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Notiziario quotidiano dal carcere
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Edizione di giovedì 2 gennaio 2025
di Davide Vari
Il Dubbio, 2 gennaio 2025 Il Capo dello Stato, con il suo solito garbo istituzionale, ha rotto il silenzio sulle condizioni delle nostre carceri. Sergio Mattarella, con il suo solito garbo istituzionale, grazie al quale sa affondare il colpo senza mai alzare i toni, ha rotto il silenzio sulle condizioni delle nostre carceri. Ha detto quello che da anni fingiamo di non sapere, ovvero che le nostre carceri sono fuori dalla Costituzione. “Abbiamo il dovere di osservare la Costituzione che indica norme imprescindibili sulla detenzione in carcere. Il sovraffollamento vi contrasta e rende inaccettabili anche le condizioni di lavoro del personale penitenziario”, ha spiegato il capo dello Stato. “I detenuti - ha poi detto - devono potere respirare un’aria diversa da quella che li ha condotti alla illegalità e al crimine.
di Andrea Carli
Il Sole 24 Ore, 2 gennaio 2025 Antigone: “Non respirano le persone detenute, oltre 62.000 (per 47.000 posti disponibili), numeri che non si registravano più dal 2013, cioè dai tempi della condanna della Corte Europea per i Diritti dell’Uomo per i trattamenti inumani e degradanti generalizzati registrati nelle carceri italiane”. Crescono le presenze in carcere, crescono i suicidi e si aggravano molti dei problemi cronici del sistema penitenziario italiano. Un mondo troppo spesso invisibile. Tanto che uno dei passaggi del discorso di fine anno del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella si è concentrato su questa questione, a partire dal suo volto più drammatico e inaccettabile. “L’alto numero di suicidi è indice di condizioni inammissibili - ha sottolineato il Capo dello Stato nell’intervento a reti unificate.
di Ermes Antonucci
Il Foglio, 2 gennaio 2025 “Nel discorso di fine anno il capo dello Stato è stato chiaro: occorre riportare il carcere nell’ambito dell’umanità”, dice Giovanni Fiandaca, tra i massimi giuristi italiani. Il 2024 è stato l’anno record dei suicidi tra i detenuti. “Bisogna intervenire con un provvedimento di amnistia o indulto”. “Le parole espresse sul carcere dal presidente Mattarella nel discorso di fine anno sono scolpite nel marmo costituzionale. Ricordare che la Costituzione contiene norme sulla detenzione il cui rispetto è imprescindibile non significa fare un richiamo di parte, bensì rivolgere un ammonimento a tutto l’orizzonte politico: occorre riportare il carcere nell’ambito dell’umanità”. Lo dice al Foglio Giovanni Fiandaca, tra i massimi giuristi italiani. Ma come intervenire? “Innanzitutto con un provvedimento di amnistia o indulto”.
di Aldo Torchiaro
Il Riformista, 2 gennaio 2025 L’allarme del presidente Mattarella sulle carceri italiane. Insicurezza e processo mediatico: sarà l’anno della giustizia? Sergio Mattarella non si è tirato indietro nel messaggio di Capodanno, neppure sul carcere. Dopo la parola forte, “indulto”, di Papa Francesco che ha aperto la Porta Santa a Rebibbia e dopo che il ministro Carlo Nordio ha lanciato il suo programma di umanizzazione della pena, è toccato al presidente della Repubblica prendere la parola. Tre voci autorevoli, fondamentali. La situazione è dunque eccellente e ricca di speranze per il prossimo futuro? Eh no, perché il 2024 si è chiuso con numeri cupi e tragici. Non solo perché 89 sono stati i suicidi tra i detenuti e 6 tra gli agenti di polizia penitenziaria, ma anche perché 243 persone in Italia sono morte da prigioniere.
