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Notiziario quotidiano dal carcere

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Edizione di giovedì 30 gennaio 2025

di Virginia Piccolillo

Corriere della Sera, 30 gennaio 2025 Rinvio di almeno due settimane. Il ministro Ciriani: non c’è il clima bipartisan. Lo stallo sul nome di FI. Slitta ancora, “almeno di due settimane”, l’elezione dei quattro giudici mancanti alla Corte Costituzionale. Un effetto collaterale del caso Almasri che infiamma i rapporti tra maggioranza e opposizione. Ma non solo. “Il clima non mi pare che sia di quelli che consentono un voto bipartisan”, ha dichiarato il ministro per i Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani, che ne detiene il termometro, fornendo la motivazione ufficiale di un ennesimo rinvio certamente non auspicato dal Quirinale. Ma molti, a microfoni spenti, ieri dicevano che il motivo del rinvio è che non ci sono ancora i nomi sul tavolo.

 

di Valentina Stella

Il Dubbio, 30 gennaio 2025 Partito ieri mattina in commissione Affari costituzionali del Senato l’esame della riforma per la separazione delle carriere approvata dalla Camera nella prima delle quattro letture richieste. Il relatore, il presidente meloniano della stessa commissione, Alberto Balboni, ha fatto la relazione illustrativa sul ddl costituzionale. Si è deciso anche che entro mercoledì 5 febbraio alle 12 potranno essere presentate le richieste di audizioni: 25 da parte delle opposizioni e altrettante della maggioranza. Poi si deciderà il termine per la presentazione degli emendamenti.

 

di Simona Musco

Il Dubbio, 30 gennaio 2025 Il procuratore di Roma era obbligato a inviare al Tribunale dei Ministri l’esposto contro Meloni e i suoi ministri, o aveva la libertà di “cestinarlo”? Azzariti: “Lo Voi ha rispettato la legge”. L’Ucpi: “Nessun automatismo”. Il procuratore di Roma Francesco Lo Voi era obbligato a inviare al Tribunale dei Ministri l’esposto dell’avvocato Luigi Li Gotti contro la presidente del Consiglio Giorgia Meloni e i suoi ministri? O aveva libertà d’azione e, dunque, anche quella di cestinare l’esposto, se ritenuto infondato, lasciando la questione al solo piano politico? “Il procuratore non poteva fare nulla se non quello che ha fatto, in conformità all’articolo 6 della Legge Costituzionale del 16/1/1989”, spiega al Dubbio Gaetano Azzariti, professore ordinario di Diritto costituzionale presso la Facoltà di Giurisprudenza de “La Sapienza”.

 

di Angela Stella

L’Unità, 30 gennaio 2025 Il Procuratore di Roma era obbligato ad aprire l’indagine? Avrebbe potuto farlo anche senza la denuncia di Li Gotti? C’è stato peculato e favoreggiamento? C’è stata la violazione degli accordi con l’Aja? L’indagine che coinvolge la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, il Sottosegretario Alfredo Mantovano, il Ministro della Giustizia Carlo Nordio e il Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi per favoreggiamento e peculato in relazione al rimpatrio del comandante libico Osama Najim (Almasri) rappresenta un problema politico e giuridico, sul piano nazionale ed internazionale. Tra le diverse questioni che si stanno affrontando ce ne sono due che cerchiamo qui di affrontare: si poteva procedere contro i quattro, a prescindere dall’esposto dell’avvocato Li Gotti?

 

di Gian Domenico Caiazza* Il Foglio, 30 gennaio 2025 Voglio essere molto chiaro: reputo la scelta politica del ministro Nordio e del governo Meloni di non dare esecuzione al mandato di arresto emesso dalla Corte penale internazionale nei confronti di una persona accusata di crimini contro l’umanità e di nefandezze di ogni genere e specie, gravissima nel merito, e addirittura penosa nelle modalità della sua adozione. Lontana anni luce, per capirci, dalla drammatica e superba rivendicazione di sovranità politica di un Bettino Craxi a Sigonella. Qui siamo al “non lo so, non c’ero, e se c’ero dormivo”. Addirittura, la Presidente Meloni nel suo messaggio video lamenta che la Cpi non avrebbe avvertito il ministro Nordio, alludendo forse - provo a immaginare - al mancato invio di una letterina su carta intestata, o forse a una pec, chissà.

