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Notiziario quotidiano dal carcere

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Edizione di venerdì 7 febbraio 2025

di Damiano Aliprandi

Il Dubbio, 7 febbraio 2025 Mercoledì scorso la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha presieduto un vertice d’emergenza sul piano carceri, con l’obiettivo dichiarato di risolvere il cronico sovraffollamento dei penitenziari. All’incontro hanno partecipato il ministro della Giustizia Carlo Nordio, il sottosegretario Andrea Delmastro, il neo-commissario per le carceri Marco Doglio, oltre a rappresentanti del Mit e del Dap. La proposta non è certamente nuova, se ne parla già da oltre un anno: realizzare 7.000 nuovi posti detentivi entro la fine della legislatura. Presentata come una soluzione strutturale per “migliorare le condizioni della pena e delle strutture” è stata accolta con scetticismo dall’opposizione.

 

di Francesca Polizzi ed Elisa Rossi

Il Domani, 7 febbraio 2025 Sette mila nuovi posti detentivi nelle carceri italiane. Lo prevede il Piano carceri annunciato dopo un incontro a Palazzo Chigi tra la premier Giorgia Meloni, il ministro della Giustizia Carlo Nordio, il sottosegretario Andrea Delmastro e il commissario per l’edilizia penitenziaria Marco Doglio. “In questa legislatura porremo fine al sovraffollamento carcerario”, ha detto Delmastro. Ma queste strategie che puntano ad aumentare gli spazi detentivi non migliorano le condizioni delle persone detenute. Sulle carceri si continua a ragionare in ottica emergenziale, ma come fa notare Domenico Alessandro de Rossi, architetto e presidente di Cesp (Centro europeo studi penitenziari): “La costruzione di nuovi padiglioni è un intervento palliativo, non basta dare una camera dove dormire, bisogna pensare a tutta una serie di servizi”.

 

di Alice Dominese

L’Espresso, 7 febbraio 2025 Under 25 insieme con gli adulti, senza percorsi di reinserimento e in carceri al collasso. L’effetto travaso del decreto Caivano ha peggiorato la situazione con 1.800 reclusi in più. A inizio gennaio, un detenuto romeno di 23 anni si è tolto la vita impiccandosi nel carcere di Regina Coeli, a Roma. Era stato arrestato un mese prima e si trovava in un carcere che contiene oltre mille reclusi, quasi il doppio della capienza prevista. A distanza di alcuni giorni, nel carcere fiorentino di Sollicciano, a impiccarsi è stato un ragazzo egiziano di 25 anni con una storia di atti di autolesionismo alle spalle. Sono loro i più giovani detenuti morti suicidi finora nel 2025. L’anno scorso, i ragazzi tra i 18 e i 25 anni che si sono tolti la vita in carcere sono stati dieci.

 

di Adriano Sofri

Il Foglio, 7 febbraio 2025 Fabio Gianfilippi (1977) è dal 2006 magistrato di sorveglianza a Spoleto e nel Tribunale di sorveglianza di Perugia. L’elenco corposo delle sue pubblicazioni, sul mondo penitenziario, la sorveglianza, l’esecuzione delle pene e le alternative, i diritti dei detenuti, testimonia la vocazione per il suo incarico, in troppi casi burocraticamente e fastidiosamente svolto in attesa di destinazioni più ambite. Lo scorso 29 gennaio ha depositato un’ordinanza riguardante il reclamo di un detenuto che si era visto rigettare dalla direzione del carcere di Terni la richiesta di svolgere colloqui intimi con la sua convivente, senza controlli a vista, “come ormai consentito dopo la sentenza Corte Costituzionale 20 gennaio 2024”.

 

di Frank Cimini

L’Unità, 7 febbraio 2025 Il tipografo della colonna romana denunciò di essere stato seviziato. Stessa sorte toccò ai sequestratori di Dozier. E poi c’è il carcere duro. L’Italia come del resto altre democrazie ha un rapporto non molto chiaro (eufemismo) con la tortura. Infatti non esiste una legge che sanzioni la tortura come reato tipico del pubblico ufficiale soprattutto per l’opposizione storica dei sindacati di polizia che vorrebbero abrogare o comunque ridimensionare quel minimo di normativa attualmente in vigore. Su questo urge una riflessione da contestualizzare proprio nel momento in cui il torturatore libico ricercato dal Tribunale penale internazionale è stato liberato e riaccompagnato a casa. L’utilizzo della tortura caratterizzò gli anni in cui c’era da reprimere la sovversione interna.

