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Notiziario quotidiano dal carcere
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Edizione di martedì 4 febbraio 2025
di Nello Trocchia
Il Domani, 4 febbraio 2025 La prescelta è Lina Di Domenico, gradita al sottosegretario Andrea Delmastro. Il nome è stato condiviso con i media, ma non con il Colle che deve nominarla. Il sistema carcere è al collasso tra suicidi, atti di autolesionismo, sovraffollamento, ma il governo non ha ancora nominato il capo della polizia penitenziaria. Una mancanza che, può rivelare Domani, nasconde un pasticcio istituzionale e lo stupore del Quirinale. La possibile prescelta è stata annunciata urbi et orbi senza avvisare, come da prassi consolidata, Sergio Mattarella.
di Isabella De Silvestro
Il Domani, 4 febbraio 2025 La quarta puntata del podcast Gattabuia approfondisce la vita dei poliziotti, sottoposti a turni massacranti e continuamente a contatto con una popolazione carceraria sofferente e problematica. Chiedere dignità per i detenuti significa chiederla anche per gli agenti e viceversa. Per fare l’agente penitenziario il titolo di studio richiesto è un diploma di scuola secondaria di primo grado: basta la terza media. Diciotto anni l’età minima per accedere al concorso pubblico, ventisette quella massima. Dopo un corso di sei mesi si entra in servizio, con uno stipendio tra i 1.200 e i 1.300 euro al mese. Questi sono i dati da cui partire per capire il corpo di polizia con il più alto tasso di suicidi, che opera in carceri sovraffollate e fatiscenti e svolge un lavoro usurante, con turni notturni e straordinari che possono ...
di Paolo Foschini
Corriere della Sera, 4 febbraio 2025 Vera Zamagni analizza la realtà attiva da quarant’anni a Padova. Pasticceria, artigianato, un call center e 500 persone impiegate “Investire in rieducazione dei detenuti porta risparmi e sicurezza”. Solo due premesse. La prima è una osservazione della Corte dei Conti datata 18 luglio 2013, dopo la condanna di Strasburgo all’Italia per violazione dei diritti umani nelle carceri: “Investire in rieducazione e recupero dei detenuti fa risparmiare una valanga di soldi e porta sicurezza sociale”. La seconda riguarderebbe il principale strumento di tale recupero, cioè il lavoro, citando per esempio il programma (titolo: Lavoro carcerario) siglato nel 2022 tra lo Stato italiano e i colossi delle telecomunicazioni: privo di “alcun risultato perché frutto di decisioni prese senza tenere conto della realtà del carcere, e perciò inapplicabili”.
di Giorgio Paolucci
Avvenire, 4 febbraio 2025 Le storie di Karim e Jurgen, che fuori dal carcere hanno intrapreso un cammino di trasformazione personale e recupero del senso del bene. Come funziona il metodo CEC. Le ferite inferte dalla vita a volte si rimarginano, a volte rimangono aperte e continuano a generare sofferenza. Non solo a chi ne è rimasto vittima, ma anche a chi le ha procurate e non sa trovare pace per il male che ha compiuto. Non basta scontare la pena se alla pena non si affianca un percorso per rielaborare il reato. Ci vuole un luogo, ci vogliono persone che aiutino a guardare quelle ferite, ad approfondirne le ragioni, a intravedere che la vita può sempre ricominciare. Che dall’abisso è possibile risalire.
GIUSTIZIA
di Angelo Panebianco
Corriere della Sera, 4 febbraio 2025 Ci sono due ragioni per le quali il governo ha buone probabilità di uscire vincitore nel braccio di ferro ingaggiato con i vertici della magistratura. La prima riguarda il grado di compattezza/coesione della coalizione di governo nel difendere la riforma. La seconda ragione ha a che fare con la natura di tale progetto. Comprensibile. Se per decenni hai potuto constatare che facendo la voce grossa sei sempre riuscito a bloccare le iniziative a te sgradite, forse cadrai in una trappola, sottovaluterai i cambiamenti intervenuti e non riterrai pertanto di dover mutare strategia: continuerai a fare la voce grossa. Col risultato di andare incontro a una secca e dura sconfitta. È possibile che i vertici della magistratura si accorgano ben presto che, di fronte alla riforma voluta dall’esecutivo della separazione delle ...
