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Notiziario quotidiano dal carcere

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Edizione di giovedì 13 febbraio 2025

 

di Errico Novi

Il Dubbio, 13 febbraio 2025 I meloniani rispolverano il “vecchio” ergastolo ostativo. L’assist arriva dalle intercettazioni, dai colloqui captati dalla Procura di Palermo e che hanno portato all’arresto, nei giorni scorsi, di oltre 180 presunti mafiosi. “Questa Meloni parla come una disonorata”, “ora che hanno arrestato Messina Denaro lo potrebbero levare, il 41 bis”, “ma come si dà il voto a una come questa?”. Difficile che una premier, e un partito di maggioranza, possano chiedere di più, alla cronaca giudiziaria: criminali, o presunti tali, che additano la leader del governo come una nemica, come una “dura” che non ha allentato la presa sulle cosche. Non a caso Meloni, dopo aver letto i brani captati dalla polizia e divulgati dall’agenzia Adnkronos, lunedì ha diffuso un post sui social in cui ha citato le contumelie rivoltele dagli sconsolati ...

 

di Valentina Stella

Il Dubbio, 13 febbraio 2025 La commissione parlamentare Antimafia sarebbe dunque al lavoro su una modifica restrittiva in materia di applicazione dell’articolo 41 bis e dell’articolo 4 bis dell’ordinamento penitenziario. Come avverrà sul piano normativo, lo vedremo. Ma intanto proprio qualche giorno fa, in merito al cosiddetto “carcere duro”, Mauro Palma, già presidente del Comitato europeo per la prevenzione della tortura, ci aveva detto come già “molte volte è dovuta intervenire la Corte costituzionale per rimuovere singole imposizioni vessatorie non giustificabili sul piano della finalità per cui tale regime è sorto e entro il cui limite deve attenersi”. In merito al fine pena mai, cioè all’ergastolo ostativo, invece, tutti ricorderanno che la Corte costituzionale più volte fu accusata dai giuristi di comportarsi come Ponzio Pilato.

 

di Filippo Fiorini

La Stampa, 13 febbraio 2025 Lo scorso anno le vittime furono 90. Suona un nuovo Sanremo sull’Italia, ma in carcere passano ancora “La Ballata del Miché”. L’ultimo si è impiccato due settimane fa, a Vigevano, Pavia. Era dentro per rapina a mano armata. Si chiamava Salvatore. Un colpo da 55 euro. L’arma era un coltello, che non ha usato contro nessuno. I soldi li ha pure restituiti. È stato il decimo, quest’anno, in un gennaio e un mezzo febbraio che rilanciano già sul record di 90 suicidi in cella segnato nel 2024. È un sintomo di stress del sistema. Sono quasi tutti criminali, farabutti, antisociali, spacciatori, assassini, stupratori, drogati, praticanti abituali degli altri 734 delitti elencati nel codice. È circa la cittadinanza di Siena, Agrigento, Cuneo. Sono maschi al 95%. Nel gergo dei penitenziari napoletani, la calca in cui vivono si dice ...

 

di Francesco Grignetti

La Stampa, 13 febbraio 2025 Secondo i numeri dell’amministrazione penitenziaria, nel 2022 sono stati trovati 1.084 cellulari clandestini, diventati 1.595 l’anno dopo, e 2.252 nel 2024. L’ultimissima clamorosa inchiesta di mafia a Palermo certifica quel che si sapeva: nelle carceri entrano ogni anno migliaia di telefonini, più sofisticati di quelli ordinari, miniaturizzati e dotati di software che li rendono inaccessibili a intercettazioni. E l’amministrazione penitenziaria, il Dap, lo sa. È della settimana scorsa una circolare interna che annuncia una stretta a base di perquisizioni e provvedimenti disciplinari a carico dei detenuti che verranno trovati in possesso di cellulari in cella. Obiettivo è rendere la vita difficile ai boss, usando ogni piega del regolamento penitenziario.

