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Notiziario quotidiano dal carcere

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Edizione di giovedì 23 gennaio 2025

di Angela Stella

L’Unità, 23 gennaio 2025 Silenzio sui detenuti suicidi, solito bla-bla sul sovraffollamento. Difesa della separazione delle carriere con contemporaneo attacco alla figura del pubblico ministero, soddisfazione per la diminuzione dell’arretrato, nessuna parola sui suicidi in carcere: questa la sintesi del detto e non detto nella Relazione sull’amministrazione della giustizia da parte del Ministro Nordio ieri prima al Senato poi alla Camera. Il responsabile di Via Arenula si è infatti scagliato contro quell’ “enfasi apocalittica di radicati pregiudizi” che accomunano magistratura e parte dell’opposizione nel fronteggiare il ddl costituzionale per la modifica dell’ordinamento giudiziario.

 

gnewsonline.it, 23 gennaio 2025 “Non è vero che non si è fatto nulla contro i suicidi” ha detto il ministro della Giustizia Carlo Nordio nella sua replica in Aula alla Camera, dove nel pomeriggio è stata presentata la Relazione sull’amministrazione della giustizia per l’anno 2024. “Il Ministero della Giustizia ha procurato un’integrazione di risorse pari a 5 milioni di euro per l’osservazione psicologica - ha proseguito Nordio - fondamentale per trovare i segnali di allarme in queste situazioni”. Pertanto, per l’esercizio finanziario corrente le risorse sono state più che triplicate rispetto al 2023: nel totale sono stati stanziati 14.461.000 euro, a fronte di 4.491.000, anche e soprattutto nell’ottica della prevenzione del rischio suicidario negli istituti penitenziari.

 

di Francesco Grignetti

La Stampa, 23 gennaio 2025 No amnistie o provvedimenti svuota-carceri: nell’anno record per suicidi in cella, il ministro Carlo Nordio insiste sull’ampliamento dei penitenziari. Mancano almeno 15mila posti e se va bene nei prossimi anni ne arriveranno appena 7mila. Nel frattempo la popolazione carceraria aumenterà ancor di più, ma tant’è. Tutta colpa degli stranieri: “Vi è un’alta percentuale, molto alta, di persone extracomunitarie. Ciò dovrebbe farci riflettere, anche se non è questo il momento di farlo, sulla ragione della distonia tra carcerati cittadini italiani e provenienti da altri Paesi”.

 

di Francesco Rotondi*

Avvenire, 23 gennaio 2025 Il confronto politico e sociale, così come purtroppo la cronaca, non smettono di portare al centro del dibattito pubblico il tema delle carceri. La condizione della detenzione in un Paese dalla solida tradizione democratica e con uno spiccato senso dell’etica collettiva non può limitarsi all’analisi - per quanto rilevante - dei fenomeni dal punto di vista numerico. I dati - sebbene non esaustivi - testimoniano che il nostro sistema carcerario registra circa 61mila persone in stato di detenzione, la metà dei quali stranieri, e il 4,3% donne: ciò a fronte di una capienza delle strutture di circa 51.700 posti. Dei detenuti oggi presenti nelle carceri italiane circa 6 mila usciranno dallo stato di detenzione entro un anno, e il 35,7% ha un fine pena al più paria 4 anni.

 

di Damiano Aliprandi

Il Dubbio, 23 gennaio 2025 Secondo Antigone se il Governo dovesse convertire in carceri i Centri di Shëngjin e Gjader l’Italia violerebbe numerosi diritti fondamentali sanciti della Carta. Il progetto del Governo di mandare i migranti nei Centri in Albania è sicuramente congelato. Di fronte alle difficoltà di implementazione del Protocollo Italia- Albania (che prevede il trasferimento in Albania, per identificazione e valutazione delle richieste di asilo, dei migranti soccorsi dalle autorità italiane in mare), tempo fa il presidente di Italia Viva, Matteo Renzi, aveva proposto un’idea - per ora respinta dalla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni - riguardante la conversione dei centri albanesi in vere e proprie carceri in cui trasferire detenuti di nazionalità albanese attualmente reclusi in istituti penitenziari italiani.