 

di Luigi de Magistris*

Il Fatto Quotidiano, 30 gennaio 2025 Il generale libico, la presidente Meloni, il governo e la magistratura. Un thriller che rischia di trasformarsi in sceneggiata. Tutto inizia il 19 gennaio con l’arresto del generale Osama Njeem Almasri, comandante della prigione di Mittiga e delle forze speciali libiche, su cui pende un mandato di cattura internazionale della Corte penale dell’Aja per crimini di guerra, uccisioni, stupri, torture ed altri orribili delitti commessi ai danni di persone vittime di trafficanti di esseri umani. Il boia libico rimarrà poche ore in carcere perché verrà liberato, per motivi su cui bisogna fare doverosa chiarezza ma che appaiono ictu oculi risibili, e trasportato, su ordine dei vertici del governo italiano, a Tripoli con un Jet Falcon dei servizi segreti italiani.

 

di Francesco Machina Grifeo

Il Sole 24 Ore, 30 gennaio 2025 Lo ha chiarito la Corte di cassazione, con la sentenza n. 3760 depositata oggi, affermando che la patologia emersa successivamente non ha effetti sulla convalida dell’arresto da parte del Gip. Il divieto di arresto in flagranza della persona incapace di intendere e volere è previsto unicamente nei casi in cui tale condizione si manifesti chiaramente agli agenti operanti. Se invece emerge solo successivamente, grazie all’acquisizione di documentazione medica o altre informazioni, il Gip non può tenerne conto in sede di convalida. Lo ha chiarito la Corte di cassazione, con la sentenza n. 3760 depositata oggi, con cui ha dichiarato inammissibile il ricorso di un uomo ristretto in carcere per maltrattamenti in famiglia e lesioni aggravate.

 

di Roberta Barbi

vaticannews.va, 30 gennaio 2025 In occasione del Giubileo 2025, una iniziativa dell’associazione che riunisce estimatori e amici del magistrato martire mira a far conoscere la sua figura soprattutto tra i giovani detenuti. Il presidente, ex compagno di liceo del giudice beatificato nel 2021: “Amministrava la giustizia con il Codice in una mano e il Vangelo nell’altra”. I primi pacchi stanno partendo in direzione di tutti gli istituti di pena di quella Sicilia per cui il Beato Livatino ha combattuto ed è morto, ucciso in odium fidei il 21 settembre 1990, ma si spera che questa iniziativa possa presto essere estesa in tutta Italia, perché tutti i detenuti hanno bisogno della speranza cui è dedicato il Giubileo 2025. Dentro i pacchi ci sono le biografie “autorizzate” come quella di Rosario Mistretta.

 

lacnews24.it, 30 gennaio 2025 L’avvocato: “La sua morte poteva essere evitata se il magistrato di sorveglianza avesse considerato che si trattava di un soggetto fragile, come avevamo documentato. Tra l’altro aveva restituito tutto”. Si chiamava Salvatore Rosano ed era di origini calabresi il detenuto che si è suicidato ieri pomeriggio impiccandosi nella sua cella del carcere di Vigevano. Rosano, 55enne da molti anni trasferitosi in Lombardia e dipendente dell’Atm, l’azienda di trasporti di Milano, era stato arrestato il 3 dicembre scorso per una rapina che aveva fruttato un bottino di appena 55 euro. Avrebbe finito di scontare la pena nel 2027.

 

umbriajournal.com, 30 gennaio 2025 Una serata di gravi disordini ha scosso il reparto circondariale della casa circondariale di Perugia N. C. “Capanne”. La notizia è stata diffusa da Angelo Romagnoli della segreteria regionale Uilpa. Un detenuto di circa 35 anni, di nazionalità magrebina, ha tentato di togliersi la vita cospargendosi il corpo di olio e dandosi fuoco nella propria cella. Il tempestivo intervento dei Poliziotti Penitenziari in servizio ha evitato una tragedia certa, prestando il primo soccorso al detenuto. A causa delle gravi ustioni di secondo grado su gran parte del corpo, l’uomo è stato trasportato al centro gravi ustioni di Roma.

