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Notiziario quotidiano dal carcere
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Edizione di martedì 22 aprile 2025
CARCERI
di Ornella Favero*
Ristretti Orizzonti, 22 aprile 2025 COMUNICATO E ADESIONI AGGIORNATE. A proposito della ulteriore “chiusura nella chiusura” delle persone detenute in Alta Sicurezza. Asserragliati nella fortezza, terrorizzati anche dal nostro vicino di casa, armati fino ai denti per difendere i nostri beni, diffidenti e capaci di vedere negli altri solo un potenziale nemico: è questo il mondo in cui vogliamo vivere? Da circa 12 anni noi di Ristretti Orizzonti avevamo lanciato una sfida: smettiamola di dire che “i mafiosi non cambiano mai”, facciamo in modo invece che gli venga voglia di cambiare, per i loro figli, per i nipoti, per il desiderio di diventare persone “perbene”, una bella espressione che fa capire che essere “a favore del bene” ti fa vivere meglio, è già quella una ricchezza. E così, avevamo chiesto di fare una sperimentazione: far lavorare insieme nella nostra redazione detenuti comuni e detenuti di Alta Sicurezza.
di Damiano Aliprandi
Il Dubbio, 22 aprile 2025 In Vaticano ha abolito l’ergastolo, introdotto il reato di tortura. Ha condannato il populismo penale, rovesciato la logica della punizione e invitato a riconoscere l’umanità dietro le colpe. Se un’eredità brucia con forza nel pontificato di Papa Francesco appena volto al termine, è la sua crociata contro quell’indifferenza che trasforma le carceri in depositi di umanità dimenticata e il diritto penale in uno strumento di esclusione. “Ero carcerato e siete venuti a trovarmi”: il monito del Vangelo di Matteo ha trovato in Bergoglio non un semplice eco, ma un “programma di governo”. Perché Francesco non si è limitato a citare le parole di Cristo - che, nel capitolo 25 del Vangelo secondo Matteo, condanna senza appello chi volta le spalle ai reietti - le ha fatte vibrare nelle celle di tutto il mondo.
di Giovanni Bianconi
Corriere della Sera, 22 aprile 2025 Il Pontefice ha battezzato i penitenziari come luoghi di culto: “Ogni volta che vengo mi chiedo: perché loro e non io”. L’apertura della porta del carcere di Rebibbia da parte di Francesco per celebrare l’inizio dell’Anno santo, subito dopo quella di San Pietro, ha trasformato in una basilica il penitenziario romano. E con esso tutte le prigioni del mondo, con il più sacro e solenne dei crismi. È come se il Papa avesse battezzato quei concentrati di sofferenza come luoghi di culto, potenziale riscatto e salvezza. Un gesto inedito che ha segnato in modo indelebile il pontificato che s’è appena concluso, e legato in maniera indissolubile questo Papa al destino dei detenuti: i diseredati forse più diseredati di tutti, perché marchiati con lo stigma della colpa (vera o presunta poco importa), condannati (o in attesa di giudizio) per crimini forse commessi o forse no. Segregati e dimenticati.
di Patrizio Gonnella*
L’Unità, 22 aprile 2025 L’associazione Antigone si unisce al cordoglio per la morte di Papa Francesco. Uno degli ultimi impegni pubblici del Papa è stato lo scorso Giovedì Santo, quando si è recato al carcere di Regina Coeli per incontrare le persone detenute. Si tratta di un appuntamento che il Pontefice aveva rinnovato di anno in anno. “A me piace fare tutti gli anni quello che ha fatto Gesù il Giovedì Santo, la lavanda dei piedi, in carcere”, aveva detto il Papa. Durante il suo dicastero con frequenza ha manifestato preoccupazione per le condizioni di detenzione, chiedendo anche provvedimenti di clemenza per le persone detenute. Ribadendo questa richiesta e questa vicinanza anche con un gesto fortemente simbolico, aprendo una delle Porte Sante dell’anno giubilare nel carcere di Rebibbia. Auspichiamo che in ricordo del Papa i governi, a partire da quello italiano, facciano proprio l’appello per un atto di clemenza per le persone detenute.