 

di Rossella Faella

napolimonitor.it, 23 gennaio 2025 Quello dell’affettività in carcere è un tema cruciale e ampio, che ingloba questioni come lo spazio dato ai legami personali dentro le mura degli istituti, le pratiche che sostengono o negano queste relazioni, le dinamiche e i rapporti di potere che le modellano. Non è solo una questione di diritti da rivendicare, ma di comprendere come questo diritto costituisca un terreno complesso e significativo, un intreccio di dinamiche di esclusione, pratiche di controllo e indisponibilità all’ascolto di istanze di semplice umanità.

 

di Francesco Machina Grifeo

Il Sole 24 Ore, 23 gennaio 2025 Nel corso della Relazione annuale il ministro ha detto che la giustizia civile che muove il 2% del Pil sta avendo una formidabile accelerazione. “Il Ddl di riforma costituzionale volto a separare le carriere dei magistrati, per i quali vengono istituti due Consigli superiori, oltre all’alta Corte disciplinare, è promanato direttamente dal programma elettorale, perché la riforma della giustizia era tra i primi punti del programma, era un obbligo, un dovere verso gli elettori. Concluderemo l’iter in prima e seconda lettura entro l’estate”. Così il Ministro Nordio al Senato nel corso della Relazione annuale sull’amministrazione della giustizia del 2024. “La riforma - ha proseguito - esclude, come ho detto con conoscenza professionale e con impegno morale, l’assoggettamento del Pm all’esecutivo”.

 

di Valentina Stella

Il Dubbio, 23 gennaio 2025 Il guardasigilli espone in Parlamento la relazione annuale sulla giustizia e difende la separazione delle carriere. “Rischi di creare un pm superpoliziotto? È ora che gli inquirenti sono fuori controllo”. Più che una “Relazione annuale sull’amministrazione della giustizia”, quella esposta oggi dal guardasigilli Carlo Nordio prima al Senato e poi alla Camera è stata una difesa della riforma sulla separazione delle carriere da poco approvata a Montecitorio, o meglio un attacco ai detrattori e alla loro “enfasi apocalittica di radicati pregiudizi”. Secondo il ministro “l’unico processo che noi respingiamo è quello alle intenzioni: non si può continuare a dire che c’è l’intenzione di sottoporre il pm all’Esecutivo quando la legge costituzionale da noi proposta lo esclude, apertis verbis, in via assoluta”.

 

di Giulia Merlo

Il Domani, 23 gennaio 2025 Il ministro parla di pm “superpoliziotti” e definisce l’Anm una “corporazione”. Ma trascura le emergenze. Annullata la seduta di giovedì 23 per eleggere i quattro giudici costituzionali. Separazione delle carriere, nessuna amnistia e nuovi reati. Il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, ha relazionato sull’amministrazione della giustizia mettendo in luce i punti politici più caratterizzanti e prudentemente sorvolando sulle molte emergenze, ereditate e non risolte oppure provocate dal governo. Il guardasigilli ha scelto la linea dura soprattutto per rivendicare la separazione delle carriere, usando la sua quarantennale storia di pm come scudo alle critiche di vendetta nei confronti delle toghe. “Nessun assoggettamento del pubblico ministero all’esecutivo”, ha detto.

 

di Tiziana Maiolo

Il Riformista, 23 gennaio 2025 Il ministro Carlo Nordio non è uno da resistenza sulla linea del Piave come Borrelli. Le sue parole sono più da carica dei bersaglieri, tromba nelle mani e avanti di corsa. Così è apparso ieri al Senato per quella che doveva essere non più di una annuale, noiosa e spesso ripetitiva relazione sull’amministrazione della giustizia. Ma che invece questa volta è cascata in mezzo a una chiamata alle armi da parte della magistratura militante, pronta allo sciopero contro la separazione delle carriere e a manifestazioni in bilico tra le provocazioni pannelliane d’un tempo e la chiamata alla rivolta sociale di piazza di Maurizio Landini.