 

di Roberto Galullo

Il Sole 24 Ore, 13 febbraio 2025 I 47 jammer acquistati nel 2018 non sono mai stati utilizzati. Il Ministero vuole introdurre nuovi apparecchi ma la copertura finanziaria è un rebus. Lo Stato vuole schermare i telefoni cellulari utilizzati illegalmente dai boss mafiosi (e non solo da loro) in carcere ma la copertura finanziaria per acquistare le nuove apparecchiature è un rebus. Non solo. Gli inibitori di frequenze - comunemente chiamati jammer - il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria (Dap) li ha acquistati nel 2018 ma vanno rottamati senza essere mai stati utilizzati un solo giorno. Anche perché con l’introduzione del 5G non sarebbero più al passo con la quinta generazione di telefonia mobile. La storia merita di essere raccontata dall’inizio, perché si sono già persi oltre sei anni durante i quali Cosa nostra, ‘ndrangheta e camorra in ...

 

di Umberto Rapetto

Il Domani, 13 febbraio 2025 I 181 arresti per la storia incredibile dei cellulari criptati in cella e dei detenuti in videoconferenza hanno un drammatico rovescio della medaglia: la constatazione dell’esistenza di persone in grado di comunicare con l’esterno e gestire il loro business come manager in smart working. La soluzione? La più banale. Se quella di Marinella - come cantava De Andrè - era “una storia vera”, purtroppo lo è anche quella incredibile dei cellulari criptati in carcere e dei detenuti in videoconferenza. I complimenti ai Carabinieri sono un pochino difficili da estendere all’Amministrazione penitenziaria. I 181 arresti a Palermo hanno un drammatico rovescio della medaglia: la constatazione dell’esistenza di cyber-galeotti in grado di comunicare con l’esterno e gestire il loro business come manager in smart working.

 

di Lara Sirignano

Corriere della Sera, 13 febbraio 2025 Sebastiano Ardita è procuratore della Repubblica aggiunto a Catania e componente della Direzione Distrettuale Antimafia: “Le carceri sono sotto il controllo della criminalità mafiosa. La prova è l’impennata di reati, atti di autolesionismo e suicidi. L’ultimo blitz antimafia della Dda di Palermo rivela che boss detenuti potevano contare su sim e cellulari introdotti nelle celle illegalmente”.

 

di Damiano Aliprandi

Il Dubbio, 13 febbraio 2025 È la seconda volta, nel giro di pochi mesi, che un magistrato di sorveglianza costringe un carcere italiano a inchinarsi alla Costituzione. Dopo il caso di Terni, grazie all’ordinanza del magistrato Fabio Gianfilippi, tocca ora al carcere di Parma. Con l’ordinanza n. 2025/ 383, depositata il 10 febbraio scorso, il magistrato di Sorveglianza Elena Bianchi di Reggio Emilia, accoglie il reclamo di un detenuto del circuito di Alta sicurezza - condannato in via definitiva per reati di stampo mafioso, quindi ostativo - ordinando alla Direzione del penitenziario di predisporre entro 60 giorni spazi idonei per colloqui intimi con la moglie.

 

di Viola Giannoli

La Repubblica, 13 febbraio 2025 Due sentenze di due magistrati di sorveglianza autorizzano i colloqui intimi senza il controllo della polizia penitenziaria. Sono i primi casi dopo la sentenza della Consulta che ha dichiarato illegittimo il divieto all’affettività in prigione. Nel carcere di Parma e in quello di Terni si potrà fare l’amore dietro le sbarre. Un diritto a lungo negato e che ora sarà garantito con la promessa del rispetto della privacy, lontano dagli occhi della sorveglianza della polizia penitenziaria. A due detenuti di due diverse carceri italiane è stato accordato il permesso di fare colloqui intimi con le proprie compagne, mogli o fidanzate per avere anche rapporti sessuali. Si tratta dei primi due casi da quando, nel gennaio del 2024, una sentenza della Corte costituzionale ha dichiarato illegittima la contrarietà all’affettività e alla sessualità ...

