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Notiziario quotidiano dal carcere

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Edizione di lunedì 27 gennaio 2025

di Valentina Calderone

treccani.it, 27 gennaio 2025 “Garante dei diritti delle persone private della libertà personale”, molte parole per descrivere un ruolo estremamente complesso, ma anche scarsamente conosciuto. Il primo garante in Italia è stato istituito a Roma nel 2003, grazie a un processo partito dal basso che ha coinvolto e visto come promotori associazioni e movimenti che si occupavano di detenzione e di diritti delle persone detenute. A quella prima delibera votata dall’assemblea capitolina si è aggiunta pochi mesi dopo l’istituzione del Garante nella Regione Lazio e, in questi vent’anni, tutte le regioni, alcune province e molti comuni si sono dotati di questa figura. Solo nel 2016 è stato eletto il primo collegio del Garante Nazionale, a seguito dell’approvazione della legge istitutiva della figura nel 2013.

 

di Margherita Sermonti

treccani.it, 27 gennaio 2025 Don Nicolò Ceccolini è nato a Cattolica (Rimini) nel 1987. È stato ordinato sacerdote nel 2013. Dal 2017 è cappellano dell’Istituto Penale Minorile di Casal del Marmo, a Roma. Parliamo con lui della sua esperienza con i giovani ristretti, tra parole e silenzi.

 

di Margherita Sermonti

treccani.it, 27 gennaio 2025 Intervista alle autrici. Se ognuno di noi si interrogasse su che cosa conosce veramente del carcere, delle persone ristrette (come si dice di chi nel carcere è detenuto), della loro vita quotidiana, della loro identità, delle loro speranze, o si ponesse altri interrogativi, anche meno banali, troverebbe risposte certe? E dove? Spesso, molte delle informazioni sugli istituti penitenziari e su chi dimora in quei luoghi le apprendiamo dalla cronaca quotidiana, quando sono gli eventi “straordinari” come l’allarmante crescita dei suicidi o le rivolte a portare alla ribalta questo universo perlopiù ignoto. Poi le luci si spengono e si tende a dimenticare, per paura o indifferenza, questa parte della nostra società.

 

di Virginia Piccolillo

Corriere della Sera, 27 gennaio 2025 Il ministro: “Nessuna amarezza”. E sul libico scarcerato: “Spiegherà Piantedosi”. “Ripensamenti? Nessuno. Resto orgoglioso della riforma. Non ho alcuna amarezza. Anzi, sono ancora più determinato”. La protesta, le critiche, le accuse e gli schiaffi morali dei magistrati, che sabato hanno animato di protesta l’inaugurazione dell’anno giudiziario, non hanno sortito alcun effetto sul ministro della Giustizia, Carlo Nordio. Se non quello di rendere ancora più “elettrizzante”, dice lui stesso, la partita con i suoi ex colleghi magistrati.

 

di Aldo Torchiaro

Il Riformista, 27 gennaio 2025 Il Viceministro della Giustizia prevede tempi rapidi per il via libera alla separazione delle carriere e al nuovo Csm. Il Ministro della Giustizia Carlo Nordio ha inaugurato ieri l’Anno giudiziario presso la Corte di Cassazione alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, parlando di “Riforma doverosa verso gli elettori”. Il Viceministro Francesco Paolo Sisto, Forza Italia, conferma le stesse parole al Riformista.

 

di Antonio Massari

Il Fatto Quotidiano, 27 gennaio 2025 Altro che separazione. Mancanza di personale e dotazione informatica scarsa. Soltanto a Roma 41mila fascicoli arretrati. “Ferme le competenze del Consiglio superiore della Magistratura, spettano al Ministro della Giustizia l’organizzazione e il funzionamento dei servizi relativi alla giustizia”. È l’articolo 110 della Costituzione. Ed è l’unico che cita il ruolo di un ministero, e quindi la responsabilità del suo responsabile, in modo inequivocabile. Il funzionamento della giustizia è quindi, per volontà costituzionale, il primo dei compiti affidati al ministro Carlo Nordio. Eppure, se solo pensiamo alla digitalizzazione della giustizia, è chiaro che il “funzionamento dei servizi” sta andando malissimo.