di Mauro Bazzucchi
Il Dubbio, 2 gennaio 2025 I vescovi italiani plaudono alle parole del Capo dello Stato sulla dignità dei detenuti ma nei commenti della politica prevale il timore di essere impopolari. Negli ultimi giorni, gli appelli per un provvedimento che possa lenire la drammatica situazione di sovraffollamento nelle carceri italiane si sono levati dalle maggiori autorità morali del Paese. Alla richiesta di Papa Francesco di un indulto, che si inserisce nel solco della tradizione che vuole associato al Giubileo la concessione di un’amnistia, si è aggiunta la denuncia della disumanità delle condizioni di detenzione in molti istituti da parte del Capo dello Stato nel suo discorso di fine anno e ieri, sulla quale ieri ha fatto leva la Conferenza episcopale italiana per sollecitare un atto concreto da parte della classe politica.
di Pier Giuseppe Accornero
bergamonews.it, 2 gennaio 2025 Il cardinale arcivescovo di Bologna Matteo Maria Zuppi, presidente della Cei: “la drammatica situazione delle carceri che impone un ripensamento radicale del sistema penitenziario”, al quale però non pensa minimamente il governo di destra, preoccupato solo di peggiorare le pene, di inventarne di nuove e di “buttare la chiave” come ama esprimersi Matteo Salvini. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella aveva appena finito il suo messaggio di buon anno agli italiani a reti unificate, che ha presidenza della Cei, con una rapidità encomiabile emetteva una “nota con la gratitudine per le parole del presidente sulla drammatica situazione delle carceri”.
di Francesco Petrelli*
L’Unità, 2 gennaio 2025 Le nostre carceri traboccano di detenuti: in tanti si tolgono la vita perché costretti a vivere in condizioni degradanti e inumane. Ma per Nordio l’indulto sarebbe “segno di debolezza”. Mentre il ministro Nordio ribadiva l’ennesimo rifiuto ad ogni forma di provvedimento di clemenza, se ne andava il novantesimo detenuto, un giovane di 27 anni, che si è impiccato nel carcere di Piacenza. Si è portato via le sue ragioni disperate strette nel cuore, come gli altri 89 detenuti che in questo ultimo anno prima di lui hanno scelto di fare quell’ultimo terribile passo. Sovraffollamento e suicidi continuano infatti a crescere. Per chi abbia visitato i reparti di un carcere sovraffollato non è difficile comprendere l’urgenza e la necessità di restituire dignità e umanità alle persone detenute.
di Arrigo Cavallina
Ristretti Orizzonti, 2 gennaio 2025 La drammatica situazione delle carceri è nota: il sovraffollamento, l’arbitraria privazione delle relazioni affettive, la stretta limitazione delle comunicazioni, le condizioni igieniche, gli episodi di violenza sono tutti fattori di grave malessere resi ancora più evidenti dal mai così alto numero di suicidi. Ci sono buone ragioni per denunciare e protestare contro un regime di illegalità, spesso sanzionato anche dalla Corte europea dei diritti dell’uomo. Da più parti si chiede al Governo di intervenire con provvedimenti adeguati. E cosa fa il Governo? Eccolo il provvedimento: col DM 14 maggio 2024 istituisce il G.I.O., Gruppo di intervento operativo per stroncare con la forza le proteste. Chi ha stomaco può guardare i 44 minuti di video della presentazione: https://www.youtube.com/watch?v=jnVVF4U7RLo
di Frank Cimini
L’Unità, 2 gennaio 2025 Evidentemente Carlo Nordio, il “liberale e garantista” ministro della Giustizia, non ha di meglio da fare in questi giorni. Insieme al Dap ha impugnato in Cassazione l’ordinanza con cui il Tribunale di Sorveglianza di Sassari, ribaltando la decisione della direzione della prigione e del magistrato monocratico, aveva autorizzato Alfredo Cospito ad acquistare farina e lievito. Il Tribunale aveva sottolineato che il divieto di acquistare farina e lievito “cozza contro la linea di indirizzo posta dalla Corte Costituzionale. La Corte Costituzionale, con specifico riferimento alla materia ‘alimentare’, aveva spiegato che anche chi si ritrova ristretto secondo le modalità dell’articolo 41 bis deve conservare la possibilità di accedere a piccoli gesti di normalità quotidiana, tanto più preziosi in quanto costituenti gli ultimi ...