 

di Giuseppe Cascini

Il Dubbio, 23 gennaio 2025 La Camera dei deputati ha approvato in prima lettura la riforma costituzionale in materia di ordinamento giudiziario proposta dal governo. I toni bellicisti e trionfalistici che hanno accompagnato la discussione, in uno con la “blindatura” del testo proposto dal governo, hanno reso certamente più difficile un confronto pacato e ragionato sulle tante questioni che quella riforma pone, sulle sue ragioni e sui suoi obiettivi. Sicuramente la riforma è espressione di un malessere profondo della classe politica nei confronti della magistratura, che, al netto di alcune provocazioni che trasudano uno spirito di vendetta e di rivalsa spesso legato a singole vicende, merita di essere analizzato e approfondito.

 

di Federico Capurso e Francesco Malfetano

La Stampa, 23 gennaio 2025 Salta ancora l’accordo sui giudici della Consulta: la premier contatta Schlein. Il ministro vuole inasprire il ddl ma gli alleati alzano un muro e lo isolano. Si rende probabilmente conto, Giorgia Meloni, che tra le mani inizia ad avere troppe questioni di peso aperte. E l’apprensione aumenta se pensa a quei dossier sui quali il Quirinale ha posato lo sguardo: il ddl Sicurezza e l’elezione dei quattro giudici mancanti della Corte costituzionale. La premier convoca quindi in mattinata a Palazzo Chigi i suoi partner di governo, Antonio Tajani, Matteo Salvini e Maurizio Lupi. Vuole soluzioni. Ma alla fine di un vertice di circa due ore, deve constatare che quei nodi non possono essere sciolti con la rapidità che sperava. Anzi, se ne sono aggiunti altri.

 

di Paolo Frosina

Il Fatto Quotidiano, 23 gennaio 2025 Anm al voto per il dopo-Santalucia: le toghe di destra verso la vittoria dopo oltre vent’anni. E il rapporto col governo ora può ammorbidirsi. In un momento politico delicatissimo, l’organismo di rappresentanza di giudici e pm rinnova i suoi vertici: in vantaggio i conservatori di Magistratura indipendente, la corrente più vicina all’esecutivo in carica. Mentre la sinistra giudiziaria, divisa, perderà la presidenza. Il regno di Giuseppe Santalucia è stato lungo e stabile: un mandato intero di quattro anni alla guida di una giunta unitaria, sorta di “governo di larghe intese” tra le varie correnti. Ora però, nel momento politico forse più delicato di sempre, l’Associazione nazionale magistrati (Anm) è chiamata a rinnovare completamente i suoi vertici: dal 26 al 28 gennaio, gli oltre novemila iscritti all’organismo ...

 

di Francesco Machina Grifeo

Il Sole 24 Ore, 23 gennaio 2025 La Suprema corte, sentenza n. 2717 depositata oggi, ha respinto il ricorso del Pg di Catanzaro confermando la libertà per l’imputato a seguito di una pronuncia della Suprema corte favorevole al coimputato. Il mutamento giurisprudenziale può costituire un elemento nuovo idoneo a superare il cd “giudicato cautelare”. Anche se non proviene dalle Sezioni unite ma dalla ordinaria attività nomofilattica della Suprema Corte. Lo ha chiarito la Corte di cassazione, con la sentenza n. 2717 depositata oggi, respingendo il ricorso del Pg di Catanzaro.

 

di Marco Madonia

Corriere di Bologna, 23 gennaio 2025 Un impegno per garantire ai detenuti percorsi di reinserimento lavorativo con un piano triennale, oltre a un confronto continuo sui temi del sovraffollamento e degli atti di autolesionismo. Lo hanno assicurato il presidente della Regione, Michele De Pascale, e l’assessora al Welfare, Isabella Conti, al termine della visita al carcere dalla Dozza, alla guida di una delegazione di cui facevano parte anche il presidente dell’Assemblea legislativa, Maurizio Fabbri, la vicesindaca, Emily Clancy, e rappresentanti della Camera penale e del consiglio dell’Ordine degli avvocati. Tra i principali interventi previsti, de Pascale e Conti hanno sottolineato i percorsi di inclusione sociale e abitativa che si aggiungono a quelli di assistenza sanitaria, potenziati di recente dalla Regione con un fondo di oltre 18 milioni.

