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Notiziario quotidiano dal carcere
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Edizione di sabato 5 aprile 2025
di Giovanni Negri
Il Sole 24 Ore, 5 aprile 2025 Nella circolare del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria si legge che “tutti gli operatori penitenziari dovranno porre ogni sforzo esigibile per evitare che le celle rimangano aperte” nei regimi di Alta Sicurezza in carcere. Evitare “contatti e aggregazione tra la popolazione carceraria” in modo da scongiurare “il rischio dell’espandersi della supremazia criminale dei detenuti con maggiore caratura criminale”, come ad esempio “capi ed esponenti delle consorterie mafiose e terroristiche”. È l’obiettivo con cui il Dap ha disposto, in una Circolare del 27 febbraio scorso, una stretta per i detenuti in regime di Alta Sicurezza stabilendo “l’assoluta necessità della custodia chiusa”.
di Susanna Ronconi
L’Unità, 5 aprile 2025 Irrisa la parola di Mattarella. La mossa autoritaria del governo mantiene nel decreto il contenuto securitario e forcaiolo del ddl. Con la campagna “Madri fuori” non smetteremo di lottare. Non c’è niente da fare: i contrappesi democratici, per la destra di governo, vanno elusi e sabotati, e il confronto in parlamento imbavagliato. Questa, alla fin fine, è la lezione appresa dall’iter del Ddl Sicurezza, su cui il Presidente Mattarella è intervenuto, ponendo - pur con i limiti istituzionali previsti - la sua ipoteca etica e costituzionale su alcuni articoli. La decisione è quella di aggirare il parlamento ricorrendo alla decretazione di urgenza. Questo non solo non dà alcuna garanzia che vengano in effetti lasciati fuori gli articoli al centro della critica presidenziale, ma salva il DDL nel suo complesso, sottraendolo a un ampio confronto parlamentare.
di Simona Musco
Il Dubbio, 5 aprile 2025 Meloni: “Nessuna scorciatoia”, solo “una scelta per rispettare gli impegni presi con i cittadini e chi difende la nostra sicurezza”. Punita anche la resistenza passiva in carcere e Icam obbligatorio per detenute incinte o con figli piccoli. Nessuna “scorciatoia”, nessun “blitz”, ma “semplicemente una scelta che il Governo legittimamente” ha fatto “per rispettare gli impegni presi con i cittadini e con chi ogni giorno è chiamato a difendere la nostra sicurezza”. La presidente del Consiglio Giorgia Meloni risponde direttamente da Palazzo Chigi a chi, negli ultimi due giorni, ha denunciato il “golpe liberticida” con il quale il governo ha trasformato il ddl Sicurezza in decreto, di fatto esautorando il Parlamento. L’urgenza, ha dichiarato Meloni in Consiglio dei Ministri, convocato appositamente per questa misura, stava nella ...
di Niccolò Carratelli
La Stampa, 5 aprile 2025 Accolti i rilievi del Quirinale su donne incinte in carcere e sim card ai migranti irregolari. Salta anche la norma sulle informazioni agli 007. Solo tutele legali per militari e polizia. Secondo Giorgia Meloni “sono norme necessarie, non più rinviabili”. Per le opposizioni e le tante associazioni scese in piazza ieri in varie città italiane (con scontri a Roma), invece, siamo di fronte a un provvedimento “liberticida e repressivo”, oltre che “incostituzionale”. L’unica certezza è che le nuove norme sono immediatamente operative, perché il disegno di legge Sicurezza, in attesa della seconda lettura in Parlamento da oltre un anno, è stato approvato ieri dal Consiglio dei ministri sotto forma di decreto.
