in cui nei primi due mesi i morti toccarono quota 85. I suicidi in carcere sono strettamente legati alle condizioni di vita nei penitenziari, rese difficilissime soprattutto dal sovraffollamento.

 

di Eugenio Losco*

umanitanova.org, 7 marzo 2025 Gennaio 2023. Con uno sciopero della fame a oltranza, l’anarchico Cospito sta costringendo tutto il paese a interrogarsi sulla legittimità del 41 bis, il regime di carcere durissimo cui è sottoposto. La determinazione dell’anarchico sta facendo emergere il tema del rispetto dei diritti umani dei detenuti in genere, e di quelli sottoposti a regimi detentivi differenziati, uno dei grandi rimossi del dibattito pubblico italiano. Il governo più a destra della storia della repubblica, insediato solo pochi mesi prima, è in difficoltà. Ma il deputato meloniano Donzelli crede di avere in mano la carta vincente per cambiare la narrazione: ha la prova che Cospito ha parlato con un condannato per mafia, ricevendone solidarietà. Coincidenza, succedeva nello stesso giorno in cui alcuni parlamentari della sinistra (non invitati) si recavano in visita all’anarchico. Risulta da un rapporto della Polizia Penitenziaria, che ha registrato la conversazione.

 

di Franco Corleone e Katia Poneti

L’Espresso, 7 marzo 2025 Pubblichiamo qui un estratto della prefazione al libro “Un ossimoro da cancellare”, frutto di un lavoro di ricerca de “La società della ragione”, condotto tra il 2022 e il 2023 grazie al contributo della Chiesa Evangelica Valdese e alla collaborazione dell’Ufficio del Garante dei detenuti della Toscana. Da 250 a 300 persone subiscono una pena aggiuntiva dopo aver scontato la condanna. Sono i destinatari delle misure di sicurezza, un meccanismo perverso di epoca fascista. Da abolire. Un fenomeno, quello delle case lavoro e delle colonie agricole - nove strutture in tutto - che sta al margine perché riguarda un numero esiguo di persone, ma anche perché ne intercetta la marginalità, non per supportarla ma per punirla.

 

di Gianni Alemanno e Fabio Falbo*

Il Tempo, 7 marzo 2025 Caro Direttore, ci rivolgiamo a Lei come detenuti che si trovano oggi a fare i conti con un pianeta carcerario collassato. Siamo due persone molto diverse: una da sempre impegnata in politica che si è trovata improvvisamente catapultata in questo mondo e l’altra che, vivendo da molto tempo in questa condizione, in carcere è riuscita a laurearsi in giurisprudenza e oggi lavora per assistere gli altri detenuti nella difesa dei propri diritti. Ci accomuna lo stupore e l’indignazione per una situazione carceraria insostenibile, contraria ai dettati costituzionali, che non viene neppure percepita nel dibattito pubblico italiano. L’inizio dell’Anno giubilare e i ripetuti appelli di Papa Francesco per un atto di clemenza finalizzato almeno a ridurre il sovraffollamento carcerario, avevano aperto una speranza tra i detenuti e i loro familiari, ma quegli appelli sono fin troppo rapidamente caduti nel vuoto.

 

di Delia Cascino e Titti Vicenti

L’Espresso, 7 marzo 2025 Nel 2024, oltre a 88 detenuti, si sono tolti la vita sette membri della Polizia penitenziaria. Resistere a violenze, disorganizzazione e doppie mansioni è difficile. Soprattutto se si è lasciati soli. “A1 lavoro ho visto persone cucirsi la bocca con il filo di ferro. Alle volte, pur iniziando la mattina, finisco il turno a tarda sera”. Mario (nome di fantasia) fa l’agente di Polizia penitenziaria in un carcere del Nord Italia. Soffre di ansia e disturbi del sonno. “Ho preso molti chili. I pensieri mi tormentano”, ammette. Alcuni suoi colleghi, rivela, chiedono il congedo o preferiscono assentarsi tramite certificato di malattia. Nel sistema carcere perdono tutti. Lo scorso anno, si sono tolti la vita sette agenti e 88 persone detenute. Suicidi, aggressioni e rivolte generano alti livelli di stress.