*Presidente
Associazione Antigone
di Susanna Marietti*
Il Fatto Quotidiano, 22 aprile 2025 Come primo gesto del suo pontificato, nel marzo 2013 Papa Francesco decise di celebrare la messa del Giovedì Santo nel carcere minorile romano di Casal del Marmo. Papa Francesco ci ha lasciati. Da oggi siamo tutti più soli. Sicuramente lo sono le persone che vivono in carcere e quelle che intraprendono percorsi di migrazione, due categorie alle quali Francesco ha da sempre mostrato la più grande vicinanza. Come primo gesto del suo pontificato, solo due settimane dopo la elezione, nel marzo 2013 Papa Francesco decise di celebrare la messa del Giovedì Santo nel carcere minorile romano di Casal del Marmo. Voi ci siete, io vi ascolto, voi per me siete importanti: questo diceva con quel gesto ai ragazzi detenuti, gli stessi che oggi abitano i nostri istituti penali per minorenni abbandonati a loro stessi da una cultura escludente e punitiva che ha rinunciato al dialogo e all’inclusione sociale.
di Valentina Stella
Il Dubbio, 22 aprile 2025 La maggioranza frena sulla Giornata per i “casi Tortora”. Accantonate per ora anche le proposte per garantire visibilità alle assoluzioni e riconoscere le responsabilità di chi sbaglia. Come da calendario d’Aula, giovedì 24 aprile la Camera proseguirà l’esame della proposta di legge per l’istituzione della giornata dedicata alle vittime degli errori giudiziari. Molto probabilmente la proposta tornerà in Commissione giustizia: manca la volontà della maggioranza e della premier Meloni di mandare avanti il provvedimento. Questo stop si inserisce all’interno di un elenco più lungo di mancate tutele per chi entra nel sistema giustizia e ne esce poi con le ossa rotte e di mancate responsabilità per chi in quel sistema ha sbagliato. Pensiamo a tutte quelle persone che da indagati o imputati vengono sbattuti sulle prime pagine dei giornali e nelle aperture dei tg e descritti come colpevoli, addirittura mostri prima ancora che arrivi una sentenza definitiva. Poi, quando finalmente viene proclamata l’assoluzione, tutti si dimenticano di quell’innocente messo alla gogna senza motivo.
di Oliviero Mazza*
Il Dubbio, 22 aprile 2025 Caro Direttore, di regola preferisco non replicare alle critiche, soprattutto quando non le ritengo condivisibili. Nel caso di Mimmo Passione, però, vorrei fare un’eccezione, non certo giustificata dalla persuasività del suo pensiero. È infatti la seconda volta, dopo un primo “attacco” scritto a quattro mani con Mitja Gialuz, che viene superato il limite della continenza verbale. Affermare che la mia argomentazione è “un’enormità e un’indecenza che si commenta da sola”, oppure accusarmi di essere un visionario stregonesco (Il Dubbio, 26 settembre 2023), sono espressioni che non tanto ledono la mia onorabilità, quanto non fanno onore a chi le ha scritte.
di Davide Imeneo*
Corriere della Sera, 22 aprile 2025 Il 21 giugno 2014 Mario Bergoglio in visita pastorale in Calabria è intervenuto su una delle più brutali manifestazioni della ‘ndrangheta: l’assassinio del piccolo Cocò Campolongo. Nel giorno della sua morte la Calabria ricorda papa Francesco con gratitudine e commozione. Non solo per le sue parole di misericordia, non solo per l’attenzione agli ultimi, ma per un gesto che ha segnato una svolta epocale: la scomunica pubblica e inequivocabile ai mafiosi, pronunciata nel cuore del Meridione, a Cassano allo Ionio. Era il 21 giugno 2014, e Jorge Mario Bergoglio si trovava in visita pastorale in una Calabria ferita da una delle più brutali manifestazioni della ‘ndrangheta: l’assassinio del piccolo Cocò Campolongo, ucciso a tre anni e bruciato con il nonno in un’auto. A Cassano, il Papa incontrò i detenuti, i giovani, i malati, i poveri. Ma fu durante la Messa, celebrata davanti a migliaia di fedeli, che il suo grido risuonò con forza inaudita. “Coloro che nella loro vita hanno questa strada di male, come sono i mafiosi, non sono in comunione con Dio: sono scomunicati”.
