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Notiziario quotidiano dal carcere

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Edizione di mercoledì 1 gennaio 2025

agenziavista.it, 1 gennaio 2025 “Rispetto della dignità di ogni persona, dei suoi diritti. Anche per chi si trova in carcere. L’alto numero di suicidi è indice di condizioni inammissibili. Abbiamo il dovere di osservare la Costituzione che indica norme imprescindibili sulla detenzione in carcere. Il sovraffollamento vi contrasta e rende inaccettabili anche le condizioni di lavoro del personale penitenziario. I detenuti devono potere respirare un’aria diversa da quella che li ha condotti all’illegalità e al crimine”. Lo ha detto il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella nel discorso di fine anno.

di Gianni Vigoroso

ottopagine.it, 1 gennaio 2025 Il monito di Gennarino De Fazio, segretario generale della Uil-Pa Polizia penitenziaria. "Ringraziamo il Capo dello Stato, Sergio Mattarella, particolarmente per le sue parole sul sistema carcerario che ha pronunciato durante il tradizionale discorso di fine anno. Ancora una volta il presidente della repubblica ha richiamato le condizioni inammissibili delle nostre prigioni, caratterizzate specialmente da un sovrappopolamento detentivo prossimo a 16mila reclusi oltre la capienza e da una penuria negli organici della polizia penitenziaria di oltre 18mila unità. Ben 89 sono stati i suicidi di ristretti nell’anno che si chiude, mai così tanti, cui bisogna aggiungere 7 appartenenti alla Polizia penitenziaria che, altresì, si sono tolti la vita. Oltre 240 sono stati i decessi totali, due gli omicidi, più di 3.500 le aggressioni alla polizia penitenziaria, molteplici le evasioni, non si contano le risse, i traffici illeciti, gli stupri, le violenze. Numeri impietosi che restituiscono un quadro oggettivo della drammaticità e della disfunzionalità di prigioni diffusamente illegali e che non assolvono a nessuno degli scopi ...

 

di Luciano Eusebi*

Il Riformista, 1 gennaio 2025 Soffermiamoci in primo luogo sull’idea di ergastolo, tralasciando, cioè, i profili delle sue (più o meno effettive) mitigazioni. Si tratta di verificare, dunque, quale modello della risposta al reato esprima l’ergastolo e come esso si collochi nella prospettiva della prevenzione. Appare utile muovere da un presupposto: il reato, in quanto fatto storico, è irrimediabile. Si tratta, peraltro, di una caratteristica della condizione umana, nel cui ambito nulla torna indietro. Rispetto al reato potrà essere possibile una qualche riparazione dell’offesa, come potrà darsi il promuovere la revisione critica, e la modificazione, delle condotte che l’abbiano prodotto: fino a una ricomposizione dei rapporti personali e sociali che abbia incrinato. Tutte cose le quali, comunque, guardano in avanti.

 

di Domenico Pulitanò*

Il Riformista, 1 gennaio 2025 È difendibile, come pena edittale massima, la pena dell’ergastolo? La Corte costituzionale (sentenza n. 264/1974) ha riconosciuto la legittimità della previsione della pena a vita, additando condizioni e limiti. È stata dichiarata illegittima per i minorenni (sentenza n. 168/1994). Assumo l’interpretazione della Corte costituzionale a premessa giuridica di riflessioni di politica del diritto. Venticinque anni fa avevo condiviso, come componente della Commissione presieduta dal prof. Carlo Federico Grosso, la quasi unanime proposta di abolizione dell’ergastolo. In tempi recenti ho più volte espresso una posizione favorevole al mantenimento dell’ergastolo come pena edittale, pur condividendo la presa d’atto delle criticità del fine pena mai, e l’idea del diritto alla speranza (la possibilità di un fine pena) per tutti i condannati.

 

di Andrea Pugiotto*

Il Riformista, 1 gennaio 2025 L’ergastolo gode di ottima fama. L’opinione pubblica è convinta che, di fatto, non esista più nel nostro ordinamento, lamentandosene. I media, vecchi e nuovi, ne invocano l’applicazione ad ogni delitto efferato. Gli elettori nel 1981 si rifiutarono di abolirlo, mentre nel 2013 i Radicali non trovarono 500.000 firme per riproporne l’abrogazione referendaria. Nel nome delle vittime (ora di femminicidio), lo si ritiene l’unica punizione adeguata. Il governo Meloni, con il suo primissimo decreto legge, ha voluto salvarne la variante più estrema, quella ostativa. Il sottosegretario alla Giustizia Ostellari è favorevole ad estenderlo ad altre, più numerose fattispecie di reato. Gode anche di ottima salute, a giudicare dalle cifre disponibili (cfr. Susanna Marietti, “L’ergastolo in Italia non esiste”. I numeri di un pregiudizio ...

