Direttore: Ornella Favero

Redazione: Padova, Via Citolo da Perugia 35

Telefax 049.654233. Mail: redazione@ristretti.it 

Sito internet: www.ristretti.org  

 

Notiziario quotidiano dal carcere

--> Rassegne Tematiche <--

Edizione di sabato 29 marzo 2025

di Damiano Aliprandi

Il Dubbio, 29 marzo 2025 Dopo un anno di battaglia legale, il Tribunale di Bologna ha respinto il ricorso e conferma il diritto del detenuto in regime di alta sicurezza a colloqui intimi con la moglie. Una sentenza, la prima nel merito, ribadisce il primato dei diritti fondamentali sulla logica securitaria. Il Tribunale di Sorveglianza di Bologna ha rigettato il reclamo presentato dal Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria (Dap), con l’ausilio della Procura di Reggio Emilia, contro l’ordinanza che consentiva a un detenuto in regime di alta sicurezza nel carcere di Parma di effettuare colloqui intimi con la moglie senza il controllo visivo della polizia penitenziaria. La decisione, da poco depositata, chiude una battaglia legale durata oltre un anno, condotta dall’avvocata Pina Di Credico, e segna un punto di svolta nell’applicazione della sentenza ...

 

di Alessandra Codeluppi

Il Resto del Carlino, 29 marzo 2025 Reggio Emilia, tribunale di sorveglianza conferma: c’è il “diritto” del detenuto a vedersi con la moglie. La soddisfazione dell’avvocato Di Credico: “Recepite in toto le nostre valutazioni”. Un 44enne di origine campana, detenuto nel carcere di Parma in Alta sicurezza, vicino al clan dei Casalesi, in particolare al boss Francesco Schiavone detto ‘Sandokan’, ha fatto valere il proprio diritto, sancito dalla Corte Costituzionale con la sentenza del 26 gennaio 2024, di poter vivere con la moglie momenti di intimità, senza il controllo della polizia penitenziaria. Dapprima il magistrato di sorveglianza competente di Reggio, Elena Bianchi, aveva detto sì alla sua richiesta di avere un “colloquio intimo” con la donna, accogliendo il reclamo presentato ...

 

di Domenico Cirillo

Il Manifesto, 29 marzo 2025 Il caso di un detenuto malato psichiatrico. Una nuova sentenza. E ieri a Poggioreale il 23esimo suicidio dall’inizio dell’anno. Ancora una condanna per la condizione dei detenuti nelle carceri italiane. La Corte europea dei diritti dell’uomo ha riconosciuto le responsabilità dello Stato italiano per la violazione del diritto alla salute e la negazione dell’accesso alle cure mediche di un giovane con problemi psichiatrici, Simone N., detenuto da quando aveva 19 anni e protagonista di innumerevoli tentativi di suicidio. Il caso era stato portato all’attenzione dei giudici europei da un pool di avvocati, tra i quali Antonella Calcaterra per la quale “la Corte ha ritenuto che le autorità italiane non abbiano dimostrato di aver valutato in modo sufficientemente rigoroso la compatibilità dello stato di salute di Simone con la ...

 

di Luca Fiori

La Nuova Sardegna, 29 marzo 2025 Il detenuto sassarese in nove anni ha tentato di togliersi la vita più di venti volte e si è inferto almeno 300 lesioni: ora secondo la corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo dovrà essere risarcito. In nove anni di carcere ha tentato più di venti volte di togliersi la vita, si è inferto lesioni per almeno 300 volte e ha subito più di cento procedimenti disciplinari nei vari istituti penitenziari dell’isola e della penisola in cui è stato rinchiuso per scontare un cumulo di dieci anni di condanne. Quello di Simone Niort, detenuto sassarese di 28 anni, dietro le sbarre da quando ne aveva 19 e ritenuto - già dal 2019 - incompatibile con la condizione detentiva per via dei suoi problemi psichiatrici, è un calvario interminabile, ma dopo tanti anni di battaglie la Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo gli ha dato ragione e ha condannato lo Stato italiano.