di Marina Crisafi
Il Sole 24 Ore, 22 aprile 2025 È stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il decreto che definisce criteri, modalità e linee guida per i corsi di recupero dei soggetti condannati per reati di violenza contro le donne e violenza domestica. Al via i corsi di recupero per uomini maltrattanti. È stato pubblicato, infatti, in Gazzetta Ufficiale il decreto del 22 gennaio 2025, del ministro della Giustizia di concerto con la ministra per la famiglia, che definisce criteri, modalità e linee guida per i percorsi di recupero destinati ai soggetti condannati per reati di violenza contro le donne e di violenza domestica.
di Massimiliano Peggio
La Stampa, 22 aprile 2025 Pakistano arrestato ad Asti era ricercato dalle autorità ungheresi. La corte d’Appello respinge la richiesta di estradizione. Le carceri di alta sicurezza dell’Ungheria non garantiscono i diritti fondamentali dei detenuti. Per questo motivo Muhammad Naveed, il pakistano trentenne arrestato lo scorso febbraio dalla Squadra Mobile con l’accusa di essere un trafficante internazionale di migranti, dovrà restare in Italia e non potrà essere consegnato alle autorità ungheresi. Così ha deciso la Corte d’Appello di Torino respingendo l’esecuzione del mandato di arresto internazionale europeo, accogliendo le istanze del suo legale, Jacopo Evangelista.
Il Sole 24 Ore, 22 aprile 2025 Anche il Tribunale di Pordenone ha sollevato la questione di costituzionalità sull’articolo 187 del codice. Il Tribunale di Pordenone ha mandato gli atti alla Corte costituzionale affinché si pronunci sulla correttezza della decisione - operata con la recente riforma del codice della strada (l. n. 177/2024) - di eliminare dall’articolo 187 (“Guida dopo l’assunzione di sostanze stupefacenti”) il riferimento allo “stato di alterazione psico-fisica del conducente”. Il caso era relativo ad una signora fermata - alla Vigilia di Natale del 2024 - alla guida di un veicolo dopo aver assunto sostanze oppiacee in un momento precedente alle 24/72 ore rispetto all’incidente stradale.
di Conchita Sannino
La Repubblica, 22 aprile 2025 La direttrice del penitenziario romano visitato dal Pontefice cinque giorni fa: “Era molto sofferente eppure ha sorriso a ciascun detenuto: un segno per tutti noi”. “Era molto sofferente. Eppure ha sorriso a ciascuno dei detenuti, con la carrozzina è voluto passare in mezzo a loro. Si vedeva che quella visita era un ultimo segno, un commiato a loro e un messaggio per noi, per tutti”. Claudia Clementi è la direttrice del carcere di Regina Coeli. Ed è stata lei ad accogliere Francesco, di giovedì santo, nell’ultima visita compiuta fuori del Vaticano da un pontefice ormai consapevole di vivere i suoi ultimi giorni. È il Papa che a dicembre aveva varcato Rebibbia per il via (laico) all’Anno Santo: un penitenziario che diventa vera chiesa, luogo di offerta ma anche di speranza.