 

di Giacomo Salvini

Il Fatto Quotidiano, 27 gennaio 2025 Interrogazione della Lega su condanne per delitti violenti: “Il fondo per i parenti è basso, ma dovete rivolgervi al Viminale”. Giorgia Meloni vuole dare una svolta securitaria al suo governo. Da una parte accelerare sull’approvazione del disegno di legge Sicurezza e dall’altra Fratelli d’Italia ha lanciato - insieme alla Lega che ieri ha annunciato 50 mila firme raccolte - una petizione in favore delle forze dell’ordine dopo alcuni fatti di cronaca che hanno coinvolto gli agenti. Eppure, è il suo stesso governo ad ammettere, con un atto parlamentare, che ci siano pochi fondi a disposizione per risarcire le vittime di reati, soprattutto quelli violenti.

 

di Nando dalla Chiesa

Il Fatto Quotidiano, 27 gennaio 2025 Ma come si fa a trovarsi nei punti (grandi o piccoli) di svolta della storia? E a poterli raccontare, magari per primi? Risposta più sensata: dipende dal caso. Nessun fotografo, nessun giornalista, avrebbe potuto immaginare quel giorno del 1955 che su un autobus dell’Alabama sarebbe avvenuto il grande rifiuto di Rosa Parks di cedere il posto a un bianco. Altre volte però le cose si possono immaginare. Ricordo ad esempio le mani di Agnese Moro stringere con tenerezza quelle di Franco Bonisoli, uomo delle Brigate rosse, uno dei sequestratori di suo padre, scoppiato a piangere in pubblico a Genova al ricordo di quel sangue innocente. Un istante unico, indimenticabile. Ma di cui non esiste una foto. Eppure il calendario del festival in cui ciò avvenne era e pubblico.

 

di Gian Domenico Caiazza

Il Riformista, 27 gennaio 2025 La tentazione telematica assedia da tempo il processo penale, che con le sue ataviche lentezze, farraginosità ed inadeguatezze strutturali alimenta facilmente la illusione che la sua “digitalizzazione” possa rappresentare la panacea di tutti i mali. Il processo penale poggia le sue basi su di una struttura burocratica ed amministrativa clamorosamente inadeguata ed insufficiente per numeri, disponibilità finanziarie e formazione professionale del personale: ma da sempre si preferisce coltivare l’illusione di scorciatoie digitali, per di più muovendo dal presupposto che quelle insopportabili lentezze siano dovute soprattutto a presunti eccessi di garanzie difensive. Una vulgata pericolosamente manipolativa e sostanzialmente illiberale, che da sempre sceglie la leva della inefficienza del sistema per giustificare ...

 

di Alberto Zorzi

Corriere del Veneto, 27 gennaio 2025 L’allarme carceri per il sovraffollamento e i troppi suicidi: “In un anno 8 morti, di cui 5 a Verona, 139 tentativi e 687 atti di autolesionismo”. È vero che il ministero negli ultimi mesi ha imposto uno sprint, che avrà forse ancora più effetto nell’anno appena iniziato. Ma fa impressione leggere, tra i dati dell’anno giudiziario, che nel 2024 la Corte d’appello di Venezia ha accolto 335 istanze nei procedimenti per la cosiddetta “legge Pinto”, che punisce il ministero in caso di “violazione del termine ragionevole del processo”: lo Stato ha dovuto pagare, alla fine, oltre due milioni di euro per la “giustizia lumaca”. La Corte ha accolto 137 istanze depositate nel corso di quest’anno, mentre le altre 198 riguardavano gli anni precedenti, con tre addirittura relative al 2016, incagliate nei meandri della burocrazia.