 

di Davide Vari

Il Dubbio, 1 gennaio 2025 Polemiche per la decisione della Cassazione sul 41bis. Il carcere duro diventa un dogma, soprattutto per il figlio del Capo dei Capi, simbolo vivente di un passato che fa ancora tremare lo Stato. La Cassazione ha accolto il ricorso degli avvocati di Giovanni Riina contro la proroga del regime 41-bis, giudicando “meramente apparente” la motivazione fornita dal Tribunale di Sorveglianza di Roma. Semplificando: i giudici avevano giustificato il carcere duro con il solito mantra del rischio di collegamenti con la mafia corleonese e della “sovraordinazione” di Riina Jr all’interno dell’organizzazione. La Suprema Corte, però, ha detto che quelle motivazioni non bastano, che non c’è un “percorso argomentativo effettivo e concreto”. In altre parole: rifate i compiti, questa volta meglio.

 

di Natascia Grbic

fanpage.it, 1 gennaio 2025 Sette le persone che si sono tolte la vita nell’ultimo anno, numerosi gli atti di autolesionismo: il 2024 è uno degli anni peggiori per le persone recluse nelle carceri del Lazio, dove i numeri del sovraffollamento sono sempre più preoccupanti. Diciotto persone morte a seguito di patologie o per cause ancora da chiarire. Sette suicidi, numerosi atti di autolesionismo: il 2024 si conferma l’anno nero per le carceri del Lazio, dove negli ultimi dodici mesi sono scoppiate numerose proteste e rivolte. Il motivo è il sovraffollamento estremo e le condizioni di vita poco dignitose per i detenuti, costretti a vivere in spazi ristrettissimi, con capienze che superano anche il 140%. Mancanza di privacy, carenza dei servizi, bagni rotti, e tutta una serie di mancanze che rendono la vita ancora più intollerabile per chi è recluso ...

 

di Sara Sonnessa

torinocronaca.it, 1 gennaio 2025 Questo è ciò che emerge dal dossier presentato dal Garante per le persone detenute sul territorio piemontese, Bruno Mellano. Per iniziare, per le Vallette sono stati stanziati 12 milioni, soldi che è stato deciso verranno utilizzati per ristrutturare il padiglione C, dove le criticità strutturali riguardano per la maggiore gli impianti idrici, con uno spreco di acqua “intollerabile” come si legge nel dossier: criticità simili sono state riscontrate anche nel braccio femminile e nel padiglione B, dove la muffa è di casa. “Non sono note le tempistiche per questi lavori” fa notare la garante comunale Monica Gallo.

 

sansalvo.net, 1 gennaio 2025 Il bilancio di fine anno dell’associazione Voci di Dentro. Dopo i 69 suicidi avvenuti nel 2023, e gli 86 nel 2022, questo 2024 sta per chiudersi con una orribile cifra record: sono 88 i morti suicidi nelle carceri italiane; dieci anni fa erano 43, la metà, e con lo stesso numero di detenuti. Di questi 88, tre sono stati trovati impiccati nelle loro celle nel carcere di Teramo. Tra questi Patrick, che si è impiccato il 13 marzo a vent’anni al terzo giorno dall’arresto. Meno di vent’anni avevano altre sette morti suicidi nelle altre carceri italiane. Cinque di loro sono morti in cella di isolamento. Ma a tutti questi 88 vanno aggiunti i tanti indicati con la formula tipo: cause da accertare e altre cause. Nel totale quest’anno nei 200 istituti di pena sparsi in Italia le persone morte sono 243. Numeri segno di una istituzione ...

 

di Annalisa Putrone*

italiacaritas.it, 1 gennaio 2025 Ad Agrigento il progetto sperimentale tra carceri, scuole e quartieri. Il progetto sperimentale di giustizia riparativa nel territorio diocesano agrigentino ha rappresentato un percorso di crescita per la comunità locale. Nato con l’obiettivo di introdurre e promuovere un concetto spesso sconosciuto, ha portato a risultati sorprendenti grazie a un impegno costante e a una serie di azioni mirate alla sensibilizzazione. All’avvio del progetto, la maggior parte della popolazione non conosceva il concetto di giustizia riparativa. Per molti era un termine astratto e lontano dalla quotidianità. Abbiamo, quindi, organizzato una serie di incontri di sensibilizzazione rivolti a diversi segmenti della società: parrocchie, gruppi di volontari, scuole, professionisti, istituti penitenziari e giovani.