 

tag24.it, 23 gennaio 2025 I detenuti della Casa di reclusione di Rebibbia, a Roma, hanno denunciato una grave mancanza all’interno dell’istituto penitenziario, caratterizzato da una presenza di medici di molto inferiore a quanto servirebbe. In carcere ci si ammala tanto e curarsi è sempre più difficile, malgrado l’encomiabile impegno dei medici presenti negli istituti. Ma sono sempre meno. L’appello è portato avanti in primis dal carcere romano ma potrebbe tranquillamente essere applicato ad ogni istituto penitenziario, per questo è stato rivolto oltre che al presidente della Regione Lazio, Francesco Rocca, anche alla Federazione nazionale degli Ordini dei medici.

 

orvietonews.it, 23 gennaio 2025 Sovraffollamento, mancanza di personale e assistenza sanitaria dei detenuti. Sono questi i problemi che si riscontrano nella Casa Circondariale di Terni dove nel pomeriggio di martedì 21 gennaio si è recata in visita la presidente della Regione Stefania Proietti, accompagnata dall’avvocato Giuseppe Caforio, garante dei detenuti. Prima della visita la governatrice ha avuto una riunione tecnica con il direttore del carcere Luca Sardella, il presidente della magistratura di sorveglianza Antonio Minchella e il giudice di sorveglianza Fabio Gianfilippi, il personale della struttura e della Polizia Penitenziaria. Dal tavolo è emerso che a fronte di una capienza di 422 posti, oggi i detenuti sono 572.

 

radiosienatv.it, 23 gennaio 2025 Un servizio medico 24 ore su 24 quello assicurato dalla Asl Toscana Sud Est per i detenuti del carcere di Ranza a San Gimignano, così come il servizio medico è attivo nella casa circondariale di Siena. La Medicina Penitenziaria, che è a carico del sistema sanitario nazionale dalla pubblicazione del Dpcm del 2008, assicura il diritto alla salute anche ai detenuti. I medici coprono tutti i servizi previsti dai livelli essenziali di assistenza tra cui la salute mentale.

di Fulvio Fulvi

Avvenire, 23 gennaio 2025 Dodici detenuti della Casa circondariale di Busto Arsizio hanno cominciato un corso di formazione per imparare il mestiere di operatore del settore tessile. Le lezioni e le attività di laboratorio termineranno entro febbraio e almeno due saranno assunti come operai specializzati dalla Grassi Spa, società benefit di Lonate Pozzolo. Ma potrebbe esserci spazio anche per gli altri, ai quali sarà comunque rilasciato un attestato da poter spendere in percorsi di reinserimento sociale, utili anche quando avranno terminato di scontare la pena. Il progetto di riabilitazione prevede l’apertura di una linea di confezione abbigliamento all’interno dell’istituto.

 

di Raffaella Tallarico

gnewsonline.it, 23 gennaio 2025 “Giustizia e misericordia sono la stessa cosa”. È il senso che monsignor Benoni Ambarus, vescovo ausiliare di Roma, ha dato all’avvio del “cantiere pastorale” dedicato ai penitenziari, durante un incontro nella Chiesa di Nostra Signora de la Salette. “Un modo per fare di tutto perché non si vada per conto proprio”, ha aggiunto il prelato. Si tratta di un ciclo di approfondimenti, organizzato insieme alla Caritas, per capire meglio la realtà detentiva. Il progetto si inserisce tra le iniziative per il Giubileo 2025, nel solco del gesto simbolico di papa Francesco di aprire una Porta Santa nel penitenziario di Rebibbia.