 

di Gianfranco Locci

La Stampa, 29 marzo 2025 Per la Corte europea dei diritti dell’uomo Simone Niort (arrestato nel 2016 per aver picchiato la compagna) ha subito “trattamenti inumani e degradanti”. Il padre: “Non può stare ancora in cella, me lo stanno rovinando”. “Provo una gioia immensa, difficile da spiegare. Tuttavia, se entro 48 ore non mi restituiscono mio figlio riprendo a battagliare e mi incateno al ponte di Rosello, a Sassari”. Francesco Niort, operaio di 54 anni, è il padre di Simone, 28enne sardo che dal 2016 si trova in carcere, nonostante i suoi gravi problemi psichiatrici, con l’accusa di tentato omicidio per aver picchiato la compagna incinta. Ebbene, adesso una sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo stravolge tutto. Per i giudici di Strasburgo il giovane ha subito “trattamenti inumani e degradanti”.

 

Ristretti Orizzonti, 29 marzo 2025 “Sebbene non vi sia un obbligo generale di liberare una persona detenuta per motivi di salute, in certe situazioni il rispetto dell’articolo 3 della Convenzione Europea dei diritti dell’uomo, che vieta i trattamenti inumani e degradanti. può imporne la liberazione o il trasferimento in una struttura di cura. Ciò si verifica, in particolare, quando lo stato di salute del detenuto è talmente grave da rendere necessarie misure di carattere umanitario, oppure quando la presa in carico non è possibile in un contesto penitenziario ordinario, rendendo necessario il trasferimento del detenuto in un servizio specializzato o in una struttura esterna”. Queste le dichiarazioni di Patrizio Gonnella, presidente di Antigone, a seguito della sentenza emessa dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo nel caso “Niort c. Italia”.

 

di Marta Rizzo

La Repubblica, 29 marzo 2025 Il piano di ampliamento del Governo degli spazi nelle case di pena italiane. I 384 posti letto in più previsti con le nuove celle ricavate dentro container di cemento trasportabili - che costeranno al governo circa 33 milioni di euro - manterrebbero comunque al 123% il tasso di sovraffollamento nelle case di pena del nostro Paese. Sono attualmente circa 62.200 i detenuti, rispetto ai 51.707 che dovrebbero essere ospitati, con un deficit di oltre 10.400 posti in meno. Una sproporzione che è già valsa all’Italia una condanna della Corte Europea per i diritti dell’Uomo. Ma al di là dei numeri relativi a persone e spazi a disposizione, ci sono le parole di Gennarino De Fazio, segretario della UilPa Polizia penitenziaria: “Ma, al di là dei moduli prefabbricati, con quale personale?”.

 

agi.it, 29 marzo 2025 “Purtroppo, in questi anni, la situazione negli istituti di pena non è cambiata, se non in peggio. I dati sulla sovrappopolazione, quelli sui suicidi e sulla situazione degli istituti per i minori confermano che la situazione è grave, che spesso si registrano condizioni di detenzione non degne di un Paese civile e distanti dal dettato costituzionale. Tutto ciò avviene con l’indifferenza e l’inerzia del Governo. Nonostante le sollecitazioni, anche recenti, del Presidente della Repubblica e la convocazione straordinaria della Camera, voluta dalle opposizioni, sull’emergenza carcere, il Governo, come succede da anni, è rimasto sordo. Ma è ormai evidente che non si tratta di una sottovalutazione ma di scelte consapevoli figlie di una idea della funzione delle pene molto distante da quella riabilitativa prevista dalla Costituzione.

 

di Angela Stella

L’Unità, 29 marzo 2025 “Le prigioni versano in condizioni drammatiche, finora il ministro ha solo nominato un commissario. Alla seduta straordinaria della Camera i banchi del governo erano vuoti”. Cpr in Albania? “Un fallimento”. Le carceri? “incostituzionali”. Nordio? “Tenta di passare per vittima senza prendersi le sue responsabilità”: questo e molto altro in questa lunga intervista a Michela Di Biase, deputata del Partito democratico e membro della Commissione Giustizia.

 

di Gioacchino Calabrò*

L’Unità, 29 marzo 2025 Un paio di mesi addietro avevo visto e ascoltato in TV l’esternazione di un politico il quale parlava dei nuovi mezzi di trasporto per i detenuti al 41 bis, i quali non dovevano neanche respirare con facilità nella traduzione da un carcere all’altro. Lui provava “una immensa gioia” di questa sofferenza inflitta, cioè per questa nuova forma di tortura applicata a dispetto della nostra Costituzione. L’Articolo 2 dice: “La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo”. L’Articolo 3 aggiunge: “Tutti i cittadini hanno pari dignità”. L’Articolo 27 conclude: “Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità”. In tutta sincerità, il sottoscritto, detenuto da quarant’anni, pensava, a torto, che il suddetto politico avesse esternato in forma esagerata la sua opinione.

