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Notiziario quotidiano dal carcere
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Edizione di venerdì 14 marzo 2025
di Luigi Patronaggio
Avvenire, 14 marzo 2025 Per buona parte dell’opinione pubblica la certezza della pena si identifica con la certezza della carcerazione. Da più parti si è affermato, con una singolare concezione del garantismo, che occorre essere garantisti fino alla condanna definitiva dell’imputato, ma dopo tale evento si devono schiudere per il condannato senza indulgenza le porte del carcere. Una visione carcero-centrica che tende a imporsi sempre di più e non solo in Italia. L’ex ministro della giustizia Marta Cartabia ha affermato viceversa che “occorre superare l’idea del carcere come unica effettiva risposta al reato: la certezza della pena non è la certezza del carcere che, per gli effetti desocializzanti che comporta, deve essere invocato quale estrema ratio”.
di Felice Florio
L’Espresso, 14 marzo 2025 Viaggio tra Nisida, il Beccaria e la comunità Kayros: storie di minorenni alle prese con la pena e il percorso di rieducazione. Perché il reato commesso non sia uno stigma eterno. Il silenzio è interrotto solo dal ribattere delle onde sulle rocce del promontorio di Nisida. Dietro a un cancello aperto, si inerpica una strada. I tornanti sono sferzati dalla salsedine, che si incaglia nelle piante di cappero. La natura è prepotente, finché sul costone non si staglia un secondo cancello, in questo caso chiuso. Qui finisce la libertà e inizia la sua privazione. Ciò che la barriera di metallo non riesce a precludere allo sguardo è la bellezza del golfo di Napoli. L’istituto penale per minorenni di Nisida è un posto che trabocca di luce. È un carcere, con le sue celle, le grate arrugginite, ma è lambito dall’acqua, la stessa che bagna l’isola della Gaiola e la costa di Posillipo.
di Martina Flebus
L’Eco di Bergamo, 14 marzo 2025 Intervista. La ricercatrice in criminologia Oriana Binik illustra un quadro delicato delle relazioni femminili in carcere, che vede spesso le detenute vittime di narrazioni sbagliate. Le problematiche hanno però una soluzione comune: lavorare con le donne, non per le donne. L’ultimo aggiornamento del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria segnala 2.729 donne recluse, su 62.165 detenuti. Dati alla mano, circa il 4% del totale. “Se si devono creare attività o stringere partnership con aziende, si tendono a privilegiare i reparti maschili, anche solo per questioni puramente organizzative” ci spiega Oriana Binik, ricercatrice in Criminologia all’Università Bicocca di Milano. Ne consegue uno svantaggio concreto, che colpisce anche la dimensione relazionale delle donne in carcere. Di questo parliamo direttamente con la dottoressa Binik.
di Flavia Zarba
huffingtonpost.it, 14 marzo 2025 Un impiego stabile da parte delle aziende che offrono lavoro a chi ha bisogno di riscatto è capace di restituire autostima a chi ha commesso un crimine e allontanare il reo da quel pensiero che l’ha condotto a delinquere, un pensiero che, senza alternativa, potrebbe condurlo alla recidiva. Luigi (il suo nome è di fantasia) ogni mattina si reca a lavoro, presso lo stabilimento della Sparco Spa di Cuggiono e si mette alla postazione. Sembrerebbe un normale inizio di giornata di un trentanovenne operaio, se non fosse che Luigi, al mattino, per andare a lavoro, prende il solo e unico mezzo di trasporto che gli è stato indicato e percorre il solo e unico tragitto che gli è stato concesso e alla sera, terminate le sue otto ore lavorative, rientra in carcere, in cui dovrà ancora stare per altri, interminabili anni.
di Andrea Oleandri*
Ristretti Orizzonti, 14 marzo 2025 “È assolutamente necessario che si discuta ai più alti livelli e in Parlamento di quanto sta accadendo nelle carceri e si prendano decisioni che portino il sistema nella legalità. Siamo ad un punto critico da cui è necessario uscire attraverso una serie di provvedimenti urgenti che non possono più essere rimandati senza mettere a rischio la dignità di chi in carcere è recluso, ma anche di chi in carcere lavora”. A dirlo è Patrizio Gonnella, presidente di Antigone.