di Eleonora Martini
Il Manifesto, 5 aprile 2025 A passo di carica In mezz’ora il Consiglio dei ministri vara la legge che assorbe il vecchio ddl e alcune delle modifiche richieste dal Colle. I motivi della fretta di Meloni: i nuovi reati richiesti dalla forze dell’ordine e dalla polizia penitenziaria. Raramente un ministro dell’Interno era mai stato così trasparente nell’ammettere che il suo governo ha usato uno strumento destinato solo ai casi straordinari come la decretazione d’urgenza al solo fine di ottenere un risultato squisitamente politico. “Volevamo dare tempi certi a provvedimenti per noi molto importanti e in parlamento, con la terza lettura, i tempi del ddl Sicurezza si sarebbero prolungati troppo”, ha spiegato il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi nella conferenza stampa tenuta insieme al Guardasigilli Carlo Nordio dopo il breve Consiglio dei ministri di ieri ...
di Vincenzo R. Spagnolo
Avvenire, 5 aprile 2025 Pur senza mutuare le espressioni di sdegno delle forze politiche di opposizione, che qualificano la mossa del governo come un “furto” che “umilia per l’ennesima volta il Parlamento”, bisogna ammettere che il travaso di gran parte del contenuto del controverso ddl Sicurezza in un decreto legge suscita qualche perplessità. Al netto delle presunte motivazioni politiche (l’evidente pressing della Lega, col vicepremier Matteo Salvini intenzionato ad esibire il risultato nell’imminente congresso di partito) che possono aver contribuito a far accelerare sul provvedimento, non manca qualche interrogativo. Com’è noto, secondo l’articolo 77 della Carta, i “provvedimenti provvisori con forza di legge” vengono adottati dal governo “in casi straordinari di necessità e di urgenza”.
di Susanna Marietti*
Il Fatto Quotidiano, 5 aprile 2025 Di fronte al freno di Mattarella, la discussione parlamentare era rallentata e rischiava di arenarsi. Ecco allora la mossa del Governo. Esplicita e palese carta straccia di ogni procedura costituzionale. Ma possibile che siamo arrivati a questo? E senza che vi sia un’indignazione di popolo? Vorrei qui proporre un banale ragionamento. Il disegno di legge governativo sulla sicurezza stava seguendo il proprio iter parlamentare da oltre un anno. Le norme lì contenute - quelle che criminalizzano le proteste che bloccano il traffico e i movimenti per l’abitare, quelle a protezione dei poliziotti, quelle che vietano la cosiddetta cannabis light e tutte le altre - sono state votate dalla Camera dei Deputati ed erano attualmente in discussione al Senato.
di Pasquale Prencipe
L’Unità, 5 aprile 2025 Le notizie emerse finora sulla riforma sulla “sicurezza” del governo Meloni approvata dal Consiglio dei ministri, se confermate, sarebbero una presa in giro, contenendo il testo stesso modifiche irrilevanti rispetto al disegno di legge, che lascerebbero invariato l’impianto repressivo e illiberale, producendo un sovraffollamento carcerario ingestibile. I tempi ordinari della democrazia parlamentare sono troppo lunghi per l’attuale Governo che, utilizzando un decreto legge, ha l’intenzione di rimpiazzare il disegno di legge in discussione al Senato.
di Andrea Fabozzi
Il Manifesto, 5 aprile 2025 “Non funziona più così”, risponde l’agente di polizia al professore arrestato perché appoggia le proteste contro il collasso climatico, quando chiede il rispetto delle garanzie costituzionali. Siamo nel 2030 negli Usa e in Diluvio, romanzo di Stephen Markley, ma la scena potrebbe ripetersi in una qualsiasi città italiana. E non tra qualche anno ma già domani, perché il governo ha trasformato in decreto il disegno di legge “sicurezza” che limita i diritti e aumenta le pene. Meloni stringe i bulloni della repressione, guarda caso - dalla finzione alla realtà - anche contro gli attivisti del clima. Lo fa con un provvedimento immediatamente in vigore che dovrebbe, per Costituzione, essere di “straordinaria necessità e urgenza” e invece è diventato prassi per il governo.