di Alessandro De Angelis
La Stampa, 4 febbraio 2025 In principio, dopo che furono bloccati i primi trattenimenti in Albania, ci fu il decreto che interveniva sulla lista dei “Paesi sicuri”. L’idea era di eliminare i margini interpretativi dei giudici. Poi però, per evitare l’incostituzionalità, ci si limitò solo a trasformare quella lista da decreto ministeriale in legge. Bene lo spot, ma essendo il provvedimento del tutto inutile nella sua applicazione pratica, ecco l’intervento per trasferire le competenze alle Corti d’Appello. Medesime le intenzioni, medesimo l’esito.
di Francesco Grignetti
La Stampa, 4 febbraio 2025 La proposta del forzista Costa piace a Fratelli d’Italia. Delmastro in pressing: “C’è stata un’invasione di campo, sui migranti decide l’esecutivo”. È ancora il tempo dell’ira contro i magistrati. La maggioranza di destra-centro non ha affatto digerito le ultime decisioni dei giudici, tanto l’azione penale avviata dal procuratore capo di Roma Francesco Lo Voi contro mezzo governo quanto la mancata convalida del trattenimento dei 43 migranti portati in Albania.
di Ermes Antonucci
Il Foglio, 4 febbraio 2025 Il j’accuse del pm Racanelli. Il procuratore di Padova, ex segretario di Magistratura indipendente: “La separazione delle carriere non lede la nostra indipendenza. L’Associazione nazionale magistrati ha sbagliato a scegliere la strada di una frontale contrapposizione al governo” “Sappiamo benissimo che viviamo in un momento storico nel quale la magistratura e in genere il sistema giustizia non godono della fiducia dei cittadini e quindi la politica è in una posizione di vantaggio rispetto alla magistratura. In questa situazione non ha alcun senso andare alla ‘guerra’. Per questo non ho assolutamente condiviso la posizione dell’Associazione nazionale magistrati di totale contrapposizione e di rifiuto di ogni dialogo di fronte alle proposte di riforma. Si tratta di una strategia suicida”.
di Irene Famà
La Stampa, 4 febbraio 2025 L’ex magistrato Gian Carlo Caselli: “Chi non la pensa come loro diventa un pericolo. Così si minano i pilastri fondamentali dello Stato di diritto”. “Siamo ad un livello intollerabile”. Gian Carlo Caselli, alle spalle una lunga carriera da magistrato, riflette sui delicati equilibri politici e sul rapporto tra governo e toghe. La richiesta di accelerare i tempi per una commissione d’inchiesta sui magistrati, l’ipotesi di un ritorno all’immunità parlamentare, le critiche continue. “Da parte del governo sta crollando in modo evidente e clamoroso il rispetto dovuto, in ogni ordinamento democratico, alla sua magistratura e alla sua indipendenza. E io sono preoccupato”.
GIURISPRUDENZA
di Riccardo Radi
terzultimafermata.blog, 4 febbraio 2025 Per la giustizia disciplinare l’esposto è da cestinare “con atto di segreteria” perché: “non integra illecito disciplinare la condotta del Magistrato di sorveglianza che rigetta ripetutamente le istanze difensive per la concessione di misure alternative al carcere nei confronti di detenuto affetto da gravi patologie, poi deceduto, a fronte dell’assenza di idoneo luogo in cui disporre la detenzione domiciliare, nel caso in cui le istanze siano state tempestivamente esaminate e il detenuto sia stato sottoposto alle idonee terapie in sede ospedaliera”. C’è poco da scandalizzarsi per la decisione del Procuratore Generale presso la Cassazione, al magistrato di sorveglianza non si può muovere alcun appunto: formalmente nulla da eccepire.
di Luca Rampazzo
milanopost.info, 4 febbraio 2025 L’avvocato Marco Tavernese: “Al nostro cliente era stato fatto firmare un foglio, senza data, in cui si dichiarava che una parte importante del suo lavoro era svolto sotto forma di volontariato. Questa dichiarazione era stata corroborata da generiche testimonianze, assunte in maniera irrituale, come riporta la sentenza, di alcuni agenti di polizia penitenziaria”. Quindi il Ministero si era rifiutato categoricamente di pagare il dovuto. Il giudice ci ha dato ragione, riconoscendo che tutto il lavoro andava pagato, che quella dichiarazione non era rilevante e che le testimonianze erano inammissibili.