 

di Don Vincenzo Russo*

perunaltracitta.org, 7 marzo 2025 Ho letto l’intervista rilasciata su Toscana Oggi dall’Ispettore Generale dei cappellani delle carceri, don Raffaele Grimaldi, in occasione della sua visita di tre giorni presso alcuni istituti penitenziari della Toscana. Dalle sue parole voglio trarre alcune riflessioni. Tutti deplorano le condizioni in cui sono costrette a vivere le persone detenute e, alla loro situazione oggi disperata, vogliono anteporre l’annuncio di una prospettiva opposta, appunto quella della speranza. Così si esprime anche l’Ispettore Generale. Ma se ci fermiamo un attimo e andiamo oltre la superficie, scopriamo che la speranza di cui si sente parlare è un vestito vuoto, una parola di fumo che presto svanisce, piuttosto adatta ad infiorettare un cristianesimo di facciata.

 

di Marco Bracconi

Il Venerdì di Repubblica, 7 marzo 2025 Carcere milanese di Bollate. Trentotto detenuti condannati per reati sessuali seguono un programma speciale, unico in Europa, che dovrebbe aiutarli a riconoscere le violenze commesse. Obiettivo: non commetterle più. Risultati? Ottimi. Abbiamo assistito a uno dei loro incontri (senza dimenticare le vittime) La prima cosa di cui ti accorgi quando varchi il muro di cinta del carcere di Bollate è la luce, tanta luce. E poi i colori. Vuol dire che la galera non è mai un bel posto ma può almeno essere un luogo dove provare a ricominciare, perfino se hai commesso il reato più odiato dalla società, dai reclusi comuni e talvolta da te stesso: stupro, molestie sessuali gravi, pedofilia, pedopornografia, revenge.

 

di Guido Corso*

L’Espresso, 7 marzo 2025 La separazione delle carriere dei giudici e dei magistrati del pubblico ministero richiede una modifica costituzionale? È questa la strada battuta dal governo e dalla maggioranza parlamentare. È possibile, tuttavia, che l’operazione possa essere compiuta a costituzione invariata. Gli argomenti? 1) Ogni processo si svolge nel contraddittorio tra le parti, in condizioni di parità, davanti a un giudice terzo e imparziale (articolo 111 comma 2 della Costituzione) Il pubblico ministero è parte, come lo è l’imputato (e il suo difensore). Dalle parti il giudice deve essere equidistante: non può identificarsi con una delle parti perché cesserebbe di essere terzo e imparziale. 2) I giudici sono soggetti soltanto alla legge (articolo 101 comma 2 della Costituzione). I giudici, non i magistrati del pubblico ministero.

 

di Giovanni Negri

Il Sole 24 Ore, 7 marzo 2025 Muovendo in direzione opposta rispetto alla separazione delle carriere, i magistrati chiedono di promuovere una “maggiore interscambiabilità tra le funzioni”. “Le nostre proposte per una giustizia più efficiente”. È quanto si legge nel documento dell’Anm che contiene gli otto punti presentati ieri dalla giunta del sindacato delle toghe nel corso dell’incontro a Palazzo Chigi. Dalla richiesta di assunzioni e investimenti, alla tecnologia, per arrivare a quella definita “più spinosa” che punta a “promuovere una maggiore interscambiabilità tra le funzioni”, con un cambio di direzione completo rispetto alla riforma per la separazione delle carriere, che è stata per confermata ieri dalla premier nel corso dell’incontro a Palazzo Chigi.

di Emilio Carelli

L’Espresso, 7 marzo 2025

La protesta all’inaugurazione dell’anno giudiziario e l’astensione dal lavoro dello scorso 27 febbraio. Giudici e pm sono uniti contro la riforma delle carriere. Parola del presidente Anm L’Associazione nazionale magistrati, che lei presiede, ha espresso ferma contrarietà al disegno di legge costituzionale in tema di separazione delle carriere, giungendo, nel corso della cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario, ad abbandonare l’aula quando hanno preso la parola il ministro Carlo Nordio (a Napoli) o i delegati in rappresentanza del governo (negli altri distretti delle Corti d’Appello). Perché questa riforma è così pericolosa?