di Giuliano Santoro
Il Manifesto, 5 aprile 2025 A centinaia nella capitale, con qualche manganellata e i palazzi blindati: mix tra politici e attivisti. Cortei da Bologna a Napoli contro la “deriva ungherese”. “La loro sicurezza serve soltanto a giustifica leggi liberticide. Non vogliamo un paese che ci obbliga a stare in silenzio di fronte alle ingiustizie e che invece di proteggerci ci minaccia”. Le parole di una studentessa media al microfono piazzato davanti al Pantheon sintetizzano alla perfezione i motivi della protesta, convocata last minute, che ha visto centinaia di persone ritrovarsi al centro di Roma, a un tiro di schioppo dai palazzi in cui il Ddl sicurezza è rimasto impigliato, per l’opposizione parlamentare, le urla che in questi mesi sono arrivate dalle piazze e i bisticci dentro la maggioranza.
di Conchita Sannino
La Repubblica, 5 aprile 2025 Il presidente Cesare Parodi sospende il giudizio ma conferma i rischi di possibili conflitti sulle conseguenze del decreto legge che, nelle stesse ore, è sul tavolo del Consiglio dei ministri. “Il decreto legge sulla sicurezza? Lo vedremo nel dettaglio quando sarà approvato, ma certamente avrà ricadute sulla gestione comune della giustizia nel Paese, sulla percezione del significato della giustizia, nel momento in cui si fa una scelta di criminalizzare ulteriori condotte. Ovviamente ci sarà una parte del Paese che approverà questa stretta, un’altra che la vivrà come una forma di ingerenza nelle libertà di cittadini. A noi sta il compito di verificare l’impatto nell’applicazione dei singoli casi, e questo sicuramente faremo”. Cesare Parodi, presidente dell’Anm, sospende il giudizio ma conferma i rischi di possibili conflitti ...
di Francesco Verderami
Corriere della Sera, 5 aprile 2025 Avanti solo con le carriere separate: non facciamole apparire vittime. Lo stop imposto da Meloni in concomitanza con il cambio ai vertici Anm. Fermi tutti. La presidente del Consiglio ha chiesto che sulla giustizia la maggioranza si concentri in Parlamento sulla separazione delle carriere e metta in stand by tutti gli altri provvedimenti. Fino al referendum. C’è la prova di questo orientamento, deciso a Palazzo Chigi e attuato dai gruppi di centrodestra. Mercoledì scorso è stata bloccata a Montecitorio una proposta di legge di iniziativa parlamentare che mira a istituire la giornata in memoria delle vittime degli errori giudiziari: per quanto fosse evocativa, non appariva politicamente rilevante.
di Ermes Antonucci
Il Foglio, 5 aprile 2025 Il membro del Csm: “Solo un Consiglio di sorteggiati è in grado di assicurare la reciproca indipendenza dei consiglieri. La magistratura associata non ha mai formulato la benché minima proposta riformista per chiuderla con il correntismo”. “Si dice che il sorteggio per l’elezione dei consiglieri togati al Csm sarebbe incostituzionale ma mi domando cosa ci sia di più democratico e inclusivo che riconoscere a ogni singolo magistrato, espressione di un’élite distinta al suo interno solo per funzioni, l’astratta possibilità di essere chiamato al governo autonomo senza prima doversi genuflettere a una corrente”.
di Andreina Baccaro
Corriere di Bologna, 5 aprile 2025 “Il carcere come opportunità” per le aziende di trovare manodopera qualificata difficile da reperire, per i detenuti come occasione di riscatto sociale. Il provveditore dell’amministrazione penitenziaria di Emilia-Romagna e Marche Silvio Di Gregorio spiega così il protocollo d’intesa firmato tra Prap Emilia-Romagna e Marche, Ance Emilia-Romagna, la principale associazione di categoria che rappresenta i costruttori edili, il consorzio Formedil Emilia-Romagna, che coordina a livello regionale le attività delle scuole edili territoriali e l’associazione del Terzo Settore Seconda chance, impegnata a procurare opportunità di formazione e di lavoro a detenuti, affidati ed ex detenuti nell’ambito di un accordo con il dipartimento dell’amministrazione penitenziaria.