bignotizie.it, 27 gennaio 2025 “I recenti fatti accaduti nell’Istituto Penitenziario di contrada Aurelia portano nuovamente sotto i riflettori una situazione di grave difficoltà che riguarda non solo Civitavecchia, ma l’intero sistema carcerario regionale. Il sovraffollamento, con numeri ben oltre le capacità regolamentari, e le difficoltà gestionali legate a carenze organiche in ogni ruolo, rendono le carceri delle vere e proprie polveriere, come dimostrano i tragici numeri dei suicidi registrati già nei primi giorni di quest’anno. La situazione di esasperazione generale che caratterizza i luoghi di detenzione genera pericolosi rischi sia per i detenuti che per gli operatori, rendendo necessario un intervento immediato per evitare il ripetersi di episodi drammatici.

 

di Andrea Zanello

La Stampa, 27 gennaio 2025 Sei nuovi agenti sono stati assegnati alla Casa circondariale di Vercelli. I nuovi agenti che entreranno in servizio presso gli istituti penitenziari italiani, dopo aver concluso il 184° Corso Allievi della Polizia Penitenziaria, sono 1.327 in totale. “Queste nuove assegnazioni sono una preziosa boccata d’ossigeno per gli uomini e le donne in divisa che lavorano negli istituti penitenziari e dimostrano l’attenzione del governo Meloni per le esigenze del nostro territorio - ha detto Davide Gilardino, presidente della Provincia di Vercelli e commissario di fratelli d’Italia -. Ringraziamo il sottosegretario Delmastro per il suo impegno verso la polizia penitenziaria, continueremo a lavorare al suo fianco per il bene del territorio”.

 

di Erika Pontini

La Nazione, 27 gennaio 2025 La scopertura dei giudici è pari al 50% dei posti a fronte di numeri di reati commessi dai ragazzini - molti minori non accompagnati o italiani figli di immigrati - che galoppano. Nelle stesse condizioni l’Ufficio di Sorveglianza (scopertura al 38%) che si occupa degli ultimi degli ultimi: i detenuti di Sollicciano senza libertà né umanità. E giù tutti - dal presidente della Corte d’appello al procuratore generale - a picchiare forte su un tasto dolente che sembra però restare tale, se non peggio, esplodendo pubblicamente ad ogni appuntamento istituzionale che si rispetti.

 

di Ambra Prati

Gazzetta di Reggio, 27 gennaio 2025 È competente per le tre province di Reggio, Parma e Piacenza e si deve occupare delle richieste di 1.415 detenuti in aumento nelle carceri. Tempi troppo lunghi per arrivare al verdetto, eccessivo ricorso alla prescrizione (con il 12% delle sentenze siamo primi in Regione) e soprattutto un Tribunale di Sorveglianza a rischio collasso. È il quadro che emerge dal report dell’anno giudiziario sulla salute della giustizia a Reggio Emilia. Nell’area emiliana e in particolare Reggio, si sa, “è marcata la presenza di una criminalità collegata alla ‘ndrangheta di provenienza cutrese, ma anche di stampo camorristico (in particolare il clan dei Casalesi)”.

 

di Marta Giusti

Il Messaggero, 27 gennaio 2025 Maxi indagine dei carabinieri, coordinati dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Roma, sul carcere romano di Rebibbia. Sono 32 le persone colpite da misura cautelare. Scoperto un sistema illecito, all’interno del Servizio per le Dipendenze (Ser.D.) dell’ASL Roma 2 che opera nel carcere di Rebibbia, per far ottenere ai detenuti, attraverso certificazioni false, misure alternative ai detenuti. A promuoverlo uno psicologo. Per questo filone dell’indagine i carabinieri assieme alla polizia penitenziaria stanno eseguendo quattro misure cautelari. Altre 28 persone sono state colpite da misure cautelari per detenzione e associazione finalizzata al traffico di droga.