 

di Valentina Stella

Il Dubbio, 7 marzo 2025

Il padre fondatore del Pd critica lo sciopero dell’Anm. L’ex pm di Mani pulite: “Dov’è l’asservimento all’Esecutivo?”. Ma Bruti Liberati: “Rischio insito nel nuovo assetto”. Ormai le posizioni sul ddl costituzionale per la separazione delle carriere sono chiarissime, dopo l’incontro di mercoledì scorso tra la premier Giorgia Meloni e l’Anm. L’obiettivo del governo è chiudere la partita quanto prima, senza alcuna modifica in sede parlamentare. Tale elemento sarà anche l’oggetto della riunione di domani del “parlamentino” del sindacato delle toghe che, preso atto della chiusura di Palazzo Chigi e via Arenula, dovrà adesso intensificare la campagna comunicativa in vista del referendum, che si terrà probabilmente nella primavera 2026.

 

di Mario Di Vito

Il Manifesto, 7 marzo 2025 Intervista al vicesegretario dell’Anm: “Tutti i giudici hanno le loro idee, anche chi non ha giornali in tasca”. Stefano Celli, sostituto procuratore a Rimini, esponente di Magistratura democratica e vicesegretario dell’Anm. Durante il vostro incontro a palazzo Chigi ha mai avuto l’impressione che il governo volesse aprire un dialogo sulla riforma della giustizia? Prima dell’incontro c’è stato il tentativo di accreditare a Meloni la volontà di dialogare, con concessione di possibili modifiche gradite a quelle parti dei gruppi che ragionano e agiscono in chiave clientelare. Sorteggio temperato, magari con una platea di sorteggiati talmente ampia da consentire loro un ampio margine di manovra. Non si poteva escludere una scelta di questo genere, ma a parte le voci, non si sa bene messe in giro da chi, anche prima dello sciopero, non mi è parsa mai una proposta realmente sul tavolo.

 

di Francesca Schianchi

La Stampa, 7 marzo 2025 L’ex magistrato, autore di Romanzo criminale: “La riforma della giustizia è inutile e dannosa. C’è un’interpretazione della democrazia in chiave nuova, in senso sostanzialmente autoritario”. Fosse stato ancora in attività, la settimana scorsa Giancarlo De Cataldo avrebbe scioperato insieme ai colleghi magistrati. “Ho aderito idealmente”, dice. Perché anche lo sceneggiatore, scrittore, autore del libro cult Romanzo criminale, in magistratura per quarant’anni, giudica negativamente la riforma della giustizia in discussione in Parlamento: “Ha fatto il miracolo di mettere d’accordo un bravissimo procuratore come Nicola Gratteri e quelli che hanno le mie idee, non proprio identiche”. Ed è convinto che all’origine di quel testo di legge ci sia un obiettivo preciso: “Modificare la Costituzione nell’equilibrio dei poteri”.

 

di Damiano Aliprandi

Il Dubbio, 7 marzo 2025 Una notte che avrebbe dovuto concludersi con un intervento di soccorso si è trasformata in una tragedia irrisolta. Igor Squeo, 33 anni, milanese, è morto dopo essere stato immobilizzato dalla polizia in circostanze ancora avvolte nel mistero. La sua vicenda, oggi al centro di un’interrogazione parlamentare del deputato Marco Grimaldi (Avs), riaccende i riflettori su pratiche di fermo che ricordano da vicino la morte di George Floyd a Minneapolis nel 2020. Un parallelo agghiacciante, tra compressioni toraciche, omissioni istituzionali e una madre in cerca di giustizia. Tutto inizia alle ore 1: 00 del 12 giugno 2022, a Milano, quando il coinquilino di Squeo, allarmato dal suo stato di agitazione, chiama la polizia.

 

di Paola Rossi

Il Sole 24 Ore, 7 marzo 2025 L’ampia forbice entro cui si può fissare l’entità della pena pecuniaria impone la valutazione delle condizioni economiche e patrimoniali del condannato e del nucleo familiare al fine di rapportarla al suo reddito giornaliero. Il giudice che, anche in assenza di richiesta dell’imputato, decida per l’applicazione della pena pecuniaria in sostituzione di quella detentiva breve deve tener conto delle condizioni reddituali e patrimoniali della persona condannata e del suo nucleo familiare. Non può quindi decidere sull’entità della pena pecuniaria senza acquisire gli elementi che definiscono la condizione economica della persona condannata, ossia il suo reddito giornaliero. Inoltre, nel regime transitorio non poteva il giudice di appello stabilire la sostituzione in assenza di richiesta avanzata dall’imputato.