 

di Mario Di Vito

Il Manifesto, 29 marzo 2025 La lettera delle toghe sulla riforma, che continua a correre tra Camera e Senato. Aspettando il referendum. La richiesta è inconsueta, quasi irrituale. La giunta dell’Anm ha scritto a tutti i presidenti dei gruppi parlamentari di Camera e Senato per programmare al più presto un incontro, con tanto di invito a “esprimere la propria preoccupazione riguardo alle recenti proposte di riforma costituzionale”. Il tema è la separazione delle carriere (e lo sdoppiamento del Csm e il sorteggio dei suoi membri e l’istituzione di un’alta corte disciplinare), con le toghe che avevano già lasciato intendere che le avrebbero provate tutte per fermare i piani del governo. Dopo l’infruttuoso incontro con la premier dell’inizio del mese e dopo quello molto più cordiale al Quirinale con Mattarella di tre giorni fa, l’associazione dei magistrati bussa alle porte delle forze politiche.

 

di Ermes Antonucci

Il Foglio, 29 marzo 2025 “Sulla riforma che introduce un tetto di 45 giorni alle intercettazioni si è sviluppato un allarmismo ingiustificato, con messaggi sbagliati al pubblico”, dice Alfonso D’Avino. “Falso che non si potrà più intercettare sui sequestri di persona”. “Attorno alla riforma delle intercettazioni si è sviluppato un allarmismo ingiustificato, che rischia di far arrivare all’opinione pubblica messaggi sbagliati”. Lo dice al Foglio il procuratore di Parma, Alfonso D’Avino, riferendosi alla riforma delle intercettazioni approvata nei giorni scorsi dal Parlamento, a prima firma Pierantonio Zanettin (Forza Italia), che fissa a 45 giorni il limite per poter intercettare. L’approvazione della riforma è stata duramente criticata da diversi magistrati, come il procuratore di Napoli Nicola Gratteri, quello di Prato Luca Tescaroli e il pm Nino Di Matteo.

 

di Maria Vittoria Ambrosone*

Il Riformista, 29 marzo 2025 Nel corso degli ultimi anni, il fenomeno dell’Intelligenza Artificiale (IA) ha fatto ingresso - anzi, oserei dire irruzione - in numerosi settori del vivere quotidiano, da ultimo in quello giuridico, suscitando sentimenti spesso contrastanti. Un misto di speranza e diffidenza. Da un lato, l’IA potrebbe rendere più efficiente il sistema giustizia, permettendo una gestione più rapida e mirata dei procedimenti, attraverso l’automazione di compiti amministrativi. Dall’altro, il rischio di delegare la giustizia a un sistema automatizzato, senza un adeguato controllo umano, apre a scenari preoccupanti. In Italia, infatti, l’accostamento di IA e giustizia penale solleva numerosi interrogativi, così riassumibili: è davvero possibile applicare algoritmi e apprendimento automatico a un settore tanto sensibile senza comprometterne i princìpi di equità e giusto processo che lo governano?

 

di Paola Rossi

Il Sole 24 Ore, 29 marzo 2025 Il vizio di mente è totale e non parziale se il soggetto ha azzerato una delle due attitudini mentali e non rileva che la mancata gestione degli impulsi che lo determinano ad agire sia dovuta alla volontaria sottrazione alle cure. Il presupposto fondamentale per punire chi commette un reato è la sussistenza della sua imputabilità, che è esclusa in caso di vizio totale di mente. Il vizio è totale quando manchi la capacità di intendere e volere che è affermabile solo quando il soggetto possegga entrambe le attitudini anche se in maniera scemata. Infatti, l’esclusione anche di una sola delle due componenti di tale capacità fa venir meno il presupposto primario dell’imputabilità della persona di fronte alla giustizia penale.

