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Notiziario quotidiano dal carcere

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Edizione di lunedì 13 gennaio 2025

di Niccolò Carratelli

La Stampa, 13 gennaio 2025 Ultime trattative per eleggere i quattro nomi già domani. Due potrebbero essere donne. FdI indica Marini, per le opposizioni quasi certo Luciani. Stavolta si chiude. Su questo Giorgia Meloni ed Elly Schlein sono d’accordo. Domani pomeriggio, salvo ulteriori colpi di scena, verranno eletti quattro nuovi giudici della Corte costituzionale. In modo che lunedì prossimo, nella seduta convocata (e appositamente rinviata) per discutere dell’ammissibilità di una serie di referendum tra cui autonomia differenziata, jobs act e cittadinanza, la Consulta sia al completo con 15 membri. Le trattative sulla composizione della quaterna andranno avanti fino a domani mattina (oggi previste riunioni sia nel centrodestra che nel centrosinistra) ma lo schema di base è confermato.

 

di Giuseppe Santalucia*

La Stampa, 13 gennaio 2025 La terzietà di chi fa le sentenze è un falso argomento. La pubblica accusa sarà collocata nella sfera d’influenza del Governo. La riforma sulla separazione delle carriere dei magistrati procede spedita. In gioco non è, secondo quel che ufficialmente si dice, la terzietà del giudice, il rafforzamento della posizione del giudice rispetto al pubblico ministero, come se oggi il giudice italiano non fosse già terzo rispetto alle parti. Se in gioco fosse la terzietà del giudice qualcuno dovrebbe spiegare perché potrà dirsi “terzo” il giudice che avrà di fronte, secondo quanto è scritto nel testo della riforma in discussione, un pubblico ministero pur sempre magistrato e appartenente ad una magistratura facente parte dell’ordine giudiziario, dunque dello stesso ordine del giudice.

 

di Ilvo Diamanti

La Repubblica, 13 gennaio 2025 L’immagine dei giudici rafforzata dagli affondi del governo nell’ultimo anno. L’assoluzione del ministro Matteo Salvini costituisce un episodio significativo, in quanto agevola il suo percorso politico verso gli altri obiettivi a cui ambisce. E, al tempo stesso, perché chiama in causa il ruolo della magistratura. Che segna non solo il nostro presente, ma la storia della nostra democrazia. In quanto soggetto che “unisce e divide il Paese” e gli italiani. Oggi e nel passato. Come di-mostra il sondaggio condotto da Demos sulla percezione in merito all’autonomia dei magistrati nell’interesse dei cittadini. L’importanza della magistratura nell’ambito delle istituzioni e della politica è nota. Da sempre. Anzitutto, perché la Magistratura è un’istituzione importante. In quanto ha funzioni di controllo e di regolazione nel sistema ...

 

di Ermes Antonucci

Il Foglio, 13 gennaio 2025 Assoluzioni dopo anni di ingiusta carcerazione, processi fallimentari, teoremi accusatori crollati, con danni economici e d’immagine ormai fatti e spesso irreparabili. Cronache di ordinaria gogna mediatico-giudiziaria da un altro anno di malagiustizia accertata. Da Beniamino Zuncheddu, assolto dopo 33 anni di ingiusta carcerazione, al caso Open contro Matteo Renzi e il “giglio magico”, crollato dopo cinque anni. Dal flop dell’inchiesta per lo smog contro la classe politica piemontese (Sergio Chiamparino, Chiara Appendino e Piero Fassino) al paradosso Consip: imputati assolti, tra cui Tiziano Renzi e Luca Lotti, e investigatori condannati. Dal calvario dell’ex senatore Stefano Esposito a quello del colonnello Fabio Massimo Mendella.

