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Notiziario quotidiano dal carcere

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Edizione di giovedì 9 gennaio 2025

di Andreina Baccaro

Corriere di Bologna, 9 gennaio 2025 Mazzacuva: “Indulto unica misura immediata”. Mentre il numero dei suicidi in carcere, sul finire dell’anno appena trascorso, stava per toccare il tragico record di 91 (mai così tanti), la Camera penale di Bologna da tempo aveva sollevato il tema della necessità di misure clemenziali, come l’indulto. Parola spesso invisa all’opinione pubblica ma che a Bologna, ad esempio, il 30 novembre, proprio in una mobilitazione pubblica indetta dalla Camera penale in piazza Lucio Dalla, ha raccolto l’adesione del Comune e di più di 30 associazioni.

 

di Ilaria Dioguardi

vita.it, 9 gennaio 2025 Già sono state quattro le persone che si sono tolte la vita dietro le sbarre nel 2025. Il sovraffollamento, che ha raggiunto il 132,6% alla fine del 2024, “è una pena aggiuntiva inflitta abusivamente”, dice lo scrittore. “Nel generale restringimento dei diritti civili, dalla salute allo studio, l’amministrazione della giustizia è l’avamposto per misurare lo scarto”. Nelle carceri italiane, nel 2024, i suicidi sono stati 83, secondo il Garante nazionale delle persone private della libertà personale (dati al 20 dicembre 2024). Altri quattro detenuti, a otto giorni dall’inizio dell’anno, si sono tolti la vita. “I suicidi di persone in carcere sono derubricati a casi clinici”, dice lo scrittore Erri De Luca. “Da parte mia uso diversamente il vocabolario: i suicidi di persone detenute sono omicidi in luogo pubblico aggravati dall’omissione di soccorso”.

 

di Luca Bonzanni

Avvenire, 9 gennaio 2025 L’incremento degli organici di Polizia penitenziaria è previsto entro febbraio e non tiene conto dei pensionamenti. La carenza attuale, di oltre 5.200 uomini, è destinata a non cambiare. Nero su bianco c’è un piano di incremento degli organici. Ma anche la fotografia plastica delle carenze attuali sono ancora troppo ampie per essere risolte: al 17 dicembre, la polizia penitenziaria era in “deficit” di 5.323 agenti uomini, mentre tra le donne se ne contavano 1.433 in più. Il rendiconto è allegato a una circolare del Dap, il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria del ministero della Giustizia, inviata poco prima delle feste ai sindacati di polizia penitenziaria in vista di successivi incontri.

 

di Fabrizio Miracolo

facebook.com/fabrizio.miracolo, 9 gennaio 2025 Questa mattina, percorrendo tanti chilometri per incontrare un detenuto ormai anziano, ho avuto modo di riflettere sulla drammatica situazione delle carceri italiane. Quel colloquio, con una persona che quasi si considera un “figlio del governo”, mi ha mostrato con chiarezza quanto sia pesante il fardello del sovraffollamento. La sua voglia di dialogo, il bisogno di raccontarsi, mi hanno fatto toccare con mano la difficoltà di chi, pur consapevole dell’errore commesso, desidera reintegrarsi nella società. Ma come può farlo in un sistema che non lascia spazio alla speranza? Dove il sovraffollamento annulla ogni possibilità di percorsi rieducativi, di formazione, di apprendimento di un mestiere?

 

di Ermes Antonucci

Il Foglio, 9 gennaio 2025 Nonostante il calo delle violenze domestiche e di genere, il Parlamento ha riformato la materia con adempimenti che stanno intasando il lavoro delle procure. Stesso copione populista in tema di migranti, con le Corti d’appello che rischiano la paralisi. Nel primo semestre del 2024, rispetto allo stesso semestre dell’anno precedente, si è registrata una diminuzione del numero di omicidi con vittime di genere femminile (da 62 a 49, -21 per cento), del numero di donne uccise in ambito famigliare-affettivo (da 53 a 44, -17 per cento), e del numero di donne uccise da partner o ex partner (da 32 a 24, -25 per cento). Nello stesso periodo si è registrato anche un calo degli atti persecutori (-8 per cento) e delle violenze sessuali (-2 per cento). È quanto emerge dagli ultimi dati disponibili sulla violenza domestica ...

 

di Andrea Pugiotto

L’Unità, 9 gennaio 2025 Sono già dodici gli scrutini andati a vuoto in parlamento nel tentativo di ripristinare il plenum della Consulta, oramai ridotto al minimo legale di 11 giudici (su 15). Un ritardo coltivato fino a cumulare il numero di giudici da eleggere simultaneamente, così da preparare una spartizione tra le forze politiche, in spregio ai principi costituzionali.