 

di Enrico Bellavia

L’Espresso, 27 gennaio 2025 Dalle proteste di piazza alla Caporetto ferroviaria, la maggioranza rilancia l’ipotesi del complotto. Agita ombre, evoca fantasmi, danza intorno al loro passato irrisolto. E ai nostri incubi: le bombe, i lutti, il terrore che confidiamo di esserci lasciati alle spalle. Più che sulla Costituzione i leader di governo sembra che abbiano scommesso sulla cospirazione. Evocata a giorni alterni, sempre a sproposito. Scherzano con il fuoco, nel Paese degli attentati neofascisti ai treni, delle Brigate Rosse, degli anni di piombo, della macelleria messicana del G8 e di Stefano Cucchi.

 

di Giovanni De Luna

La Stampa, 27 gennaio 2025 Il senso del 27 gennaio si usura a causa delle guerre in atto e della scomparsa progressiva dei testimoni della Shoah. L’evento che si ricorda (l’arrivo ad Auschwitz, nel 1945, dei soldati dell’Armata rossa e la libertà per i detenuti nel lager) è infatti inscritto a lettere cubitali nel patto fondato su quel “mai più” che ispirò allora tutte le istituzioni sovranazionali (l’Onu e, successivamente, la stessa Unione Europea) nate dopo la tragedia della seconda guerra mondiale e unì tutti gli Stati (vincitori e vinti) che si erano resi protagonisti dei suoi massacri.

 

di Anna Foa

L’Espresso, 27 gennaio 2025 La guerra a Gaza suscita crescenti contestazioni verso Israele, talora dai toni antisemiti. Per questo bisogna rispondere a critiche e dubbi dei giovani. Anche quest’anno celebreremo il Giorno della Memoria, ricordando la Shoah attraverso la data simbolica della liberazione di Auschwitz, avvenuta ottant’anni fa, il 27 gennaio 1945. La celebrazione si presenta particolarmente difficile in una situazione come questa, caratterizzata dall’aumento di episodi e slogan antisemiti, in gran parte causato dalla reazione al massacro dei palestinesi nella Striscia di Gaza, una reazione divenuta in molti casi negazione dell’esistenza stessa di Israele, se non addirittura rifiuto degli ebrei. Si percepiscono ansie nelle scuole, timori che gli studenti stessi la contestino e si facciano portatori di posizioni non solo critiche nei confronti ...

 

di Alessia Rastelli

Corriere della Sera, 27 gennaio 2025 È pessimista sul futuro della Memoria, amareggiata dal riesplodere dell’antisemitismo, che “oggi è manifesto, ma c’è sempre stato”. Liliana Segre però non si ferma, con la forza di chi sa che deve parlare anche a nome “di quelli che non sono tornati”, ancora protetta dallo “scudo di amore” che ricevette da bambina dal padre e dai nonni uccisi ad Auschwitz. “Non ho paura”, dice, nonostante la nuova ondata di odio che l’ha colpita per la proiezione del documentario di Ruggero Gabbai, Liliana, in occasione del Giorno della Memoria. Una data preceduta quest’anno da molte tensioni non ancora sciolte.

 

di Claudio Cerasa

Il Foglio, 27 gennaio 2025 Nel Giorno della memoria, oggi più che mai, la grande sfida è continuare a educare sugli orrori della Shoah ricordando che la sua rimozione porta a chiudere gli occhi sul presente, a scambiare le vittime per i carnefici. Ricordate quella bandiera appesa su una finestra milanese esattamente un anno fa? La Giornata della memoria, lo sapete, è una ricorrenza internazionale che ogni anno si celebra il 27 gennaio per commemorare, ricordare e non dimenticare le vittime dell’Olocausto. In tempi ordinari, utilizzare la Giornata della memoria per parlare d’altro, per parlare del presente, costituisce un errore, perché non c’è nulla di più pericoloso, per custodire la memoria, che concentrarsi su ciò che abbiamo di fronte a noi, mettendo da parte il focus importante, ovvero l’orrore di ciò che è stato.