 

di Lorenzo Rosoli

Avvenire, 23 gennaio 2025 Giubileo nelle diocesi. Due progetti: il primo rivolto a carcerati a fine pena che cercano casa e lavoro per rifarsi una vita, il secondo dedicato a persone senza dimora tagliate fuori dalla rete dei servizi socio-sanitari. Due opere-segno, accese come luci di speranza per il Giubileo 2025. La diocesi di Brescia apre la mappa delle opere di misericordia e traccia il cammino per l’Anno Santo che chiama a essere “pellegrini di speranza”. Insieme: come Chiesa. In “alleanza” con terzo settore, istituzioni, territori.

 

di Cesare Corbelli

Il Resto del Carlino, 23 gennaio 2025 Si terrà oggi, dalle 11 alle 13 presso la Casa Circondariale di Reggio, l’evento “Parole liberate: oltre il muro del carcere” dedicato ai detenuti ristretti nella Articolazione per la Tutela della Salute Mentale (Atsm). Dopo i saluti di accoglienza del direttore del carcere, Lucia Monastero, interverranno i dirigenti di “Nessuno tocchi Caino” Rita Bernardini e Sergio D’Elia, i responsabili dell’associazione “Parole Liberate” Duccio Parodi e Michele De Lucia, l’ex deputato Pierluigi Castagnetti, il Presidente della Camera Penale di Reggio Luigi Scarcella, il professore e avvocato di diritto minorile Marco Scarpati la presidente di Closer Giulia Ribaudo e il medico e membro di Nessuno tocchi Caino Federico Canziani.

 

di Alice Dominese

Il Domani, 23 gennaio 2025 Quello di Torino è stato ristrutturato ed è pronto per entrare di nuovo in funzione. Nelle Marche si lavora a un Cpr nei pressi di un’area contaminata e pericolosa per l’uomo. Dalle Marche al Trentino-Alto Adige, l’uso dei Cpr è la strada scelta dal governo per affrontare la gestione delle persone migranti. Dopo l’annuncio in pompa magna, nel primo anno del governo Meloni, di ulteriori aperture da parte del governo, i nuovi Centri di permanenza per il rimpatrio rischiano di sorgere dove nessuno vede, anche in luoghi sotto indagine per disastro ambientale.

 

di Angela Nocioni

L’Unità, 23 gennaio 2025 Il governo sapeva da sabato che il criminale ricercato dalla Cpi stava arrivando in Italia. Il Guardasigilli ha mentito. Il Falcon mandato a Torino a prenderlo prima della sentenza della Corte d’appello di Roma. Chissà se qualche sostenitore del governo Meloni si infastidisce a vedere un pericoloso criminale, arrestato due giorni prima a Torino dalla polizia giudiziaria, scendere col sorrisone da un Falcon col tricolore a Tripoli accolto da banditi in tripudio perché il loro capo ha scampato un processo per reati contro l’umanità.

 

di Giovanni Bianconi

Corriere della Sera, 23 gennaio 2025 Il cavillo giuridico che Nordio non ha rimosso, la scelta del governo e l’aereo dei Servizi. Perché l’Italia ha liberato Almasri, capo della polizia giudiziaria libica e del centro detenzione di Mitiga, accusato dalla Corte penale internazionale di crimini contro l’umanità? Nel governo la volontà di evitare contrasti con Tripoli sui migranti. La volontà del governo italiano di ignorare il mandato di arresto del generale Najem Osama Almasri, il capo della polizia giudiziaria libica e del centro di detenzione di Mitiga accusato dalla Corte penale internazionale di crimini contro l’umanità, è svelata in una frase del procuratore generale di Roma: “Il ministro della Giustizia, interessato da questo ufficio in data 20 gennaio immediatamente dopo aver ricevuto gli atti dalla Questura di Torino, ad oggi non ha fatto pervenire nessuna richiesta in merito”.

 

di Mario Chiavario

Avvenire, 23 gennaio 2025 Esito amarissimo di una vicenda per molti versi sconcertante: è il minimo che si possa dire. Dunque, libero e trionfante è tornato a Tripoli il generale Almasri, benché colpito da un mandato di arresto della Corte penale internazionale per tortura e altri crimini gravissimi, di cui vi sono molteplici testimonianze di istituzioni e organizzazioni non governative internazionali, documentate da tempo su queste colonne. Provvisoriamente arrestato sabato sera dalla Digos a Torino, è stato scarcerato tre giorni dopo dalla Corte d’appello di Roma.