di Paola Severino
La Repubblica, 22 aprile 2025 Il racconto dell’ex Ministro della Giustizia: “Si inginocchiò sul pavimento, rifiutando anche un cuscino. Aveva due scarpe grosse da contadino, un simbolo di rinuncia al potere terreno”. Ricordo bene la sera in cui Papa Francesco venne eletto: mi trovavo in via Arenula in uno degli ultimi giorni del mio mandato di Ministro della Giustizia e attraverso lo schermo della televisione vidi comparire, insieme a milioni di altre persone, quella immagine così iconica del nuovo Papa che si affacciava al balcone e salutava la folla in quel suo modo semplice e profondo, cui ci saremmo negli anni abituati, ma che ci disse subito tante cose, anche attraverso quegli occhi brillanti il cui messaggio arrivava sincero e diretto. In quello stesso momento sentii il grande desiderio di accompagnare il Papa a fare una visita al carcere.
di Paolo Foschini
Corriere della Sera, 22 aprile 2025 Gli avevano scritto l’ultima volta due mesi fa, il giorno in cui era stato ricoverato e cioè poco prima di partire a loro volta per Roma dove dovevano cantare per lui al Giubileo degli Artisti. E ora, pochi minuti dopo la notizia della morte di papa Francesco, i detenuti del reparto La Nave di San Vittore hanno scritto di nuovo. “Oggi è un giorno di sofferenza per noi”. Comincia così la lettera di Salvatore dal reparto La Nave di San Vittore. Scritta di getto, neanche un’ora dopo la notizia. Bisogna sapere che di solito nei giorni festivi non sono previste attività particolari per le persone detenute. C’è la messa, per chi ha il permesso di uscire dalla cella. Ma per il resto poco o niente, in genere la giornata si consuma giocando a carte o guardando la tv. E appunto perché l’ha visto improvvisamente scritto in tv, a metà mattina, anche al reparto la Nave di San Vittore c’è stato uno che l’ha gridato per primo: “È morto il Papa”. E da una cella all’altra il grido è rimbalzato: il Papa, il Papa.
di Elisa Sola
La Stampa, 22 aprile 2025 Rovasio, associazione Marco Pannella: “Manca un reparto psichiatrico per le donne, c’è solo per i maschi. Nessuna risposta dal Dap nonostante la nostra segnalazione”. Sta tutto il giorno, e anche la notte, rannicchiata sul lettino della sua cella. In silenzio. La testa rivolta verso il muro. Non dice una parola. La sua compagna di stanza, una detenuta che lavora per alcune ore, e che per il resto della giornata si prende cura di lei, dice: “Il problema non è se mangia o se beve. Perché quello lo fa. Il punto è che lei ha smesso di parlare. Si è chiusa completamente. Forse non ci riconosce nemmeno più”.
di Giuseppe Baldessarro
La Repubblica, 22 aprile 2025 Chiesto un incontro urgente al direttore dell’istituto minorile. “In occasione di recenti sopralluoghi e confronti con i ragazzi, la tensione era risultata palpabile”. “Situazione prevedibile”. Lo dicono in tanti nei giorni immediatamente successivi alla rivolta che tra venerdì e sabato scorsi si è verificata al carcere minorile del Pratello. Ed è per questo che adesso chiedono conto ai vertici dell’amministrazione di quanto accaduto. A partire dal Garante per i detenuti dell’Emilia-Romagna, Roberto Cavalieri, che ha già sollecitato un incontro urgente al direttore del Centro giustizia minorile di Bologna, Antonio Pappalardo.
di Federica Zaniboni
La Repubblica, 22 aprile 2025 Dal 2024 a oggi 128 casi in cui sono intervenuti i mediatori per mettere a confronto l’autore di un reato con la vittima dello stesso. Ecco come funziona. Novanta casi nel 2024 e 38 nei primi mesi del 2025. A Milano la giustizia riparativa entra anche nei fascicoli più delicati, in particolare in quelli di omicidio e violenza sessuale, con programmi costruiti su misura dagli esperti del centro del Comune. “In altre province arrivano spesso dinieghi perché le procedure di accreditamento delle strutture sono in ritardo. Questo Tribunale si è mosso in modo molto coraggioso”. Federica Brunelli, socia fondatrice della Cooperativa Dike - che da oltre vent’anni lavora nella risoluzione dei conflitti - è una dei 20 mediatori impegnati sul territorio. Figure che si occupano, in sostanza, di formulare i programmi, valutare la fattibilità dei percorsi e accompagnare passo dopo passo le persone coinvolte.