di Giuseppe Crimaldi
Il Mattino, 5 aprile 2025 È il terzo caso nei padiglioni della Campania, sos del Garante: “Intervenire subito al fianco dei deboli”. Poco più di un mese fa aveva deciso di iniziare un percorso di collaborazione con la giustizia, e per questo dal carcere di Santa Maria Capua Vetere era stato trasferito in quello di Secondigliano. Giovedì mattina Pietro Ligato - 53enne di Pignataro Maggiore, figlio del boss Raffaele (morto nel 2022 nel carcere di Milano Opera) e di Maria Giuseppa Lubrano sorella dell’altro capoclan Vincenzo Lubrano) - è stato trovato morto nella sua cella di isolamento: aveva una busta di nylon stretta al collo con una striscia di lenzuolo. A scoprirlo sono stati gli agenti della Polizia penitenziaria, che nulla hanno potuto fare per rianimarlo: il suo cuore aveva cessato di battere alcune ore prima.
di Gianni Galeotti
lapressa.it, 5 aprile 2025 Sovraffollamento al 155%, ma due dei tre detenuti morti negli ultimi mesi erano stati trasferiti da altri carceri sovraffollati. Aperta un’indagine interna. Il ministro Nordio: “Il governo sta intervenendo”. La deputata Ascari: “Basta annunci, servono fatti. Il carcere non può continuare ad essere visto come discarica sociale”. Il Ministro della Giustizia ha risposto all’interrogazione dell’onorevole Stefania Ascari del Movimento 5 Stelle riguardo alla situazione delle carceri, in particolare alla Casa Circondariale di Modena, che ha registrato una tragica sequenza di morti tra i detenuti negli ultimi tre mesi. Stando ai dati del Ministro, sono stati registrati tre decessi nella struttura, di cui due per cause da accertare e uno per suicidio.
di Damiano Aliprandi
Il Dubbio, 5 aprile 2025 Depositate le motivazioni della sentenza che ha escluso il reato di tortura per il pestaggio di un detenuto. Le immagini delle telecamere erano state chiare. Alcuni agenti della polizia penitenziaria del carcere di Reggio Emilia, come un branco, hanno incappucciato il detenuto con una federa stretta al collo. Denudato, lo hanno colpito con calci e pugni. Ma non era finita lì: lo hanno trascinato in cella, ferito e sanguinante, e lasciato lì dentro, sempre denudato, per un’ora. In quel lungo lasso di tempo, lui ha spaccato il lavandino e compiuto gesti di autolesionismo. Tutto il corridoio è stato inondato di acqua e sangue. Pur essendo innegabili i comportamenti violenti e degradanti messi in atto dagli agenti, la sentenza ha escluso il reato di tortura sulla base di una valutazione della giudice ...
di Andrea Scutellà
La Stampa, 5 aprile 2025 Emerge da un verbale di un consiglio di disciplina presieduto dalla direttrice (non imputata), durante uno degli episodi oggetto del processo sui fatti del 2016. Alcuni feriti passarono la notte nella sala d’aspetto dell’infermeria senza letto. Dal verbale del consiglio di disciplina del carcere di Ivrea del 10 giugno 2016, presieduto dall’allora direttrice Assuntina Di Rienzo (che sarà sentita come testimone assistita alla prossima udienza), emerge con chiarezza: “Tenuto conto delle dichiarazioni del detenuto si dispone l’isolamento in cella liscia”. Cosa aveva dichiarato il detenuto? Secondo il verbale di “aver bruciato il materasso” e di “voler essere trasferito oggi stesso altrimenti compirà atti che causeranno molti problemi”. Quando il medico del carcere chiamato a testimoniare legge la parola cella liscia ...