 

ansa.it, 1 gennaio 2025 Raccolti i componimenti del Premio letterario “Città di Castello”. Un’agenda con poesie e scritti dal carcere, per 2025 scandito anche dalle riflessioni e i pensieri dei detenuti: l’edizione realizzata dalla casa editrice Luoghi Interiori ha infatti una particolarità: è la prima agenda in Italia - si chiama “Luoghi della Bellezza” - a contenere poesie e racconti brevi non solo di poeti e scrittori affermati, ma anche di reclusi e recluse dei penitenziari italiani. “Sfogliando le pagine del calendario settimanale che ci guiderà per tutto il 2025 - spiega il direttore editoriale Antonio Vella - sarà piacevole soffermarsi sui componimenti degli autori reclusi che hanno avuto una menzione speciale nel corso dell’edizione 2024 del Premio letterario Città di Castello e in particolare nella sezione speciale a loro riservata, "Destinazione Altrove”.

 

ansa.it, 1 gennaio 2025 L’assassinio del padre e del fratello e l’agire per la legalità. “Un caso di giustizia negata ma anche un modo per evidenziare come l’indagine non sia stata portata avanti per minacce ad un parente di un magistrato di rango. Parlo di una vicenda caratterizzata da un’indagine sbrigativa e di un processo con assoluzioni in un contesto di errori. E lo dico anche da addetta ai lavori. Parlo di una vicenda che oltre ad essere personale, mi ha dato spunto per parlare anche di fatti violenti subiti da tanti in contesti mafiosi, casi di femminicidi, violenze di ogni di genere”. Lo ha detto Doris Lo Moro, in occasione della presentazione del libro “Forte come il dolore. Un caso di giustizia negata” scritto dall’ex parlamentare e assessore regionale alla Sanità, nonché magistrato e già sindaco di Lamezia Terme.

 

di Ettore Costa

spazio50.org, 1 gennaio 2025 In occasione del Giubileo 2025, la Chiesa promuove l’arte contemporanea nelle carceri. L’obiettivo è portare speranza ai detenuti, trasformando gli istituti penitenziari in luoghi di rinascita. In occasione dell’apertura dell’Anno Santo, il Dicastero per la Cultura e l’Educazione della Santa Sede annuncia il suo programma d’arte contemporanea. L’intento è mettere al centro della riflessione il rapporto tra ispirazione creativa e la Speranza, alla quale richiama Papa Francesco nella bolla d’indizione del Giubileo 2025, Spes non confundit. Il carcere è a volte considerato un luogo abbandonato dalla speranza, un luogo disperato. Aprire ai valori della speranza significa, per chi è dentro, indicare una meta, riproporre un progetto di vita.

 

di Pasquale Pugliese*

Il Fatto Quotidiano, 1 gennaio 2025 Mentre la guerra in Medioriente e il genocidio dei palestinesi sembrano non vedere la fine, le dichiarazioni del presidente ucraino Zelesnky al quotidiano Le parisienne lo scorso 18 dicembre paiono invece aprire una possibilità di pace per l’anno che si avvia nella guerra tra Russia e Ucraina. “L’Ucraina non ha la forza di riconquistare la Crimea e il Donbass” - ha riconosciuto Zelensky - “De facto, questi territori sono oggi controllati dai russi. Possiamo contare solo sulla pressione diplomatica della comunità internazionale per costringere Putin al tavolo dei negoziati”.

 

di Giorgio Bernardelli

mondoemissione.it, 1 gennaio 2025 Venticinque anni dopo la campagna del Duemila, Papa Francesco rilancia l’appello del Giubileo a condonare i prestiti a chi non può restituirli. La denuncia dell’Onu: “Il Sud del mondo ha pagato il conto più salato delle crisi”. “Un invito accorato desidero rivolgerlo alle nazioni più benestanti, perché riconoscano la gravità di tante decisioni prese e stabiliscano di condonare i debiti di Paesi che mai potrebbero ripagarli. Prima che di magnanimità, è una questione di giustizia”. Nell’appello alla speranza che Papa Francesco lancia al mondo con l’Anno Santo del 2025 appena iniziato, queste parole della bolla di indizione Spe non confundit tornano a porre con forza il tema del debito pubblico dei Paesi più poveri. E lo riprende anche il messaggio di quest’anno del pontefice per la Giornata mondiale della pace ...

 

di Enzo Risso

Il Domani, 1 gennaio 2025 Dal punto di vista economico, per il 42 per cento l’Italia rischia la recessione, mentre per il 34 il 2025 sarà un anno di stagnazione. Solo il 24 per cento di italiani (soprattutto del ceto medio) prevede una ripresa economica. Il futuro, come diceva il sociologo Anthony Giddens, non lo possiamo prevedere, “ma possiamo generare scenari alternativi futuri e facendolo possiamo aiutare a dar forma al futuro”. Per concepire sguardi alternativi è necessario individuare le sensazioni che hanno le persone sul futuro e i fattori nemici di un domani più sereno.