di Francesco Machina Grifeo
Il Sole 24 Ore, 4 febbraio 2025 La II Sezione civile, sentenza n. 2425/2025, affermando quattro principi di diritto, ha distinto le due ipotesi di sospensione come “sanzione accessoria” e come “misura cautelare”. Arrivano i chiarimenti della Cassazione su guida in stato ebbrezza e sospensione della patente in funzione di sanzione accessoria o misura cautelare. La sospensione, ex art. 186 del codice della strada, infatti consegue a titolo di sanzione accessoria del reato ed è disposta dal giudice penale, anche se applicata in concreto dal Prefetto. La sospensione cautelare e preventiva, invece, è disposta dal Prefetto ai sensi dall’art. 223 del medesimo codice - entro un tempo ragionevole, la cui valutazione in concreto è rimessa al giudice del merito - e risponde alla necessità di impedire che, nell’immediato, il destinatario ...
TERRITORIO
di Lara Boccalon
rainews.it, 4 febbraio 2025 Le novità dell’accordo tra Regione e amministrazione penitenziaria. Il protocollo d’intesa quinquennale tra Regione e Provveditorato regionale dell’amministrazione penitenziaria per il Triveneto appena deliberato dalla giunta Fedriga impegna aziende sanitarie e direzioni penitenziarie a operare all’interno di una più chiara, concreta e coerente cornice di azioni, per rispondere alle criticità finora registrate nell’assistenza sanitaria in carcere, prestando grande attenzione non solo alle persone detenute e alle loro aspettative di salute, ma anche alla sicurezza del personale sanitario che opera nelle carceri.
di Daniele Montanari
Gazzetta di Modena, 4 febbraio 2025 Il 27enne Mohamed Doubali è stato trovato senza vita ieri mattina. Si sospetta l’overdose di farmaci. Gli era stato tolto il rischio suicidio. Un’altra morte in carcere, riconducibile con ogni probabilità a un suicidio. Il quarto nel giro di poco più di un mese. E stavolta si parla di un giovane di soli 27 anni. Si chiamava Mohamed Doubali, aveva problemi di droga e in passato aveva già dato segnali di grave malessere che avevano portato a ritenerlo a rischio suicidio. Poi però dopo la visita di uno psicologo l’allarme sembrava rientrato. E invece la situazione è precipitata, nella solitudine della notte. È stato trovato morto ieri mattina. Morto già da tempo: inutili i tentativi di soccorso. La Procura ha disposto subito accurati accertamenti sulla dinamica del decesso, tanto che solo nel primo pomeriggio ...
di Valentina Reggiani
Il Resto del Carlino, 4 febbraio 2025 Non può essere solo un caso. Il fatto che in un mese quattro persone si siano tolte la vita - tra cui ragazzi giovani che, una volta scontata la pena, avrebbero avuto tutto il futuro davanti - è sinonimo di un grande malessere oltre che di una conclamata emergenza. Ieri mattina è stato trovato morto in una cella del carcere Sant’Anna il quarto detenuto. Un ragazzo di 27 anni, di origine marocchina morto - pare - a causa dell’assunzione smodata di farmaci. Il decesso probabilmente risale alla nottata ma “è stato scoperto ore dopo”. A darne notizia è il garante regionale per i detenuti dell’Emilia-Romagna, Roberto Cavalieri. Sicuramente nelle prossime ore sarà disposta l’autopsia ma quello che si sa è che il giovane, lo scorso 29 gennaio - ha fatto sapere il garante - è stato visto da uno psicologo ...
di Dimitri Canello
Corriere del Veneto, 4 febbraio 2025 Fiamme in una cella: i marocchini elitrasportati al Centro specializzato di Padova. Protesta o incidente. Ieri pomeriggio un incendio nel carcere cittadino di Baldenich ha causato gravi ustioni a due detenuti marocchini. Il rogo nella cella in cui si trovavano reclusi e le cause dell’episodio sono in accertamento da parte delle autorità penitenziarie. Che ieri non si sono sbilanciate. Resta da chiarire se l’incendio sia stato provocato intenzionalmente, come gesto di protesta o danneggiamento sfuggito di mano o se si sia trattato di un incidente a cui i due non sono riusciti a rimediare. Le prime ricostruzioni propendono per un evento accidentale, degenerato fino a coinvolgere pesantemente i due detenuti che hanno riportato ustioni gravi. Uno, 31 anni, è stato trasferito d’urgenza in elicottero al Centro ...