di Federica Pozzi
Il Messaggero, 5 aprile 2025 Un testimone: ucciso da 3 agenti. Era stato trovato impiccato nel carcere Mammagialla. Nuove indagini dopo un primo processo (in corso) contro 2 medici e un poliziotto. “Andrea è stato ucciso”, ne sono sempre stati convinti i familiari di Andrea Di Nino, morto nel carcere Mammagialla di Viterbo il 21 maggio 2018. E ne è convinto anche un testimone, vicino di cella della vittima, grazie al quale la procura di Viterbo ha riaperto le indagini sul caso, questa volta con l’ipotesi di omicidio volontario a carico di ignoti.
di Cesare Burdese
L’Unità, 5 aprile 2025 Ho visitato la Casa Circondariale di Ancona Montacuto insieme a Nessuno tocchi Caino e alla Camera penale. In simili circostanze la mia attenzione si concentra sull’architettura che visito, spingendomi sino a misurare le dimensioni delle celle. Il mio intento è quello di registrare lo stato materiale dei luoghi e acquisirne le criticità. Tale attività mi consente di entrare a contatto con gli aspetti più intimi della nostra miseria carceraria, frutto di una progettistica mai all’altezza del monito costituzionale. Ancona Montacuto appartiene al gruppo di carceri del nostro Paese della seconda metà degli anni 70 del 900, concepiti per la massima sicurezza e la custodia di detenuti resi al massimo grado inermi. Questo carcere, come quasi tutti gli altri, oggi, appare disumano e inadeguato a svolgere la funzione risocializzante ...
studio93.it, 5 aprile 2025 Le voci dei detenuti dal Carcere di Rebibbia arrivano alla Curia vescovile di Latina. Oggi alle 18.00 ci sarà la presentazione del Libro “Noi fuori” a cura di Suor Emma Zordan, da anni volontaria alla casa di reclusione di Rebibbia dove tiene un laboratorio di scrittura creativa con le persone detenute. Modera l’incontro il giornalista vaticanista Roberto Monteforte. Il Vescovo di Latina, Monsignor Mariano Crociata, oggi ospiterà la presentazione del libro a cura di Suor Emma Zordan, della Congregazione delle Adoratrici del Sangue di Cristo, da anni volontaria alla casa di Reclusione di Rebibbia dove tiene un laboratorio di scrittura creativa con le persone detenute.
ecodellojonio.it, 5 aprile 2025 Per la prima volta il risultato di un laboratorio teatrale per reclusi verrà presentato sulle tavole del palco del Teatro Sybaris e non solo all’interno della struttura carceraria. Un’ulteriore barriera cade grazie al linguaggio universale del teatro. Sabato 5 aprile Aprustum porterà in scena lo spettacolo “Finale di partita” di Samuel Beckett, frutto di un percorso artistico e umano svoltosi all’interno della Casa Circondariale “Rosetta Sisca” di Castrovillari. Per la prima volta il risultato di un laboratorio teatrale per i detenuti verrà presentato sulle tavole del palco del Teatro Sybaris e non solo all’interno della struttura carceraria. Un’ulteriore barriera cade grazie al linguaggio universale del teatro.
AFFARI SOCIALI
di Anna Ascani
Il Domani, 5 aprile 2025 Una nuova grammatica dei rapporti, una nuova consapevolezza della necessità del rispetto dei diritti di tutte e tutti richiedono uno sforzo educativo che non stiamo promuovendo. La classe politica - tutta intera, maggioranza e opposizione - deve interrogarsi su quale sia il modo giusto per rendere l’educazione affettiva e sessuale strutturale nei percorsi scolastici. “Se domani tocca a me, voglio essere l’ultima”. Dopo il femminicidio di Giulia Cecchettin, molti di noi hanno sentito ripetere spesso questi versi di dolore e lotta di Cristina Torres-Cáceres. Riaffiorano sulle nostre labbra anche in queste ore in cui facciamo i conti con la rabbia e la sofferenza per la morte di due giovani donne, Sara Campanella e Ilaria Sula.