di Damiano Aliprandi
Il Dubbio, 14 marzo 2025 Una notte di caos ha sconvolto mercoledì l’istituto penale minorile Cesare Beccaria di Milano, dove è scoppiata una rivolta che ha provocato danni strutturali ingenti, tentativi di evasione e feriti, sia tra i ragazzi reclusi che tra gli agenti. Lo rende noto la Uil-Pa Polizia Penitenziaria, che definisce l’episodio “sintomo del fallimento organizzativo del sistema penitenziario minorile”. Secondo quanto ricostruito, tutti i 58 ragazzi attualmente ristretti nel carcere minorile avrebbero partecipato ai disordini, appiccando incendi in diversi locali e tentando una fuga di massa. Quattro detenuti sono riusciti a superare il muro di cinta, ma dopo ore di ricerche sono stati rintracciati all’interno del perimetro che include il penitenziario e gli uffici del Dipartimento per la giustizia minorile.
di Glauco Giostra*
Il Domani, 14 marzo 2025 Un popolo che non crede nella giustizia amministrata in suo nome si consegna alla giustizia del più forte. Il giudice non può e non deve farsi carico delle conseguenze della sua decisione, ma solo del rispetto delle regole del procedere e del valutare. Prendiamone ormai atto: la bussola della nostra democrazia costituzionale si è smagnetizzata. Bisognerebbe cercare di porvi rimedio, perché questo scomposto navigare a vista potrebbe prima o poi portarci contro uno scoglio autoritario.
di Alessandro Parrotta
Il Dubbio, 14 marzo 2025 Il tema è delicato. In questi ultimi tempi si sono lette riflessioni di diverso genere per lo più orientate a ritenere che con la separazione delle carriere verosimilmente cambierà la capacità del pubblico ministero di controllare la polizia giudiziaria. In altri termini e da altri punti di vista: con lo scollamento dell’accusa dalla magistratura giudicante, taluni ritengono che la Procura potrebbe esser vista come più vicina all’Esecutivo (che, a seconda dei dicasteri, dirige le forze in uso alla polizia giudiziaria) attesa l’influenza che gli investigatori hanno sulla conduzione dei fascicoli. Addirittura verrebbe affermato che si renderà necessario - per fugare dubbi di controllo governativo sugli inquirenti - sottrarre la Pg alla direzione del pm. La questione, però, non è nuova. Cerchiamo di fare chiarezza.
di Ermes Antonucci
Il Foglio, 14 marzo 2025 L’incredibile confessione del sottosegretario alla Giustizia contro il ddl costituzionale del suo ministro: “Il Csm per i pubblici ministeri è un errore strategico. I pm, prima dei politici, divoreranno i giudici. L’unica cosa figa della riforma è il sorteggio”. “Dare ai pubblici ministeri un proprio Csm è un errore strategico che, per eterogenesi dei fini, si rivolterà contro. I pm, prima di divorare i politici, andranno a divorare i giudici. L’unica cosa figa della riforma è il sorteggio dei togati al Csm, basta”. A bocciare in maniera così netta la riforma costituzionale della magistratura, in una chiacchierata confidenziale col Foglio, non è un parlamentare dell’opposizione né un magistrato iscritto all’Anm, bensì il sottosegretario alla Giustizia, Andrea Delmastro Delle Vedove.
di Loredana Lipperini
L’Espresso, 14 marzo 2025 Il disegno di legge della destra è il solito boccone securitario. Che non risolve niente, ma attira applausi. Nel 2015 Elvio Fassone, oggi ex magistrato di Cassazione e già presidente della Corte d’Assise, scrive “Fine pena ora”, un piccolo libro che esce per Sellerio: il contenuto è un dialogo con Salvatore, uno dei capi della mafia catanese che lo stesso Fassone fece condannare nel 1985. Il giorno dopo la sentenza, il magistrato scrive al mafioso e gli manda un libro, turbato da una frase pronunciata durante il processo (“se suo figlio nasceva dove sono nato io, adesso era lui nella gabbia “). Si scriveranno per 26 anni. Salvatore proverà a uccidersi, sostituendo alle parole riportate nella sua scheda (Fine pena: mai, ovvero anno 9999), il suo “Fine pena: ora”.