 

di Massimo Donini

L’Unità, 7 febbraio 2025 Azione, intenzione e animo sono tre realtà ben differenti. I tribunali, dovrebbero occuparsi di accertare i fatti, le azioni. Sulle intenzioni già aleggia il rischio di un arbitrio investigativo e probatorio. Una delle più famose esortazioni di Gesù riguarda l’ammonimento a non giudicare (Matteo, 7, 2; Luca, 6, 37). In realtà, i Vangeli ci hanno trasmesso una versione esplicativa che conserva un vago sapore retributivo: non giudicate per non essere giudicati. Perché saremo giudicati con la stessa severità con la quale abbiamo giudicato gli altri (v. anche Marco, 4, 25). Eppure, in questa problematica tradizione testuale, che mira soprattutto alla moderazione, se non al perdono, e a disvelare l’ipocrisia di chi giudica senza conoscere le persone che sta valutando e senza autocritica, sembra che il metro ...

 

di Valentina Stella

Il Dubbio, 7 febbraio 2025 La magistratura raccoglie la sfida lanciata dal guardasigilli in Aula: “Siamo pronti a mobilitarci contro le riforme”. Ma in Anm è battaglia. “L’altro giorno un magistrato ha ringraziato ironicamente il Ministro perché finalmente aveva compattato la magistratura. Sono io che ringrazio questa parte della magistratura, perché ha compattato la nostra maggioranza come mai si era visto: se agli inizi vi erano delle esitazioni, oggi non vi sono più. Andremo avanti, andremo avanti fino in fondo, senza esitazione e fino alla riforma finale”: così ieri alla Camera il ministro Nordio ha concluso la sua informativa sul caso Almasri facendo capire alla magistratura che nulla fermerà la maggioranza e il Governo nel finalizzare la riforma sulla separazione delle carriere.

 

di Maurizio Crippa

Il Foglio, 7 febbraio 2025 L’atto “dovuto” dell’iscrizione nel registro degli indagati, feticcio di tanto giornalismo giudiziario e dogma incrollabile di molta parte della magistratura, per lui invece “non è mai automatico”, c’è sempre un aspetto di valutazione. Però il caso della comunicazione del procuratore Lo Voi ai membri del governo sulla base di un esposto “è esattamente il caso particolare in cui l’atto è davvero e inevitabilmente dovuto”. La separazione delle carriere è un danno per il sistema giudiziario, ma l’equilibrio reale tra accusa e difesa va garantito dal corretto funzionamento del processo. Sulle inchieste della procura di Milano per le ipotesi di reato in materia di edilizia premette subito di non voler commentare, essendo ex procuratore, come i cardinali emeriti. Ma indica l’elogio, inserito nel suo ultimo libro, della ...

 

di Ermes Antonucci

Il Foglio, 7 febbraio 2025 Parla D’Avino, procuratore di Parma: “La riforma Nordio non riduce l’autonomia e l’indipendenza del pubblico ministero. L’Anm sembra subordinata alle visioni più estreme e politicizzate della magistratura”. “La riforma della separazione delle carriere non mi fa paura, perché non vedo in nessuna parte del disegno di legge uno stravolgimento della giustizia, oppure gravi ripercussioni per la tutela dei diritti dei cittadini, né tantomeno il rischio - che viene da paventato da qualcuno - di riduzione dell’autonomia e dell’indipendenza della magistratura”. Lo afferma, intervistato dal Foglio, il procuratore di Parma, Alfonso D’Avino.