di Laura Onofri
Il Fatto Quotidiano, 5 aprile 2025 E invece i progetti sono solo extrascolastici. Due nuovi femminicidi di giovani ragazze in queste ultime ore hanno colpito profondamente l’opinione pubblica. Perché alcuni femminicidi scuotono le nostre coscienze più di altri? Per tante ragioni: la giovane età delle due ragazze, le modalità quasi identiche, l’ambiente culturale in cui vivevano, l’università frequentata da entrambe. Ma soprattutto il movente: avevano respinto la ossessiva, assillante e prepotente intromissione nella loro vita di due ragazzi che sono stati i loro assassini e non erano, o non erano più, legate a loro da una relazione. Dall’analisi dei femminicidi del 2024 eseguita dall’Uil risulta che le vittime sono in prevalenza donne adulte, in particolare nella fascia di età 31-50 anni, circa il 50%, mentre in quella fra i 21 e i 30 anni la ...
di Marco Balzano
Il Domani, 5 aprile 2025 L’offerta formativa degli istituti scolastici del Paese tra ritardi e stalli. Mentre il numero di femminicidi aumenta, ecco cosa succede nelle aule dove siedono le giovani generazioni. Giulia Cecchettin è stata uccisa quasi un anno e mezzo fa. Il giorno dopo il ministro Valditara aveva promesso di intervenire istantaneamente per far entrare nelle scuole di ogni ordine e grado l’educazione all’affettività, così battezzata per il disagio che a chi governa mette la parola “sessualità”. Nelle linee guida Unesco si chiama semplicemente Sexuality education, mentre il percorso alla conoscenza del corpo e alla relazione in base a un paradigma olistico si chiama Comprehensive sexuality education.
di Raffaella Romagnolo
La Stampa, 5 aprile 2025 Quando racconto la storia di Edipo che sulla strada verso Tebe incrocia il padre Laio e, non riconoscendolo, lo ammazza, in classe si fa silenzio. Succede ogni volta, è una specie di magia, però nera. Io adulta e loro ragazzi dimentichiamo le pareti spoglie, i banchi sbreccati, le sedie scomode per le loro gambe lunghe di quindicenni, dimentichiamo persino le distrazioni dei Social e ci troviamo di colpo alle prese con un’angoscia che travalica i millenni, primigenia, fondativa. Non si uccide il padre. Non perché lo dice la legge, non si fa e basta. La legge, i tribunali, vengono dopo. È un tabù, spiego, e infrangere un tabù distrugge l’individuo e fa saltare in aria la società. Edipo patricida pagherà duramente, e con lui i suoi figli, per generazioni. Di qui, credo, lo sgomento a leggere i fatti di Mezzolombardo.
di Silvia M.C. Senette
Corriere del Trentino, 5 aprile 2025 Lo psichiatra Crepet sull’omicidio in Trentino: “Nuove invasioni barbariche. Mi preoccupa questa ondata che attraversa l’Italia e i giovani che lavano nel sangue le beghe, come i loro trisavoli”. Paolo Crepet, psichiatra di fama indiscussa, non usa mezzi termini nell’analizzare la tragedia familiare avvenuta a Mezzolombardo. Un’analisi lucida e senza sconti, la sua, che si allarga alla società contemporanea.
di Marco Colombo
Il Domani, 5 aprile 2025 Dalla pagina Instagram “emargina il maranza”, creata nelle scorse settimane, arriva l’invito a scendere in piazza il 12 aprile “contro un fenomeno sociale ormai fuori controllo”. Ma se finora questi movimenti avevano tentato di mascherare la propria tendenza politica, stavolta emerge chiaramente il legame con Forza Nuova. Questa volta la matrice è chiara. Se nelle scorse settimane i movimenti “anti-maranza”, nati dalla pagina Articolo 52, avevano sempre tentato di rivendicare, goffamente, una piena autonomia rifiutando l’accostamento a qualsiasi area politica, a Verona è l’estrema destra neofascista a intestarsi questa battaglia. Senza nascondersi più di tanto, come spesso accade nella città scaligera, e anzi chiamando a raccolta tutti i propri sostenitori per una manifestazione anti-maranza indetta per sabato 12 aprile.