 

di Kaspar Hauser

Il Manifesto, 9 gennaio 2025 Avanti con la separazione delle carriere: il partito azzurro schiva il voto sull’elezione dei membri laici del Csm ma resta in agguato. La giornata di ieri ha avuto una dimensione distopica per quel che riguarda la giustizia italiana. La realtà andava da una parte, la narrazione si muoveva in senso inverso. Dai tribunali di tutte le città italiane, da Trento a Catanzaro, da Torino a Pescara, sono giunte notizie del blocco dei processi telematici fino al 31 marzo; il motivo, il black out della App che il ministero ha lanciato ad inizio anno. Alle 15 il ministro Carlo Nordio ha risposto durante il question time ad una interrogazione in merito, ma lasciando tutti a bocca aperta ha affermato: “In questo momento la mia mente è tutta presa dal fatto che la riforma costituzionale vada avanti”.

 

di Simona Musco

Il Dubbio, 9 gennaio 2025 Il laico Giuffrè (FdI): “Parere non richiesto, è un caso emblematico dell’espansione del ruolo del Csm”. I togati: “Così indeboliamo la cultura della giurisdizione”. Ma passa la proposta anti-riforma. “Ci troviamo di fronte ad un caso emblematico di quella espansione del ruolo del Consiglio superiore della magistratura secondo la prassi e oltre la lettera della Costituzione e della legge. Come Consiglio superiore interloquiamo con il Parlamento in una materia nella quale il Parlamento ha la più ampia discrezionalità contemplata dal nostro ordinamento costituzionale e limitata solo dai principi fondamentali dell’ordinamento costituzionale. Di questo dobbiamo essere consapevoli.

 

di Tiziana Maiolo

Il Dubbio, 9 gennaio 2025 La separazione delle carriere mina il cuore del sistema unico italiano, riducendo l’influenza di una corporazione che da decenni esercita un potere parallelo. Ma perché il corpaccione delle toghe mostra tanta paura per una riforma della giustizia? Potere e contropotere paiono incrociare le lame nella stessa giornata in cui l’Italia intera sta festeggiando la liberazione e il ritorno della giornalista Cecilia Sala. Alla Camera va avanti lesto il cronoprogramma voluto dal ministro Carlo Nordio sulla separazione delle carriere tra magistratura giudicante e requirente. E intanto al Csm i membri magistrati, con la consueta ruota di scorta dei laici di sinistra, prendono a picconate la proposta di riforma, insultandola come svolta “autoritaria” e “illiberale”.

 

di Elisa Campisi

Avvenire, 9 gennaio 2025 Pioggia di sospensioni, da parte di tribunali e procure, del programma che avrebbe dovuto snellire le procedure. L’Associazione magistrati: inascoltato il nostro allarme. Ma il ministro minimizza. L’app che dal primo gennaio avrebbe dovuto garantire processi rapidi e telematici fa flop. Tribunali e procure di tutta Italia corrono ai ripari sospendendola. “Il bilancio del primo giorno dell’app per il processo penale telematico è disastroso. Avevamo lanciato un allarme pochi giorni fa e ora purtroppo vediamo i risultati in praticamente tutti i tribunali italiani: disagi e rinvii che pesano sempre sui cittadini”, sintetizza la vicepresidente dell’Associazione nazionale magistrati, Alessandra Maddalena, facendo un bilancio delle criticità riscontrate.

di Marina Corradi

Avvenire, 9 gennaio 2025 A 20 anni si possono fare errori e sciocchezze che non meritano, però, per punizione la morte. Quando un normale inseguimento diventa una caccia all’uomo. Una moto che non si ferma all’alt in zona di movida, dietro a corso Como, la notte del 24 novembre. Sembra una faccenda banale, che si risolve dopo due isolati - guida senza patente, una catenina d’oro e, quei due ventenni, un po’ troppi soldi in tasca. Invece, poco prima delle quattro del mattino, in una Milano che nelle dashcam delle gazzelle dei Carabinieri è tanto deserta quanto livida, si scatena una caccia all’uomo forsennata: otto chilometri, venti minuti, le sirene che urlano nella città che dorme. È normale inseguire chi non si ferma a un alt, ma fino a che punto lo è incalzarlo in una corsa folle, cercando di fare perdere l’equilibrio ...