 

modenatoday.it, 7 marzo 2025 Si punta sul recupero dei tossicodipendenti. Lo ha annunciato l’assessora regionale al Welfare intervenendo ieri in Commissione assembleare. Un Osservatorio regionale sulle carceri che coinvolga le Camere penali, l’Ordine degli Avvocati, gli enti del Terzo settore per fare in modo che ci sia un monitoraggio continuo degli esiti delle politiche che la Regione Emilia-Romagna intende mettere in campo e delle condizioni di detenuti e operatori di polizia. Lo ha annunciato oggi l’assessora regionale al Welfare, Isabella Conti, intervenendo in Commissione per la parità e per i diritti delle persone e Cultura dell’Assemblea legislativa. Tra le misure annunciate, l’avvio di un’interlocuzione con il ministero della Giustizia per avviare un percorso con le comunità di recupero in modo che i detenuti tossicodipendenti.

 

di Barbara Morra

La Stampa, 7 marzo 2025 L’associazione “Nessuno tocchi Caino”, i Garanti territoriali dei detenuti e Unione Camere penali hanno visitato le Case di reclusione in provincia. “Dopo la visita a quello di Cuneo al carcere di Fossano ci siamo rifatti gli occhi e l’anima”. Così Rita Bernardini, presidente dell’associazione “Nessuno tocchi Caino” che, nei giorni scorsi, insieme ai garanti territoriali per i detenuti e l’Unione delle Camere penali, ha visitato le case di reclusione della Granda nell’ambito di un giro più vasto in tutto l’universo carcerario del Piemonte.

 

di Selma Chiosso

La Stampa, 7 marzo 2025 I dirigenti dell’associazione “Nessuno tocchi Caino” hanno visitato la Casa di Reclusione ad Alta sicurezza. Gli avvocati Gatti e Capra della Camera penale: “I magistrati di sorveglianza incontrino i detenuti in istituto”. “La prima impressione è stata quella di un sommergibile”. “A me è sembrata una cattedrale nel deserto”. Così è sembrata la Casa di Reclusione ad Alta sicurezza di Asti visitata dai dirigenti dell’associazione Nessuno tocchi Caino. Nel loro viaggio sono stati accompagnati dagli avvocati Davide Gatti e Roberto Capra presidenti delle Camere penali di Asti e Torino e Bruno Mellano garante regionale dei detenuti. Diverse le problematiche emerse, alcune croniche come gli organici ridotti, altre nuove come il diritto all’affettività.

 

cremonaoggi.it, 7 marzo 2025 Cresce la preoccupazione per il carcere di Cremona, sempre più al centro di episodi di violenza. A intervenire è l’associazione Radicale Fabiano Antoniani, che fa il punto della situazione: “Di settimana in settimana la situazione in Casa Circondariale Ca’ del Ferro diventa sempre più complessa: al suicidio di un detenuto settimana scorsa (il tredicesimo da inizio anno cui si è aggiunta, a pochi giorni di distanza, una donna detenuta uccisasi nel carcere di Mantova) e alle condizioni critiche di sovraffollamento spesse volte denunciate, si è aggiunta l’aggressione a un agente di polizia penitenziaria nel pieno del servizio” commentano Nancy Pederzani, Vittoria Loffi e Vittorio Mascarini, rispettivamente presidente, segretario e tesoriere dell’associazione.

ansa.it, 7 marzo 2025 L’Assessora Conti: “Andrò a conoscerli, non sono numeri”. “Il 17 marzo arriveranno alla Dozza di Bologna i primi giovani detenuti dalle carceri minorili, andrò a conoscerli e raccontare le loro storie alla città perché ci si ricordi che sono poco più che bambini con storie dolorose, non numeri senza volto. Vogliamo dare risposte perché ormai il sovraffollamento nelle carceri emiliano-romagnole non è più tollerabile. Sono strutture vecchie e inidonee per spazi e servizi in grado di garantire dignità ai detenuti”. Lo ha detto l’assessora regionale al Welfare, Isabella Conti, intervenendo in commissione per la Parità e per i diritti delle persone e Cultura dell’Assemblea legislativa.