 

di Valentina Stella

Il Dubbio, 7 febbraio 2025 Oggi in commissione Giustizia alla Camera si sarebbe dovuto accelerare l’iter della proposta di legge sull’istituzione della giornata per le vittime degli errori giudiziari, cominciando ad esaminare gli emendamenti. Ma è stato tutto rimandato a data da destinarsi. Probabilmente la commissione tornerà a riunirsi tra quindici giorni, come ha comunicato il presidente Ciro Maschio.

di Salvatore Merlo

Il Foglio, 7 febbraio 2025 Meloni vuole “bonificare” le agenzie di sicurezza. Ecco un elenco di fatti strani e di pasticci: da Almasri ad Abedini, dai cronisti spiati fino all’auto di Giambruno. Un sistema di schegge impazzite, tra Mr Bean e John Le Carré. Ora altissime fonti di governo ci dicono che Giorgia Meloni voglia “bonificare” (questa l’espressione usata) gli apparati di sicurezza. Di sicuro qualcosa non va. Poiché da sempre il complotto è il più banale rifugio del cretino, nonché il più cretino dei rifugi, e poiché l’Italia è un paese dove il Cretino Collettivo evoca complotti dalla mattina alla sera, bisognerebbe evitare di cercare una unità nella complessità. Tuttavia nell’ultimo anno e mezzo, con una preoccupante accelerazione negli ultimi mesi, tra i servizi segreti e gli apparati di sicurezza in generale, si è verificata una serie di fatti ...

 

di Damiano Aliprandi

Il Dubbio, 7 febbraio 2025 “Rivelazione shock sulla strage”, così il programma di Rai3 Report aveva lanciato la sua bomba giornalistica ricacciando fuori la pista nera, conferendo credibilità a una delle tante dichiarazioni del neofascista Alberto Volo, morto nel 2020. L’inchiesta dava per certo non solo che Paolo Borsellino, nel giugno 1992, lo avesse ascoltato in gran segreto mentre illustrava la fase esecutiva della strage di Capaci, ma addirittura che il magistrato si fosse confidato con lui. Sì, proprio quell’uomo che - come già riportato da Il Dubbio - era stato definito un “mitomane” dallo stesso Giovanni Falcone.

 

di Paola Rossi

Il Sole 24 Ore, 7 febbraio 2025 Per la Cassazione l’obbligo di allontanamento si impone anche quando l’avvicinamento tra “carnefice” e vittima si sia determinato per caso fortuito non imputabile in alcun modo al comportamento o alla volontà del primo. Nei casi di violenza domestica o di genere la violazione del divieto di avvicinamento e/o dell’ordine di allontanamento può essere imputata alla persona sottoposta alla misura anche se è la vittima che volontariamente ha reso possibile l’incontro tra i due.

 

ilpuntonotizie.it, 7 febbraio 2025 Inclusione lavorativa, diritto alla casa e continuità degli interventi. Sono questi i fattori più efficaci degli interventi regionali per la tutela delle persone detenute come evidenziato dalla relazione, illustrata da Claudio Mangiarotti e Onorio Rosati, approvata ieri all’unanimità dal Comitato paritetico di controllo e valutazione (CPCV) sull’attuazione della legge regionale n. 25/2017 in tema di tutela delle persone sottoposte a provvedimenti dell’Autorità giudiziaria. Il documento riporta l’esito dell’esame condotto dal Comitato Paritetico sulla Relazione n. XII/57, la terza trasmessa dalla Giunta al Consiglio regionale dall’approvazione della legge regionale in materia, aggiornando lo stato di attuazione al biennio 2022-2023.

 

di Elisa Sola e Stefano Scarpa

La Stampa, 7 febbraio 2025 Protestavano per chiedere condizioni di detenzione migliori e vennero sgombrati dalla polizia. Dopo sei ore di trattative fallite e sedici dall’inizio dell’occupazione, il comandante urla l’ultimo appello: “Allontanatevi e mettetevi nelle camere. Nessuno si fa male. Assolutamente”. Il dirigente esclama: “Entrare nelle camere! Chi sta fuori si assume la responsabilità di stare fuori. Meglio se entrate”. Sono le nove di mattina del secondo giorno della rivolta. I detenuti della terza sezione del blocco A del carcere delle Vallette sono barricati dal pomeriggio del giorno prima. È una delle proteste più lunghe della storia recente di un istituto affollato da 1.480 detenuti quando potrebbe ospitarne 1.035. Un’occupazione con barricate durata due giorni, dal 10 all’11 febbraio del 2022.