di Fabio Greco
agi.it, 4 febbraio 2025 I detenuti in sciopero della fame contro una circolare del Dap a livello regionale che inasprisce il regime di detenzione, a partire dall’ingresso in cella di alcuni prodotti. Docce senz’acqua calda, analisi mediche rinviate di mesi, divieto di telefonate, un taglio drastico ai pacchi di alimenti inviati dalle famiglie e tra qualche mese, lo stop all’ingresso di coperte e indumenti in pile, economici ma urgenti in un edificio “di ghiaccio”: la tensione è altissima nel carcere Pagliarelli di Palermo, dove i detenuti hanno battuto le stoviglie sulle sbarre, come ormai fanno mattina e sera da oltre una settimana, e cominciato uno sciopero della fame per protesta contro una circolare del Dap a livello regionale che inasprisce il regime di detenzione, a partire dall’ingresso di alcuni prodotti.
palermotoday.it, 4 febbraio 2025 Nel penitenziario dei Pagliarelli il riscaldamento manca da quasi 20 anni, costringendo “i detenuti a fronteggiare le basse temperature con mezzi di fortuna, vestendosi a strati e utilizzando coperte insufficienti per garantire un adeguato riparo dal freddo”. Il vicepresidente dell’associazione in difesa dei diritti dei reclusi, Francesco Leone: “Nel penitenziario mancano riscaldamento e acqua calda, mentre l’Amministrazione penitenziaria vieta l’ingresso di vestiti in pile”. “I detenuti girano avvolti nelle coperte per il freddo”. È la situazione all’interno del carcere Pagliarelli descritta dall’avvocato Francesco Leone, vice presidente di Antigone Sicilia, l’associazione in difesa dei diritti dei detenuti che il 29 gennaio 2025 ha ispezionato l’istituto riscontrando gravi criticità.
livesicilia.it, 4 febbraio 2025 “L’accesso alle cure specialistiche è fortemente limitato. Una detenuta malata di cancro attende da oltre quindici giorni che l’Asp prenda in carico la sua situazione, mentre i medici del carcere sollevano preoccupazioni sulla possibilità che la malattia possa progredire e divenire fatale”. Lo dicono il presidente dell’associazione Antigone di Palermo, Giorgio Bisagna, e il vicepresidente Francesco Leone. “Nonostante la presenza di un presidio medico interno, l’accesso alle cure specialistiche è fortemente limitato. Le visite e gli esami vengono prenotati attraverso il Cup (Centro unico di prenotazione) come per il resto della popolazione. Pertanto i detenuti devono essere trasportati dalla polizia penitenziaria nelle strutture sanitarie della provincia disponibili”, aggiungono.
triesteallnews.it, 4 febbraio 2025 Inclusione sociale per le persone all’interno delle carceri. È questo l’impegno dell’Associazione no profit ‘Seconda Chance’ a cui si aggiunge il contributo di Illycaffè. Conclusi i primi corsi sul caffè tenuti dagli insegnanti dell’Università del Caffè di Illy presso la casa circondariale “Ernesto Mari” di Trieste (via del Coroneo, 26) - nell’ambito del percorso di formazione sulle tecniche base di panificazione e pasticceria - è infatti prevista per marzo una nuova attività didattica sulla caffetteria e pasticceria, nonché nel settore dell’ospitalità e della ristorazione, a prova dell’unione tra le competenze e l’impegno delle due realtà coinvolte.
di Walter Medolla
Corriere del Mezzogiorno, 4 febbraio 2025 Sono letteralmente quaranta braccia prestate all’agricoltura. E sono quelle dei venti detenuti del carcere di Carinola coinvolti nel progetto “Crea”, acronimo di “Coltivare responsabilità e alternative in agricoltura”. L’iniziativa promossa è dal Provveditorato regionale amministrazione penitenziaria per la Campania, in collaborazione con le cooperative sociali Terra Felix, La Strada, L’uomo il legno, oltre alle aziende agricole Naturiamo e Rusciano col supporto della Federazione provinciale di Coldiretti Caserta e finanziato da Cassa delle Ammende. Il progetto, avviato già da alcuni mesi nell’Istituto penitenziario in provincia di Caserta, prevede la coltivazione di oltre sette ettari in campo aperto dell’Istituto e la trasformazione dei prodotti nel laboratorio attivo presso la casa di reclusione di Carinola.