 

di Andrea Aversa

L’Unità, 29 marzo 2025 La strage senza fine continua nella totale indifferenza delle istituzioni. Le dichiarazioni del Garante per i diritti dei detenuti della Regione Campania Samuele Ciambriello. Ancora un suicidio in carcere, il secondo del mese avvenuto nel penitenziario di Poggioreale a Napoli. Il detenuto che si è tolto la vita, secondo quanto comunicato dal Garante per i diritti dei detenuti della Regione Campania Samuele Ciambriello, si chiamava Harar Houssem - 32enne algerino - che si è ucciso impiccandosi con una corda. Ad oggi sono 24 i suicidi avvenuti nelle carceri italiane nel 2025. Ciambriello, all’uscita dalla Casa Circondariale di Poggioreale, ha dichiarato: “Ieri, nella tarda sera, Harar Houssem algerino di 32 anni si è tolto la vita nel bagno della sua stanza.

 

di Stefano Brogioni

La Nazione, 29 marzo 2025 Magistratura Democratica chiede la chiusura degli spazi detentivi del carcere di Sollicciano per gravi carenze igienico-sanitarie. Una lettera indirizzata all’amministrazione penitenziaria centrale ma anche alle istituzioni locali: Magistratura Democratica alza la voce per le condizioni del carcere di Sollicciano. Dopo il sopralluogo dei giorni scorsi, in cui sono emerse le solite e ancora gravissime carenze igienico-sanitarie e strutturali (pozze d’acqua per terra, muffa e umidità che cola dai muri, cimici), un gruppo di magistrati (Sergio Affronte, Franco Attinà, Alessandro Azzaroli, Angela Fantechi, Anna Favi, Filippo Focardi, Lisa Gatto, Simone Silvestri e Simone Spina), con il sostegno dell’associazione Antigone e degli avvocati della Camera Penale, ha firmato una lettera che ieri, nel corso di una conferenza stampa ...

 

di Valentina Marotta

Corriere Fiorentino, 29 marzo 2025 “A Sollicciano i detenuti vivono e camminano nell’acqua, dormono sui materassi infestati da cimici, circondati da muri ricoperti di muffa nera. Il carcere va chiuso fino alla completa ristrutturazione”. A lanciare l’appello alle istituzioni, al presidente della Regione in particolare, è Filippo Focardi segretario regionale di Magistratura democratica, la corrente progressista delle toghe, che nei giorni scorsi con un drappello di magistrati insieme ai volontari dell’Associazione Antigone ha fatto visita alla casa circondariale del capoluogo toscano. È un segnale forte, perché finora la situazione fatiscente di Sollicciano e del suo triste primato (“in lizza con Regina Coeli”) era stata denunciata nei provvedimenti e nelle cerimonie di inaugurazione dell’anno giudiziario.

 

di Marina Verdenelli

Il Resto del Carlino, 29 marzo 2025 Un carcere pieno “con un sovraffollamento pari al 130%” e in condizioni definite “inumane” perché in cella “si sta in 5 quando l’accoglienza sarebbe di 3, con pavimenti e muri sporchi”. Non porta buone notizie il sopralluogo che l’associazione Nessuno tocchi Caino ha fatto ieri mattina nella casa circondariale di Montacuto insieme alla Camera Penale di Ancona, presente con la presidente Francesca Petruzzo e gli avvocati Massimiliano Belli ed Andrea Marini. “Il governo pensa ad aumentare solo l’edilizia carceraria - ha spiegato Petruzzo - ma sono soluzioni a lungo termine. Ci vuole qualcosa di più immediato perché il sovraffollamento incide anche su chi in carcere ci lavora”. I dati attuali parlano di 337 detenuti a Montacuto a fronte di una capienza di 256.

 

di Wainer Preda

primabergamo.it, 29 marzo 2025 Sovraffollamento e carenza di personale. La presenza di tanti stranieri e “giovani adulti” rende difficilissimo il lavoro e la rieducazione, con un alto tasso di recidiva. Oltre seicento detenuti, di 44 etnie diverse. Basterebbero questi due numeri a spiegare la situazione oltremodo complessa del carcere di Bergamo. Il record, purtroppo negativo, è stato toccato nel weekend del 22-23 marzo: quota 606. Non era mai accaduto nella casa circondariale di via Gleno, che ha la capienza di circa la metà (319 posti in tutto). Il che aumenta a dismisura le difficoltà di convivenza fra i carcerati e complica il lavoro di chi è deputato alla loro custodia e rieducazione. Lo ha detto chiaramente il comandante della Polizia penitenziaria Daniele Alborghetti, mercoledì 26 marzo, durante il suo intervento per ...