di Paolo Di Falco
Il Domani, 2 gennaio 2025 Paolo Scaroni è un tifoso del Brescia. Nel 2005 la “celere” gli ha sfondato il cranio in stazione a Verona. Dal coma al risveglio ma da invalido al 100 per cento. Amnesty: “Da allora chiediamo i numeri identificativi”. “Per lo Stato italiano sono un morto che cammina”. A parlare è Paolo Scaroni, ultras del Brescia la cui vita si è fermata alla trasferta veronese del 24 settembre del 2005 con la sua squadra del cuore. Quel giorno una serie di colpi di manganello, assestati violentemente dalla Polizia, gli hanno spaccato la testa rendendolo invalido al 100 per cento. Paolo, all’epoca dei fatti, era un giovane allevatore di tori di Castenedolo e faceva parte del gruppo di ultras “Brescia 1911”. Frequentatore assiduo degli spalti dello stadio Rigamonti ...
di Aurora Bottino
primocanale.it, 2 gennaio 2025 Un numero che va a decretare un anno nero per il sistema penitenziario, non solo a livello italiano dove il numero di suicidi è il più alto degli ultimi 20 anni, ma soprattutto nella regione. Sono sette i detenuti che si sono tolti la vita all’interno di una cella in Liguria. Un numero che va a decretare un anno nero per il sistema penitenziario, non solo a livello italiano dove il numero di suicidi è il più alto degli ultimi 20 anni, ma anche nella nostra regione dove problemi psichiatrici, sovraffollamento e carenza di personale sono ormai all’ordine del giorno nelle sei strutture che dalla Spezia a Imperia vengono detenute più di 1.300 persone.
di Daniele Montanari
Gazzetta di Modena, 2 gennaio 2025 Il dramma al Sant’Anna poco prima di Capodanno: l’autopsia chiarirà se si è trattato di suicidio o incidente. Mentre stavano per iniziare i festeggiamenti per Capodanno, è morto in solitudine. Forse per un tentativo di “sballo” finito male, o forse per deliberata volontà di farla finita, sentendo tutto il peso del momento, in un luogo difficile come il carcere. È successo attorno alle 21.30 del 31 dicembre, quando è scattato l’allarme: il giovane, di origine macedone, è stato trovato esanime nella sua cella, morto per inalazione di gas. Quello delle bombolette con cui si cuociono i cibi in cella. Un attrezzo di servizio che negli ultimi tempi più volte è stato distorto nel suo utilizzo nelle carceri italiane, con esiti anche tragici. C’è chi inala il gas della bomboletta per il suo effetto stordente, e chi lo fa per togliersi la vita.
di Ilaria Bosi
Il Messaggero, 2 gennaio 2025 Chiuso un reparto. Caforio, garante dei detenuti: “Sfiorata la tragedia”. Attimi di terrore, la sera di San Silvestro, nel carcere di Maiano, dove nel corso di un tentativo di rivolta è divampato un incendio nel reparto di alta sicurezza. Diversi gli intossicati: sei agenti e due detenuti sono stati accompagnati al pronto soccorso, altri sono stati medicati nell’infermeria del carcere. Due poliziotti sono stati trattenuti in osservazione in ospedale. La dinamica dell’accaduto è in fase di ricostruzione, ma nel penitenziario spoletino - dove già nella serata di lunedì è stato richiamato il personale fuori servizio - il clima è di massima tensione.
palermotoday.it, 2 gennaio 2025 L’iniziativa degli indipendentisti della rete Antudo che si sono dati appuntamento nel giorno di Capodanno davanti al Pagliarelli e altre carceri siciliane. Lo slogan è “Abolire il carcere, amnistia subito”. “Gli istituti penitenziari sono sovraffollati e la tensione è alle stelle. Nel frattempo il governo nazionale propone disegni di legge come il ddl 1660 (o ddl Sicurezza) per punire il dissenso, aumentare i reati punibili col carcere e abolire il reato di tortura. È necessario invertire la rotta. Bisogna fare luce sulla condizione carceraria a partire dalle continue proteste nelle carceri siciliane e dai casi di abusi da parte degli agenti penitenziari, come insegna purtroppo il recente caso di Trapani”.