di Maria Ducoli

La Nuova Venezia, 30 gennaio 2025 Il referente padovano, don Mariano: “Il problema del fine pena è la difficoltà a trovare casa, facciamo una mappatura”. Poi l’arcivescovo di Gorizia ha acceso le lampade giubilari. C’è un momento che segna il ritorno alla vita fuori dalle sbarre, un passaggio che spesso si rivela più duro della detenzione stessa. Il fine pena, quel giorno che dovrebbe segnare l’inizio di una nuova libertà, diventa per molti il momento di una nuova condanna. La società si è costruita sulle sue regole, i suoi confini, la sua percezione del giusto e dell’ingiusto. Ma quando il carcere finisce e il detenuto si ritrova nel mondo “libero”, quanta libertà trova davvero? Perché, fuori dalle mura, non si è più detenuti, ma si è reclusi in una prigione invisibile: la difficoltà di reintegrarsi.

 

di Vera Mantengoli

Corriere del Veneto, 30 gennaio 2025 Il direttore di Santa Maria Maggiore, Farina: “Molte richieste, pronti a coinvolgere altri istituti”. “La libertà può essere un pugno in faccia se non si è preparati ad affrontarla”. Parole di Enrico Farina, direttore del carcere maschile di Venezia, che ieri ha accolto i cappellani degli istituti penitenziari del Triveneto, giunti a Santa Maria Maggiore ognuno con una candela da accendere per portare un messaggio di luce nell’oscurità. A inizio gennaio Don Mariano Dal Ponte, cappellano del carcere di Padova, è andato a Roma dove sono state benedette dal cardinale Mauro Giambetti le lanterne della speranza, realizzate dai detenuti di Salerno, una per Regione.

 

di Fabrizio Assandri

rainews.it, 30 gennaio 2025 A Marassi il panificio chiuso da mesi, tanti i progetti ancora sulla carta. Le aziende: “Abbiamo bisogno di manodopera”. Solo una ventina i detenuti liguri, su una popolazione di oltre 1.300, lavorano tra le mura delle carceri assunti da aziende e cooperative esterne. Un’opportunità di impiego che spesso comporta sbocchi anche dopo la fine della pena. Un’altra cinquantina escono di giorno a lavorare, ad esempio perché in semi-libertà, e rientrano in carcere la sera. Sono i numeri emersi al convegno “Dalla cella al lavoro”, a Palazzo Ducale a Genova.

 

di Daria Geggi

civonline.it, 30 gennaio 2025 Attraverso il lavoro del delegato Corrado Lancia, delle associazioni del terzo settore e dei Servizi Sociali in campo iniziative di inclusione e di reinserimento per i detenuti. “Nessuno va lasciato indietro”. Lo ha ribadito il sindaco Marco Piendibene ricordando come questo sia un pilastro dell’amministrazione giallorossa, ed annunciando una serie di iniziative e progetti indirizzati alla popolazione carceraria dei due istituti penitenziari cittadini. “Già l’aver voluto un delegato alle carceri, individuato in Corrado Lancia - ha sottolineato Piendibene - è segno dell’attenzione che vogliamo garantire”.

 

seguonews.com, 30 gennaio 2025 Il Cpia (Centro Provinciale per l’Istruzione degli Adulti) di Caltanissetta ed Enna coordinato dal dirigente scolastico, professore Giovanni Bevilacqua da sempre attivo nell’offrire opportunità educative nelle strutture carcerarie, ha recentemente portato a termine con successo il percorso di italiano L2 per gli ospiti stranieri dell’Istituto Penale Minorile (Ipm) di Caltanissetta. Il Cpia, attraverso i suoi percorsi di scuola media e biennio di scuola superiore, rappresenta un punto di riferimento fondamentale per l’istruzione all’interno del carcere.

 

di Domenico Bedin*

estense.com, 30 gennaio 2025 Si è svolta la prima riunione della Task Force sulla gestione del rischio, coordinata da Agea e che coinvolge il Ministero dell’Agricoltura, Caa, Consorzi di Difesa, Ismea e compagnie assicurative. Oggi è stata data la comunicazione mezzo stampa che il Comune di Ferrara ha creato “l’équipe esecuzione penale esterna di Ferrara” con due anni di ritardo. Gli altri comuni dell’Emilia Romagna lavorano su questi progetti dal 2023. Al Comune di Ferrara sono destinati 450.000 euro che non sono ancora stati spesi semplicemente perché non è stato organizzato il gruppo che deve destinarli. Tra l’altro nel gruppo è stata inserita Agire Sociale che è una associazione che non esiste più.