di Ilario Balì

lacnews24.it, 7 febbraio 2025 Il progetto di giustizia riparativa avviato dalla Caritas in sinergia con il tribunale di Locri. Il presidente del Tribunale Accurso: “Reintegrare i detenuti è possibile”. Il riscatto sociale e l’inclusione passano per il lavoro. La Caritas Diocesana di Locri-Gerace ha avviato un’iniziativa che coniuga occupazione e solidarietà. Un detenuto condannato a una pena di 15 anni, ha iniziato a lavorare al Porto delle Grazie di Roccella Jonica attraverso un percorso di assunzione del progetto di giustizia riparativa “Pro.Me.: profeti di speranza, mendicanti di riconciliazione” che vedrà il coinvolgimento di diversi detenuti nel processo di reinserimento sociale attraverso opportunità lavorative.

 

di Federica Valcauda

L’Unità, 7 febbraio 2025 Il 2024 è stato l’anno orribile per le nostre carceri: non solo il record ma anche un livello sovraffollamento carcerario che ha superato le 16.000 unità. Oggi siamo già a 10 suicidi dall’inizio dell’anno, e il governo non accenna a prendere in considerazione gli atti di amnistia e indulto. La retorica a livello pubblico è quella di governo: in questi mesi abbiamo sentito sottosegretari dire che la loro gioia intima è quella di togliere respiro ai detenuti, mentre il Ministro Nordio ha ribadito che investirà sull’edilizia penitenziaria. Nulla si dice rispetto ai percorsi di rieducazione e progetti relativi alla reale applicazione delle misure alternative, necessarie a decongestionare le carceri e a dare un’effettiva possibilità al detenuto. Il sovraffollamento carcerario non diminuirà se si costruiranno nuove carceri, così come non diminuirà ...

 

di Natascia Festa

Corriere del Mezzogiorno, 7 febbraio 2025 Una prima napoletana con due napoletani di ritorno è un altro regalo di AstraDoc Viaggio nel cinema del reale. Stasera, nella storica sala di via Mezzocannone, la rassegna propone Qui è altrove: Buchi nella realtà, documentario che racconta la sfida vinta dalla Compagnia della Fortezza la quale con il teatro testimonia che un altro carcere è possibile. I due napoletani sono il regista del film Gianfranco Pannone e il fondatore della compagnia Armando Punzo. Prima della proiezione una “intro” con gli artisti e Antonio Borrelli (Arci Movie, curatore della rassegna), Cinzia de Felice, direttrice organizzativa della compagnia, moderati da Francesca Saturnino. Quello di Volterra è un caso di scuola lungo 35 anni.

 

di Luigi de Magistris*

Il Fatto Quotidiano, 7 febbraio 2025 Un Paese in balia dello Stato. Il governo delle destre aveva puntato, soprattutto in campagna elettorale, tutto su sicurezza ed immigrazione e sta, invece, franando rovinosamente su questi temi complessi anche con una buona dose di condotte farsesche che oscillano tra il tragico ed il comico. Cominciamo con la comicità e l’incompetenza giuridica e l’inadeguatezza istituzionale: il pendolarismo di esseri umani migranti tra l’Italia e l’Albania in aperto contrasto con la dignità umana e sociale che la Costituzione riconosce ad ogni essere umano. Il governo si incaponisce a trasferire immigrati, con una evidente prova di forza muscolare, in violazione del diritto e della giurisprudenza.

 

di Edmondo Bruti Liberati

La Stampa, 7 febbraio 2025 L’informativa del Governo alle Camere, attraverso gli interventi dei Ministri Nordio e Piantedosi, ha consentito di fare chiarezza almeno su un punto, ma decisivo. La scarcerazione e la successiva espulsione del cittadino libico Almasry sono una precisa scelta politica del Governo adottata per la tutela dell’interesse nazionale. Lo ha detto limpidamente, in un chiaro burocratese, il Ministro Piantedosi citando “esigenze di salvaguardia della sicurezza dello Stato… unitamente alla difesa dell’interesse dello Stato… nell’obbiettivo di evitare, in ogni modo, un danno al Paese e ai suoi cittadini” (Resoconto stenografico Camera 5 febbraio 2025 p.8). Ma alla stessa conclusione si giunge all’esito del contorto, per certi versi surreale, intervento del Ministro della Giustizia.