di Alberto Sbardella*
Ristretti Orizzonti, 14 marzo 2025 Da maschio, da uomo, da medico... sono (ovviamente!) contro ogni discriminazione e forma di violenza nei confronti del genere femminile. Superata la sempre e comunque necessaria premessa, entriamo nel merito dell’argomento “femminicidio”. Questione diciamo subito, rischiosa e scivolosa, perché terreno assai delicato sul quale basta una parola di troppo o minimamente potenzialmente ambigua o altro, e si scatenano le reazioni più diverse. Ergastolo! Allora, signori, con onestà guardiamoci in faccia. Serve realismo. Siamo in un paese dove si discute da un lato (a torto o a ragione) sulla attualità e utilità (oltre che umanità) del fine pena mai (almeno sulla carta, quando non è esplicitamente di tipo ostativo) e dall’altro sulla mera logica dell’inasprimento delle pene, come risposta delle istituzioni.
GIURISPRUDENZA
di Valentina Stella
Il Dubbio, 14 marzo 2025 Il giudice rinvia alla Consulta i nuovi limiti agli sconti di pena: “Così svanisce ogni incentivo psicologico”. Un magistrato dell’Ufficio di Sorveglianza presso il Tribunale di Napoli solleva questione di legittimità per un detenuto con fine pena nel 2040. Il decreto “Carcere sicuro”, approvato lo scorso agosto su impulso del ministro Nordio, arriva all’attenzione della Corte costituzionale nella parte riguardante la liberazione anticipata. La questione di legittimità costituzionale della norma per violazione degli articoli 3 e 27 “nella parte in cui si subordina la richiesta del beneficio della liberazione anticipata alla possibilità di rientrare, nei limiti di pena per accedere a misure alternative (90 giorni anteriori) o di ottenere nello stesso termine la scarcerazione ovvero nella parte in cui si impone al detenuto, per la valutazione della richiesta, di indicare le ragioni specifiche per le quali si richieda il beneficio stesso”.
di Francesco Machina Grifeo
Il Sole 24 Ore, 14 marzo 2025 Lo ha stabilito la Cassazione, sentenza n. 10302 depositata ieri, affermando un principio di diritto. L’istituto della liberazione anticipata è applicabile anche alla pena sostitutiva dei lavori di pubblica utilità. Lo ha stabilito la Prima sezione penale, con la sentenza n. 10302 depositata oggi, affermando un principio di diritto e chiarendo che la competenza spetta al magistrato di sorveglianza. Il Gip di Torino, quale giudice dell’esecuzione, aveva concesso all’interessato quarantacinque giorni di liberazione anticipata, in relazione alla pena di un anno e quattro mesi di reclusione, sostituita con la pena dei lavori di pubblica utilità (ragguagliati in 960 ore), ed ha pertanto rideterminato la pena in anni uno, mesi due e giorni quindici di reclusione, (ragguagliati in complessive 870 ore di lavori di pubblica utilità).
Il Mattino, 14 marzo 2025 Si è tolto la vita, ieri sera, S.N., 34enne della provincia di Napoli, detenuto nel carcere di Poggioreale. Morto per impiccagione con un lenzuolo è stato trovato dagli agenti di polizia penitenziaria e dal personale sanitario che ha provato invano a rianimarlo. In Italia, ad oggi, si contano 16 suicidi nelle carceri. Sono 46 le morti avvenute negli Istituti penitenziari italiani, di queste 19 sono le morti da accertare, di cui 4 in Campania (2 nel carcere di Poggioreale, 1 nel carcere di Secondigliano e 1 nel carcere di Avellino); mentre 11 persone sono morte per cause naturali. A darne notizia, con una nota, è il garante campano delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale Samuele Ciambriello.