 

caritas.it, 30 gennaio 2025 Si è concluso con un momento di riflessione nell’aula conferenze del Centro diocesano “Operatori di pace” di Mazara del Vallo il progetto “Insieme verso il ben-essere”, realizzato dalla Caritas Diocesana di Mazara Del Vallo, Fondazione San Vito Onlus (braccio operativo) e finanziato da Caritas italiana e Intesa San Paolo. Il progetto ha coinvolto 14 detenuti della casa circondariale di Castelvetrano e cittadini in esecuzione penale esterna, per un totale di 120 persone. L’obiettivo è stato quello di sviluppare azioni concrete di inclusione sociale e cittadinanza attiva, offrendo percorsi formativi e educativi per promuovere l’autostima, la progettuale affettiva e personale, la crescita culturale e il cambiamento.

 

pisatoday.it, 30 gennaio 2025 Il film documentario “Qui è altrove: Buchi nella realtà” scritto e diretto da Gianfranco Pannone continua il suo tour nelle sale italiane per raccontare come un altro carcere è possibile. Il film distribuito da Bartlebyfilm sarà in programma martedì 4 febbraio al Cinema Arsenale alle 20.30. A introdurre la serata Armando Punzo che, con La Compagnia della Fortezza da lui fondata, lavora da oltre 35 anni nel carcere di Volterra e il regista Gianfranco Pannone in collegamento video. Presenti alla proiezione anche Cinzia de Felice de La Compagnia della Fortezza, l’interprete Paul Cocian e Andrea Salvadori, musicista del docufilm. A moderare il dibattito Antonio Capellupo del Cinema Arsenale.

 

di Angela Nocioni

L’Unità, 30 gennaio 2025 Alla Corte d’assise di Locri il primo processo che prevedeva le nuove imputazioni stabilite dal Governo, cioè pene smisurate. Risultato: 5 assoluzioni con formula piena e 2 condanne leggere. È finito con cinque assoluzioni perché il fatto non sussiste e due condanne senza le pene altissime e sproporzionate previste dal decreto Cutro il primo processo con un’imputazione per il 12 bis previsto da quel decreto Cutro ad andare con rito ordinario davanti alla Corte d’Assise.

 

di Francesco Grignetti

La Stampa, 30 gennaio 2025 Vertice a Palazzo Chigi sull’aumento dei flussi. Dietro i numeri il tempo clemente ma anche la faida tra due tribù costiere. Il boom di partenze dalla Libia negli ultimi quindici giorni non è un abbaglio. Quei 3354 migranti arrivati nel giro di due settimane sono vissuti come un’emergenza che costringe palazzo Chigi a convocare una riunione alla presenza di Giorgia Meloni, con i vicepremier Matteo Salvini e Antonio Tajani, il ministro Matteo Piantedosi. C’è infatti da esaminare la novità del premier e dei ministri indagati, ma soprattutto capire cosa stia accadendo sull’altra sponda del Mediterraneo (non in Tunisia, dove il governo autoritario di Kais Saied, pur con metodi brutali che nulla hanno da invidiare a quelli libici, è riuscito a cancellare i nuovi arrivi e le partenze verso l’Europa) e se ci sia un collegamento tra la ...

 

di Gennaro Grimolizzi

Il Dubbio, 30 gennaio 2025 Nella vicenda del torturatore del carcere libico di Mitiga, Najem Osama Almasri, espulso dall’Italia il 21 gennaio scorso in quanto considerato “soggetto pericoloso”, si intrecciano questioni giuridiche, istituzionali, politiche e geopolitiche. A partire dal grumo di interessi reciproci riguardante Italia e Libia che non ha origini recenti. Un quadro frastagliato in cui ogni tassello deve essere ben saldato all’altro per evitare fraintendimenti e confusione. Tutto ciò non sta avvenendo, come evidenzia Fulvio Vassallo Paleologo, giurista, già professore di Diritto d’asilo nell’Università di Palermo. Negli ultimi quattro anni, soprattutto con l’avvento della Turchia a sostegno del governo di unità nazionale libica di Abdul Hamdi Dbeibah, in Tripolitania, e anche per la concorrenza di altre nazioni interessate ...