 

di Gennaro Grimolizzi

Il Dubbio, 7 febbraio 2025 Alta tensione tra l’Aja e Roma legata alla vicenda della scarcerazione di Almasri. Durissima l’ex prosecutor del Tribunale penale internazionale per il Ruanda. Dopo l’informativa del governo alle Camere sulla scarcerazione e sull’invio a Tripoli del torturatore libico Almasri, lo scontro tra l’Italia e la Corte penale internazionale non è destinato a placarsi. Ieri si è diffusa la notizia di una denuncia, pervenuta ai giudici dell’Aia da un cittadino sudanese, dalla quale sarebbe scaturita un’indagine sul governo italiano, accusato di “ostacolo all’amministrazione della giustizia”, ai sensi dell’articolo 70 dello Statuto di Roma (Reati contro l’amministrazione della giustizia). Pronta la smentita della Cpi: nessun fascicolo è stato aperto nei confronti dell’Italia.

 

di Massimo Franco

Corriere della Sera, 7 febbraio 2025 L’esecutivo è stato esposto inutilmente in una vicenda spinosa e riguardante la sicurezza nazionale. La denuncia arrivata alla Corte penale internazionale sull’operato del governo italiano lascia perplessi. Aggiunge paradosso a paradosso, e amplifica una vicenda che poteva essere chiusa rapidamente e senza l’eco negativa di questi giorni. Il vicepremier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani, reagisce sostenendo che forse bisognerebbe “aprire un’inchiesta sulla Corte penale, per avere chiarimenti su come si è comportata”. In effetti regna una certa confusione perché la Cpi non sembra incline ad aprire un’indagine sulla base della denuncia, rivelata da Avvenire.

 

di Danilo Paolini

Avvenire, 7 febbraio 2025 Esaurito il prevedibile fuoco del dibattito parlamentare scaturito dalle informative dei ministri Carlo Nordio e Matteo Piantedosi sulla vicenda dell’arresto, del rilascio e del rimpatrio del capo della polizia giudiziaria libica Nijeem Osama Almasri, non si può dire purtroppo che sia stato disperso il tanto fumo che l’avvolge. Anzi, le parole dei titolari della Giustizia e dell’Interno, delegati dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni che non ha voluto riferire in prima persona alle Camere (preferendo dare la sua versione in un video diffuso sui social), sembrano sollevare perfino qualche interrogativo in più rispetto a quelli di partenza. Come in un puzzle a cui manchi qualche tessera o, peggio, le cui tessere non combacino.

 

di Francesco Grignetti

La Stampa, 7 febbraio 2025 Tutti i Governi da Gentiloni a Conte fino a Meloni hanno sottoscritto gli stessi patti. Aiuti finanziari e attrezzature ignorando però i diritti. Diceva due giorni fa il ministro Matteo Piantedosi, in Parlamento, riferendosi alla Libia: “Scenari di rilevante valore strategico ma, al contempo, di enormi complessità e delicatezza”. Un eufemismo per dire che la Libia preme assai a questo governo essendo un gigantesco deposito di petrolio, ma è anche il suo tallone d’Achille. Perché si può disquisire a lungo del Piano Mattei (che peraltro è ancora sulla carta e gli investimenti per la Libia sono assai scarsi), ma la sostanza è che gli sbarchi proseguono e per frenarli Giorgia Meloni si muove nel solco dei suoi predecessori. Né una virgola in più, né una in meno rispetto a quel che è scritto nel famoso Memorandum del 2017 ...