 

di Pierpaolo Lio

Corriere della Sera, 9 gennaio 2025 Yehia Elgaml ha guardato il video dell’inseguimento: “Sono stati gli ultimi trenta secondi quelli che mi hanno fatto male. Ho sentito quelle parole dei carabinieri, quelle brutte parole”. Yehia Elgaml ha la voce sicura, mentre parla nella sua casa al Corvetto, quartiere alla periferia di Milano. E gli occhi gli si inumidiscono solo quando ricorda la prima volta in cui ha visto, nello studio del legale della famiglia del giovane Ramy, il 19enne morto all’alba del 24 novembre al termine di un inseguimento con i carabinieri lungo otto chilometri, quel video sugli ultimi minuti di vita di suo figlio (qui il comandante provinciale dei carabinieri: “Forniti anche i video realizzati con una dashcam privata, piena fiducia nella magistratura”).

 

di Egle Priolo

Il Messaggero, 9 gennaio 2025 Le residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza come una “mancanza urgente da colmare in Umbria”. Ma anche i problemi di sovraffollamento, con i quattro carceri umbri che ospitano una “quantità di detenuti doppia rispetto alla media nazionale” e l’idea di un fondo nazionale per la sanità carceraria, considerando che in regione un detenuto su 2 è tossicodipendente o soffre di disagi mentali per cui va curato. Questi i temi affrontati nell’incontro tra la presidente della Regione Umbria Stefania Proietti, il Garante regionale dei detenuti Giuseppe Caforio e il direttore regionale Salute e Welfare Massimo D’Angelo.

 

di Damiano Aliprandi

Il Dubbio, 9 gennaio 2025 Sono già cinque le persone che si sono tolte la vita nella prima settimana del 2025, dopo il drammatico record del 2024 con 89 detenuti e 7 agenti che si sono tolti la vita. L’anno nuovo è iniziato esattamente come si era chiuso il precedente, con le carceri italiane al centro di una crisi sempre più drammatica. Dopo un 2024 che ha registrato un numero record di suicidi - 89 detenuti e 7 agenti di polizia penitenziaria - il 2025 si è aperto con cinque tragici episodi in pochi giorni: quattro detenuti e un operatore. Gli ultimi due nel carcere calabrese di Paola, dove ieri sera un detenuto di circa 40 anni, e questa mattina un impiegato delle funzioni centrali di 48 anni si sono tolti la vita impiccandosi, il primo nella sua cella, il secondo nella palestra della struttura penitenziaria.

 

Il Domani, 9 gennaio 2025 Sono 1.060 i detenuti dentro Regina Coeli a fronte di 566 posti disponibili, vigilati da solo 340 agenti penitenziari quando ne servirebbero almeno 709. “La situazione è da tempo ingovernabile e meriterebbe interventi celeri e concreti da parte dell’esecutivo”, ha detto De Fazio, segretario generale della Uil-Pa polizia penitenziaria. Un’altra morte in carcere. Questa volta è un detenuto 23enne di origine romene che si trovava nell’istituto penitenziario romano di Regina Coeli a togliersi la vita. Lo hanno ritrovato impiccato nella serata dell’8 gennaio nel bagno della sua cella. Si tratta del quinto detenuto morto suicida nei soli primi nove giorni dall’inizio dell’anno, a cui si somma anche quello di un operatore. “La carneficina a cui, nostro malgrado, abbiamo assistito nel 2024, anno in cui è stata raggiunta la cifra record ...

 

di Cristina Degli Esposti

Il Resto del Carlino, 9 gennaio 2025 Il Garante dei detenuti: “Monitoraggi più complessi con il doppio delle presenze”. Nel mirino i trasferimenti di reclusi da fuori regione: scelta dettata dai servizi offerti. Tre suicidi nel giro di venti giorni nel carcere di Modena. L’ultimo martedì: Andrea Paltrinieri, 49enne uxoricida reo confesso, era in attesa di giudizio (le indagini non sono ancora chiuse) quando si è tolto la vita con il fornelletto a gas acquistabile dai detenuti nel circuito interno del penitenziario, lasciando orfani i due figli minori. A dicembre sono stati cinque i detenuti morti nelle carceri dell’Emilia-Romagna e, proprio nelle scorse ore, la giunta de Pascale ha stanziato oltre 18 milioni di euro per il potenziamento dell’assistenza sanitaria e psichiatrica dei detenuti.