 

di Andrea Fabozzi

Il Manifesto, 23 gennaio 2025 Il caso del generale libico a capo della “polizia giudiziaria” di Tripoli, fermato a Torino per un mandato di cattura della Corte penale internazionale, che lo considera un torturatore, e in appena 48 ore scarcerato e trionfalmente riportato in patria da un volo di stato italiano è semplice. A complicarlo sono le giustificazioni del governo Meloni. Arrestato in base all’ordine esecutivo della Corte dell’Aja, avrebbe dovuto essere consegnato ai giudici internazionali “al più presto” per essere processato, lo prevede lo statuto della Corte che proprio a Roma è stato firmato nel 1998. Rischia una condanna all’ergastolo per crimini contro l’umanità e crimini di guerra, compresi omicidi, torture e stupri.

 

di Marina Castellaneta

Il Manifesto, 23 gennaio 2025 Crimini di guerra e crimini contro l’umanità, tra i quali tortura, omicidi, stupri e violenze sessuali commessi in Libia a partire da febbraio 2015. Sono le accuse rivolte a Osama Najeem Elmasri, destinatario di un mandato di arresto della Corte penale internazionale che, però, arrivato in Italia è stato arrestato, ma subito rilasciato. La Corte di appello di Roma, sezione IV, infatti, ha bloccato l’esecuzione del mandato di arresto. Un rifiuto che pesa come un macigno sulla giustizia penale internazionale e sulle vittime: il no alla consegna arrivato dall’Italia e l’immediato accompagnamento in Libia dell’accusato impedirà l’esercizio dell’azione penale e lo svolgimento del processo perché i procedimenti dinanzi alla Corte non si possono svolgere in contumacia.

di Vladimiro Zagrebelsky

La Stampa, 23 gennaio 2025 Nello spettacolo delle firme, che Donald Trump ha offerto ai suoi fan e imposto a tutti gli altri, un ruolo importante ha giocato la mole di dossier posti sulla sua scrivania. Ne è rimasto un poco in ombra e quindi poco commentato quello riguardante la pena di morte. Trump ha ordinato di riprenderne l’esecuzione dopo che, con una moratoria disposta da Biden, essa era rimasta sospesa. Allo stesso tempo Trump ha anche ordinato all’Attorney General di aumentare i casi in cui la pena di morte viene richiesta, specialmente per crimini commessi da migranti irregolari. Le prime notizie che sono state date hanno riferito che la pena di morte era stata reintrodotta.

 

di Lucia Capuzzi

Avvenire, 23 gennaio 2025 La cancellazione della piattaforma per presentare le richieste da parte dell’amministrazione Trump lascia bloccate alla frontiera 33mila persone. Pronte sanzioni per chi non collabora. Cassata la corsia preferenziale per haitiani, venezuelani, nicaraguensi e cubani. Il Messico monta tende per accogliere i deportati. Sanzioni agli agenti che non collaboreranno alle retate “Ora che cosa accadrà?”. Da Tijuana a Nuevo Laredo, la domanda si ripete martellante fra i 33mila “reduci” della app Cbp, creata dall’Amministrazione Biden per presentare richiesta d’asilo. Donald Trump l’ha bloccata ancor prima di mettere piede nello Studio ovale. Mentre, lunedì, pronunciava il discorso inaugurale, sui cellulari degli interessati è comparso il messaggio: “Gli appuntamenti sono stati cancellati”.

 

DOCUMENTI

Articolo: "Vizi di mente e vizi della psichiatria", di Mario Iannucci e Gemma Brandi

Articolo. "Separazione delle magistrature giudicante e requirente e modello accusatorio", di Sergio Lorusso

Radio Carcere, di Riccardo Arena. "Impiccati" - Detenuto si uccide nel carcere di Uta. "Carceri & Riforme" - Dialogo con Claudio Galoppi Segretario generale di Magistratura Indipendente