 

di Marina Corradi

Avvenire, 7 febbraio 2025 “Ero felice e cantavo lungo la strada del ritorno, ma poi ho raggiunto casa e ho trovato solo distruzione davanti ai miei occhi. Non sarei dovuto tornare”, ha raccontato alla Bbc Imad Ali al-Zain, palestinese, 48 anni. Li si vedeva infatti, dieci giorni fa, dei sorrisi incerti sulle facce delle donne stipate su camioncini, ai margini di Gaza. C’era perfino chi batteva le mani e festeggiava, mentre la folla finora trattenuta dall’Idf, scattato il via libera, quasi di corsa sciamava verso Nord. Verso casa. Come un esodo biblico quell’onda di uomini e donne e bambini in braccio che stracarichi di borse, affannati, marciando verso casa.

 

di Valeria Parrella

Il Manifesto, 7 febbraio 2025 Pensare di prendere due milioni di persone e di decidere dall’esterno, da fuori, dall’alto di fianco, da sotto, da ovunque fuorché dal punto di vista della loro stessa identità chi e dove debbano essere, ovvero negare la loro esistenza se non riducendola a sopravvivenza è già l’annientamento. Ogni tanto qualcuno nella storia lo dice, non credo che scappi di bocca. L’altra volta, nella precedente amministrazione Trump, lo disse suo genero, Kushner, usò un’espressione sognante da Le mille e una notte, più o meno disse che avrebbe fatto di Gaza una Tel Aviv in stile arabeggiante. Stavolta lo ha detto proprio il presidente: il punto non era blandire Netanyahu, il punto non era neppure immaginare dei resort dove noi abbiamo ascoltato le poesie di Rafaat Alareer, il punto era permettersi di dirlo.

 

forbes.it, 7 febbraio 2025 Nonostante i loro centri di detenzione siano stati accusati di negligenza e di far vivere le persone in cattive condizioni, Geo Group e CoreCivic sono destinate a guadagnare grazie alla stretta di Trump sull’immigrazione. Ma sono in grado di gestire milioni di nuovi carcerati? La prognosi di Dulce Atahuaman Carhuancho era infausta. I medici dell’Oschner Lafayette General Hospital, in Louisiana, avevano detto alla famiglia della 21enne che forse non sarebbe sopravvissuta all’emorragia cerebrale. Nonostante la causa delle ferite e dei lividi sul suo corpo non fosse chiara, i suoi avvocati ritenevano fossero dovuti a un trauma che aveva subito nel South Louisiana Ice Processing Center (Slipc), una struttura di detenzione per immigrati gestita da Geo Group, un’azienda privata di carceri valutata 5 miliardi di dollari.

 

di Zaccaria Trevi

L’Opinione, 7 febbraio 2025 L’ennesimo atto di propaganda a firma Cuba. Il 14 gennaio scorso, il governo dell’Isola ha iniziato la graduale scarcerazione di 553 detenuti, a seguito di un indulto voluto dal Vaticano. Il regime ha presentato quest’operazione come un gesto di apertura, ma per il rapporto di Prisoners defenders si tratta chiaramente di una frode. Infatti, solo 198 prigionieri politici sono stati rilasciati e il 94 per cento di loro aveva già diritto alla libertà condizionata o a un regime aperto mesi prima. Inoltre, non si tratta di una vera liberazione: i detenuti rimangono sotto un rigido regime carcerario-domiciliare, con severe restrizioni e la costante minaccia di essere nuovamente incarcerati. Dei 1.161 prigionieri politici censiti alla fine del 2024, 931 restano dietro le sbarre e 230 sono agli arresti domiciliari.

 

DOCUMENTI

Ordinanza del Magistrato di sorveglianza di Spoleto, Fabio Gianfilippi, in materia di colloqui intimi delle persone detenute

Articolo. "La polis penitenziaria. Il modello "Budget di Salute" come risposta alla necessità di integrazione socio-territoriale e interprofessionale per la persona detenuta", di Rosanna Mancinelli e Sandro Libianchi

Articolo. "Centri per migranti in Albania: il punto sui Paesi sicuri dopo l’ultima mancata convalida e le recenti pronunce della Cassazione", di Giulia Mentasti

Radio Carcere, di Riccardo Arena. "La Dozza di Bologna? Un carcere sovraffollato, rovinato e dove le occasioni di reinserimento sono solo per pochi". Fabrizio racconta la sua detenzione trascorsa nel penitenziario bolognese.