 

ilpost.it, 13 febbraio 2025 Sono stati accordati a Terni e a Parma, dopo che un anno fa la Corte costituzionale aveva rimosso il divieto all’affettività in carcere. Nelle ultime settimane a due detenuti di due diverse carceri italiane è stato accordato il permesso di fare colloqui intimi con le proprie compagne senza la sorveglianza della polizia penitenziaria, con l’obiettivo di avere rapporti sessuali (lo hanno esplicitato i detenuti nelle rispettive richieste): sono i primi due casi da quando, l’anno scorso, una sentenza della Corte costituzionale ha dichiarato illegittimo il divieto all’affettività in carcere. Il primo caso riguarda un detenuto del carcere di Terni; il secondo caso, raccontato per primo dal Resto del Carlino, il carcere di Parma.

di Elena Inversetti

buonenotizie.it, 13 febbraio 2025 Sono circa 56.107 i detenuti in Italia con un sovraffollamento medio del 120% e una recidiva che si aggira intorno al 70% secondo gli ultimi dati del CNEL (Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro). La recidiva, ovvero la ricaduta nel reato, si riduce al 2% circa se chi esce dal carcere ha un lavoro. Eppure ci sono persone che stanno lavorando per migliorare concretamente la situazione. E ci stanno riuscendo. Come? Con il lavoro. Il lavoro come elemento fondamentale di recupero, infatti, si può svolgere durante la pena sia in carcere sia fuori. Inoltre chi è in misura alternativa come gli arresti domiciliari, può essere incluso nei progetti di inserimento lavorativo, attraverso le cooperative sociali e le imprese coinvolte, per esempio partecipando a tirocini, contratti di lavoro o percorsi imprenditoriali ...

 

di Ermes Antonucci

Il Foglio, 13 febbraio 2025 Maggioranza e opposizione avrebbero raggiunto l’accordo per l’elezione dei quattro giudici mancanti. I nomi: Marini, Luciani, Terracciano e Sandulli. A meno di clamorose novità dell’ultima ora, è destinato finalmente a sbloccarsi lo stallo per l’elezione dei quattro giudici mancanti della Corte costituzionale di nomina parlamentare. Il Parlamento in seduta comune è convocato questa mattina alle 9.30 e i partiti avrebbero raggiunto un accordo in extremis. A confermarlo il messaggio ricevuto ieri sera in serata dai parlamentari di maggioranza: “Domattina si votano i giudici, richiesta la presenza di tutti”. Nessun dubbio sull’elezione dei due nomi certi fin dall’inizio: Francesco Saverio Marini per Fratelli d’Italia, Massimo Luciani per il Partito democratico.

 

di Dino Giarrusso

L’Identità, 13 febbraio 2025 Il conflittuale e tormentato rapporto fra politica e giustizia è talmente complesso e delicato, in Italia, che da qualunque parte lo si guardi non si può non vedere le lacerazioni, gli scontri, le ferite profondissime che questa frattura ormai pluridecennale ha inferto al Paese. Non si tratta di un argomento banale, ed è tristissimo che quando si parla di giustizia v/s politica, nel 99,99% dei casi ci si trasformi in tifosi. La nostra Costituzione prevede compiti molto ben delineati, limiti decisi e democraticamente assai sensati dell’azione giudiziaria, di quella legislativa e di quella esecutiva.