Il Resto del Carlino, 2 gennaio 2025 Il vescovo di Forlì-Bertinoro, mons. Livio Corazza, ha guidato la Marcia della Pace del 1° gennaio iniziata con il suggestivo raduno davanti alla Casa Circondariale. Il tradizionale appuntamento quest’anno si è così aperto in modo diverso e originale con l’avvio che è avvenuto in uno dei luoghi cittadini simbolo della sofferenza. Partendo, appunto, davanti alla Casa circondariale si è sottolineato ancor più il tema del messaggio di quest’anno di Papa Francesco per la giornata mondiale della Pace che, riecheggiando una frase della preghiera del ‘Padre Nostro’, recita: “Rimetti a noi i nostri debiti: concedici la tua pace”.
di Lorenzo Piccioli
formiche.net, 2 gennaio 2025 “Made in Jail” (Matteo Morittu e Gianluca Calabria, 2024) è un documentario che ci racconta come lavorare, vivere e sperare preparandosi sin dalla prigione ad una “seconda vita”. Un inno alla speranza che, nell’anno del Giubileo, piacerebbe a Papa Francesco. Nel quartiere Tuscolano (presso la fermata “Numidio”), su via Tuscolana, a Roma, dal 1999, esiste un laboratorio di serigrafia che stampa magliette, felpe e gadget, prodotti regolarmente in vendita al pubblico. Esso è ospitato in un locale “sequestrato alla mafia e intitolato a Massimo Schietroma”, un artista di immagini su tessuto, come recita la targa dedicatoria.
di Gianluca Iovine
Il Dubbio, 2 gennaio 2025 Conversazione con l’autore italiano che frequenta forse più di ogni altro “l’ambiente giudiziario”: si parla non solo del suo ultimo romanzo, “Volver”, ma anche della “violenza morale” implicita nel processo mediatico. A lungo attesa, l’intervista telefonica a Maurizio de Giovanni risente delle sonorità jazz di sottofondo al caffè dove sono seduto. Sul tavolo un blocco a spirale, nel testardo, anacronistico tentativo di lanciare il racconto che mi appresto ad ascoltare oltre la barriera ingenerosa del presente. Pochi squilli. I saluti. L’inizio. Il lei è d’obbligo e prova a nascondere una lunga amicizia nata al Caffè Gambrinus nel 2005, dove tutto ebbe inizio. È il ventesimo anno da narratore per il drammaturgo napoletano.
AFFARI SOCIALI
di Monica Guerzoni
Corriere della Sera, 2 gennaio 2025 Con una nota divulgata a tempo di record, Giorgia Meloni ha messo nero su bianco parole come cordialità, apprezzamento, condivisione e gratitudine. E ha tenuto per sé ogni alzata di sopracciglio, ogni fischio che le parole di Sergio Mattarella hanno fatto risuonare nelle sue orecchie e in quelle degli esponenti dell’esecutivo. Meloni e Mattarella si erano sentiti nel pomeriggio per la nomina del nuovo commissario all’alluvione. A sera lei ha richiamato il Quirinale per rivolgere al presidente “i migliori auguri per il 2025 e per la prosecuzione del suo mandato”. Nel “cordiale” colloquio lampo, la premier ha espresso a Mattarella il suo “apprezzamento personale” e quello del governo e lo ha ringraziato per aver ricordato “l’importante momento della presidenza del G7” e “il forte impegno dell’Italia” negli scenari di crisi.