 

di Niccolò Gramigni

La Nazione, 7 marzo 2025 “Fare presto”. L’ultima riunione dei capigruppo in consiglio comunale, a proposito del carcere di Sollicciano e dell’individuazione tramite bando del garante fiorentino dei detenuti, ha dato come input quello di procedere con la massima velocità possibile. Il ruolo è vacante. Sul bando pubblicato (e su cui erano arrivate candidature) è emersa la posizione dell’associazione ‘Altro diritto’ secondo cui si deve accedere alla selezione anche se non in possesso di cittadinanza italiana (come era contenuto nell’avviso).

 

Il Sole 24 Ore, 7 marzo 2025 Unindustria Lazio collabora con l’Agenzia per il Lavoro Orienta per formare detenuti di Rebibbia e favorire la loro reintegrazione nella società. Dal 2019 ad oggi, grazie a Unindustria Lazio, con la collaborazione scientifica dell’Agenzia per il Lavoro Orienta a valere sui Fondi Forma.temp, sono stati formati un totale di 73 detenuti di Rebibbia. Una iniziativa che nasce dalla convinzione che la sostenibilità sociale sia diventata un elemento sempre più rilevante nella strategia aziendale, poiché le imprese riconoscono l’importanza di contribuire in modo positivo alla società e alla comunità in cui operano, oltre a perseguire il proprio sviluppo competitivo.

 

di Carla Reschia

linkiesta.it, 7 marzo 2025 Una cooperativa milanese nata nel 2004 per offrire servizi di catering e al tempo stesso favorire il reinserimento lavorativo dei detenuti gestisce anche un’attività ristorativa, interna al carcere e aperta a tutti, dove i lavoratori possono ottenere il diploma di istituto alberghiero

 

triesteatletica.com, 7 marzo 2025 Si è svolto ieri pomeriggio il primo incontro del progetto “Mai soli” presso la Casa Circondariale Ernesto Mari di Trieste. Il programma ha visto la partecipazione di 18 detenuti, che hanno avuto l’opportunità di conoscere nel dettaglio il percorso di formazione teorica e pratica che li accompagnerà nelle prossime settimane. “Mai soli”, ideato dall’Asd Trieste Atletica Aps e sostenuto da Sport e Salute S.p.A., ha come obiettivo principale la reintegrazione sociale dei detenuti attraverso lo sport, in particolare l’atletica. Nel corso dell’incontro sono stati illustrati i contenuti delle 50 ore di formazione, che spazieranno dall’insegnamento delle tecniche di allenamento a livello giovanile all’organizzazione di eventi sportivi.

 

agensir.it, 7 marzo 2025 “Bassone quale umanità?”, questo è il titolo della mostra itinerante, pensata e realizzata da Caritas Como per raccontare la realtà della Casa circondariale di Como attraverso 8 totem, nei quali vengono affrontate le dimensioni del carcere, come salute, lavoro, rapporti con le famiglie, mondo esterno ed altri ancora. Dall’8 al 16 marzo la mostra è visitabile negli spazi della parrocchia di Como - Sant’Agata dove, mercoledì 12 marzo alle ore 18,15, verrà presentata con un incontro aperto a tutti al quale interverranno Fabrizio Rinaldi, direttore della Casa circondariale del Bassone, ed il cappellano padre Zeno.

 

di Simona Musco

Il Dubbio, 7 marzo 2025 Affetto da un tumore al quarto stadio, il migrante egiziano, condannato in via definitiva perché considerato uno scafista, è stato accolto a Riace. L’eurodeputato di Avs: “Domani andrò in carcere per capire come sia stato possibile non dargli cure”. Ahmed è egiziano e dal 2021, quando è approdato sulle coste calabresi in cerca di una speranza, si trova in carcere. L’accusa è quella classica: essere uno scafista, un trafficante di esseri umani. Anche se lui si è sempre professato innocente, dichiarandosi solo uno dei tanti passeggeri di una bagnarola scassata che lo ha fatto arrivare sano e salvo, chissà come, in Italia. Ahmed, però, è stato condannato in via definitiva. La sua pena terminerà tra pochi giorni, ma il suo non sarà un lieto fine. Perché in carcere ha a lungo urlato di stare male, senza essere ascoltato.