 

di Valentina Stella

Il Dubbio, 13 febbraio 2025 Pronta la “sfiducia”, correnti progressiste contro Parodi. Che scrive tutte le toghe: “Ora unità”. A meno di una settimana dall’elezione a presidente dell’Anm, Cesare Parodi, esponente di Magistratura indipendente, è già “sotto processo”: a criticarlo son o i suoi colleghi, gli altri vertici del “sindacato” delle toghe e i leader delle correnti. Da quanto appreso, sono stati soprattutto i gruppi progressisti dell’Associazione magistrati, AreaDg e Magistratura democratica, ad aver rivolto al neo-presidente Parodi critiche sferzanti per come ha gestito i primi passi successivi all’investitura ufficiale. Innanzitutto sabato sera, appena eletto dal Comitato direttivo centrale, senza prima consultarsi con la sua nuova Giunta, ha chiesto un incontro al governo. Poi, è l’altro “capo d’imputazione”, ha rilasciato troppe interviste ...

 

di Tiziana Maiolo

Il Riformista, 13 febbraio 2025 L’ex toga è ancora ben inserita nella corrente di Magistratura Indipendente, la stessa del nuovo presidente Parodi. Ed è forse il ministro più politico di tutto il governo. Non a caso ha le deleghe sulla sicurezza. Parole sussurrate, e tutte al diminutivo, come “spiraglino” e “ritocchino”. Il protagonista di questa possibile apertura del governo nei confronti della magistratura associata sulla separazione delle carriere, non potrebbe che essere lui. Alfredo Mantovano, sottosegretario alla presidenza del consiglio, ruolo che conta più di quello di un ministro. Ministro quindi, ma soprattutto magistrato.

 

di Paolo Delgado

Il Dubbio, 13 febbraio 2025 Negli ultimi decenni il ruolo del Parlamento è stato via via svuotato dal potere esecutivo, che l’ha esautorato a colpi di fiducia e decretazione d’urgenza. Alla fine il Pd si è deciso a presentare la mozione di sfiducia contro il ministro della Giustizia Nordio per il caso Almasri. Lo ha fatto sapendo di non avere alcuna possibilità di vittoria, considerazione che spiega le esitazioni superate due giorni fa. È una mossa dettata dall’impotenza: Elly Schlein non ha trovato altra strada per tenere i riflettori accesi su uno scandalo che la premier mira solo a far dimenticare.

 

di Vittorio Barosio e Gian Carlo Caselli

La Stampa, 13 febbraio 2025 La “ragion di Stato”. È dietro a questa che si trincerano Meloni e i suoi colleghi sovranisti di fronte all’accusa di aver lasciato libero un soggetto arrestato perché la Corte penale internazionale (Cpi) lo ha ritenuto responsabile di gravissimi crimini contro l’umanità. Si pongono allora, uno di fronte all’altro, due princìpi e due valori. Da un lato - appunto - la ragion di Stato. Ma dall’altro lato il valore etico-morale di non lasciare in libertà e di assicurare alla giustizia un simile delinquente perché possa essere punito. Quale dei due valori prevale? Ce n’è uno che possa porre totalmente nel nulla l’altro oppure occorre valutare caso per caso?

 

di Annalisa Servadei

modenatoday.it, 13 febbraio 2025 Schede, dati, infografica, video. Tutte le iniziative sul piano sanitario, sociale, formativo, lavorativo e culturale. L’approfondimento dopo le visite del presidente de Pascale e dell’assessora Conti alla Dozza a Bologna e Sant’Anna a Modena, sopralluoghi che proseguiranno negli altri Istituti di pena dell’Emilia-Romagna. Le carceri dell’Emilia-Romagna stanno affrontando una crisi strutturale dovuta al sovraffollamento e alla carenza di personale. Attualmente, nei penitenziari della regione sono presenti 3.820 detenuti, a fronte di una capienza regolamentare di 2.988 posti. Questo significa che 832 persone in più rispetto alla capienza prevista devono condividere spazi ristretti, con tutte le problematiche che ne derivano in termini di vivibilità e sicurezza.