di Francesco Iuliano
lanuovacalabria.it, 4 febbraio 2025 Coinvolgere la popolazione carceraria in un percorso di crescita personale e di riabilitazione dei detenuti attraverso l’arte. È stato soprattutto questo l’obiettivo del progetto denominato “Teatro e Carcere” realizzato dalla direzione della Casa circondariale “Ugo Caridi” di Catanzaro con la collaborazione dell’attore e regista, nonché direttore artistico del Teatro Comunale di Catanzaro, Francesco Passafaro. Un programma che si è concluso nei giorni scorsi con lo spettacolo teatrale dal titolo “Partita a scacchi”, andato in scena nel teatro dell’Istituto carcerario della città capoluogo. Un’iniziativa - è stato detto - che ha permesso ai detenuti che hanno partecipato, di esplorare le proprie emozioni, di affrontare le proprie paure e di sviluppare nuove competenze.
di Giuliano Santoro
Il Manifesto, 4 febbraio 2025 La Rete “A pieno regime” oggi a Bruxelles incontra parlamentari europei e organizzazioni sociali. E il 22 febbraio manifestazioni in tutt’Italia: a Napoli, Roma, Bologna, Milano. Dopo mesi di mobilitazioni, culminate nella grande manifestazione dello scorso 14 dicembre a Roma, la rete nazionale contro il Ddl sicurezza “A pieno regime” arriva a Bruxelles per denunciare la minaccia ai diritti in corso in Italia e confrontarsi con parlamentari europei ed esponenti della società civile e dei movimenti degli altri paesi dell’Unione europea.
di Valeria Torre
Il Riformista, 4 febbraio 2025 La parte generale del codice è ricca di norme definitorie relative a categorie dogmatiche, la cui costruzione tradizionalmente è riservata alla libertà dell’interprete, che induttivamente ricostruisce il significato di concetti generali e astratti. Gli ordinamenti stranieri, infatti, in un rispettoso equilibrio tra formate legislativo e quello dottrinale, non prevedono tali definizioni, riconoscendo come prerogativa della dottrina proprio quella di fornire un argine a protezione dell’individuo rispetto a eccessi punitivi. Idealmente la dogmatica si pone, quindi, quale limite garantista alle scelte di criminalizzazione, in una relazione dialettica con la politica criminale. La scelta del codice Rocco, invece, affievolisce il ruolo di controllo critico della scienza penale, imbavagliando l’interprete in un rigido schema normativo.
di Nicola Madia
Il Riformista, 4 febbraio 2025 La legge 25 novembre 2024, n. 177 contiene una serie di interventi sul codice della strada volti, in sostanza, ad inasprire i riflessi sanzionatori collegati alle violazioni in materia di circolazione di veicoli. In particolare, è stata irrigidita la disciplina punitiva relativa ai reati di guida in stato di ebbrezza alcolica e di alterazione derivante dall’uso di sostanze stupefacenti. Se il primo illecito è rimasto invariato, essendosi proceduto solo a innalzare le pene, ivi comprese quelle relative alla sospensione della patente di guida, dove il legislatore sembra avere operato un totale mutamento di politica criminale, è in ordine al fatto di chi si mette al volante dopo avere consumato sostanze stupefacenti. Mentre in passato tale contegno rilevava solo se il guidatore si trovava anche in stato di alterazione psicofisico ...
di Giuseppe Di Palo
Il Riformista, 4 febbraio 2025 Non si può punire una condotta inoffensiva. L’automatismo creato tra assunzione e reato impedisce quella necessaria verifica del “minimum di offensività” che, secondo la giurisprudenza costituzionale, deve caratterizzare ogni fatto penalmente rilevante, anche nei reati di pericolo presunto. La recente riforma dell’articolo 187 del Codice della Strada è terreno fertile per questioni di spessore costituzionale. L’intervento legislativo, che ha eliminato la condizione di “alterazione” dagli elementi costitutivi della fattispecie - ora rubricata semplicemente come “guida dopo l’assunzione di sostanze” - si pone in aperto contrasto, tra gli altri, con il principio di offensività del reato. Tale principio, sintetizzato nel brocardo “nullum crimen sine iniuria”, trova il suo fondamento costituzionale negli articoli 13, 25 e 27 ...