 

di Giansandro Merli

Il Manifesto, 7 marzo 2025 Il Ministero si era opposto alla sospensiva del diniego d’asilo per un cittadino del Bangladesh. Nuovo insuccesso giudiziario del ministero dell’Interno sul protocollo Italia-Albania. La Corte d’appello di Roma ne ha rigettato il reclamo contro la sospensione del diniego dell’asilo deciso dalla Commissione territoriale per uno dei 43 migranti rinchiusi a Gjader a gennaio. È un cittadino del Bangladesh che il giorno dopo lo sbarco, in applicazione della procedura accelerata di frontiera, è stato audito per la protezione. Come in tutti i casi d’oltre Adriatico il No è arrivato in meno di 24 ore per “manifesta infondatezza”.

 

Il Sole 24 Ore, 7 marzo 2025 Le sezioni unite della Corte di Cassazione hanno accolto il ricorso presentato da un gruppo di migranti a cui, dal 16 al 25 agosto del 2018, dall’ex ministro dell’Interno Matteo Salvini, fu impedito di sbarcare dalla nave Diciotti della Guardia Costiera che li aveva soccorsi in mare. Nell’istanza si chiedeva la condanna del Governo italiano a risarcire i danni non patrimoniali determinati nei profughi dalla privazione della libertà. Il collegio ha rinviato al giudice di merito la quantificazione del danno di fatto, condannando però il Governo.

 

di Antonio Polito

Corriere della Sera, 7 marzo 2025 In nome della libertà di obbedire solo alla “volontà generale”, alla Rousseau, si sono poste le basi di molti dispotismi, e tra i più sanguinari. Ma quel J.D. Vance che dal podio della presidenza applaudiva eccitato l’espulsione dall’aula del Congresso del deputato Al Green, reo di aver contestato platealmente Trump, è lo stesso che a Monaco ha rimproverato a noi europei di non tollerare la libertà di parola? E il presidente Trump, è libertario perché dà la grazia ai teppisti che in suo nome assalirono quello stesso Congresso quattro anni fa, o è autoritario perché licenzia i funzionari dell’Fbi che lo indagarono?

di Alessandra Algostino

Il Manifesto, 7 marzo 2025 Scompare il diritto; i diritti sono ignorati, neanche più distorti a coprire politiche di potenza; chi osa evocare il diritto è dileggiato e stigmatizzato; la politica è privatizzata. È difficile comprendere il presente, sconvolto da vortici e tornanti, guerre imprescindibili e paci che improvvisamente ne squarciano l’ineluttabilità; genocidio in diretta e migranti che muoiono lungo i confini, nel silenzio indifferente e complice. È difficile capire, ma pare di scorgere una costante: un potere senza remore, che anzi ostenta - nuda - la sua violenza. Non ha vergogna della sua protervia, ma la rivendica. Non finge di rispettare limiti, ma li infrange con tracotanza. È oltre l’impunità, perché è la legge, una legge che si identifica con la mera forza.

 

di Serena Palumbo

Corriere della Sera, 7 marzo 2025 Brad Keith Sigmon, condannato negli Usa alla pena di morte per l’omicidio dei genitori della sua ex fidanzata, ha preferito la fucilazione alla sedia elettrica e all’iniezione letale. Ogni condannato a morte ha un ultimo desiderio. Quello di Brad Keith Sigmon, 67enne condannato negli Stati Uniti all’esecuzione capitale per il duplice omicidio dei genitori dell’ex fidanzata nel 2002, è stato quello di morire fucilato, rifiutando il “metodo” predefinito dallo Stato e quello di “riserva”: la sedia elettrica e l’iniezione letale. Una scelta insolita, che nessuno negli ultimi 15 anni aveva mai preso. E che arriva dal ricordo dell’esecuzione di altri prima di lui, dichiarati morti anche a 20 minuti dall’iniezione, dopo una probabile sofferenza.

 

DOCUMENTI

Articolo. "Religiosità e carcere: tra fede, conversione e ricerca", di Lucio Motta

Articolo. "Più carcere per tutti e a deciderlo deve essere il giudice. Alla Consulta la singolare richiesta del Tribunale di Prato di legittimare il giudice ad emettere misure cautelari più gravi di quelle chieste dal PM", di Vincenzo Giglio e Riccardo Radi

Radio Carcere, di Riccardo Arena. "L'altra festa delle donne. La vita dimenticata delle donne detenute e dei loro bambni che vivono nelle degradate carceri italiane"