di Carlo Casini
La Nazione, 14 marzo 2025 Possibile overdose in cella: in carcere ora entra anche la droga. Terza vittima dall’inizio del 2025, nel giorno del suo compleanno. Funaro, sindaca di Firenze: “Una struttura da buttare giù e ricostruire”. Un altro morto in carcere. Il terzo da inizio dell’anno. Il sesto in circa dodici mesi. È la strage dei detenuti nel penitenziario fiorentino di Sollicciano. Martedì pomeriggio, nel giorno del suo compleanno, T.F., 34 anni originario di Roma, è stato trovato nella sua cella privo si sensi. Poco distante, a terra, erano presenti delle siringhe. Overdose di eroina, stando a quanto ricostruito. Gli agenti della polizia penitenziaria hanno tentato da subito di rianimarlo. Il giovane, però, era in coma.
di Jacopo Storni
Corriere Fiorentino, 14 marzo 2025 L’uomo era seguito dai servizi psichiatrici. “In carcere pochi controlli, la droga entra”. Un detenuto romano è morto il giorno del suo compleanno in una cella del carcere di Sollicciano. La causa del decesso sarebbe da ricondurre a un’overdose. Nella sua cella sono state trovate siringhe. È il quarto detenuto morto a Sollicciano dall’inizio dell’anno. Accusa un malore in cella, viene trasportato in ospedale e lì muore. È il quarto detenuto del carcere di Sollicciano morto dall’inizio dell’anno. Dopo i due suicidi e una morte probabilmente per droga, stavolta il decesso è stato causato da overdose. “Sono state trovate siringhe e materiale per uso di stupefacenti” ha detto Eleuterio Grieco, agente penitenziario della Uil Pa, che poi ha aggiunto: “Ci sono pochi controlli e nel carcere la droga entra”.
grandangoloagrigento.it, 14 marzo 2025 L’associazione sollecita inoltre l’intervento del Garante nazionale dei detenuti e delle autorità competenti “affinché venga garantito il rispetto della dignità dei reclusi. Il Codacons, si legge in una nota, “interviene con fermezza sulle gravi condizioni in cui versano i detenuti del carcere Di Lorenzo di Agrigento”. “Secondo quanto denunciato da 55 detenuti in una lettera indirizzata al Ministro della Giustizia Carlo Nordio, la situazione sarebbe caratterizzata da maltrattamenti, privazioni e condizioni igienico-sanitarie inaccettabili - sottolinea la nota.
lanuovaprovincia.it, 14 marzo 2025 Resoconto di Camera Penale, Nessuno Tocchi Caino e Garante regionale per i Detenuti dopo una visita alla struttura di Quarto. “Una cattedrale nel deserto”: dove la cattedrale è il carcere di Quarto e il deserto è quello dei collegamenti con la città. Definizione di Elisabetta Zamparutti tesoriera dell’associazione Nessuno Tocchi Caino dopo la visita al carcere astigiano insieme al presidente della Camera Penale Davide Gatti, ad altri volontari dell’associazione e al Garante regionale per i detenuti Bruno Mellano. Su una capienza autorizzata di 207, sono stati contati 248 detenuti con una percentuale di sovraffollamento appena appena sotto la media nazionale.
di Claudio Malfitano
Il Mattino di Padova, 13 marzo 2025 “Portare gli studenti delle scuole superiori nelle carceri minorili. Va fatto capire che la conseguenza dei reati è un istituto, che c’è una punizione”. Il sottosegretario alla giustizia Andrea Ostellari dosa bastone e carota: leggi più severe ma anche interventi educativi per fermare la violenza giovanile, esplosa negli ultimi mesi in tutto il Nord Est.