 

di Valentina Reggiani

Il Resto del Carlino, 9 gennaio 2025 La Garante Laura De Fazio: “Le bombolette a gas? Il problema c’è, ma i fornelli elettrici costano di più. Sovraffollamento, è necessario rendere più umano l’ambiente carcerario”. Segnali pare non ne avesse ‘lanciati’. Eppure, forse schiacciato dal peso del terribile gesto commesso, si è tolto la vita inalando il gas del fornellino. Non vi sono dubbi sulla volontà suicidaria di Andrea Paltrinieri, ingegnere modenese 50enne finito in carcere un anno fa per brutalmente ucciso, soffocandola, la moglie Anna Sviridenko, mamma 40enne originaria della Bielorussia, specializzanda modello di radiologia al Policlinico e medico nucleare all’ospedale di Innsbruck. In meno di un mese e con le stesse modalità nel penitenziario modenese si sono tolti la vita tre detenuti.

 

napolitan.it, 9 gennaio 2025 È morto in ospedale, dopo aver combattuto per giorni con la febbre alta, mentre era recluso nel carcere di Secondigliano, Luca La Penna, 42 anni. La notizia del decesso si è rapidamente diffusa nel quartiere e amici e parenti stanno dedicando al 42enne moltissimi post sui social network. Una morte sta facendo discutere e che rilancia l’emergenza che si registra nelle carceri italiane. La Penna, l’ultima volta che era riuscito a comunicare con i parenti, si era lamentato delle scarse cure mediche ricevute, malgrado la febbre alta da svariati giorni. Poi il ricovero in ospedale, ma di lì a poco è sopraggiunto il decesso.

 

tg24.info, 9 gennaio 2025 Sono stati assolti con formula piena i sette agenti di Polizia penitenziaria accusati di concorso in omicidio colposo per la morte di V.G. un ragazzo di 25 anni residente a Ceccano. Dati i suoi problemi psicologici il giovane era stato collocato presso una Rems della città fabraterna. Ma da quella struttura il 25enne era scappato. A quel punto era stato trasportato presso il carcere di Regina Coeli a Roma. Ma il 7 febbraio del 2017 il giovane era stato trovato impiccato nella sua cella. A seguito di tale fatto erano finiti sotto processo per omicidio colposo la dottoressa che teneva in cura il detenuto e sette agenti di polizia penitenziaria tutti ciociari.

 

di Giacomo Giampieri

Il Resto del Carlino, 9 gennaio 2025 Parla la direttrice del carcere, Manuela Ceresani, dopo gli ultimi episodi “Molti sono tossicodipendenti, c’è meno accettazione della reclusione”. Aggressioni ai poliziotti dentro il carcere purtroppo succedono, non è la prima volta. Questo credo accada da una parte perché i detenuti sono più reattivi, spesso ci vengono mandati da altre carceri dove hanno già dato problemi, e dall’altra anche per il poco personale su cui dobbiamo fare i conti. A Montacuto siamo scoperti di 70 poliziotti”. A parlare è Manuela Ceresani, direttrice delle due carceri anconetane, Montacuto e Barcaglione. Nell’ultima settimana c’è stata una escalation di violenza che ha caratterizzato la Casa circondariale di Montacuto.

diocesiudine.it, 9 gennaio 2025 Sarà Silvia Landra, psichiatra in diversi istituti penitenziari del milanese e già collaboratrice della Caritas ambrosiana, l’ospite del primo appuntamento 2025 della Scuola di Politica ed Etica Sociale. L’incontro sarà lunedì 13 gennaio alle 18.15 a Udine. “Cosa c’è oltre le sbarre? Quando “i diversi” ci assomigliano”. Un titolo quanto mai provocatorio per un tema che è sempre di stretta attualità. È il biglietto d’ingresso al primo incontro del 2025 della SPES, la Scuola di Politica ed Etica Sociale dell’Arcidiocesi di Udine, che avrà luogo lunedì 13 gennaio. I partecipanti saranno guidati “oltre le sbarre” da Silvia Landra, presidente dell’Azione Cattolica di Milano, psichiatra con attività in alcuni istituti carcerari lombardi.

 

di Alessandro Salemi

Il Giorno, 9 gennaio 2025 La compagnia Geniattori e dieci reclusi della Casa circondariale monzese protagonisti di “Senza parole”. Sul palco del Binario 7 porteranno in scena lo spettacolo nato dal laboratorio di recitazione oltre le sbarre. La compagnia Geniattori è nata nel 2016 da mamme e papà della materna Sant’Anna per riuscire a divertire i bambini e per raccogliere fondi con cui ristrutturare la scuola. Il teatro esce dal carcere e incontra il grande pubblico al Binario 7. È l’avventura percorsa in questi mesi dal gruppo teatrale Geniattori che per martedì 11 febbraio sta preparando un gruppo di 10 detenuti della casa circondariale di Monza per portare in scena “Senza parole”. I detenuti del laboratorio teatrale, con la loro gestualità, musiche e voce fuori campo, racconteranno la loro quotidianità, fatta di attività, per qualcuno lavoro ...