 

di Francesco Moscatelli

La Stampa, 13 gennaio 2025 Il ddl prevede che gli 007 possano compiere reati se autorizzati dal Governo. “Avendo una lunga esperienza delle malefatte dei Servizi italiani, davanti a questa norma ci siamo molto allarmati”. Federico Sinicato, presidente dell’Associazione familiari vittime della strage di piazza Fontana, esprime così il sentimento, suo e delle altre associazioni che danno vita al Coordinamento nazionale delle associazioni, davanti all’articolo 31 del decreto sicurezza, attualmente in discussione al Senato: “In un Paese che non ha ancora superato le cicatrici provocate da stragi, omicidi, attentati, depistaggi, dossieraggi, golpe tentati, progetti eversivi, immancabilmente accompagnati da responsabilità spesso processualmente accertate di esponenti degli apparati di sicurezza - sostiene il coordinamento ...

 

di Marika Ikonomu

Il Domani, 13 gennaio 2025 L’articolo 28 del disegno di legge, ora in Commissione al Senato, prevede l’introduzione delle videocamere indossabili dagli agenti, senza però fornire dettagli. Rischia di essere “a tutela esclusiva delle forze dell’ordine”, commenta Prencipe (Antigone) e per Renzi (Amnesty) “non aiuterà quindi a migliorare l’accountability delle forze di polizia”. L’Italia è uno dei sei paesi europei a non avere alcuna misura di identificazione per gli agenti impegnati in attività di ordine pubblico. Le conseguenze di una totale assenza sono emerse, in modo evidente, nei fatti del G8 di Genova nel 2001. Molti agenti che hanno commesso violenze e torture alla scuola Diaz sono rimasti impuniti perché non identificati, grazie a coperture sul volto e all’assenza di elementi identificativi sui caschi.

 

di Massimo Adinolfi

La Repubblica, 13 gennaio 2025 Si chiede giustizia, rispetto delle regole, accertamento rigoroso delle responsabilità. Lo si può fare a gran voce, mobilitando l’opinione pubblica. Non lo si può fare con la violenza, l’antisemitismo. Che altro pensare, se non che la morte di Ramy Elgaml non può giustificare in alcun modo gli scontri che hanno avuto luogo a Roma o a Bologna? Ramy è morto al termine di un inseguimento per le strade di Milano su cui sono in corso indagini. Un video è stato acquisito e getta ombre sulla condotta delle forze dell’ordine la notte tra il 23 e il 24 novembre scorso. Tocca all’autorità giudiziaria fare chiarezza; tocca all’opinione pubblica tenere alta l’attenzione su un caso che non può finire nel silenzio. Un conto, però, è pretendere giustizia, un altro è dare l’assalto alla polizia o a una sede della comunità ebraica.

 

di Rinaldo Frignani

Corriere della Sera, 13 gennaio 2025 Preoccupa il clima di tensione. Il focus su antagonisti e immigrazione 2025. La direttiva: l’operato di prefetti e questori sarà misurato in base ai numeri sui rientri in patria. Ai poliziotti più esperti questo clima non piace per niente. Alto è il timore che le proteste di piazza possano moltiplicarsi. Ecco perché, all’indomani degli scontri di Roma e Bologna, il cambio di passo già nell’aria - con la recente direttiva ai prefetti del ministro Matteo Piantedosi per istituire in città le zone “a vigilanza rinforzata” o “zone rosse” - subirà un’ulteriore accelerazione.

 

di Davide Mattiello*

Il Fatto Quotidiano, 13 gennaio 2025 Ma con i “maranza” chi ci parla? Nelle cronache che oggi raccontano la manifestazione svoltasi a Torino si fa riferimento a centinaia di giovanissimi “maranza” che si sarebbe uniti al corteo. Prima di arrivare ai “maranza” bisogna che faccia due passi indietro. A monte c’è la morte di Ramy a Milano, c’è l’indignazione generata dalle parole pronunciate dai carabinieri che inseguivano lui e il suo amico, lo sgomento del padre di Ramy (“Ma non hanno dei figli?”), la “sproporzione” inaccettabile denunciata dallo stesso Gabrielli tra uno scooter che non si ferma e la decisione di fermarlo speronandolo, c’è a monte un disagio profondo soprattutto giovanile, fatto di frustrazioni e marginalità, impastato di tanti ingredienti. Troppi per questo spazio.