di Claudio Malfitano
Il Mattino di Padova, 14 marzo 2025 “Il primo a dover visitare più spesso le carceri minorili dovrebbe essere proprio il sottosegretario Ostellari. Si renderebbe conto che si tratta di luoghi che dovrebbero educare i ragazzi e invece sono sovraffollati e inadeguati per un Paese civile. E soprattutto non sono degli zoo, in cui portare gli studenti in visita”. È netta la risposta del vicesindaco Andrea Micalizzi alla proposta lanciata ieri dal sottosegretario leghista di portare le scolaresche delle superiori all’interno degli istituti minorili per far capire le conseguenze dei reati. Una proposta arrivata a commento della notizia dell’arresto di due baby criminali che a 16 e 17 anni avevano già collezionato una ventina tra denunce e segnalazioni.
di Claudio Bellumori
romatoday.it, 14 marzo 2025 L’associazione non profit del terzo settore fa da ponte con aziende e imprese, per agevolare il reinserimento del detenuto una volta fuori dal carcere. E per fornire, concretamente, un’occasione di rinascita. A quanti non è capitato di sentirsi dire che il treno giusto, prima o poi, sarebbe arrivato. Vero. Come è vero che non basta solo salire sul vagone. Perché una volta sopra sono necessari sia biglietto che bagagli. E una destinazione. Che, talvolta, è l’opportunità per lasciarsi alle spalle il passato. In maniera netta. Insomma, un nuovo inizio. Da affrontare a testa alta.
modenatoday.it, 14 marzo 2025 Firmato l’Accordo di progetto sull’esecuzione penale esterna, valorizzando il ruolo del volontariato e del terzo settore come strumenti di reintegrazione sociale. È stato siglato ieri mattina a Modena l’Accordo di progetto sull’esecuzione penale esterna, un’iniziativa biennale (2025-2026) volta a migliorare l’efficacia delle misure di esecuzione penale esterna attraverso la collaborazione tra istituzioni giudiziarie, enti del terzo settore e organizzazioni professionali. L’accordo è stato firmato da Tribunale di Modena, Centro Servizi Volontariato Terre Estensi, Ordine degli Avvocati di Modena, Fondazione di Modena, Camera Penale Carl’Alberto Perroux, Ufficio Locale di Esecuzione Penale Esterna di Modena (Ulepe).
piacenzasera.it, 14 marzo 2025 L’orto più segreto di Piacenza, quello coltivato dai detenuti che abitano il carcere di via delle Novate, aprirà eccezionalmente le porte al pubblico di Interno Verde. Il festival dedicato ai giardini più suggestivi e curiosi della città - che quest’anno si terrà sabato 12 e domenica 13 aprile - inaugura la terza edizione con un evento decisamente inusuale, organizzato grazie alla collaborazione della Direzione della Casa Circondariale: una visita guidata che permetterà di scoprire la natura che cresce all’interno del muro di cinta dell’Istituto, curata e coltivata grazie a un progetto educativo di notevole impatto e significato.
corrierediviterbo.it, 14 marzo 2025 “Anime Disarmate” nasce dall’incontro con i detenuti con i quali il regista Marco Amati ha trascorso alcuni mesi con la volontà di realizzare un film in cui una parte della narrazione si svolgeva appunto in un carcere. Negli incontri di preparazione ha spinto più volte i detenuti ad aprirsi utilizzando la scrittura come strumento di dialogo. Uno di questi scritti, a prima vista una poesia, si è rivelato essere, dando voce alla volontà dell’autore, un brano per un pezzo rap.
abruzzoweb.it, 14 marzo 2025 Calcio e/è libertà, anche dietro le sbarre. È stata una giornata di sport e trasmissione di valori positivi quella vissuta all’interno della casa circondariale di Lanciano (Chieti) dove è stato proiettato, in anteprima, il cortometraggio prodotto da Bonfire per Lega Nazionale Dilettanti “Sopra la Barriera”. Un viaggio nei penitenziari di Padova e Lanciano dove sono nate due realtà sportive, la Polisportiva Pallalpiede di Calcio a 11 e la Libertas Stanazzo di Calcio a 5. Attraverso le testimonianze di diversi detenuti ma anche dei loro allenatori - a loro volta agenti di polizia penitenziaria - il corto racconta i progetti, il ruolo dello sport nei propri percorsi di vita e di rieducazione.