di Valentina Stella
Il Dubbio, 4 febbraio 2025 La vicenda del comandante libico Almasri scarcerato in Italia e riportato a casa, a Tripoli, con un volo di Stato ha acceso molto gli animi ieri alla Camera dei deputati. Anche se all’ordine del giorno c’era il decreto cultura, le opposizioni sono tornate alla carica perché dal governo non è arrivata ancora nessuna notizia sull’informativa urgente ormai chiesta da giorni. Lo ha fatto per primo il leader del M5S Giuseppe Conte: “Chiedo a nome di tutto il gruppo un’informativa urgente di Giorgia Meloni che deve venire in Parlamento a spiegare agli italiani la versione vera sul caso Almasri.
di Massimo De Carolis
Il Manifesto, 4 febbraio 2025 Con buona pace dei nostalgici, l’epoca in cui una nazione come l’Italia poteva imporre il suo interesse sovrano a un paese africano sei volte più grande è passata. I nostri alleati naturali dovrebbero essere le forze che, nei singoli paesi africani, cercano realmente di creare condizioni di vita e di sviluppo più libere ed eque. Al netto degli attacchi alla magistratura, le dichiarazioni del governo e degli opinionisti di destra sul caso Elmasry ruotano intorno a un unico messaggio: rilasciare l’aguzzino libico e riportarlo a casa con tutti gli onori è stato fatto “nell’interesse della nazione”. A quanto pare il messaggio funziona e convince una parte non irrilevante dell’opinione pubblica, invocando due assunti di apparente realismo politico.
di Franz Baraggino
Il Fatto Quotidiano, 4 febbraio 2025 “Il Governo sapeva, ha chiesto all’Aja riserbo sull’arresto”. Nel comunicato ufficiale, l’Aja ha chiarito che “su richiesta e nel pieno rispetto delle autorità italiane, la Corte si è deliberatamente astenuta dal commentare pubblicamente l’arresto dell’indagato”. In altre parole, sostiene il legale del denunciante, Francesco Romano, il silenzio di Nordio “è stato chiaramente funzionale alla liberazione di Almasri”. “Vittima due volte”, del generale libico Almasri e del governo italiano. Si definisce così Lam Magok Biel Ruei, il cittadino del Sud Sudan che ha denunciato la premier Giorgia Meloni e i ministri della Giustizia e dell’Interno, Carlo Nordio e Matteo Piantedosi, per “favoreggiamento” di Najeem Osema Almasri, il generale libico noto come Almasri, arrestato a Torino il 19 gennaio, rilasciato 48 ore dopo ...
di Federico Capurso
La Stampa, 4 febbraio 2025 Il centrosinistra prometteva battaglia sul caso Almasri. E così eccoli sfilare alla Camera, tutti insieme, il presidente dei Cinque stelle Giuseppe Conte, il co-leader di Avs Nicola Fratoianni, la capogruppo Pd Chiara Braga, i deputati Roberto Giachetti per Italia viva, Benedetto Della Vedova di +Europa, Valentina Grippo con Azione: tutti decisi a chiedere a Giorgia Meloni di riferire in Aula. Sono ancora furibondi per l’escamotage attraverso il quale la premier ha evitato di spiegare in Parlamento il pasticcio combinato sul caso di Osama Almasri, il criminale libico prima arrestato e poi rimpatriato su un aereo di Stato con tante scuse: dopo la comunicazione a Meloni e ai suoi ministri, Nordio e Piantedosi, di essere indagati per il caso Almasri (un atto dovuto), la premier ha fatto annullare l’informativa.