di Federica Zaniboni
La Repubblica, 22 aprile 2025 Il 24enne fu rapinato da tre giovani nel 2018: uno di loro ha chiesto la giustizia riparativa e così i due si sono incontrati in carcere. “Sono andato in carcere e ci siamo rivisti. Dopo tanto tempo, gli ho detto cosa ho provato durante l’aggressione”. Daniel, 24 anni, racconta così l’incontro con il suo rapinatore, avvenuto nella sala colloqui della casa circondariale di Monza. Per la prima volta dopo sette anni si è trovato faccia a faccia con lui, un ragazzo di qualche anno più grande e finito in cella per altri reati. Seduti al tavolo con loro anche tre mediatori. “Abbiamo parlato per due ore, mi ha raccontato la sua storia, ha detto che ai tempi aveva un po’ di problemi. Alla fine mi ha dato la mano e mi ha chiesto se potesse abbracciarmi”.
di Gabriele Farina
quotidianopiemontese.it, 22 aprile 2025 L’iniziativa, finanziata dalla Regione Piemonte, si rivolge a persone sottoposte a misure alternative alla detenzione. Sedici nuovi posti di lavoro attivati, dieci corsi di formazione avviati, 21 persone inserite con successo nel mondo del lavoro autonomamente, 45 soggetti orientati nel percorso occupazionale e circa 150 imprese contattate, di cui 90 coinvolte stabilmente e 41 già disponibili ad assumere. Sono i risultati concreti raggiunti nel primo anno di attività del Progetto Impresa Accogliente, resi noti nel corso dell’Assemblea dei soci dell’associazione La Goccia di Lube, svoltasi nella sede di via Cottolengo 22 a Torino, presso l’Ufficio Pastorale Migranti.
AFFARI SOCIALI
di Emiliano Fittipaldi
Il Domani, 22 aprile 2025 Bergoglio ha imboccato la strada della radicalità. Un’onda mai cheta che ha travolto regole e consuetudini, stereotipi e certezze. Ha tenuto la sua rotta governando da monarca assoluto, seguendo sempre e solo il suo intuito. Negli ultimi 12 anni papa Francesco non è stato solo la guida spirituale dei cattolici. Amato, odiato, venerato e criticato, Bergoglio è stato un titano della scena sociale e politica mondiale: un papa ribelle, un prete venuto dai confini del mondo che ha rovesciato il Vaticano come un calzino, un vescovo “insubordinato” che ha rimesso nel cuore della sua pastorale le parole di Cristo. Per Francesco i poveri, gli ultimi e le periferie del mondo devono essere il vero, unico “centro” della missione della chiesa, che ha provato - a volte con efficacia, altre meno - a trascinare fuori da una crisi atavica.
di Don Luigi Ciotti
La Stampa, 22 aprile 2025 Gli esseri umani gli stavano a cuore più di certe rigidità dottrinali. Mi addolora che alcuni che lo celebrano in morte non lo abbiano ascoltato da vivo. Papa Francesco ha spalancato le porte della Chiesa, l’ha voluta aperta come il sepolcro di Cristo nel giorno della Resurrezione. Non credo sia un caso se il Padre l’ha chiamato a sé proprio in questo giorno così carico di significato. “Non cercate tra i morti colui che è vivo”, dice l’Angelo alle donne venute a onorare il corpo di Gesù. E Francesco ci ha sempre spronato a costruire una Chiesa più viva, più consapevole, più in relazione col mondo. “Una Chiesa accidentata, ferita e sporca per essere uscita per le strade”.