 

di Isabella De Silvestro

Il Domani, 9 gennaio 2025 I detenuti e le detenute come affrontano la vita in cella? E gli agenti cosa pensano? Un viaggio che racconta anche il doppio isolamento delle donne transgender recluse. Quando entro al carcere di Como per tenere un laboratorio di scrittura creativa è una giornata soleggiata di dicembre. Ma il cielo limpido e l’aria tersa smettono di significare qualcosa appena varco la soglia del penitenziario. Dopo aver consegnato il documento, il cellulare e lo zaino all’agente nel gabbiotto, mi lascio la prima porta blindata alle spalle e inizio a percorre i lunghi corridoi: l’odore acre dei materassi date alle fiamme durante l’ultima rivolta mi invade le narici.

 

di Leonardo Becchetti

Avvenire, 9 gennaio 2025 Il sostegno esplicito di Elon Musk al partito di estrema destra tedesco Afd in vista delle prossime elezioni segnala quanto i luoghi del dibattito e della formazione delle preferenze siano profondamente cambiati. La generazione dei nostri padri ha costruito la sua partecipazione politica tra sezioni di partito, parrocchie e tribune elettorali dove lo scambio avveniva in modo trasparente tra gruppi con identità e ruoli ben identificabili. Siamo ancora in quel mondo quando, andando in edicola o navigando nel digitale, scegliamo un quotidiano conoscendone visione e pensiero. L’irruzione dei social media e dell’intelligenza artificiale ha certo reso molto più presente e interattivo quel villaggio globale salutato da McLuhan con l’avvento della televisione e prefigurato da Teihllard de Chardin con l’immagine della Noosfera ...

 

di Andrea Casadio

Il Domani, 9 gennaio 2025 Negli ultimi quindici anni tra i ragazzi di tutto il mondo è aumentato il numero dei casi di depressione, di ansia e dei tentativi di suicidio. Ma non è lo screentime e lo smartphone a causare l’epidemia di malessere: sono le peggiorate condizioni economiche e la precarietà. Parola degli scienziati di Lancet Psychiatry. La nostra economia va a rotoli e le nostre città sono insicure? È tutta colpa degli immigrati. I nostri giovani figli si sentono sempre più soli e infelici, soffrono di disturbi mentali quali la depressione e l’ansia, e tentano il suicidio più spesso di prima? È tutta colpa dei social e dei telefonini. Questa è l’epoca in cui va di moda dare risposte semplicistiche a problemi complessi. Questa è l’epoca del populismo, che trova facili capri espiatori a cui attribuire le colpe di quel che non va. Purtroppo, però, le soluzioni facili sono sbagliate e non risolvono i problemi.

 

di Antonio Polito

Corriere della Sera, 9 gennaio 2025 Questo risultato apra la porta alla liberazione di tutte le donne iraniane discriminate. Anche chi non crede nei miracoli deve ammettere che il governo di Giorgia Meloni, la nostra diplomazia e i nostri apparati di sicurezza ne hanno appena compiuto uno, riportando in Italia sana e salva e così rapidamente Cecilia Sala. È un grande sollievo per tutti. E in particolare per chi sa che il giornalismo non è appiccicare fake news su un social ma impegno e responsabilità, e comporta il rischio di andare in giro per il mondo per poterlo raccontare in prima persona. Un valore prezioso per la democrazia, del quale la nostra giovane collega è un esempio di prim’ordine. Anche per questo, e non solo per motivi umanitari, la sua liberazione è così importante.

 

di Elena Molinari

Avvenire, 9 gennaio 2025 Sono passati cinque anni da quando John Frederick Nole ha lasciato il carcere di massima sicurezza di Filadelfia e due da quando ha cominciato a tornarci regolarmente. “Ogni 15 giorni circa - spiega - mi fermo davanti ai cancelli, però”. Nole è rimasto in cella mezzo secolo, da quando era un ragazzino fino a quando, 67enne e fisicamente anziano, ne è emerso con la speranza di trovarsi un impiego. “Ero disposto a fare qualsiasi cosa - dice - lavare bagni, lavorare di notte, fare consegne. Ma non appena scoprivano che ero stato dentro, non avevo più notizie”. Nole è andato avanti grazie al sostegno della famiglia, ma non sopportava di non rendersi utile, né di vedere altri ex carcerati tornare liberi, scontrarsi con la realtà e poco dopo finire di nuovo in prigione.