di Andrea Colombo
Il Manifesto, 2 gennaio 2025 Senza proclami, quasi sottovoce, Sergio Mattarella ha pronunciato nel messaggio di capodanno uno dei discorsi politicamente più forti da molti anni. Ha ricordato la Liberazione che abbiamo alle spalle, quella arrivata all’ottantesimo anniversario, con il suo frutto, la Costituzione. Ma ha soprattutto indicato quella che abbiamo invece di fronte, ancora in larga parte incompiuta: “Liberazione da tutto ciò che ostacola libertà, democrazia, dedizione all’Italia, dignità di ciascuno, lavoro, giustizia”. Non è impresa che possa essere delegata ai politici, sui quali il giudizio del presidente, espresso nel precedente discorso ai vertici istituzionali, non suonava lusinghiero. Spetta alla società civile, sola destinataria del messaggio: “La speranza siamo noi. Il nostro impegno. La nostra libertà. Le nostre scelte”.
di David Romoli
L’Unità, 2 gennaio 2025 Lo schiaffo del presidente a Salvini-Meloni. Non ha fatto sconti di sorta. Ha confutato, senza averne l’aria, buona parte del trionfalismo del governo. Nel suo decimo messaggio di fine anno rivolto agli italiani Sergio Mattarella ha lavorato di fioretto. Attento a evitare ogni accento apertamente polemico ha però passato in rassegna, spesso quasi telegraficamente, tutto ciò che nella società italiana, e nel mondo, non sta funzionando. La situazione dell’occupazione è “incoraggiante”, senza dimenticare però “precarietà, salari bassi, lavoratori in cassa integrazione! Export e turismo registrano dati positivi” ma “con questo aspetto confortante stride il fenomeno dei giovani che vanno a lavorare all’estero perché non trovano alternative”.
di Bartolo Conratter
L’Unità, 2 gennaio 2025 Nessun colpo di scena: la Cassazione rinvia alla Cgue. La pronuncia è attesa per la fine di febbraio La designazione spetta al governo, ma il giudice ha il diritto di valutare il singolo caso e intervenire. Il 30 dicembre 2024 la Cassazione si è ulteriormente pronunciata sul concetto di paese “sicuro”, senza che tuttavia si registri alcun botto ermeneutico di fine anno. Il provvedimento è infatti soprassessorio: un’ordinanza “interlocutoria” (n. 34898) con cui si rinvia la causa “a nuovo ruolo”. Inutilmente, pertanto, si ricercherebbero nel testo le affermazioni che caratterizzano la maggior parte dei commenti espressi in proposito. La Corte Suprema (C. S.) non afferma nulla di nuovo in tema di spettanza della designazione di paese sicuro alla discrezionalità governativa ...
di Luca Sofri
ilpost.it, 2 gennaio 2025 Nella cella di isolamento della prigione iraniana di Evin dorme sul pavimento, non ha contatti con nessuno e il pacco che secondo la Farnesina che le era stato consegnato non è mai arrivato. La giornalista italiana Cecilia Sala è sottoposta a un regime di carcere duro nella prigione iraniana di Evin. Dorme sul pavimento con due coperte, una per coprirsi e una sotto. Nella cella non c’è nulla, nemmeno una brandina, soltanto un faro sempre acceso. È in regime di isolamento completo da quattordici giorni e questo vuol dire che non ha contatti con nessuna persona e ha visto soltanto l’ambasciatrice italiana in Iran, Paola Amadei, per trenta minuti.
di Antonio Polito
Corriere della Sera, 2 gennaio 2025 Si chiama “habeas corpus” (letteralmente: “abbi il tuo corpo”), ed è uno dei principi cardini della civiltà giuridica dell’Occidente: protegge l’inviolabilità personale dalla detenzione arbitraria. Alle nostre coscienze ripugna l’idea che una persona possa esser sbattuta in una cella senza conoscerne la motivazione, senza che le sia stato contestato un reato, e quindi senza alcuna possibilità di difendersi. Soprattutto se è una giovane donna di cui tutti, carcerieri compresi, conoscono la semplice e onesta missione professionale: raccontare il mondo a chi non può andare a vederlo di persona.
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