 

di Ilaria Carra

La Repubblica, 13 gennaio 2025 La famiglia del 19enne condanna ogni violenza: “Molti ragazzi nati qui da genitori stranieri hanno scelto di far diventare Ramy un simbolo, ma con la loro rabbia lui non c’entra nulla”. La famiglia Elgaml è appena rientrata dal cimitero milanese di Bruzzano. Ci va ogni domenica, a pregare dal figlio. La madre Farida si china e si siede a gambe incrociate sul letto di Ramy, poi mette la testa sul cuscino. Dice che “così almeno mi tranquillizzo un po’”. Ha la pressione alta, ha appena preso un calmante che le hanno dato sabato al pronto soccorso. Tarek, il figlio maggiore, sta riposando nella camera dei genitori che poi deve andare a lavorare. E il padre Yehia, “Giovanni” in italiano, 61 anni, è di fianco al letto a castello del figlio più piccolo, Ramy, in salotto.

 

di Antigone Emilia Romagna

zic.it, 13 gennaio 2025 L’associazione Antigone Emilia Romagna parla di vera e propria “emergenza” dopo i cinque casi registrati in pochi giorni negli istituti della regione e fa il punto in particolare su quello di Modena, visitato a dicembre. Non poteva iniziare peggio il 2025, con cinque decessi nelle carceri della regione. I fatti sono ormai noti: il 7 gennaio 2025 si è verificato nell’istituto di Modena il terzo decesso in sette giorni, un suicidio per inalazione di gas; il detenuto era un italiano di 50 anni. Il giorno prima era stato dichiarato morto un altro detenuto che aveva tentato il suicidio a metà dicembre ed era entrato in coma irreversibile, era un ragazzo marocchino di 27 anni; il 31 dicembre un altro detenuto era morto a Modena, sempre per inalazione di gas. Era un uomo macedone di 37 anni.

 

sardiniapost.it, 13 gennaio 2025 La notizia del primo suicidio del 2025 nell’istituto penitenziario di Uta, resa nota sabato da Maria Grazia Caligaris, presidente dell’associazione Socialismo Diritti Riforme Odv, non è sfuggita nel panorama nazionale di un allarme sempre crescente e spesso denunciato da Garanti delle persone detenute, associazioni di volontariato e sindacati di polizia penitenziaria. Dura la dichiarazione di Gennarino De Fazio, segretario generale della Uipa Polizia penitenziaria: “Con il 49enne impiccatosi nella notte nel bagno della sua cella della Casa Circondariale di Cagliari, sono già 6 i detenuti, più un operatore penitenziario, che dall’inizio dell’anno si sono tolti la vita. 7 morti in 11 giorni, così come i 96 (89 reclusi e 7 agenti) dell’anno passato, dovrebbero suscitare una reazione forte da parte del Ministro della Giustizia ...

 

di Antonio Alizzi

lacnews24.it, 13 gennaio 2025 La popolazione carceraria regionale conta circa 3mila reclusi, di cui circa il 40% è in attesa di giudizio. Le condizioni sono pessime. Il Consiglio regionale deve ancora trovare il sostituto dell’avvocato Luca Muglia. Il sistema penitenziario italiano continua a essere al centro di gravi emergenze, con problemi cronici come il sovraffollamento, le carenze strutturali e la mancata tutela dei diritti dei detenuti. Nonostante l’approvazione del Decreto Legge “carcere” a luglio 2024, le condizioni nei penitenziari italiani rimangono inalterate, dimostrando che il provvedimento non ha portato alcun beneficio concreto. Al contrario, la situazione appare peggiorata: il 2024 si è chiuso con 89 decessi nelle carceri, mentre nel 2025 si registra una preoccupante media di quasi un morto al giorno.