 

radiocolonna.it, 29 marzo 2025 L’obiettivo degli accordi siglati è migliorare la condizione delle persone detenute nella Capitale. Poter richiedere libri in prestito all’interno delle biblioteche circondariali, accedere a servizi di orientamento al lavoro e alla formazione. Un servizio di ascolto per i detenuti che non hanno i familiari o agevolare l’erogazione dei servizi anagrafici. Tutte queste attività, nei cinque carceri di Roma, sono previste da quattro protocolli operativi, firmati nell’ottobre 2023 tra Roma Capitale e il ministero di Giustizia - Provveditorato regionale del Lazio, Abruzzo e Molise del dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, presentati oggi in Campidoglio.

di Dario Crippa

Il Giorno, 29 marzo 2025 Parla Camilla, 16 anni: “Da grande spero diventare una scenografa e prendere in mano la vita. Mi ha colpito incontrare detenuti poco più grandi di noi e sentire le loro vicende”. Camilla è una ragazza di 16 anni, studia al Liceo Artistico Nanni Valentini di Monza e da grande vuole fare la scenografa. Intanto, però, vuole conoscere il mondo in cui si trova. È così che l’altro giorno c’era anche lei fra gli 80 studenti che hanno varcato per la prima volta in vita loro i cancelli della casa circondariale di Monza. E hanno assorbito come spugne la realtà di un mondo che per molti di loro fino a quel momento non esisteva o se esisteva - distorto - era soltanto attraverso quanto raccontato da film e serie Tv.

 

di Martina Bagnoli

Il Domani, 29 marzo 2025 In occasione delle celebrazioni per i dieci anni di FuoriRiga, associazione di volontariato che mantiene e gestisce la biblioteca di Casal de Marmo, una delle ragazze che sconta una pena in quell’Istituto per minori ha scritto una lettera-omaggio alle stanze che custodiscono libri: “Entrando in biblioteca posso far cadere la mia maschera, spogliarmi della mia armatura ed essere semplicemente J.”

 

di Paolo Morelli e Teresa Cioffi

Corriere Torino, 29 marzo 2025 Quelle porte che sbattono, porte che dividono i padiglioni, i corridoi. La Casa Circondariale Lorusso e Cutugno, ieri pomeriggio, ha ospitato un incontro con Daria Bignardi e Valeria Verdolini, nell’ambito di Biennale Democrazia, dal titolo Ci sta il mare attorno. Il carcere e noi. Il concetto è che Ogni prigione è un’isola, dal titolo dell’ultimo libro di Daria Bignardi, pubblicato da Mondadori, da cui è partito l’incontro. Porte che sbattono fortissimo, mentre nel teatro del carcere circa una settantina di detenuti, tra cui una decina di donne (fatto eccezionale e positivo), hanno ascoltato gli interventi prima di parlare. “La cosa più importante - ha detto Bignardi - è riuscire ad agganciare le persone fuori.

 

di Miriam Massone

La Stampa, 29 marzo 2025 La scrittrice e volontaria ieri al Lorusso e Cutugno di Torino per Biennale Democrazia: “Mio suocero Sofri era al Don Bosco di Pisa quando gli portai mia figlia di 3 mesi”. “Il carcere non porta voti”: suona come un epitaffio, in realtà è un incipit, per Daria Bignardi. Appurato che alla politica la questione non tange - “Sul miglioramento del sistema detentivo non mi aspetto nulla da questo governo, così distante da me e dalla mia storia, mi sarei aspettata invece qualcosa da quelli precedenti, ma più ci si avvicina a un ministero e più i bravi politici spariscono” - ci si deve, allora, kennedianamente chiedere “cosa ognuno di noi può fare”, (ri)partendo da una nuova narrazione, più empatica, anche più leggera, sicuramente meno autoreferenziale e scevra di toni e contenuti moralistici ...

 

di Vitalba Azzolini*

Il Domani, 29 marzo 2025 Una norma del ddl Sicurezza spazza via ogni ostacolo alla conoscibilità di dati, informazioni e notizie se richiesti dai Servizi, quindi sostanzialmente da Palazzo Chigi, usando il passepartout della “sicurezza nazionale”. Un rischio per le fonti dei giornalisti. Sta passando quasi sotto silenzio una norma che spazza via ogni ostacolo alla conoscibilità di dati, informazioni e notizie se richiesti dai Servizi, quindi sostanzialmente da Palazzo Chigi. Usando il passepartout della “sicurezza nazionale”, essi potrebbero entrare in una serie di amministrazioni ed enti, superando paletti posti dalla legge a tutela di qualunque forma di riservatezza.