di Attilio Piovano
La Voce e il Tempo, 14 marzo 2025 Grande emozione per l’allestimento del regio nel penitenziario delle vallette. “Un’esperienza unica e toccante”. È il commento che più ricorre tra coloro che hanno assistito, lunedì 10 marzo, alla rappresentazione del verdiano “Rigoletto” presso la Casa circondariale “Lorusso e Cutugno”. Per la prima volta, a Torino, un’opera lirica, a cura del Teatro Regio, viene allestita in un penitenziario: un’iniziativa di forte valenza sociale nel desiderio di abbattere sempre più le barriere tra “dentro e fuori” promuovendo il dialogo e ribadendo come il carcere, secondo il dettato costituzionale, debba essere innanzitutto luogo di educazione e riabilitazione e non solo di espiazione. Un progetto pilota in cui il teatro si fa ponte tra la comunità penitenziaria e la società civile.
di Eleonora Martini
Il Manifesto, 14 marzo 2025 Alessandro Trocino, “Morire di pena”, edito da Laterza. Quasi ottant’anni dopo l’abolizione della pena di morte, in Italia si può ancora Morire di pena. Il giornalista Alessandro Trocino intitola così il suo saggio edito da Laterza (pp. 162, euro 14) con il quale riesce ad appassionare il lettore parlando addirittura di suicidio in carcere, senza alcuna traccia di quel voyeurismo che rende mediaticamente appetibile il tema e, come ricorda lo stesso autore citando Edoardo Albinati, di cui potrebbe essere sospettato “il borghese che si occupa di disgraziati”. “Un piccolo obelisco di carta” dedicato ai 1.840 detenuti che si sono tolti la vita in cella dal 1992 ad oggi (secondo i dati di Ristetti Orizzonti) e a tutti quelli che, privati della libertà personale, resistono, “in equilibrio tra memoria e oblio”, per usare l’immagine evocata nella prefazione a firma di Luigi Manconi e Marica Fantauzzi.
AFFARI SOCIALI
di Damiano Aliprandi
Il Dubbio, 14 marzo 2025 Le drammatiche testimonianze delle violenze subite dai migranti nel Cpr di Trapani-Milo: violenze, soprusi e minacce mortali in un clima di terrore. “Sto male assai, sono stato picchiato con il ferro. Tanto dolore, non parlo bene”. Sono le parole spezzate di A., uno dei reclusi nel Centro di permanenza per i rimpatri di Trapani-Milo, dove si starebbero consumando episodi di violenza che mettono a rischio la vita delle persone detenute. A lanciare l’allarme è Mem.Med, progetto nato dalla collaborazione di associazioni come Borderline Sicilia Onlus, CarovaneMigranti, Clinica Legale per i Diritti Umani (Cledu) di Palermo, Campagna LasciateCIEntrare, Rete Antirazzista Catanese e Watch the Med-AlarmPhone. La denuncia, basata su testimonianze dirette, dipinge un quadro drammatico: il Cpr di Trapani è un luogo dove lo Stato abdica alla sua funzione di garante della sicurezza, lasciando i reclusi in balia di soprusi e minacce mortali.
di Massimiliano Peggio
La Stampa, 14 marzo 2025 Trovato privo di conoscenza per strada ad Asti, si è ripreso e ha raccontato una storia di violenza e follia cominciata in Pakistan e conclusa in Italia. “Sono partito dal Pakistan a marzo 2024. In volo a Dubai e poi in Egitto. Alla fine sono arrivato in Libia. Sono rimasto lì sei mesi. Ho vissuto in una stanza senza finestre. Io e altri ragazzi africani eravamo prigionieri: le porte chiuse con i lucchetti. Poi, sono stato prelevato da due persone in divisa militare. Avevano il passamontagna, pistole e mitragliatori. Mi hanno fatto viaggiare in un furgone chiuso con altre 13 persone. Abbiamo raggiunto la costa. Lì ci hanno picchiati, prima di farci salire su un gommone. Dopo 44 ore in mare abbiamo incrociato una barca di pescatori italiani”.