 

di Cataldo Intrieri

linkiesta.it, 1 gennaio 2025 Opponendosi ai tentativi di aggirare le norme sull’immigrazione tramite decreti che limitano i diritti dei rifugiati, la Cassazione ha riaffermato l’importanza del controllo giurisdizionale come garanzia fondamentale per i diritti umani, nonostante i propagandisti di maggioranza sostengano il contrario. Lo scorso fine settimana, l’agenzia Ansa ha pubblicato una agenzia intitolata “La Cassazione: “La valutazione dei Paesi sicuri spetta ai ministri”, una sintesi opinabile del contenuto di un’ordinanza interlocutoria della prima sezione civile della Cassazione sulla delicata questione dell’immigrazione. L’ordinanza, in risposta a un ricorso del governo contro un decreto del tribunale di Roma che disapplicava la recente legge sui trattenimenti in Albania, ha portato la Suprema Corte a interpellare la Corte di giustizia europea ...

 

di Virginia Piccolillo

Corriere della Sera, 1 gennaio 2025 Entro 10 giorni si decide sui domiciliari all’ingegnere iraniano che potrebbero sbloccare la trattativa. La sorte di Cecilia Sala arrestata e detenuta nella prigione di Evin è legata a quella dell’“uomo dei droni” catturato in Italia su richiesta degli Stati Uniti. Per lui Teheran ha già chiesto la liberazione. Appesa alla trattativa condotta dalla diplomazia e dall’intelligence, Cecilia Sala attende gli sviluppi del caso Mohamed Abedini Najafabadi, il cittadino iraniano arrestato a Malpensa che gli Usa vorrebbero fosse estradato e invece Teheran chiede che sia liberato ponendolo come condizione per la liberazione della giornalista italiana. Un negoziato che inevitabilmente passa proprio dalle prossime scadenze della vicenda giudiziaria che coinvolge Abedini, fermato il 16 dicembre a Milano in un’operazione ...

 

di Maurizio Stefanini

Il Foglio, 1 gennaio 2025 La presidente del Comitato per la protezione dei giornalisti ci racconta come è cambiata l’informazione a Teheran dal 2022. Non una data a caso. “Vorrei dire a Cecilia che stiamo pensando a lei. Sappiamo che viene trattata bene, come si può sperare. Vorremmo che sappia che non è sola e che molte organizzazioni stanno facendo tutto il possibile per garantire la sua liberazione. E so che molti dei suoi colleghi stanno pensando a lei, e non vedono l’ora di vederla quando verrà rilasciata”. Questo augurio viene rivolto a Cecilia Sala da Jodie Ginsberg: già giornalista di Reuters e Internews, e dal 2022 chief executive del Comitato per la protezione dei giornalisti, “un’organizzazione internazionale senza scopo di lucro che fa campagne a favore dei giornalisti a rischio in tutto il mondo, e lo facciamo anche ...

 

di Carlotta Sisti

elle.com, 1 gennaio 2025 Attiviste, difensori dei diritti umani e dissidenti, tra cui la premio Nobel Narges Mohammadi, sono incarcerate con accuse generiche di essere pericolose per la sicurezza nazionale. Il carcere di Evin, dove dal 19 dicembre si trova in cella di isolamento la giornalista Cecilia Sala, è forse uno dei simboli più noti della repressione politica in Iran. Costruito nel 1972 durante il regime dello Shah Mohammad Reza Pahlavi, fu concepito inizialmente come struttura per la detenzione di prigionieri politici. Dopo la Rivoluzione Islamica del 1979, Evin è diventato il principale centro di incarcerazione per dissidenti, giornalisti, attivisti e membri di minoranze etniche e religiose. Secondo le organizzazioni per la difesa dei diritti umani la prigione, che si stima ospiti circa 15.000 detenuti, è caratterizzata da condizioni di ...

 

ilpost.it, 1 gennaio 2025 Ridah Bin Saleh al-Yazidi era incarcerato dal 2002, senza che nei suoi confronti fosse mai stata formalizzata alcuna accusa. Il 30 dicembre gli Stati Uniti hanno liberato e rimpatriato in Tunisia Ridah Bin Saleh al-Yazidi, un uomo detenuto nel carcere di massima sicurezza di Guantanamo dal 2002, nonostante nei suoi confronti non fosse mai stata formalizzata alcuna accusa. Yazidi, che ha 59 anni, era stato portato a Guantanamo (che si trova sull’isola di Cuba) il giorno in cui il carcere fu aperto, l’11 gennaio del 2002. Era stato arrestato nel dicembre del 2001 in Pakistan, vicino al confine con l’Afghanistan: faceva parte di un gruppo di circa 30 uomini sospettati di essere guardie del corpo di Osama Bin Laden, l’allora leader dell’organizzazione terroristica al Qaida.