 

di Francesca Blesio

Corriere di Bologna, 13 febbraio 2025 “È sovraffollato, così si perdono i percorsi rieducativi”. Anche l’assessora al Welfare e alla Sicurezza Matilde Madrid chiede il ritiro del provvedimento. “Il primo interesse deve essere quello della rieducazione dei ragazzi e della sicurezza della città”. Dall’incontro con il capo dipartimento per la Giustizia minorile e di comunità Antonio Sangermano è arrivata la conferma che si temeva: il Dipartimento “intende collocare fino a 50 giovani adulti negli spazi detentivi del carcere di Bologna dati in uso al circuito minorile, tenendoli separati dai detenuti adulti” hanno certificato il garante regionale dei detenuti Roberto Cavalieri e quello del Comune di Bologna Antonio Ianniello. E sul provvedimento è arrivata la firma del ministro Carlo Nordio.

 

di Andreina Baccaro

Corriere di Bologna, 13 febbraio 2025 “Comunità educanti contro il sovraffollamento. In Regione un tavolo di crisi sui percorsi alternativi”. La consigliera regionale forzista: “Abbiamo tra le mani una situazione molto problematica: questi giovani, anche se separati, alla Dozza rischiano di non avere volontari che li seguano”. “L’uomo non è il suo peccato” era il mantra di don Oreste Benzi, fondatore della Papa Giovanni XXIII che, tra le tante attività di accoglienza di persone con disagio, disabilità, ai margini della società, ha portato in Italia anche il modello brasiliano del “Carcere senza sbarre”, nelle Comunità educanti con i carcerati (Cec).

parmatoday.it, 13 febbraio 2025 Marco Boschini, presidente della VI Commissione: “Potenziamo la differenziata in carcere, oggi è al 20%. Risparmio di 80 mila euro all’anno e attivazione di tirocini per alcuni detenuti”. Nel corso del pomeriggio di mercoledì 12 febbraio si è svolta la VI commissione consiliare ‘Welfare, politiche abitative e del lavoro’ sul tema dell’emergenza in carcere, alla presenza del Vice Direttore dell’Istituto Penitenziario di Parma Andrea Romeo, dell’Assessore Ettore Brianti, la Garante comunale dei detenuti Veronica Valenti e il Garante regionale, Roberto Cavalieri.

 

lavocedeltrentino.it, 13 febbraio 2025 “Il Consiglio comunale di Trento impegna il Sindaco e la Giunta a mettere a disposizione alcuni alloggi (nel numero di 2 o 3 per cominciare, individuandoli se possibile tra quelli che nei prossimi mesi saranno restituiti nella disponibilità da parte di Itea successivamente alla loro rigenerazione) per progetti dedicati a pene alternative o reinserimento nella società”. Una proposta destinata a suscitare accese polemiche è stata presentata in Consiglio comunale di Trento dal Partito Democratico del Trentino. La mozione 5.595/24, depositata con il primo firmatario il consigliere Federico Zappini, chiede infatti che le case Itea possano essere assegnate ai detenuti del carcere di Spini di Gardolo al termine della loro pena. L’iniziativa, che punta a favorire il reinserimento sociale degli ex carcerati ...

 

di Alessandra Serio

tempostretto.it, 13 febbraio 2025 La direzione scrive e la Garante dei detenuti risponde. Esiste una ottima collaborazione tra Garante dei detenuti e direzione del carcere di Gazzi, sottolineata da entrambi, una proficua collaborazione di entrambi con l’Asp di Messina per la gestione del centro clinico all’interno delle mura del penitenziario. Lo precisa la direttrice della casa circondariale Angela Sciavicco, all’indomani dell’audizione della Garante dei detenuti Lucia Risicato in consiglio comunale. La direzione smentisce i casi più drammatici indicati dalla Garante nella relazione (leggi qui) “…rispetto alle quali non si comprende - scrive la Sciavicco - considerati i pochi elementi desumibili dall’articolo in oggetto, se si tratta, in verità, di affermazioni del tutto decontestualizzate, che, in quanto tali, restituiscono al lettore una sintesi mistificata ...