 

di Valentina Stella

Il Dubbio, 29 marzo 2025 Piantedosi: “Decisione condivisa con Bruxelles, che sulle politiche migratorie è d’accordo con noi”. Imigranti irregolari in Italia potranno essere portati anche nel Centro di permanenza per il rimpatrio di Gjader in Albania, come in qualsiasi altro Cpr italiano. Al termine di un confronto durato due ore, il Consiglio dei ministri ha approvato ieri, tra gli altri interventi, anche il decreto legge con “Disposizioni urgenti per il contrasto dell’immigrazione irregolare”. Un decreto snello di un solo articolo, oltre a quello che disciplina l’entrata in vigore per rilanciare l’operazione Albania. Si tratta, ha spiegato il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi durante la conferenza stampa, di un provvedimento “molto semplice”, che “interviene sulla legge di ratifica del protocollo”, siglato da Giorgia Meloni ed Edi Rama il 6 novembre 2023 ...

 

di Giansandro Merli

Il Manifesto, 29 marzo 2025 Con il nuovo decreto possibili i trasferimenti degli “irregolari” dal territorio nazionale. Ma l’esecutivo non chiarisce come avverranno. “In parlamento il governo ha detto che nei centri c’è la nostra giurisdizione ma non è territorio italiano. La modifica è fuori dalla direttiva rimpatri”, afferma Riccardo Magi (+Europa). I Centri in Albania non sono territorio italiano, anzi sì. Ci mandiamo i richiedenti asilo per scoraggiare nuove traversate, anzi no. Se non basta il protocollo facciamo una legge di ratifica. Se i giudici non ci danno ragione trasferiamo la competenza. E ieri la giostra dell’accordo Roma-Tirana ha fatto un altro giro. Un ennesimo decreto per trasformare le strutture di Shengjin e Gjader nella Guantanamo italiana. Giusto due settimane dopo che la Guantanamo vera è stata svuotata da Trump ...

 

di Gianfranco Schiavone

L’Unità, 29 marzo 2025 Il diritto europeo non autorizza un paese membro a collocare e gestire uno proprio Cpr al di fuori del territorio dell’Ue. Gli stranieri trattenuti devono poter incontrare familiari, avvocati, autorità consolari, ong. I parlamentari come il garante dei detenuti, devono poter effettuare visite ispettive. La modifica della legge 14/24 di ratifica del Protocollo tra Italia e Albania stravolge del tutto l’originaria finalità del Protocollo, prevedendo che non siano portate in Albania solo persone soccorse in acque internazionali. Il nuovo decreto varato ieri dal governo introduce la possibilità di utilizzare la struttura del centro di Gjader, come un qualsiasi altro Cpr italiano trasportandovi stranieri che nulla hanno a che fare con le operazioni di soccorso in mare ma si trovano in Italia e il cui trattenimento era già in atto.

 

di Sergio D’Elia

L’Unità, 29 marzo 2025 Il 18 marzo 2025, dopo una pausa di 15 anni, lo Stato americano della Louisiana ha ripreso le esecuzioni e per la prima volta ha usato il metodo della morte per asfissia tramite il gas azoto. È stata la quinta volta negli Stati Uniti dopo quattro esecuzioni con lo stesso sistema avvenute tutte in Alabama. Jessie Hoffman Jr è stato dichiarato morto alle 18:50 ora locale presso il penitenziario di Angola, dopo che l’azoto puro era fluito per 19 minuti nel suo corpo attraverso una maschera facciale a tenuta stagna. Il rito funebre della morte per asfissia è avvenuto in una camera piastrellata di bianco, illuminata di luce al neon e asettica come una sala operatoria. Il condannato è stato steso su una barella imbottita di pelle nera.

 

DOCUMENTI

Garante nazionale. Studio aggiornato al 28 marzo 2025 degli eventi suicidari e decessi negli istituti penitenziari

Il Riformista-PQM: "Giustizia algoritmica. Il rischio di un processo disumanizzato tra IA e ossessione efficientista"

Radio Carcere, di Riccardo Arena. "Io, per 20 anni psicologo a Regina Coeli". Gianluca Biggio racconta il suo libro "Il Gabbio, storie di umanità reclusa" nato dalla sua esperienza nell’antico carcere romano