 

Il Resto del Carlino, 13 gennaio 2025 Sovraffollamento, soggetti problematici, carenze di organico e anche di servizi minimi come mobilio e biancheria da letto rendono sempre più difficile la vita alla Dozza. Lo denuncia, ancora una volta, la Fp Cgil, partendo dal “detenuto che da diverso tempo crea innumerevoli criticità nei vari reparti dell’Istituto - dice il segretario Salvatore Bianco - e che il 5 gennaio ha tentato il suicidio, a causa del quale i due ispettori intervenuti per salvarlo hanno riportato lesioni, in un caso anche piuttosto serie, ha continuato a mettere in costante pressione il personale fino al giorno del suo trasferimento”.

 

di Antonio Nesci

unosguardosutorino.it, 13 gennaio 2025 Il 10 gennaio 2025, durante la seduta congiunta delle Commissioni Quarta e Diritti e Pari Opportunità, presieduta da Pietro Abbruzzese (Torino), è stata presentata una proposta di mozione, primo firmatario Pietro Tuttolomondo (Pd), per introdurre la telemedicina all’interno del carcere di Torino. Tuttolomondo ha sottolineato come la salute, diritto fondamentale sancito dalla Costituzione, debba essere garantita anche durante la detenzione. La telemedicina, secondo l’esponente del PD, potrebbe migliorare la cura dei detenuti, riducendo al contempo i costi, come gli spostamenti verso gli ospedali. La proposta è stata cofirmata anche dai consiglieri Luca Pidello e Vincenzo Camarda.

 

Il Mattino, 13 gennaio 2025 Studiare serve sempre. Ovunque si svolga la propria vita. Ci teniamo a esprimere con forza questo concetto, riteniamo che sia importante far comprendere che all’interno dei penitenziari vi sono persone che, nella vita, non hanno avuto l’opportunità di avvicinarsi allo studio, pertanto la presenza, all’interno delle carceri, di corsi d’istruzione scolastica, di formazione professionale e gli studi universitari, rappresenta una base di partenza per il tanto agognato riscatto sociale. Vogliamo gridare con tutta la nostra forza, soprattutto ai giovani, l’importanza di comprendere che la deprivazione culturale può portare a delinquere, poiché si ha scarsa consapevolezza delle conseguenze delle proprie azioni.

 

Corriere della Sera, 13 gennaio 2025 Superate le mura di cinta della casa circondariale di Modena fa subito più freddo. Le estese zone d’ombra, all’interno del cortile, abbassano le temperature di un paio di gradi in inverno e, in estate, la prevalenza di cemento rende il clima più afoso. Questo è solo uno degli aspetti di cui operatori e professionisti hanno dovuto tenere conto quando hanno deciso di dare vita al progetto che prevede la coltivazione di frutta e verdura, da parte di alcuni detenuti, negli spazi interni ed esterni al carcere della città emiliana, per un totale di quasi due ettari di campi e tre serre lunghe 50, 60 e 90 metri. L’idea è nata a seguito di una serie di fortunati incontri ed è stata portata avanti grazie all’entusiasmo delle persone che si impegnano ogni giorno per la sua realizzazione.

 

La Nazione, 13 gennaio 2025 È prevista anche la manutenzione dell’Anello della Rupe. “Iniziativa di alto valore sociale”. I detenuti del carcere di Orvieto contribuiranno alla manutenzione dell’Anello della Rupe e di altre aree verdi della città. La Giunta comunale ha approvato lo schema di convenzione con la casa di reclusione, l’associazione di promozione sociale ParteCivile e il liceo artistico finalizzata all’impiego di detenuti in attività di volontariato per progetti di pubblica utilità e giustizia riparativa. In base all’accordo i detenuti potranno collaborare a progetti esterni di manutenzione, decoro e valorizzazione di zone urbane di particolare pregio.