 

di Giansandro Merli

Il Manifesto, 30 gennaio 2025 I racconti da brivido dei Refugees in Libya nella sala stampa della Camera. Le opposizioni: questa l’unica vera informativa. I ministri Nordio e Piantedosi disertano l’Aula: “Ora c’è il segreto istruttorio”. “Ho conosciuto Elmasry perché il 29 novembre 2019 sono stato intercettato dalle milizie libiche che si fanno chiamare “guardia costiera” e portato nel centro di Tarik-al-Sikka. Mi hanno venduto due volte fino all’arrivo a Mitiga, prigione gestita dall’uomo che il governo italiano ha liberato e riportato in Libia. Lì ho subito ogni forma di tortura”. “Sono uno dei migranti finiti nelle prigioni di Elmasry. Sono una delle sue vittime. Mi ha picchiato personalmente con un grosso bastone in un centro sotterraneo dove non si distingueva il giorno dalla notte”.

 

di Grazia Longo

La Stampa, 30 gennaio 2025 Confermata la condanna a 25 anni di carcere in appello per Luigi Giacomo Passeri, il pescarese di 32 anni arrestato in Egitto nell’agosto del 2023 mentre era in vacanza per traffico internazionale di sostanze stupefacenti. Il giovane, che da tempo risiede a Londra, papà italiano e mamma della Sierra Leone, secondo la versione dei familiari, era in possesso di piccole dosi di stupefacenti. Lo riferiscono i media locali. Del caso si erano interessati, già nei mesi scorsi, il vicecapogruppo dei deputati di Alleanza Verdi Sinistra Marco Grimaldi e il segretario regionale di Sinistra Italiana Abruzzo Daniele Licheri. Fin da subito hanno dichiarano “preoccupazione, indignazione e sconcerto, per le sorti di Luigi Giacomo Passeri, il ragazzo pescarese detenuto in carcere da un anno in Egitto.

 

La Nazione, 30 gennaio 2025 “Per Filippo finiscono quasi due anni di sofferenze”. Una lunga angoscia durata quasi un anno e nove mesi. Oltre un anno di detenzione nel carcere di Porta Alba, a Costanza, in Romania, definito un lager, poi nel luglio scorso il trasferimento nel penitenziario di Bucarest. Da ieri, però, Filippo Mosca è rientrato in Italia e si trova nel carcere di Viterbo. Il giovane trentenne di Caltanissetta era stato condannato a 8 anni e 3 mesi per traffico internazionale di sostanze stupefacenti, assieme all’amico Luca Cammalleri, e ad un’altra ragazza italiana il cui nome resta ancora un mistero. Tutti avevano deciso di andare nell’aprile di due anni fa con amici al festival di musica Mamaia, che si svolge ogni anno a inizio maggio nel teatro estivo di Costanza.

 

di Jacopo Storni

Corriere della Sera, 30 gennaio 2025 Francesco Romagnoli e i 20 anni d’impegno in Etiopia. L’associazione e le adozioni degli “ultimi”. La storia del volontario diventa un libro che sarà presentato a Firenze. Ha studiato Economia e commercio per andare a lavorare nello studio del padre commercialista. Per cinque anni ha lavorato dietro quella scrivania ma a un certo punto quella scrivania è diventata un muro di cemento armato che lo sperava dalla vita. Francesco Romagnoli si è guardato dentro e ha detto che no, la vita è soltanto una e non avrebbe dovuto sprecarla facendo qualcosa che non lo appassionava. “Una mattina mio padre, mosso a compassione, decise di liberarmi da quella prigione dorata. Mi chiamò e mi disse che quel lavoro non faceva per me”.

 

DOCUMENTI

Comunicato Osservatorio Carcere UCPI: "Sull'affettività e sul fondamentale diritto alle relazioni umane in carcere siamo ancora al punto di partenza"

Radio Carcere, di RiccardoArena. "Giuristi & Carceri" - Dialogo col Prof. Glauco Giostra già coordinatore scientifico degli Stati generali sull’esecuzione penale