 

di Francesco Curzio

rossetorri.it, 13 febbraio 2025 Medici indagati, giornali e progetti bloccati, Consiglio Comunale in carcere azzoppato, inizia male il 2025 della casa Circondariale di Ivrea. Mentre continuano le polemiche sulla chiusura forzata del giornale la Fenice ad opera della Direzione, è stata diffusa la notizia della fine delle indagini della Procura sulla morte di Andrea Pagani, detenuto e redattore della Fenice, il 4 gennaio 2024, indagini nate proprio dalle proteste dei compagni di redazione della Fenice.

 

di Chiara Roncelli

L’Eco di Bergamo, 13 febbraio 2025 Nel 2004 nacque il Centro all’interno della Caritas, nel 2022 l’associazione. Ha 10 mediatori. “Diffondere la pratica nei vari ambiti della vita sociale”. Nel 2022 l’ordinamento giuridico italiano ha introdotto ufficialmente la pratica della giustizia riparativa. Ma, come spesso accade, la legge porta a compimento un percorso in atto già da lungo tempo: infatti, in Italia si parla e si praticano esempi di giustizia riparativa dagli anni ‘90, in altri Stati europei addirittura da più tempo. Questo è accaduto anche nella nostra provincia, dove da vent’anni esiste un Centro di giustizia riparativa: nato nel 2004 all’interno di Caritas grazie alla sensibilità di don Virgilio Balducchi, allora cappellano della Casa circondariale, che iniziò a coltivare “il sogno di una giustizia “che renda l’uomo più maturo ...

 

di Rachele Stroppa*

L’Unità, 13 febbraio 2025 Oggi e domani a Roma il convegno di Antigone con studiosi ed esperti della pena in Italia. E le testimonianze di chi il carcere l’ha vissuto in prima persona. Sono passati 50 anni dal momento in cui venne attuata la grande riforma penitenziaria con la Legge 354 del 26 luglio 1975 recante le “Norme sull’ordinamento penitenziario e sull’esecuzione delle misure privative e limitative della libertà”. Uno dei propositi principali della Legge penitenziaria era quello di colmare un’enorme lacuna esistente sotto il profilo giuridico rispetto all’esecuzione penale; all’epoca, infatti, era ancora vigente il regolamento fascista del 1931, contenente una serie di disposizioni tramite le quali ci si limitava a regolare la condotta delle persone private della libertà negli istituti di pena. Con la legge del 1975, il detenuto finalmente acquisisce ...

 

ideawebtv.it, 13 febbraio 2025 “In Italia sette detenuti su dieci rientrano in carcere. Questa percentuale si abbassa notevolmente - in pratica, solo uno su dieci - se durante la detenzione hanno seguito un percorso inclusivo studiato per il reinserimento nella società”. Bruno Mellano, dal 2014 Garante dei detenuti e delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà della Regione Piemonte, esprime soddisfazione per l’apertura di un negozio nella casa di reclusione di Fossano, uno dei pochi istituti penitenziari in Italia situati nel centro storico di una città. “Perla, una via di fuga” è il nuovo progetto della Coo­perativa Perla - racconta con entusiasmo la responsabile Gra­zia Oggero - in una sfida lanciata dalla direzione del carcere di Fossano che vuole, con l’apertura di un negozio di prodotti realizzati all’interno dell’istituto e del ...

 

di Marco Belli

gnewsonline.it, 13 febbraio 2025 Prosegue la proficua e profonda collaborazione fra Santa Sede e Amministrazione Penitenziaria in occasione del Giubileo 2025. Fra le iniziative legate al “Giubileo degli Artisti e del Mondo della Cultura”, presentato questa mattina presso la Santa Sede, alcune riguardano il mondo penitenziario. Alla conferenza stampa sono intervenuti il Cardinale José Tolentino de Mendonça, prefetto del Dicastero per la Cultura e l’Educazione; Lucia Borgonzoni, sottosegretario di Stato al ministero della Cultura; Barbara Jatta, direttore dei Musei vaticani; Lina Di Domenico, capo del dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria facente funzioni; Cristiana Perrella, curatrice dello spazio “Conciliazione 5” per l’Anno Santo 2025; Raffaella Perna, curatrice della mostra “Global Visual Poetry: traiettorie transnazionali nella ...