di Gabriele Segre
La Stampa, 5 aprile 2025 Dopo che la commissaria europea Hadja Lahbib ci ha mostrato come preparare il perfetto kit per sopravvivere alle emergenze, in rete spopolano i consigli in merito. È curioso, però, che si discuta più degli accessori indispensabili da infilare nello zaino (dalle barrette energetiche al coltellino svizzero) che da quale catastrofe dovremmo salvarci. Forse perché, in fondo, non ci importa davvero. Che si tratti di un attacco nucleare, di una nuova super-pandemia, del collasso delle reti informatiche o di un’invasione aliena, è da tempo che non riusciamo più a capire cosa ci spaventa maggiormente. In un presente incerto, in cui la cronaca assomiglia sempre più alla sceneggiatura di una puntata di Black Mirror, anche la nostra paura è diventata multipolare: frammentata, confusa, continuamente alimentata da minacce ...
di Emilio Minervini
Il Dubbio, 5 aprile 2025 Una bambina cammina scalza sulle roventi dune del deserto. Affronta da sola il silenzio di una prigione senza sbarre o confini, rotto solo dall’ululato del vento. “I suoi genitori potrebbero essere crollati dietro di lei, disidratati, cacciati o scomparsi durante le ultime espulsioni di massa di neri africani da parte della Libia. Forse sono stati arrestati e gettati nelle buche di Gharyan o Sikka. O forse sono stati lasciati morire, come tanti altri, nella terra di nessuno che l’Europa paga per mantenere invisibile”, si legge nella nota della Ong Mediterranea che giovedì ha pubblicato sui suoi canali social il video, diffuso da Refugees in Libya, che ritrae la bambina vagare solitaria e senza meta nel deserto tra Libia e Ciad. “Non si tratta di un incidente. È un’epurazione razziale, istituzionalizzata e finanziata dalla stessa ...
di Marta Serafini
Corriere della Sera, 5 aprile 2025 Ruwaida Amer, giornalista freelance di Khan Younis, è tra le finaliste del Premio Inge Feltrinelli. “Quando l’esercito ha spianato il cortile della scuola, i soldati hanno visto che l’edificio era in ricostruzione ma sono andati avanti lo stesso. È un posto vicino al mio cuore e piango ancora per il dolore. Ma resto orgogliosa di essere un’insegnante a Gaza”. Con la sua inchiesta pubblicata su +972 Magazine, è stata tra le finaliste del Premio Inge Feltrinelli, di cui si è da poco tenuta la cerimonia di premiazione a Milano. Via WhatsApp, dalla Striscia, Amer racconta al Corriere cosa vuol dire vivere e lavorare sotto i bombardamenti mentre tutto intorno a te viene distrutto. Ma anche del suo articolo dedicato ad un edificio a lei caro spianato dai bulldozer dell’Idf, la Rosary Sisters School, una scuola cattolica ...
DOCUMENTI
Radio Carcere, di Riccardo Arena. "Detenuto si uccide nel carcere di Secondigliano. Le lettere scritte dalle persone detenute che raccontano il degrado, la disperazione e la negazione del diritto
APPUNTAMENTI DI RISTRETTI
APPUNTAMENTI
XVII Conferenza Nazionale della CRIVOP Italia ODV (Erice-TP, fino al 6 aprile 2025)
La Newsletter di Liberi dentro – Eduradio & Tv. Programmazione dal 7 al 13 aprile 2025
Convegno: "Prospettive di emancipazione per le donne rom e sinte" (Ivrea-TO, 8 aprile 2025)
Incontro-dibattito: "Cultura è vita nei luoghi di detenzione" (Roma, 10 aprile 2025)
Incontro-dibattito: "Vivere e morire nelle carceri italiane" (Verona, 15 aprile 2025)
PODCAST
"Dialoghi abolizionisti". Ogni settimana un nuovo intervento di riflessione sulla prospettiva del superamento del carcere. (qui l'indice degli episodi)
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