 

goamagazine.it, 13 gennaio 2025 Il carcere e la rieducazione delle persone detenute, principio indicato nell’articolo 27 della Costituzione, sono al centro del film “Qui è altrove: buchi nella realtà” che mercoledì 15 gennaio 2025, alle ore 21, è in proiezione al cinema Sivori (salita S. Caterina 54 r., tel. 010 55320564) di Genova. A presentarlo sono il regista Gianfranco Pannone e Armando Punzo, fondatore della Compagnia della Fortezza che quel principio di rieducazione mette in pratica da 35 anni nel carcere di Volterra. Modera l’incontro Andrea Porcheddu dramaturg del Teatro Nazionale di Genova. Presenti alla proiezione anche Cinzia de Felice de La Compagnia della Fortezza, Mirella Cannata e Carlo Imparato di Teatro Necessario, compagnia attiva a Genova, fondatrice del Teatro dell’Arca ...

 

agrigentonotizie.it, 13 gennaio 2025 L’associazione “Amici del giudice Rosario Angelo Livatino” ha ricevuto dal Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria l’autorizzazione a far giungere alle biblioteche delle strutture della Sicilia prima e di tutta Italia nei prossimi mesi alcune pubblicazioni su carta nonché filmati ritenute idonee alla rieducazione e alla conoscenza agli ospiti e che meglio delineano il profilo e la storia professionale e morale del magistrato ucciso in un vile agguato la mattina del 21 settembre 1990 alle porte di Agrigento mentre da solo, senza scorta e con la propria modesta utilitaria si stava recando in tribunale a opera di quattro giovinastri.

 

di Diego Motta

Avvenire, 13 gennaio 2025 Dopo il no di Meloni a una nuova legge, il 20 gennaio toccherà alla Consulta esprimersi. I migranti nati e cresciuti nel nostro Paese: in campo per difendere un diritto. Dare cittadinanza a chi si sente italiano, ma è considerato straniero in patria. L’impegno dei figli di stranieri nati e cresciuti nel nostro Paese va avanti, nonostante piccole e grandi discriminazioni, nel silenzio di buona parte delle istituzioni. Sono le nuove generazioni (così preferiscono essere chiamate) che hanno intrapreso negli anni scorsi una lunga marcia, mettendo insieme storie, percorsi e nazionalità diverse. Il traguardo resta lontano, ma sulla via stanno emergendo novità.

 

di Diego Motta

Avvenire, 13 gennaio 2025 La chiusura della presidente del Consiglio a una nuova legge sulla cittadinanza ai figli dei migranti nati e cresciuti in Italia non è una sorpresa. Da un punto di vista della comunicazione politica, le parole pronunciate nella conferenza stampa di giovedì fanno parte di una strategia pubblica che si spiega facilmente: una posizione rigorosa, quando non intollerante, sul tema delle migrazioni sta pagando dal punto di vista dei consensi e, nonostante il coraggioso strappo estivo di Forza Italia sul tema, è comprensibile che Giorgia Meloni non voglia mettere, come ha detto, “altra carne al fuoco” dentro una coalizione di destra-centro sempre più a trazione Fratelli d’Italia. Il problema riguarda però le argomentazioni addotte per giustificare questo immobilismo.

 

di Luigi Ferrarella

Corriere della Sera, 13 gennaio 2025 Il trentottenne ingegnere iraniano è stato rilasciato dalla quinta Corte d’Appello di Milano in esecuzione del provvedimento del Guardasigilli. Alla notizia ha sorriso, poi è scoppiato a piangere. Solo un sorriso quasi incredulo, e poi giù a piangere. Mohammad Abedini è un uomo libero. Il trentottenne ingegnere iraniano con permesso di soggiorno in Svizzera sino a ottobre 2025, di cui gli Stati Uniti chiedevano l’estradizione per la quale domenica mattina il ministro della Giustizia Carlo Nordio ha invece comunicato ai giudici milanesi di non ritenere esistenti le condizioni, è stato rilasciato dalla quinta Corte d’Appello di Milano che, appunto in esecuzione del provvedimento del Guardasigilli sul quale per legge l’autorità giudiziaria non ha alcun margine di valutazione ...