 

di Nazzarena Zorzella

Il Manifesto, 13 febbraio 2025 Il campo dell’immigrazione, fenomeno che il Governo non gestisce razionalmente ma combatte attraverso la compressione del diritto di difesa. La questione migratoria è, non da oggi, un formidabile strumento di propaganda per spostare l’attenzione dai veri problemi del paese, ma è anche occasione di sperimentare dispositivi giuridici da estendere ad altre categorie. Tra questi l’esecutivo si sta concentrando sul - o meglio contro - il diritto di difesa. Come dimostra il disegno di legge “sicurezza” la cui previsione di tutele “speciali” per le forze di polizia ha ripercussioni sulla possibilità di scagionarsi dalle accuse. E come dimostra tutto il campo dell’immigrazione, fenomeno che il governo non gestisce razionalmente ma combatte attraverso la compressione del diritto di difesa.

 

di Paolo Valenti

lavialibera.it, 13 febbraio 2025 Iniziato il processo per la morte di Moussa Balde nel centro per il rimpatrio di Torino. A Roma si indaga sul suicidio di Ousmane Sylla, anche lui suicida nel cpr di Ponte Galeria. I familiari: “Lottiamo per tutti, chi migra non è un criminale”. “Non lottiamo solo per i nostri fratelli, ma per tutte le persone che si trovano nei cpr”. A parlare è Mariama, sorella di Ousmane Sylla, il 21enne guineano che un anno fa si è tolto la vita nel centro di permanenza per il rimpatrio (cpr) di Ponte Galeria, a Roma. Con lei la madre e il fratello di Moussa Balde, 23enne sempre della Guinea, morto suicida nel maggio del 2021 in un altro cpr, quello di Corso Brunelleschi a Torino, che dopo due anni di chiusura si appresta a riaprire. Mercoledì sono arrivati nel capoluogo piemontese per l’inizio del processo per la morte di Moussa ...

 

di Giansandro Merli

Il Manifesto, 13 febbraio 2025 Il ministro Piantedosi bluffa: “Oltre Adriatico un impianto polivalente, il Cpr c’è già”. Ma trasferire gli “irregolari” dall’Italia violerebbe le norme Ue. “Polivalente”. È l’aggettivo che ieri il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha detto dopo “impianto”. Parlava dei centri in Albania. Prima aveva ripetuto il solito ritornello: il progetto interessa 15 paesi membri e Commissione. “Oltre a un luogo di sbarco, c’è un centro per le procedure di frontiera ed è già presente un Cpr. Il cui utilizzo non determinerà, o non determinerebbe, alcun costo aggiuntivo”. Stanno in quell’oscillazione tra indicativo futuro e condizionale presente le ultime incognite del governo, se non del Colle, prima del via libera al nuovo tentativo di mettere in moto il protocollo Meloni-Rama: usare le strutture non per i richiedenti asilo sottoposti ...

 

di Marika Ikonomu

Il Domani, 13 febbraio 2025 Il Governo ha assicurato che il progetto andrà avanti, ma i contratti del personale dell’ente gestore dei Centri migranti sono stati annullati. I contratti stipulati tramite una succursale della coop Medihospes creata a Tirana. L’appalto vinto a maggio valeva 133 milioni di euro. La cooperativa Medihospes ha interrotto il rapporto di lavoro con quasi tutti i dipendenti assunti per la gestione dei centri in Albania, realizzati in base al protocollo firmato dalla premier Giorgia Meloni e dall’omologo albanese Edi Rama. In pratica non c’è più bisogno di lavoratori nei Cpr: il documento ottenuto da Domani conferma in via definitiva il fallimento del piano albanese del governo.