di Giansandro Merli
Il Manifesto, 4 febbraio 2025 Per un caso relativo al Cpr di Macomer la Cassazione solleva un quesito sulla lesione del diritto di difesa. Le “procedure accelerate” d’asilo finiscono alla Corte costituzionale. La Cassazione ha sollevato una questione di legittimità sulla lesione del diritto di difesa nel momento in cui il richiedente asilo ricorre in terzo grado contro la convalida del trattenimento. Il problema rilevato è che la legge di conversione del dl flussi, la 187 del dicembre 2024, non disciplina precisamente le tempistiche di quel contraddittorio rischiando di creare discriminazioni. Si tratta di un aspetto molto tecnico, ma è comunque la prima volta che viene interrogata la Consulta sull’effettività della difesa, art. 24 della Carta, nell’ambito degli iter speciali per la protezione. Non c’è un effetto diretto sulle cause analoghe, pendenti o future ...
di Davide Vari
Il Dubbio, 4 febbraio 2025 L’obiettivo, secondo i rumors parlamentari, sarebbe evitare il “trasloco” dei giudici delle sezioni specializzate. Migranti e caso Almasri al centro dello scontro con le opposizioni e le toghe. Si prepara la battaglia, nelle aule parlamentari e in quelle di giustizia, sul caso Almasri e sulla questione dei migranti in Albania. Sono i due fronti che, anche nei prossimi giorni, resteranno con ogni probabilità al centro del dibattito politico tra maggioranza e opposizione, alimentando inoltre lo scontro tra governo e magistratura.
di Niccolò Carratelli
La Stampa, 4 febbraio 2025 L’ex ministra: “Per i rimpatri ci sono vincoli precisi, esaminare caso per caso”. Per Luciana Lamorgese non ha tutti i torti Giorgia Meloni quando parla di “modello Albania”, quando assicura che il trasferimento dei migranti dall’altra parte dell’Adriatico viene guardato con molta attenzione a Bruxelles. “L’esternalizzazione della gestione dei migranti è già prevista nel nuovo Patto sulla migrazione e l’asilo, altri Paesi puntano in questa direzione - spiega l’ex ministra dell’Interno - poi è chiaro che molto dipende da come la fai. Perché non è praticabile sempre e per tutti e deve, in ogni caso, garantire il rispetto dei diritti dei migranti”.
di Maurizio Delli Santi
Avvenire, 4 febbraio 2025 Gli ottant’anni della carta dell’Onu occasione per una riforma dell’organismo, ancorato al modello decisionale del 1945 quando ne facevano parte 51 nazioni. Oggi sono 193. Non può essere più esplicito, papa Francesco, avendolo ripetuto così tante volte: “Siamo vicini a una guerra mondiale, i governanti sappiano assumersi la responsabilità e l’onere della pace”. Il contesto attuale è inquadrato nel parallelismo con gli anni Venti e Trenta dello scorso secolo: la crisi delle idee liberali e democratiche, cui aveva dato un contributo il pensiero cristiano democratico di don Luigi Sturzo, segnò quel primo Novecento in cui si è ceduto ai nazionalismi e ai totalitarismi. Fu il tempo dell’appeasement irresponsabile dell’Europa di fronte alle pretese di Hitler: ne derivò la catastrofe della Seconda guerra mondiale.
ansa.it, 4 febbraio 2025 Un ufficiale messicano addetto all’immigrazione spiega ai migranti che il permesso di attraversare il Messico per raggiungere il confine tra Stati Uniti e Messico è stato sospeso. Il presidente salvadoregno Bukele si è detto pronto ad accettare detenuti nelle prigioni sul suo territorio in cambio di indennizzi. Ma il Dipartimento di Stato per primo denuncia le condizioni inumane delle carceri del Paese.
DOCUMENTI
Articolo. "L’arte di slegare le persone", di Michela Perrone
Articolo. "La risoluzione del CSM in materia di Residenze per le misure di sicurezza"
APPUNTAMENTI
La Newsletter di Liberi dentro – Eduradio & Tv. Programmazione fino al 9 febbraio 2025
Convegno. "Pena e speranza. La vita in carcere, le riforme necessarie" (Siena, 10 febbraio 2025)
Convegno: "Arti performative in carcere. Una risorsa di salute" (Brescia, 3 marzo 2025)
PODCAST
"Dialoghi abolizionisti". Ogni settimana un nuovo intervento di riflessione sulla prospettiva del superamento del carcere. (qui l'indice degli episodi)
CORSI E MASTER
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