 

di Claudio Del Frate

Corriere della Sera, 27 gennaio 2025 Le accuse contro il generale libico: “Anche 22 violentati, tra cui un bambino”. Le vittime incarcerate perché cristiani, atei o omosessuali. L’Anm: “Libero a causa dell’inerzia del ministro Nordio”. Nel carcere di Mittiga (Tripoli), diretto da Osama Njeem Almasri, dal febbraio 2015 sono stati uccisi almeno 34 detenuti e 22 persone, compreso un bimbo di 5 anni, hanno subito violenze sessuali dalle guardie. È quanto si legge nel dispositivo della pre-trial Chamber della Corte penale internazionale che lo scorso 18 gennaio ha notificato - a maggioranza - il mandato di arresto per il generale libico bloccato in Italia il 19 e poi scarcerato. Njeem, secondo i giudici dell’Aja, “ha picchiato, torturato, sparato, aggredito sessualmente e ucciso personalmente detenuti, nonché ha ordinato alle guardie di ...

 

di Luca Gambardella

Il Foglio, 27 gennaio 2025 Secondo quanto risulta al Foglio, sono ben 86 gli altri mandati di arresto coperti dal segreto e appena spiccati dalla Corte penale internazionale nei confronti di altrettante personalità di primo piano del panorama libico. L’imbarazzo diplomatico causato dall’arresto e dalla rocambolesca liberazione del leader libico Almasri da parte delle autorità italiane rischia di non restare un caso isolato. Secondo quanto risulta al Foglio, sono ben 86 gli altri mandati di arresto coperti dal segreto e appena spiccati dalla Corte penale internazionale nei confronti di altrettante personalità di primo piano del panorama libico. I nomi di quattro di questi - a cui questo giornale è riuscito a risalire - sono molto vicini ai due leader della Libia, rispettivamente il premier di Tripoli Abdulhamid Dabaiba e il generale della Cirenaica Khalifa ...

 

di Umberto De Giovannangeli

L’Unità, 27 gennaio 2025 “Non sono nuovi gli accordi con la Libia che acconsentono il ripetersi di violazioni dei diritti umani nei confronti dei migranti. È grazie a persone come Almasri e ai suoi centri di detenzione che il governo può rivendicare il calo dei flussi”.

 

di Antonella Mariani

Avvenire, 27 gennaio 2025 Segregate, private dei diritti di istruzione, del lavoro e della libertà di movimento: a che punto è il percorso per introdurre il nuovo reato nel diritto internazionale e che problemi sta incontrando. Le ragazze e le donne afghane sono segregate, imprigionate nei burqa. A loro è vietato studiare, lavorare fuori casa, muoversi da sole, perfino parlare a voce alta e cantare. Che cos’è, se non apartheid? Anzi, più precisamente, apartheid di genere. Sfortunatamente, questa fattispecie non esiste nell’ampio repertorio dei crimini contro l’umanità che si è sviluppato negli ultimi decenni. Tra i giuristi internazionali è sempre più diffusa la convinzione che sia arrivato il momento di codificarlo, nominarlo e dunque farlo esistere, non solo per prendere atto di una realtà inedita e sconvolgente che avviene in alcune ...

 

DOCUMENTI

Articolo. "Le nuove indagini preliminari: aggiustamenti o metamorfosi?", di Alberto Macchia

Articolo. "Note minime sul diritto dei detenuti ad un trattamento rispettoso del senso di umanità", di Antonio Ruggeri

Articolo. "La Corte costituzionale esclude che il diritto di rinunciare alla prescrizione del reato spetti anche all’indagato. Riflessioni attorno a un discutibile approdo", di Chiara Gabrielli