di Youssef Hassan Holgado e Marika Ikonomu
Il Domani, 22 aprile 2025 Dal 2003 i governi teorizzano il protocollo Italia-Albania. Ora l’esecutivo europeo accelera le tappe. Da Bruxelles viene lanciato un messaggio chiaro: il diritto alla protezione internazionale è selettivo. “Una possibilità potrebbe essere quella di istituire zone protette nei paesi terzi, dove chi arriva negli stati membri e chiede asilo potrebbe essere trasferito per l’esame della sua richiesta”. Ventidue anni fa un documento gettava le basi dell’attuale approccio europeo alle politiche migratorie. Un testo che teorizzava una nuova modalità di gestione dei flussi attraverso la costruzione di centri di transito nei paesi extra Ue. Il progetto prevedeva il coinvolgimento di organizzazioni come Oim e Unhcr, e si proponeva di avere un effetto deterrente alla migrazione.
di Giacomo Puletti
Il Dubbio, 22 aprile 2025 Polemiche sui costi dei Cpr in Albania Calenda: “Basta così, non funzionano”. I Centri in Albania “non funzionano”. È un ritornello ormai costante quello che arriva dalle opposizioni sulle strutture fatte costruire dal governo a Schengjin e Gjader e ormai trasferiti in Cpr. Ieri i centri sono tornati alle cronache per la storia di Fahim, venditore di rose bengalese la cui vicenda è stata citata anche dal ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi. Ma la storia è stata ripresa dalle opposizioni a dimostrazione del fallimento, dal loro punto di vista, del progetto di rimpatri che coinvolge l’Albania. “Quando lanciammo industria 4.0 per la prima volta presentammo obiettivi quantitativi per ognuna delle misure: quella sul venture capital non funzionò e non ebbi alcun problema ad ammetterlo e chiuderla - ha scritto ...
di Giansandro Merli
Il Manifesto, 22 aprile 2025 Chiedendo asilo ha mandato in tilt la nuova fase del protocollo: il trentenne marocchino è arrivato in Italia ma non è stato liberato. Se la Corte d’appello pugliese bocciasse questa prassi il governo sarebbe nei guai. Il trentenne marocchino che chiedendo asilo ha aperto una nuova crepa nel protocollo Roma-Tirana è stato trasferito a Bari. È sbarcato domenica. Nonostante la richiesta di convalida del suo trattenimento fosse stata respinta dalla Corte d’appello della capitale, però, non è tornato in libertà: è finito nel Centro di permanenza per i rimpatri (Cpr) del capoluogo pugliese.
di Dario Nardella*
Corriere della Sera, 22 aprile 2025 Un mese fa l’arresto del sindaco di Istanbul Ekrem Imamoglu, segnale evidente della deriva autoritaria del Presidente Erdogan. Preoccupa il silenzio della comunità internazionale. Caro Direttore, è trascorso un mese dall’arresto del sindaco di Istanbul Ekrem Imamoglu, segnale evidente della deriva autoritaria del Presidente Erdogan contro ogni opposizione. Da allora le proteste non si sono fermate. Tra queste, la grande manifestazione di Maltepe a Istanbul, alla quale ho preso parte come delegato del Partito Socialista Europeo. La protesta è trasversale: giovani, famiglie, lavoratori, anziani, e tutte le principali formazioni politiche, dai kemalisti alla sinistra, marciano unite sotto lo slogan “diritto, legge, giustizia”. Proprio nei giorni scorsi si è aperto il processo a circa 100 dei manifestanti arrestati ...
DOCUMENTI
Articolo. "Padova chiama Terni. La visione poetica VS Il fai da te", di Cesare Burdese
Comunicato SEAC: "Cordoglio per la morte di Papa Francesco"
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La Newsletter di Liberi dentro – Eduradio & Tv. Programmazione dal 21 al 27 aprile 2025
Incontro-dibattito: "Sogna ragazzo, sogna. Mai solo all'IPM, per ripartire" (Rovigo, 8 maggio 2025)
Convegno: "Emergenza carcere tra realtà locale e prospettive europee" (Milano, 19 maggio 2025)
PODCAST
"Voci da San Vittore", di Ulderico Maggi - ABCittà
"Dialoghi abolizionisti". Ogni settimana un nuovo intervento di riflessione sulla prospettiva del superamento del carcere. (qui l'indice degli episodi)
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