 

di Riccardo De Vito

Il Manifesto, 13 febbraio 2025 La tutela dei diritti impone di lavorare in avamposti di un futuro possibile: il costituzionalismo globale amplifica i conflitti con la politica. Il presente che viviamo è un’epoca di transizione della democrazia. Inevitabilmente, i conflitti tra politica ed esercizio della giurisdizione assumono caratteristiche di inedita gravità. Neoliberismo e sovranismo sono in perfetta continuità e marciano di pari passo. Lo raccontano le parole del profetico romanzo di Stephen Markley Diluvio: “Una bestia che esigeva il profitto da un lato e una bestia che esigeva legge, ordine e letalità dall’altro”. La torsione nazionalista e poliziesca delle democrazie si salda con le esigenze del liberismo de-territorializzato di disporre di recinti statuali nei quali il conflitto sia ingabbiato da leggi repressive, la vitalità delle forze sociali sacrificata in ...

 

di Domenico Quirico

La Stampa, 13 febbraio 2025 Trump minaccia “inferni”, esige fedeltà, riduce gli alleati a nuove Cecoslovacchie da sacrificare. Per Putin è il trionfo dell’idea di realismo basato sulle armi, e l’Ue finisce nel girone dei deboli. Un tempo almeno si utilizzavano astuzie, fumosità, si tentava di deviare l’attenzione e l’indignazione su false piste, divagazioni come il diritto, la necessità storica, la provocazione, la necessità di difendere e difendersi. Ora non si perde più tempo. Si esige si ordina si intima. e si arraffa sulla base esclusivamente della Forza. Chi ce l’ha ovviamente. Il mondo nuovo ha il linguaggio di Trump che minaccia “inferni” ai tiepidi e ai renitenti. Che tratta con Putin. Zelensky? Riceverà ordini a cui dovrà obbedire. Come la Cecoslovacchia ai tempi di Monaco.

 

di Alessia Melcangi

La Stampa, 13 febbraio 2025 La notizia che la tregua a Gaza è a rischio non deve stupire: Netanyahu, in duetto coordinatissimo con Trump, minaccia di riprendere la guerra nella Striscia se, come affermato dal portavoce militare delle Brigate Al-Qassam di Hamas, Abu Obeida, il rilascio degli ostaggi il prossimo sabato verrà sospeso. In realtà, nemmeno un attimo, nemmeno all’inizio, abbiamo avuto la possibilità di nutrire la certezza sulla tenuta dell’accordo, basato principalmente su una evidente necessità umanitaria. Tuttavia, abbiamo deciso di crederci fino all’ultimo secondo. Ci hanno creduto i palestinesi che hanno visto con i loro occhi la Striscia di Gaza ridotta in macerie e migliaia di familiari e amici massacrati dalle bombe israeliane; ci hanno creduto le famiglie dei rapiti il 7 ottobre, brutalmente tenuti in ostaggio da Hamas ...

 

DOCUMENTI

Articolo. "Il finalismo rieducativo di cui all’art. 27, comma 3, della Costituzione nell’attuale contesto degli istituti di pena", di Adriana Parlato

Articolo. "Cos’è la giustizia riparativa e perché in Italia non riusciamo ad attuarla", di Eleonora Dragotto

"Il vostro carcere quotidiano: almeno lasciateci la dignità". Reportage dall’interno dei penitenziari della "Dozza" a Bologna e del "Sant’Anna" di Modena

Radio Radicale. "Osservatorio Giustizia", di Lorena D'Urso: conversazione con l'Avvocato Veronica Manca in materia di affettività in carcere

Radio Radicale. "Radio carcere", di Riccardo Arena: affettività in carcere, un diritto negato e una sentenza tradita. Che fare?. Confronto tra il prof. Andrea Pugiotto e il prof. Mario Serio