di Mario Di Vito
Il Manifesto, 14 marzo 2025 Il capomissione di Mediterranea alla Camera. Martedì nuovo report di Meta. Il Governo continua a non rispondere. Cinque procure hanno aperto un fascicolo. “Questa cosa a noi ce l’hanno fatta per la questione libica”. Il capomissione di Mediterranea Luca Casarini ne è convinto: “questa cosa”, cioè lo spyware Graphite dell’azienda israeliana Paragon Solutions, ha attaccato il suo e altri smartphone di attivisti della ong per un motivo ben preciso. “Ho paura che sia anche per la schedatura di possibili testimoni delle torture in Libia”, ha proseguito Casarini, che ieri era alla Camera per farsi ascoltare dalle commissioni Esteri e Difesa. Il riferimento è a David Yambio, il portavoce di Refugees in Lybia - pure lui spiato - che è tra i testimoni citati dalla Corte penale internazionale per descrivere ...
di Luca Liverani
Avvenire, 14 marzo 2025 Gli eserciti europei in media acquistano in America il 64% dei propri equipaggiamenti: la proporzione rischia di essere la stessa per gli 800 miliardi previsti dal piano Von der Leyen. A Strasburgo, nei luminosi corridoi del Parlamento europeo, c’è già chi propone sarcasticamente di cambiare nome al grande piano di riarmo dei 27: “Più che ReArm Europe - si dice - andrebbe chiamato Enrich America”. Cioè arricchiamo gli Stati Uniti. Vera o inventata che sia, la battuta fotografa bene quello che già emerge con la forza dei numeri: già nell’ultimo quinquennio il 64% delle armi comprate dagli eserciti europei erano fabbricate negli Usa. Una dipendenza da aziende americane destinata a crescere, visto che solo l’immenso comparto industriale bellico a stelle e strisce potrà soddisfare l’impennata di richieste dei paesi Ue.
di Barbara Stefanelli
Corriere della Sera, 14 marzo 2025 È un meccanismo di comunicazione antico, e si ripresenta aggiornato alle nuove tribù. Chiama alla rappresaglia serrando i ranghi: reagite, votatemi, io vi difenderò. Genera caos, non futuro e l’Europa è l’unico antidoto ai veleni di chi vorrebbe regnare con la paura. La strategia comune alle nuove destre radicali, compresa quella al comando degli Stati Uniti d’America dal 20 gennaio 2025, è la vittimizzazione. Dire, martellare, gridare al proprio elettorato: approfittano della nostra generosità! Si presentano in felpa allo Studio Ovale (Zelensky)! Non ci hanno mai detto grazie! Ci fanno pagare di più le merci! Si mangiano i nostri gatti (l’allora candidato Donald Trump sugli immigrati in Ohio)! Ne discendono sdegno, rabbia, infine indifferenza (sentita come assolutamente giustificata) per i mondi disallineati.
DOCUMENTI
APPUNTAMENTI DI RISTRETTI
APPUNTAMENTI
La Newsletter di Liberi dentro – Eduradio & Tv. Programmazione fino al 16 marzo 2025
Presentazione del libro: "Ora d'aria. Racconti dal carcere di Bollate" (Milano, 24 marzo 2025)
Seminario Università di Foggia: "Carcere e città. Tra sicurezza e diritti" (Foggia, 27 marzo 2025)
Presentazione del libro: "Il carcere in Italia oggi", di Livio Ferrari (Torino, 27 marzo 2025)
Convegno. "Dall’impossibile al possibile: la scuola in carcere" (Verona, 28 marzo 2025)
Convegno: "Le vittime tra cura e giustizia, in Italia e in Europa" (Verona, 28 e 29 marzo 2025)
XVII Conferenza Nazionale della CRIVOP Italia ODV (Erice-TP, dal 4 al 6 aprile 2025)
PODCAST
"Dialoghi abolizionisti". Ogni settimana un nuovo intervento di riflessione sulla prospettiva del superamento del carcere. (qui l'indice degli episodi)
CORSI E MASTER
CONCORSI E BANDI