 

di Giovanni Bianconi

Corriere della Sera, 13 gennaio 2025 Perché Nordio ha accelerato sui tempi. Per la prima volta il ministro firma personalmente. Il precedente di Uss e del conflitto tra Nordio e le toghe milanesi che lo avevano scarcerato. Venerdì pomeriggio la capo di Gabinetto del ministro della Giustizia, Giusi Bartolozzi, ha chiesto nuovamente all’ufficio che si occupa di estradizioni l’elenco delle precedenti revoche di arresti a fini estradizionali. Ce ne sono un paio, di cui già s’era già parlato molto nelle ultime settimane nelle stanze di via Arenula; una recentissima relativa all’italo francese Hervé Falciani, e un’altra del 2022, dell’ucraino Eugene Lavrenchuk reclamato dai russi.

 

di Sergio Soave

Il Foglio, 13 gennaio 2025 Dopo Cecilia Sala, è arrivata la liberazione anche per l’ingegnere iraniano Abedini. C’è chi si scandalizza per lo “scambio”, ma quando è in gioco la libertà e la vita di una connazionale bisogna scendere dal cielo dei princìpi al terreno della realtà fattuale. La liberazione di Cecilia Sala ha comportato un prezzo, la liberazione di Mohammad Abedini, arrestato su mandato del governo americano che ne chiedeva l’estradizione, in base peraltro a una procedura non priva di falle giuridiche. Adesso c’è chi si scandalizza, o accusando il governo di debolezza nei confronti della teocrazia iraniana, o lamentando che abbia preventivamente chiesto il consenso all’America, come fa Angelo Bonelli. La politica dello scambio di detenuti (uno era un ostaggio, Sala, l’altro no) è impopolare ma è, in certi casi, una dura necessità.

 

di Youssef Hassan Holgado

Il Domani, 13 gennaio 2025 “Eravamo nudi, con la pelle e il fiato a contatto. Era inverno ma le pareti e il suolo era come se sudassero per quanti eravamo. In una mano avevamo un pezzo di pane e nell’altra un pezzo di patata lessa. Quello era il nostro cibo” racconta Khaled che oggi ha una nuova vita a Roma. La prima parola fuori dal linguaggio comune che Khaled Karri ha imparato è stata “scarpetta”. Era la quinta settimana che si trovava in Italia e divorava voracemente il cibo in un ristorante. Dopo aver pucciato il pane nel sugo avanzato della pasta un cameriere senza troppi filtri glielo ha fatto notare: “Oh ma stai facendo la scarpetta!”. Quel ricordo lo fa ancora ridere, mentre racconta la sua storia divisa tra la Siria e l’Europa. Forse non è solo una casualità se la prima parola imparata ha a che fare con il cibo.

 

di Rossella Guadagnini

left.it, 13 gennaio 2025 È stata lanciata la petizione #PardonAssange - attiva anche nel nostro Paese - per chiedere al presidente americano di concedere la grazia al giornalista australiano. Julian è libero dopo il patteggiamento di 6 mesi fa ma la pena inflittagli implica un pericoloso antecedente in giurisprudenza rispetto alla libertà di stampa e di parola. “Oggi sono libero perché mi sono dichiarato colpevole di giornalismo”, ha detto in estate Julian Assange a Strasburgo. Sono trascorsi sei mesi dalla sua liberazione, avvenuta in seguito al patteggiamento con le autorità americane, ma sul cofondatore di WikiLeaks grava una condanna a 5 anni di carcere (in pratica già scontata nel quinquennio di detenzione in isolamento) che ha macchiato la sua fedina penale, sottoponendolo a restrizioni lavorative e di viaggio, il prezzo della sua libertà.